Fa un po' specie pensare che nel 2013, parlando dell'uscita di Tales of Graces f su PlayStation 3 - convertito dalla precedente versione Nintendo Wii del 2009 - ancora ci interrogavamo sul destino della serie Bandai Namco in occidente e più precisamente nel nostro paese. All'epoca ci chiedevamo se avremmo mai visto Tales of Vesperia su una console che non fosse Xbox o se prima o poi la serie sarebbe stata localizzata in italiano. Oggi queste domande hanno avuto risposta: non solo i Tales vengono regolarmente tradotti da anni, ma Bandai Namco si è impegnata a recuperare le vecchie uscite e a rimasterizzarle su tutte le piattaforme.
C'è da dire che le nuove uscite latitano da qualche anno: l'ultima, Tales of Arise, risale al 2021 e Bandai Namco sembra essere inciampata in qualche intoppo creativo che ha rallentato i lavori sui prossimi giochi. Rispolverare le vecchie glorie, insomma, è un ottimo modo per prendere tempo, come dimostra questa riedizione di cui, forse, c'era anche bisogno.
Tutti odiano Graces
Tales of Graces (f o non f) è un gioiello incompreso della serie di Bandai Namco, che molti fan hanno sempre guardato di traverso a causa di una storia non proprio memorabile e un cast forse troppo adolescenziale nella caratterizzazione. Sebbene i Tales siano praticamente anime shonen sotto forma di JRPG, Graces effettivamente calca molto la mano su questo aspetto, riuscendo a essere un po' stucchevole soprattutto nelle fasi iniziali. Ma come spesso succede in questi casi, bisogna superare lo scoglio delle prime ore, che sono comunque parecchie per un gioco che si completa in una cinquantina abbondante, per interpretare le intenzioni dello scrittore Daisuke Kiga, che ha firmato la sceneggiatura.
Più che uno shonen, Tales of Graces f è una storia young adult che fa crescere i protagonisti sotto i nostri occhi: comincia quando sono bambini e li segue nel corso degli anni, mostrandoci le loro evoluzioni caratteriali e la loro maturazione, un po' come faceva quella perla ingiustamente dimenticata di Breath of Fire III. Vale soprattutto per il protagonista Asbel Lhant, che all'inizio della storia è un insopportabile monello e col passare del tempo diventa un adulto e un eroe, ma anche per i suoi amici d'infanzia Cheria, Hubert e Richard, tutti legati alla scoperta di una fanciulla dai poteri misteriosi.
Al di là di alcune scelte discutibili nella narrazione, Tales of Graces f riesce nel difficile compito di intrattenere il giocatore con alcune soluzioni inverosimili e qualche colpo di scena sorprendente.
Tutto sommato, e rigiocandolo ora, a molti anni di distanza, continua a sfuggirci il motivo per cui una buona parte del fandom abbia in antipatia sia il cast che la storia, peraltro graziata da uno dei migliori finali nella serie. Il gioco fa esattamente quello che ci si aspetta da un Tales tradizionale, niente di più e niente di meno, restando fedele a un'impostazione estremamente classica ma funzionale.
Invecchiato ma neanche troppo
Sul sistema di combattimento non si discute: è forse l'aspetto di Graces f che mette d'accordo tutti, essendo probabilmente uno dei migliori della serie ancora oggi, a distanza di anni, e avendo gettato le basi dei Tales a seguire che ne hanno rappresentato de facto l'evoluzione, per esempio Tales of Berseria e il summenzionato Arise. Le dinamiche sono le solite: il giocatore controlla un personaggio per volta ma può passare da uno all'altro in tempo reale, durante i combattimenti action che si svolgono in un campo di battaglia separato dopo aver ingaggiato i nemici che girano nello scenario.
