123

The Witcher 2: la recensione della seconda stagione della serie Netflix

Abbiamo visto l'intera, seconda stagione di The Witcher su Netflix e in questa recensione abbiamo finalmente espresso il nostro giudizio!

RECENSIONE di Pierpaolo Greco   —   21/12/2021

Esattamente a due anni di distanza dall'esordio della serie sulla nota piattaforma di streaming, è già arrivato il momento di parlare della stagione 2 di The Witcher che sarà visibile in tutto il mondo a partire dal 17 dicembre. Una stagione che ha chiaramente dovuto fare i conti con la pandemia, alcuni infortuni e le numerose difficoltà incontrate sul set per completare le riprese e gestire a dovere produzione e post-produzione, ma che ha potuto anche godere di un importante aumento degli investimenti da parte di Netflix come si può facilmente notare confrontando i primissimi minuti di uno qualunque dei nuovi episodi con una puntata qualsiasi della prima stagione.

D'altra parte non dimentichiamoci che in modo forse inaspettato The Witcher è diventata molto rapidamente la serie più vista su Netflix, mantenendo poi questo primato per più di un anno ed era quindi inevitabile che la piattaforma, oltre a confermare la prosecuzione, mettesse un bel po' di soldi sul piatto per far raggiungere alla produzione nuove vette qualitative.

Noi abbiamo avuto l'opportunità di vedere inizialmente in anteprima i primi 6 episodi della seconda stagione, e poi di goderci il finale non appena questo è stato reso disponibile al grande pubblico così da poter rifinire nel migliore dei modi il giudizio complessivo su questa nuova avventura dello strigo. Giudizio che abbiamo riversato nella review che state leggendo.

Chiaramente è inevitabile che in questo articolo, pur evitando qualsiasi forma di spoiler, daremo per scontato che chi legge avrà già guardato a fondo la prima stagione e avrà ben presente come avevamo salutato il trittico di protagonisti intorno a cui ruotano gran parte delle vicende narrative della saga: Geralt, Yennefer e Ciri. Se non dovesse essere questo il vostro caso e se non avete ancora visto la serie o magari siete a buon punto della prima stagione ma non l'avete ancora completata, allora vi invitiamo a leggere il nostro precedente giudizio e poi di proseguire con questa recensione di The Witcher 2 per Netflix.

Un po' di storia, senza spoiler

Geralt sotto l'effetto di alcune pozioni
Geralt sotto l'effetto di alcune pozioni

Trattandosi di una seconda stagione è abbastanza scontato che la storia parta esattamente da dove si era conclusa nella prima season: Geralt si è finalmente ritrovato con Ciri ed è pronto ad addestrarla nella roccaforte dei Witcher, Kaer Morhen; di Yennefer invece si sono perse le tracce al punto che molti si sono convinti che sia morta nella devastante battaglia nei pressi della rocca di Sodden. E non è ben chiaro neanche quale sia il destino di altre due maghe fondamentali in questa epopea, Triss e Fringilla, così come di tutta un'altra serie di figure chiave che intorno allo strigo ruotano vorticosamente: il bardo Ranuncolo, lo spietato cavaliere nero dal nome scioglilingua Cahir Mawr Dyffryn aep Ceallach, l'evanescente imperatore nilfgardiano Emhyr var Emrys, solo per citare i primi tre che ci vengono in mente.

La seconda stagione deve quindi fin dalle prime battute riallacciare tutte le piccole trame parallele rimaste appese, ma allo stesso tempo si ritrova molto rapidamente con il compito di introdurre una nuova sequela di personaggi che andranno ad arricchire e potenziare l'universo dello strigo negli anni a venire. Se infatti la prima season può essere considerata una sorta di raccolta nella raccolta, essendo basata su una selezione delle storie che compongono i primi due romanzi della saga, con questa seconda stagione di The Witcher si comincia a fare sul serio considerato che, al di fuori di un paio di episodi che sono ancora basati sui racconti brevi, gran parte dell'arco narrativo orizzontale si basa sul terzo libro scritto da Andrzej Sapkowski, Il Sangue degli Elfi.

