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Zombie Army 4: Dead War, la recensione

Rebellion ci riporta nella seconda guerra mondiale alternativa a base di zombie, ma lo scontro si sposta in Italia: la recensione di Zombie Army 4: Dead War

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   03/02/2020

La recensione di Zombie Army 4: Dead War ci riporta nell'inquietante scenario dipinto da Rebellion nei primi tre capitoli della serie: prossimo alla sconfitta, Adolf Hitler ha deciso di sfruttare le conoscenze dell'occulto acquisite dal Reich per riportare in vita i morti e costruire un esercito invincibile, trasformandosi anch'egli in una creatura demoniaca.

Sconfitto il Fuhrer, la guerra purtroppo non si è fermata: le orde di zombie hanno invaso l'intera Europa e solo l'Italia non è stata ancora conquistata; dunque è proprio lì che ci dirigeremo, nei panni dell'infaticabile cecchino Karl Fairburne o in quelli di uno dei suoi compagni di ventura, affrontando i nove capitoli della campagna (divisi ognuno in quattro missioni) in solitaria oppure in cooperativa per un massimo di quattro partecipanti.

Personaggi, potenziamenti e novità

Zombie Army 4: Dead War è l'ultimo episodio di un franchise nato come spin-off di Sniper Elite, ambientato per l'appunto in una realtà alternativa in cui la seconda guerra mondiale ha prodotto conseguenze... apocalittiche.

La formula messa a punto da Rebellion per i primi tre capitoli non è mai uscita da determinati binari, catapultandoci all'interno di livelli molto lineari, strapieni di morti viventi da eliminare utilizzando un equipaggiamento composto da un fucile di precisione, da una doppietta o una mitragliatrice, da una pistola e da diversi tipi di esplosivi.

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La diversa natura dell'esperienza rispetto alla serie madre si traduce in meccaniche maggiormente orientate ai third person shooter puri che non agli sparatutto di precisione, sebbene cecchinare gli zombie dalla distanza si riveli una pratica necessaria per non esaurire troppo in fretta le altre cartucce, fondamentali quando ci troveremo ad attraversare scenari molto affollati e insidiosi, con ondate di nemici che arrivano letteralmente da tutte le parti e presentano svariate tipologie peculiari.

Ebbene, in quest'ultima avventura sono state finalmente introdotte delle interessanti novità che spezzano il grado di ripetitività dell'azione, aggiungendo un po' di spessore anche strategico a un gunplay mai così solido e ben bilanciato, con i più evidenti miglioramenti compiuti negli scontri dalla breve distanza, in precedenza spesso problematici.

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In primo luogo i quattro personaggi a disposizione non sono semplici skin differenti, peraltro dotati di vestiti, gesti e accessori estetici sbloccabili, ma vantano caratteristiche realmente uniche: Karl è la scelta bilanciata, ma è possibile optare per combattenti più rapidi e sfuggenti oppure più prestanti, specie nelle mischie.

Nella parte bassa dello schermo trovano inoltre posto tre indicatori che si riempiono man mano che effettuiamo delle eliminazioni: quello a sinistra regola la possibilità di eseguire un potente colpo melee che sbaraglia i nemici in vicinanza, e che può essere selezionato fra varie alternative; quello a destra permette di eseguire un'uccisione col coltello su qualsiasi avversario, che ci restituisce un po' di salute (è possibile portarsi dietro un unico medikit e trovarne altri in giro non è semplice, quindi la manovra diventa spesso importantissima); e infine quello al centro aziona l'abilità speciale di ogni arma agendo sul tasto dorsale destro: il fucile da cecchino fa partire un colpo esplosivo che apre un varco tra le fila nemiche, la doppietta rallenta il tempo permettendoci di centrare un gran numero di bersagli in pochi istanti, la pistola cita il Dead Eye di Red Dead Redemption agganciando diversi obiettivi e mettendo a segno poderosi headshot.

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Non è finita qui: un sistema di progressione e la raccolta di determinati kit ci permette, nelle stanze protette alla fine di ogni livello, di metterci sul banco da lavoro per modificare le armi e acquistare potenziamenti che si traducono in tempi di ricarica più rapidi, una potenza superiore, modificatori enfatizzati (vedi le appendici elettriche o esplosive che si trovano in giro per gli stage), zoom ottici spinti per il fucile da cecchino, una dispersione maggiore per la doppietta e così via.

