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Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, la recensione del particolare esperimento di Square Enix

Per la recensione di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin abbiamo avuto modo di testare a fondo il particolare esperimento tra Square Enix e Team Ninja

RECENSIONE di Emanuele Gregori   —   14/03/2022

Si può tranquillamente affermare che il tempo passato dall'annuncio di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin sia stato diviso in egual misura tra la genuina curiosità e la netta diffidenza. La situazione non certamente splendida delle produzioni Square Enix, unita alla voglia di ripescare dalle fondamenta di quel Final Fantasy originale che nel 1987 aveva salvato la software house dal fallimento, è stata comunque sufficiente a mettere a tanti la pulce nell'orecchio.

Per tentare il colpaccio, Square ha inoltre scelto di mettere il progetto in mano a un team rodato e d'esperienza, quel Team Ninja che in tempi recenti ci ha dedicato due ottimi titoli come Nioh e il suo seguito Nioh 2.

Ora che Stranger of Paradise è arrivato e abbiamo avuto modo di giocarlo tutto, spulciarne le meccaniche, le potenzialità sul lungo termine e gustarne la storia, scopriamo come tutte le buone premesse abbiano dato luogo a un prodotto solido ma molto lontano da quell'esplosivo potenziale che poteva portare l'unione tra Final Fantasy e Team Ninja. In questa recensione di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin vi raccontiamo cosa secondo noi funziona e cosa no, ma soprattutto per quale motivo questa esperienza resta un'ottima idea dalla quale partire, ma non il miglior punto di arrivo che avrebbe potuto raggiungere.

Chaos di qua, Chaos di la

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - Tiamath, uno dei quattro demoni elementali
Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - Tiamath, uno dei quattro demoni elementali

Iniziamo subito da un punto fondamentale: Stranger of Paradise non è un remake action del primo storico capitolo di Final Fantasy. Al contrario, rappresenta una libera interpretazione di un periodo antecedente a quella storia, che richiama buona parte degli archetipi del capostipite, ma che va a modificare rapporti, connessioni, anche alcuni elementi della lore. In questo senso potrebbe essere accostabile a quello stesso concetto con cui Final Fantasy VII Remake ha rigirato su sé stesso idee e momenti per ricavarne colpi di scena assurdi. Non a caso, dietro la narrazione di Stranger of Paradise c'è sempre lo zampino della coppia Nomura/Nojima, sebbene in questo caso non crediamo che gli stravolgimenti alle origini della saga potranno generare lo stesso scalpore e le stesse discussioni di Final Fantasy VII Remake.

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Senza troppe anticipazioni, la storia è ambientata in maniera poco originale in un mondo che ha smarrito la propria luce. Quattro Cristalli governano i quattro elementi principali, e la città di Cornelia è amministrata da una famiglia reale che da generazioni mantiene un flebile equilibrio tra le forze. L'entità Chaos tenta disperatamente di portare l'oscurità sul nostro mondo e un'antica profezia recita che saranno i quattro Guerrieri della Luce a riportare la pace sconfiggendo Chaos.

In questa classica accozzaglia nipponica di cristalli, luce e oscurità, facciamo la conoscenza di Jack, che per qualche motivo inizialmente non ben definito percepisce dentro di sé la necessità di sconfiggere Chaos. È in possesso di uno dei quattro cristalli degli elementi e nel giro di una manciata di secondi stringe una solida e vicendevole amicizia con Jed e Ash, entrambi possessori di cristalli che lo seguiranno ovunque vada.

Sfortunatamente Stranger of Paradise è un titolo dalla scrittura goffa, spesso mediocre, accompagnato da dialoghi di caratura non certamente elevata e da una regia che alterna momenti discreti alla totale confusione. Tutto l'arco narrativo si risolve in una manciata di colpi di scena che vengono lanciati col contagocce nel corso dell'avventura, ma che poi esplodono tutti insieme da un determinato momento in poi. Per questo motivo, al netto di una scrittura dimenticabile, l'intreccio riesce comunque a interessare e a generare qualche momento wow.

