Sono passati pochi mesi dalla prima recensione di The Outer Worlds, ultima fatica indipendente di Obsidian, che dopo più di dieci anni è tornata all'RPG tridimensionale in prima persona. Lo studio fondato dai creatori di Fallout ha investito così tanto in questo progetto da convincere Microsoft all'acquisizione, dando così inizio ad una nuova era per il team.
Dopo circa nove mesi ed un lungo rinvio arriva finalmente la versione per Nintendo Switch che, purtroppo, non riesce risolvere i tanti problemi già riscontrati da altri porting dell'unreal engine sull'ibrida Nintendo. Che siate in modalità portatile o casalinga, The Outer Worlds non riesce a reggere il confronto con la sua controparte originale, perdendo praticamente sotto ogni aspetto, al netto di qualche interessante feature come la mira gestita tramite giroscopio.
Un'epopea non troppo grande
La trama di The Outer Worlds è congeniale al tipo di esperienza che vuole regalare. Obsidian non si discosta mai troppo da quelli che sono gli stilemi dei propri RPG e, in questo caso, i punti di contatto con un'avventura sulla falsa riga di Fallout si possono leggere sia nella prosecuzione del viaggio, sia nelle meccaniche di gioco. Nel nostro caso ci ritroviamo catapultati nel corpo di un uomo o una donna dopo un sonno durato molti anni più del previsto. Il viaggio spaziale verso la colonia di Alcione si è concluso e il pirata spaziale Phineas decide di risvegliarci per usarci come mezzo per i propri scopi.
Dopo un editor non troppo profondo, è possibile scegliere dove spendere i propri punti base, così da dare un blando indirizzo al nostro personaggio. Niente paura, perché potrete in qualsiasi momento ridistribuire i punti, come ormai questo genere ci sta sempre più abituando. La particolarità è che diversi aspetti corrispondono ad una singola categoria, andando ad unire quindi caratteristiche diverse che, fino al livello cinquanta, crescono simultaneamente. Solo raggiunto questo valore nella specifica categoria, si dovrà scegliere una sorta di specializzazione. Le classi di abilità sono tra le più disparate: si va dalle armi da mischia a una mano alle armi a lunga distanza, passando per l'hacking e la destrezza.
Una volta fatte le nostre scelte ci troveremo catapultati in un'avventura circoscritta a macro zone su diversi pianeti, astronavi e satelliti, dimenticando la vastità di un open world, ma mettendo a disposizione del giocatore una discreta varietà di ambientazioni.
La campagna principale, con le sue missioni primarie e secondarie, l'approfondimento del rapporto con i propri comprimari e le scelte morali vi porterà via una trentina di ore, dimostrando chiaramente la natura ridotta dell'esperienza. D'altronde parliamo pur sempre di un RPG indipendente, nato dalla forte volontà di Obsidian di dire nuovamente la sua nella fossa dei leoni dei giochi di ruolo in prima persona.
Dal punto di vista prettamente narrativo non si può certo dire che l'avventura sia strabiliante. Alcuni degli eventi lasciano perplessi, l'approfondimento psicologico dei comprimari non sempre è straordinario e, soprattutto, alcune delle scelte finiscono per essere poco influenti e anche incoerenti con le conseguenze. Quest'ultimo elemento probabilmente deriva dalla necessità narrativa di dover ricondurre tutto a due soli finali.
Nonostante questo ci troviamo di fronte ad una delle migliori esperienze moderne del genere, condita dallo spiccato humour del team, che resta ancorata ad alcuni stilemi del passato ma che ancora oggi mette in risalto la grande capacità di Obsidian di reinventare costantemente la stessa formula. Sicuramente un grande biglietto da visita per i futuro progetti marchiati Microsoft.
Un gameplay conosciuto
Se tutto quel che abbiamo detto riguarda la costruzione dietro all'idea del gioco di ruolo, il gameplay vero e proprio non raggiunge certamente le stesse vette. Il titolo non è solo arretrato dal punto di vista tecnico, ma lo è soprattutto nelle meccaniche e nel sistema di combattimento. Lo shooting system è quanto di più vicino possibile Obdisian potesse realizzare con in mente Fallout: New Vegas, portandosi dietro tutte le problematiche del genere, la difficoltà nel lavorare bene su hitbox e fluidità di movimento e, soprattutto, nel riciclo di meccaniche che addirittura porta all'abuso una sorta di bullet time che ricorda un lontano parente dello S.P.A.V. della serie Bethesda.