Il cosiddetto Style Shift Linear Motion Battle System garantisce un'ampia libertà di movimento, premia le reazioni, ma soprattutto l'intelligente gestione delle risorse: ogni personaggio inizia il combattimento con una certa quantità di punti che vengono consumati da ogni azione o attacco; perfino correre liberamente per il campo di battaglia consuma risorse e l'unico modo per ricaricarle è restare fermi o giocare con stile, schivando, parando e contrattaccando tempestivamente. Dapprincipio questo sistema appare sensibilmente limitato quando il giocatore, penalizzato dalla scarsa quantità di risorse, è costretto a fermarsi per ricaricarli, ma dopo qualche ora è impossibile non apprezzarne le sfumature.
Armi e abilità incrementano il bacino e la ricarica dei punti, consentendo al giocatore di collegare sempre più attacchi e Arti in combo spettacolari che richiedono comunque una discreta abilità nella gestione delle risorse e dei punti deboli elementali dei nemici grazie ai diversi stili di combattimento e ai Titoli dei personaggi, che conferiscono svariati bonus e che si sbloccano progredendo nella storia, completando le missioni secondarie e soddisfacendo altri requisiti.
La forza di Tales of Graces f sta in questo equilibrio: sembra complesso ma non lo è affatto e forse il sistema di combattimento è invecchiato benissimo proprio perché non si porta dietro gli anni di aggiunte ed eccessi che hanno contraddistinto le iterazioni successive della serie. È un JRPG semplice ma efficace che spunta una dopo l'altra tutte le voci nell'elenco ideale degli appassionati, pur porgendo il fianco a una serie di ingenuità, figlie dei suoi tempi, che sono rimaste inalterate da questa riedizione fedele all'originale.
La Remastered è infatti il consueto lavoro di rifinitura superficiale cui ci ha abituato Bandai Namco in questi anni. Il passaggio all'alta definizione ha sicuramente migliorato l'estetica di un gioco che è nato su Nintendo Wii e che quindi si porta dietro un conteggio poligonale limitato, aggirato tuttavia da un look essenziale, coloratissimo e molto cartoonesco che ne esalta le caratteristiche da anime giapponese insieme alla colonna sonora di Motoi Sakuraba. La versione PlayStation 5 che abbiamo testato è naturalmente fluidissima e abbiamo apprezzato alcuni miglioramenti alla qualità della vita come i salvataggi automatici, la possibilità di saltare certe scenette, le icone che indicano le destinazioni con chiarezza e anche alcune opzioni di accessibilità non troppo scontate.
Il gioco, che ora comprende sottotitoli interamente in italiano, non è cambiato per nulla rispetto all'edizione precedente per PlayStation 3, ma offre le opzioni dell'iconico Grade Shop fin dalla prima partita, con un bacino predefinito di punti da distribuire tra diverse funzionalità aggiuntive. In questo senso, siamo proprio di fronte a un aggiornamento che si limita a migliorare marginalmente il comparto tecnico e la presentazione, senza andare a ritoccare i contenuti originali di un titolo invecchiato meno di quanto temessimo.
Conclusioni
Tales of Graces f Remastered è una revisione senza infamia né lode di uno dei JRPG più sottovalutati di Bandai Namco che, nonostante la sua età, si difende sorprendentemente bene grazie a un sistema di combattimento ancora validissimo e a un look cartoonesco che l'alta definizione ha rispolverato insieme ad alcuni graditi, ma marginali miglioramenti. Pur non essendo la remaster che ci meritavamo - qualcuno ha detto Abyss? - siamo di fronte a un'iterazione che potrebbe aiutare i fan a ingannare l'attesa per la prossima uscita, specie se hanno perso o dimenticato l'originale per PlayStation 3.
PRO
- Il sistema di combattimento è invecchiato meglio del previsto
- Una riproposta sensata e con alcuni miglioramenti di valore
CONTRO
- Non è il Tales più memorabile per trama e personaggi
- Resta pur sempre un JRPG di quindici anni fa con tutti i limiti del caso