Giocando al livello normale, il grado di sfida si rivela impegnativo ma perfettamente bilanciato in relazione proprio agli upgrade, che non creano mai vantaggi spropositati e anzi ci tengono a galla man mano che lo scontro si fa più aspro. Unico neo: le interazioni con gli oggetti sono spesso problematiche, nello specifico aprire le casse e raccogliere granate o sostituire quelle in nostro possesso si rivela un processo macchinoso e impreciso, così come calpestare in nemici a terra. Un aggiornamento risolverà le cose?

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Struttura e nemici

Alle importanti novità sul piano del gameplay se ne aggiungono altre che riguardano la struttura dei livelli, anche stavolta pensati a compartimenti stagni ma discretamente ampi e capaci di proporre situazioni relativamente varie, in cui l'obbligo di esplorare a fondo le location ci porta ad assumere dei rischi non indifferenti, vista la quantità enorme di zombie vaganti e le frequenti ondate.

Queste ultime si pongono spesso come evento conclusivo di una missione, introducendo man mano nuove tipologie di nemici e boss inediti: se da una parte tornano figure come gli odiosi cecchini che saltano da un tetto all'altro, in Zombie Army 4: Dead War trovano posto generali nazisti che evocano non-morti, ufficiali oscuri in grado di ucciderci con le proprie proiezioni, giganti corazzati da "smontare" prima di potergli piazzare una pallottola in fronte, nemici con lo scudo che lanciano granate, kamikaze pronti a esplodere, creeper sfuggenti e insidiosi, bestioni armati di motosega che ci corrono incontro, patetiche creature cieche che riconoscono i rumori e ci caricano furiosamente, soldati equipaggiati con lanciafiamme o mitragliatori pesanti, e così via.

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È insomma stato fatto un sostanzioso lavoro di arricchimento del bestiario, inflazionando alcune meccaniche (l'obbligo di trovare oggetti per aprire porte è una costante) ma raggiungendo alla fine un equilibrio tutto sommato convincente per quello che resta un third person shooter: se vi piace sparare, qui lo farete in abbondanza, moltiplicando il divertimento in cooperativa.

Abbiamo provato alcune missioni insieme ad altri giocatori e il potenziale c'è tutto: gli avversari aumentano, la sfida si fa davvero pressante e collaborare diventa indispensabile per poter sopravvivere. Le abilità speciali sono state ribilanciate di conseguenza: non è possibile rallentare il tempo, dunque sono i movimenti del personaggio che vengono velocizzati in determinati frangenti.

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La modalità Orda e gli Eventi Speciali

Oltre alla campagna, Zombie Army 4: Dead War include anche due modalità extra, l'Orda e gli Eventi Speciali. Se questi ultimi, rinnovati di settimana in settimana, non sono altro che reinterpretazioni delle missioni principali, ambientate nelle medesime location, l'Orda mette in campo quattro stage inediti e un'azione a dir poco frenetica, chiaramente da godere in cooperativa. L'abbiamo testata con alcuni colleghi della stampa internazionale, scoprendo che in effetti anche su questo fronte Rebellion ha cercato di pompare al massimo i contenuti e le novità, mettendo a disposizione degli utenti scorci relativamente ampi che si aprono verso nuove zone, mentre le ondate si susseguono incessantemente presentando nemici sempre più numerosi e coriacei, boss inclusi. La mancanza di meccaniche extra come quelle presenti in Gears ovviamente si fanno sentire, insieme a un design inevitabilmente meno elegante e ispirato, ma si tratta di una modalità che funziona decisamente bene e offre tanto divertimento. Un tocco di classe: se il vostro personaggio viene ucciso, si rialzerà come zombie e potrete vederlo avanzare pateticamente verso i propri ex compagni, in attesa del respawn durante l'ondata successiva.

Trofei PlayStation 4

I cinquantuno Trofei di Zombie Army 4: Dead War si ottengono completando tutti i capitoli della campagna, puntando sempre più in alto nella modalità Orda e facendo salire di livello il proprio personaggio. Ci sono poi ovviamente numerosi achievement legati a situazioni specifiche, uccisioni eclatanti, azioni eroiche (come ad esempio salvare i PNG in difficoltà) ed eliminazioni a due o tre cifre.