Nel corso della ventina di ore necessarie a portare a termine le missioni principali dovrete sforzarvi di "credere" nell'insieme di elementi poco chiari e abbozzati che si riversano sullo schermo, in attesa delle principali rivelazioni su Jack e sul suo gruppo di amici, ai quali si aggiungono ben presto Neon e Sophie. Insomma, al netto di riferimenti e strizzate d'occhio ai vecchi appassionati della serie, non giocherete Stranger of Paradise per la qualità della narrazione.

Final Fantasy x Nioh

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - i pirati, famosi nel primo Final Fantasy, tornano anche qui
Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - i pirati, famosi nel primo Final Fantasy, tornano anche qui

Nel tentativo di espandere il proprio pubblico e tentare nuove sperimentazioni, la scelta di affidare un action puro nelle mani del Team Ninja rappresenta già di per sé una visione importante e oculata da parte di Square Enix.

Il rinomato studio giapponese, storicamente legato ad alcune serie che hanno segnato il mercato tra fine anni novanta e primi duemila, è anche l'unico capace nel recente passato di generare una valida alternativa ai souls like di FromSoftware. Nioh e il suo diretto sequel hanno rappresentato per alcuni la soluzione a determinate problematiche cervellotiche della gestione dei titoli di Hidetaka Miyazaki, unendo l'impostazione souls alla rigiocabilità infinita e alla personalizzazione di un gioco di ruolo action alla Diablo. Anche noi ne abbiamo tessuto in diverse occasioni le lodi e siamo quindi stati genuinamente attratti dall'esperimento di Square Enix.

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - Jack ha un solo obiettivo: sconfiggere Chaos!
Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - Jack ha un solo obiettivo: sconfiggere Chaos!

Differenza sostanziale con altri giochi simili (e discesa negli inferi per i puristi dei soulslike) è la possibilità di scegliere il livello di difficoltà dal menù iniziale. Questo di per sé non rappresenterebbe certo un problema, ma sfortunatamente è il bilanciamento dell'esperienza a essere tutt'altro che ben riuscito, mettendoci di fronte a un action mediamente molto facile e che ha degli improvvisi e sporadici picchi di difficoltà. Per quanto riguarda la struttura, Stranger of Paradise è un videogioco basato su una corposa quantità di missioni, scollegate tra logo e raggiungibili tramite un mappamondo che mostra le diverse regioni del continente. Esattamente come Nioh queste missioni suggeriscono fin da subito il livello consigliato per essere affrontate, una dettagliata serie di ricompense conquistabili e una descrizione di quanto accaduto fino a quel momento e di quel che i nostri protagonisti affronteranno in battaglia.

Una volta in gioco si affronta una serie infinita di avversari presi di peso dalla storia di Final Fantasy fino a completare una mappa che porti inevitabilmente al boss che conclude la missione. Conquistata la vittoria si torna al mappamondo e via così fino ai titoli di coda. Niente open world, nessun hub centrale, né tantomeno altri personaggi con cui confrontarsi - se si esclude una meccanica piuttosto anacronistica che permette d'intrattenersi in alcuni dialoghi con gli abitanti di Cornelia direttamente dal menù del mappamondo.

La gestione del loot

In Stranger of Paradise la quantità di armamenti e corazze che è possibile ritrovare in gioco è quasi soverchiante, soprattutto in relazione alle proprie statistiche e al tempo che richiederebbe studiarle a dovere. Per questo motivo ci si ritrova nel giro di una manciata di minuti ad usufruire del tasto dedicato all'ottimizzazione dell'armamentario. La fucina, presente nel mappamondo, permette invece di scomporre centinaia e centinaia di oggetti inutili e recuperare materiali da usare per aumentare le caratteristiche uniche degli oggetti che stiamo utilizzando.

Gioie e (tanti) dolori del gameplay

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - le ambientazioni non fanno gridare al miracolo
Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - le ambientazioni non fanno gridare al miracolo

Venendo al combat system vero e proprio, questo deriva di peso dall'esperienza di Nioh, con alcune differenze però sostanziali, che ne rappresentano croce e delizia. Innanzitutto non esiste una crescita classica dei personaggi. Volendo ripescare dalla storia dei primi capitoli di Final Fantasy, Stranger of Paradise mette in gioco i job, più di due dozzine a dire il vero, che rappresentano i veri elementi di differenziazione del gameplay. Sostanzialmente nel proprio inventario è possibile equipaggiare due diverse classi interscambiabili con la semplice pressione di un tasto e che, se proprio si vuol provare a trovare un accostamento, possono essere avvicinabili alle posture di Nioh.