Ciri si allena nella fortezza di Kaer Morhen
Ciri si allena nella fortezza di Kaer Morhen

Spariscono quindi del tutto i salti temporali che rendevano talvolta complesso seguire e comprendere il susseguirsi degli eventi nella prima stagione della serie Netflix e ci ritroviamo stavolta a dover fare i conti con una trama più distesa e approfondita, forse ancora più complessa ma per motivi diversi: è chiaro infatti come la showrunner abbia voluto mettere a terra le fondamenta di una lunga trama che si svolgerà, necessariamente, nel corso di almeno 3-4 stagioni a seconda di quanto rapidamente verranno risolti alcuni snodi cruciali della storia di Geralt.

Senza voler in alcun modo rischiare di fare degli spoiler, ci sentiamo in dovere di rassicurare e stuzzicare tutti i fan del lavoro di Sapkowski in merito ai temi trattati in questa seconda stagione che faranno davvero impazzire chi si è avvicinato per la prima volta alla saga attraverso le 2 opere videoludiche di CD Projekt, The Witcher 2: Assassins of Kings e chiaramente The Witcher 3: Wild Hunt. È lampante quanto Lauren Hissrich, la showrunner, abbia voluto rendere omaggio ai lavori della software house polacca, in questa season più che mai.

Geralt e Vesemir in un momento particolarmente toccante
Geralt e Vesemir in un momento particolarmente toccante

Un certo cambiamento estetico di Triss Merigold, una cruciale digressione sulla storia degli Scoia'tael, l'importante ed evocativo focus su Kaer Morhen e sull'addestramento fisico dei Witcher, lo screen time dedicato a Vesemir e ad almeno altri due personaggi della saga che eviteremo di citarvi ma che vi faranno sobbalzare non appena li vedrete apparire sullo schermo ricollegandoli in un istante alle loro fattezze videoludiche. Insomma, se la prima stagione cercava maldestramente di nascondere i punti di contatto con i videogiochi, ora questa influenza non deve essere più mascherata da chissà quale esigenza di marketing, ma può uscire fuori dirompente in ogni singola inquadratura, dialogo, costume e conformazione fisica degli attori. Persino il vedo/non vedo relativo a Caccia Selvaggia ha i connotati di un elogio gestito con l'unico obiettivo di voler lasciare all'immaginazione dello spettatore (competente) una qualche idea o presupposizione del reale valore di questa minaccia, ipotizzando come si andrà a concretizzare al momento opportuno.

Una questione di epicità

Yennefer e Fringilla saranno costrette a mettere da parte l'odio reciproco
Yennefer e Fringilla saranno costrette a mettere da parte l'odio reciproco

Una manciata di nuovi personaggi che assurgono a diventare comprimari; minacce più o meno velate da dover prima introdurre e poi raccontare; un mondo estremamente più esteso, complesso e dettagliato; ma soprattutto un arco narrativo orizzontale molto più diluito e prolungato sono tutti elementi che concorrono in qualche modo a smorzare l'impatto epico di questa seconda stagione.

È davvero complesso spiegare nel dettaglio la questione senza dover ricorrere ad esempi molto precisi, ma siamo convinti che una volta che avrete visto anche voi tutti e 8 gli episodi della nuova season riuscirete a comprendere meglio questa nostra "critica". Perché se è vero che la prima stagione soffriva di una certa ridondanza nelle spiegazioni e soprattutto di un rapporto causa effetto degli avvenimenti talvolta poco chiaro, allo stesso tempo offriva enorme spazio all'introduzione e alla costruzione delle figure chiave della saga.

Geralt, Yennefer, Ciri, Ranuncolo, Calanthe avevano ognuno uno spazio molto ben definito per entrare nella testa degli spettatori, risultare chiari, sfaccettati e intensi. Ogni episodio aveva in qualche modo un suo protagonista, una storia verticale molto spiccata, che concorreva con agilità ad una trama orizzontale sempre molto chiara e ben evidente: quell'infinito tira e molla tra lo strigo e la principessa Cirilla che riusciva a risolversi, concretamente, solo nel finale di stagione.