Molto meglio quel che riguarda la personalizzazione, con un'ampissima scelta di armi e pezzi di equipaggiamento che possono anche essere modificati, così da aumentarne le caratteristiche che più ci possono tornare utili. Le scelte, come detto, non sempre sono riuscite dal punto di vista delle conseguenze, ma dobbiamo dare atto ad Obdisian di averci ricordato con grande piacere cosa significa sentirsi liberi di agire, con la possibilità di uccidere personaggi importanti per gli equilibri di alcuni luoghi e comunità, così da trasformare totalmente la prosecuzione di qualche quest. Questo resta l'elemento più riuscito dell'esperienza di The Outer Worlds e il miglior consiglio che ci sentiamo di darvi è quello di fare un secondo passaggio sul gioco, così da muovervi in direzione diametralmente opposta. Questo non cambierà drasticamente gli eventi del vostro viaggio, ma vi permetterà di affrontarli in maniera molto diversa dalla volta precedente.
Il porting per Nintendo Switch
Iniziamo subito dalla dolente verità: The Outer Worlds su Nintendo Switch è brutto da vedere. Il livello tecnico del gioco non faceva gridare al miracolo già alla sua uscita originale, mettendo in chiaro le possibilità produttive di una Obsidian senza grandi budget. Nonostante questo, la diversità degli ambienti e alcune scelte stilistiche e cromatiche permettevano a The Outer Worlds di risultare digeribile e, in alcuni momenti, addirittura bello.
La versione per Nintendo Switch da questo punto di vista è un disastro. Il livello di dettaglio è settato su qualcosa di ancor meno performante del peggior "molto basso" che ci sia mai capitato di impostare su di un PC davvero troppo datato. Superati i primi momenti, con cutscene interessanti e che lasciano ben sperare, quando poi il gioco inizia davvero ci ha fatto provare delle sensazioni avvicinabili al disastroso porting di RiME.
In un mondo nel quale anche un titolo come The Witcher 3 riesce a girare su Nintendo Switch, fa davvero tristezza vedere un gioco ridotto a questi minimi termini tecnici, considerato anche il rischio piuttosto concreto di incappare in alcuni problemi di frame rate nei momenti più concitati (ma neanche troppo). Sicuramente da questo punto di vista ci saremmo aspettati qualcosa di migliore, soprattutto perché sarebbe stata un'ottima occasione per vivere un'esperienza così particolare con la comodità della modalità portatile di Switch. Le problematiche purtroppo non si risolvono neanche tenendo la console tra le mani, con la sola differenza di scendere a 720p, ma neanche il piccolo schermo della console Nintendo riesce a fare il suo solito miracolo e ridurre una bruttura generale difficile da digerire. Pop in fuori di testa, un generale livello di dettaglio imbarazzante e una strana mancanza di nitidezza sulla profondità di campo sono tre degli elementi negativi che più spiccano all'interno di questa conversione.
Ciò che invece ci ha colpiti molto positivamente è la possibilità di utilizzare il giroscopio per la mira. Prima di pensare che sia scomodissimo (errore nel quale siamo incappati anche noi) sappiate che la grande trovata è quella di poter utilizzare contemporaneamente sia la mira tramite analogici che quella legata ai sensori di movimento. Tra le opzioni si può scegliere di attivarla costantemente, solo una volta entrati in mira, oppure disattivarla del tutto.
Noi ci siamo trovati molto bene con la seconda opzione, permettendo di integrare la poca precisione degli analogici con l'aggiustamento del tiro tramite giroscopio. Potrebbe quasi essere un metodo brevettato da riutilizzare in maniera più costante. Provare per credere.
Conclusioni
The Outer Worlds arriva su Nintendo Switch con un porting ottimo per contenuti e per feature aggiunte (il controllo tramite giroscopo). Allo stesso tempo è una conversione tecnicamente aberrante, che non riesce a convincere sotto ogni punto di vista, con il risultato di rovinare per certi versi un'esperienza altrimenti ottima. Lungi da noi ridurre il valore dell'esperienza per la "grafica", ma qui davvero qualcosa non torna ed è un peccato nei confronti di una conversione altrimenti ben riuscita. Vedere un titolo del genere girare su Nintendo Switch resta un miracolo, ma non certo al livello di quanto fatto di The Witcher 3.
PRO
- The Outer Worlds a portata di mano
- Grande libertà di azione
- Il sistema di controllo tramite giroscopio
- La rigiocabilità
CONTRO
- Manca la sensazione di apportare delle vere conseguenze al mondo intorno a noi
- Livello tecnico davvero infimo