Queste classi utilizzano combinazioni di armi e abilità sempre differenti e sono divise in diverse categorie come base e avanzate. Lo sblocco dei nuovi job è legato a doppia mandata alla crescita dei job stessi. Saranno infatti questi ad acquisire esperienza e a salire di livello, fino al 30, momento nel quale si saranno sbloccate tutte le abilità e le nuove classi a esse collegate. Per capirsi: il mago permette di accedere al mago bianco e al mago nero, conseguentemente quello bianco di arrivare al paladino e così via, in una danza infinita di nuove combinazioni.

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - il design 'Final Fantasy' è ben riprodotto
Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - il design "Final Fantasy" è ben riprodotto

Il tutto funziona a meraviglia, i combattimenti sono coinvolgenti e divertono, ma più si gioca al titolo e più ci si rende conto dei suoi limiti. Un esempio sono i soli due slot di scelta rapida per le classi, che costringono a mantenere quasi sempre una classe magica e una melee, limitando (o semplicemente rendendo troppo macchinosa) la possibilità di variare davvero la propria offensiva. Non aiuta il fatto che il gameplay sia basato sulle affinità di stato e sulle resistenze e le debolezze degli avversari, mettendo in diverse occasioni il giocatore nella condizione di dover aprire il menù e modificare le proprio scelte, spezzando spesso il ritmo di gioco. Era tanto difficile aggiungere un terzo slot per coprire ogni possibile situazione?

Lavorando sui fendenti veri e propri e sulle magie, Stranger of Paradise si gioca il suo jolly, capace di aggiungere pepe agli scontri e un pizzico di strategia - in questo senso vi consigliamo di giocare a un livello di difficoltà più alto. Non esiste una barra della stamina e questo si traduce nella possibilità di attaccare senza sforzo alcuno e di eseguire schivate e parate come se non ci fosse un domani. Al suo posto però sono state inserite le meccaniche degli MP e della barra di logoramento, quest'ultima presa di peso da titoli come Sekiro e in qualche modo dallo stesso Nioh.

Partiamo da questa: si tratta di una barra, presente e visibile sia per Jack che per gli avversari, che ne rappresenta a tutti gli effetti l'equilibrio e la resistenza. Una volta esaurita quella del nostro alter ego ci troveremo per qualche secondo inermi e vulnerabili; mentre per gli avversari significherà quasi sempre morte certa, permettendo a Jack di distruggerli con un attacco utile a creare danno anche agli avversari vicini, ma soprattutto che ricaricherà e aumenterà i suoi PM massimi.

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - tre amici inseperabili
Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - tre amici inseperabili

In classico stile Final Fantasy i PM sono utili a lanciare magie. Che siano offensive legate agli elementi, o curative come energia per il recupero di HP, così come regene e rinascita. Insomma tutta la storia della saga è presente sotto forma d'incantesimi, che vengono lanciati spendendo la corrispettiva quantità di MP e utilizzando la pressione di un tasto. Stranger of Paradise utilizza infatti il dorsale destro per gli attacchi base, qualunque sia la classe equipaggiata, mentre con il grilletto destro è possibile effettuare tutte quelle abilità magiche o fisiche che scaricano la riserva di PM di Jack.

La gestione di questi punti è ciò che fa davvero la differenza in gioco e alcune scelte nel corso della missione possono portarvi davanti ai boss senza punti magici, un problema non da poco alle alte difficoltà. Come se non bastasse, proprio perché è impossibile perdere esperienza alla morte, Team Ninja ha pensato bene d'intaccare proprio i PM quando si riparte da un prisma (sempre che non mettiate la difficoltà assistita). Questi possono poi essere recuperati con gli attacchi fisici e con lo scudo, che permette di assorbire e rispedire anche alcune delle abilità ai nemici stessi, come fosse un sistema di copia istantanea dell'offensiva avversaria.