Ranuncolo dà il meglio di sé anche nella seconda stagione
Ranuncolo dà il meglio di sé anche nella seconda stagione

Per tutto il corso della seconda stagione di The Witcher sembra invece che ci si limiti a costruire le basi per un pathos che si andrà a concretizzare solo più avanti, quando le minacce diventeranno reali e le interconnessioni tra tutti i personaggi, oltre ai loro reali scopi, verranno finalmente mostrati allo spettatore e resi molto più chiari dallo svolgimento delle vicende. Questa volontà di dilungarsi nell'introdurre gli elementi cardine della lunga avventura di Geralt, Yennefer e Ciri, unita all'impossibilità di andare a fondo nel delineare con abbondanza di particolari i numerosi personaggi introdotti, fa sì che alla fine della stagione sembrerà quasi che sia successo poco o nulla. Ad eccezione dell'ultimissima puntata che si prende l'onere e l'onore di introdurre con maestria, velocità e soprattutto sorpresa, almeno 3 snodi cruciali di trama che ci faranno inevitabilmente compagnia per moltissimi anni a venire. E contemporaneamente non saremo riusciti ad affezionarci ai nuovi comprimari, ancora troppo relegati in uno sfondo che non li fa mai davvero esplodere.

Con questo vogliamo lasciare intendere che la seconda stagione di The Witcher sia peggiore della prima? Assolutamente no: sono entrambe belle, molto belle, ma per ragioni completamente differenti. Ragioni che in qualche modo compensano i loro difetti. E in questa seconda season sono soprattutto gli elementi tecnici e la qualità della messa in scena a mettere una pezza di tutto rispetto a questa sottesa mancanza di epicità.

Un primo piano di Ciri
Un primo piano di Ciri

Bastano davvero pochissimi minuti di visione per rendersi conto di come i nuovi episodi sulla vita dello strigo abbiano fatto un enorme salto di qualità. La computer grafica eccezionale che spesso si mescola a un sapiente uso di modellini e animatronics raggiunge vette elevatissime durante un paio di scontri memorabili con mostri iconici della saga. La cura nel design di interni, costumi e accessori è sapientemente distribuita per tutta la stagione. Ma soprattutto la grande generosità nei campi lunghi, in un vasto campionario di scenari all'aperto riesce a far risplendere una produzione che comincia ad avvicinarsi inaspettatamente alle migliori scenografie dei grandi colossal seriali, primo su tutti Game of Thrones. La sovrabbondanza di budget che Netflix ha rovesciato su questa seconda stagione trasuda in ogni singola inquadratura e questo non può che farci ben sperare in vista delle prossime season quando gli incontri e soprattutto gli scontri potrebbero avvenire in territori ancora più estesi e visionari.

Questa recensione è stata aggiornata il 21 dicembre per includere il giudizio relativo a tutti gli 8 episodi che compongono la seconda stagione.

Conclusioni

Multiplayer.it

8.0

Il voto rende immediatamente lampante il nostro giudizio su questa seconda stagione della serie di The Witcher per Netflix: il lavoro svolto dalla showrunner, dal cast tecnico e soprattutto dagli attori è eccellente e basta davvero un attimo per rendersi conto di come la produzione abbia raggiunto completamente un'altra scala di valore. Forse a causa di un arco narrativo orizzontale meno intenso e più diluito, si è perso qualche punto di epicità e dobbiamo ammettere che ci sarebbe piaciuto avere un maggiore approfondimento sui personaggi introdotti in questa nuova season, Vesemir su tutti. Ma siamo convinti che anche voi rimarrete affascinati e attratti dalle 8 puntate che compongono questa seconda stagione e siamo certi che, una volta digerito lo scoppiettante finale, desidererete a dismisura che i nuovi episodi arrivino sul mercato in tempo per il prossimo Natale.

PRO

  • L'aumento di budget ha ripercussioni magnifiche sulla qualità della computer grafica e degli scenari
  • I fan dei videogiochi apprezzeranno l'aumento esponenziale di punti di contatto tra i 2 media
  • Gli attori che impersonano Geralt, Yennefer e Ciri continuano a essere credibilmente nella parte

CONTRO

  • I nuovi personaggi potevano essere maggiormente approfonditi
  • Andando a stringere, la trama orizzontale risulta povera di avvenimenti