Scenari e realizzazione tecnica

Il comparto tecnico di Zombie Army 4: Dead War appare fin dalle prime battute superiore rispetto ai precedenti episodi della serie, sebbene col passare del tempo i limiti della produzione inglese vengano inevitabilmente a galla.

Gli sviluppatori hanno puntato sull'effettistica, abbellendo le superfici e il sistema di illuminazione, con tanto di screen space reflection (ma a bassa risoluzione, e si nota) sulle pozze d'acqua e asset che raramente mostrano il fianco a trame poco definite. Il problema sta nella realizzazione dei personaggi e delle relative animazioni, che appaiono datate e/o riciclate, mentre non c'è davvero nulla da dire sulle Kill Cam e gli smembramenti, che raggiungono un livello di truculenza inedito, di concerto con una precisione delle collisioni al millimetro: se state mirando con il fucile da cecchino a pochi centimetri da un ostacolo o fra i rami di un albero, non vedrete il proiettile rimbalzare contro un ostacolo invisibile, come accade talvolta.

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Insomma, la cura realizzativa, specie in questi dettagli al servizio del gameplay, è innegabile e si estende alla possibilità di attivare due diverse modalità grafiche su PS4 Pro, qualità o prestazioni: nel primo caso il gioco gira a 30 fps a risoluzione maggiore, nel secondo caso a 60 fps con risoluzione minore, probabilmente 1080p. Inutile dire che la seconda opzione è quella più funzionale all'azione e l'abbiamo preferita fin da subito, ma anche stavolta per cambiare da un preset all'altro l'applicazione va effettivamente chiusa: una soluzione che mal si sposa con il mondo delle console. Ah, il frame rate è sbloccabile anche su PS4 standard.

In generale, Sniper Elite 4: Dead War fa quel che può con il budget a disposizione, avventurandosi talvolta in situazioni che sarebbe stato il caso di rappresentare diversamente. È questa la distanza fra il titolo Rebellion e i third person shooter più blasonati sul mercato, anche perché un'ambientazione come l'Italia poteva essere sfruttata decisamente meglio dagli sviluppatori: mancano scorci realmente iconici e riconoscibili, in alcuni casi è tutto così generico che potremmo trovarci ovunque, con poche seppur notevoli eccezioni.

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A Venezia si viaggia nei canali a bordo di un vaporetto, a Napoli invece ci si muove tra fiumi di lava (indovinate da dove provengono?) e case diroccate fino a raggiungere un castello che però non somiglia per niente al Maschio Angioino, la capatina in Croazia ha senz'altro un suo perché ma si poteva fare molto di più per caratterizzare visivamente questi scenari.

C'è poi il comparto sonoro, che fa bene il proprio dovere per quanto concerne musiche, effetti e capacità di creare una certa atmosfera, aumentando la tensione soprattutto quando la situazione si fa più complicata. È tuttavia un vero peccato che si sia rinunciato a un doppiaggio in italiano, presente invece nella serie principale: i dialoghi nella nostra lingua (disponibili solo in forma di sottotitoli) avrebbero snellito alcuni passaggi e contribuito a rendere più coinvolgente una trama che ovviamente non rappresenta il punto di forza di questa produzione.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Prezzo 49,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (26)
7.5
Il tuo voto

Zombie Army 4: Dead War si pone senza dubbio come il miglior episodio della serie targata Rebellion: uno sparatutto in terza persona dall'anima cooperativa ma giocabile anche da soli, ricco di interessanti novità sotto il profilo del gameplay e nella struttura dei livelli, con una campagna corposa e impegnativa che viene coadiuvata da un paio di interessanti modalità extra. Certo, l'ambientazione avrebbe meritato maggiore impegno nella caratterizzazione, alcuni stereotipi fanno sorridere (il soldato veneziano che parla con accento napoletano...) e magari un doppiaggio in italiano avrebbe potuto contribuire ad alzare il livello generale dell'esperienza, aumentando ulteriormente il coinvolgimento e mettendo una pezza anche rispetto agli inevitabili limiti tecnici.

PRO

  • Diverse novità interessanti
  • In cooperativa è davvero divertente
  • Tecnicamente molto migliorato...

CONTRO

  • ...ma diversi elementi restano datati
  • Gli scenari andavano valorizzati
  • Niente doppiaggio in italiano