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - pronti a lottare per la salvezza di Cornelia?
Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - pronti a lottare per la salvezza di Cornelia?

Ci sarebbe ancora una marea di elementi di cui discutere, ma spendiamo giusto due righe sulla meccanica del Lux. Questa, tanto decantata dai tutorial a inizio gioco, dovrebbe rappresentare una sorta di ultima spiaggia capace di logorare a fondo tutti i nemici nella zona, così da velocizzare l'offensiva e cambiare le sorti della sfida. All'atto pratico noi non l'abbiamo davvero quasi mai utilizzata. Complici la poca efficacia concreta e il sacrificio di MP massimi, abbiamo sempre evitato di abusarne.

Per il resto il gioco è esattamente quel che sembra: si avanza di stanza in stanza fino a trovare il successivo prisma che fa da checkpoint e che, in classico stile soulslike, ripristina gli avversari sulla mappa e le pozioni utilizzabili.

Companion e multiplayer

In gioco è possibile modificare il proprio team, che è quasi sempre composto da tre personaggi e che ci consente di gestire equipaggiamento e classi anche dei comprimari. Nel corso dei combattimenti è poi utilizzabile la risonanza: altro non è che una sorta di richiamo in battaglia che fa aumentare l'aggressività dei comprimari e che può essere utilizzato ogni tot tempo. All'atto pratico anche qui c'è davvero poco in termini di profondità di meccanica e, volendo davvero tirare le fila, si potrebbe addirittura dire che si tratta di un dettaglio totalmente abusabile. La maggior parte dei boss, se non fosse per la necessità d'infliggere sempre il colpo di grazia con il cerchio, potrebbero essere abbattuti tranquillamente facendo un uso smodato della risonanza, senza mai avvicinarsi per infliggere un fendente. È ovviamente possibile anche giocare in coop, fino a tre giocatori, facendo sparire gli NPC e affrontando le missioni insieme ai propri amici con un sistema di matchmaking molto simile a Nioh, ma senza la necessità dei consumabili da spendere per evocare. Una semplificazione del gameplay.

Visivamente svogliato

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - Astos regala dei momenti interessanti
Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - Astos regala dei momenti interessanti

La grafica non è tutto, lo diciamo spesso, ma dispiace vedere che un gioco che poteva attingere a piene mani dalla serie Final Fantasy risulta alla fine assai anonimo dal punto di vista estetico e artistico. Non aiutano texture poco dettagliate e un aliasing onnipresente, che in alcune ambientazioni tende a risultare davvero fastidioso. Purtroppo è l'ispirazione a mancare davvero, e anche quando si respira aria di Final Fantasy, si finisce presto per ritrovarsi all'interno di mappe anonime, lineari e che riciclano e ripetono asset per l'intera ambientazione. Un vero peccato, visto che Nioh non spiccava certo per il comparto visivo, ma si lasciava guardare, e di sicuro il team avrebbe avuto le carte in regola per realizzare un'opera visivamente più ispirata.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 5
Multiplayer.it
7.0
Lettori (36)
6.9
Il tuo voto

Stranger of Paradise alterna elementi piuttosto buoni ad altri meno riusciti, offre un'esperienza originale per il pubblico di appassionati di Final Fantasy ma fallisce nel lasciare il segno al punto da far sperare in un seguito. Dall'unione tra la serie Square Enix e il team dietro Nioh ci si poteva aspettare indubbiamente di più, ma rimaniamo comunque alla porta, curiosi di scoprire se il publisher giapponese vorrà portare avanti questo tipo di esperimenti. Con la speranza che le risorse messe in gioco e il tempo dedicatogli possano portare alla luce prodotti capaci di conquistare in tutte le loro parti.

PRO

  • Combat system interessante
  • La meccanica dei PM e ben implementata
  • Una discreta quantità di contenuti

CONTRO

  • Svogliato, in quasi tutto quello che fa
  • Tecnicamente ingiustificabile
  • Scrittura davvero di bassa caratura