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The Raid

Un'alpha a sorpresa per lo storico shooter tattico di Ubisoft

PROVATO di Matteo Santicchia   —   10/04/2015

Uscita un po' a sorpresa e senza troppo clamore, la Closed Alpha di Tom Clancy's Rainbow Six: Siege ci ha permesso di tornare a giocare con questo atteso shooter tattico praticamente un anno dopo averlo provato in quel di Los Angeles in occasione dell'E3 2014. Per tutti coloro che conoscono poco o non conoscono affatto questa serie nata nel lontano 1998, basta semplicemente dire che siamo in un territorio completamente diverso rispetto ai best-seller Call Of Duty e Battlefield. In questa stringata versione di prova abbiamo giocato cinque contro cinque e senza respawn in mappe molto piccole, il tutto all'insegna di un'aspettativa di vita davvero bassa. Insomma, non proprio il solito sparatutto online.

Casa dolce casa

Due le mappe a disposizione in questa Alpha, una villa in periferia e il classico assalto all'aereo, due "campi di gioco" contesi tra terroristi e gruppi speciali. I primi devono evitare che l'ostaggio venga salvato dai secondi e portato in salvo. I match, otto per ogni partita, sono equamente divisi tra fasi di attacco e difesa, di conseguenza non c'è il rischio di essere costretti sempre nei panni dei "buoni" o dei "cattivi". Prima di entrare in partita, e prima della fase di preparazione, va scelta la classe dell'operatore da impersonare. Più che le armi imbracciate, a fare la differenza sono i gadget a disposizione che definiscono i ruoli sul campo.

The Raid

Accanto ai fucili automatici, alle mitragliatrici compatte, allo scudo balistico (inteso come arma primaria) e ai fucili a pompa, trovano spazio di default nell'armamentario degli attaccanti le cariche da irruzione, necessarie per creare varchi sulle pareti (ma anche in terra per passare dall'alto invece che lateralmente), mentre i "demolitori" della squadra hanno granate a frammentazione e stordenti. A ciò si aggiungono i gadget veri e propri. La Alpha offre un piccolo drone che disabilita le trappole elettroniche e stordisce gli avversari, una granata esplosiva che si attacca alle pareti, una mazza per distruggere le fortificazioni avversarie, una granata EMP e una carica incendiaria a termite che crea un varco nelle pareti rinforzate. Inutile dire che è impossibile scegliere lo stesso operatore più volte; per questo il gioco di squadra, la coordinazione e l'uso ragionato dei gadget è fondamentale. I difensori, ovvero i terroristi, a seconda dell'operatore scelto hanno di base una piccola copertura da piazzare in terra, del filo spinato e una carica esplosiva che si può detonare in remoto. Anche qui, ovviamente, i gadget danno il meglio. La scelta dell'operatore comporta di equipaggiare di un rilevatore di battito cardiaco per "vedere"oltre le pareti, lasciare in terra placche aggiuntive per il giubbotto antiproiettile, un jammer per le apparecchiature elettroniche e per i droni sopravvissuti alla fase di preparazione, pareti rinforzate "premium" a prova di proiettile e bombe a gas da attivare comodamente al riparo.

The Raid

Alle classi di base si aggiunge poi una classe "recruit", con più possibilità di personalizzazione. I difensori, prima che la partita inizi, hanno effettivamente una quarantina di secondi per fortificare la zona in cui è tenuto l'ostaggio (la scelta della stanza viene fatta tramite votazione nella lobby pre-partita, al pari del punto di inserimento per gli attaccanti). Ecco quindi che si crea un caos di porte "aperte" chiuse con semplici barricate di legno, pareti normali rinforzate, filo spinato, bombe appiccicose e a gas piazzate in zone specifiche, il tutto per creare non solo un fortino imprendibile, quanto delle "killing box" per incanalare gli sforzi degli attaccanti, stando attenti non solo ai lati ma anche (e soprattutto) alle incursioni dall'alto. Le teste di cuoio nella fase di preparazione possono cercare di trovare l'ostaggio e sbirciare i lavori di difesa dei cattivi lanciando un drone all'interno della mappa. Se il drone non viene distrutto, sarà possibile passare al suo punto di vista anche in partita. I terroristi, invece, non avendo il drone, durante il match possono utilizzare le telecamere di sicurezza.

Anche se ovviamente povera di contenuti, l'alpha di Rainbow Six: Siege ci è piaciuta

Avere un piano per tutto

Va bene le fasi di ricerca, va bene la costruzione di barricate... ma alla fine si ha un mano un fucile e si preme il grilletto per vincere la partita. Siege, da questo punto di vista, è un gioco che non permette errori e che non premia azioni alla Rambo. Si muore che è un piacere, e poi si attende la fine del match. Le partite sono tesissime, lo sporgersi dalle pareti è fondamentale, coprirsi a vicenda pure. I riflessi, insomma, sono fondamentali al pari di una buona mira. Sfruttare la distruttività ambientale diventa quindi fondamentale per aprir le linee di tiro. Basta creare una piccola apertura tra le assi di una barricata per realizzare dei precisi headshot, o in maniera più caciarona fare un bel buco sul muro per poi lanciare dentro di tutto.

The Raid

C'è un problema, però: uccidere l'ostaggio vuol dire perdere il match, quindi bisogna fare molta attenzione. Tanta strategia, insomma; giocare senza impegno, come lupi solitari, vuol dire non cogliere l'essenza di Siege. Gadget, distruttività ambientale e cooperativa serrata sono quindi i punti di forza del gioco. Scegliere un approccio alla Call of Duty vuol dire aver sbagliato completamente acquisto. Non c'è spazio per correre in tondo per la mappa, anche perché il layout non è propriamente circolare: bisogna pensare "tridimensionalmente" e giocare con la distruttività. A questo punto sorge spontanea una domanda. Ma Siege non offre un gameplay troppo statico? Non invita al tanto vituperato camping? Il camping fa parte delle regole del gioco, e con un'aspettativa di vita così bassa è normale muoversi poco e con circospezione. Mettevi l'anima in pace, insomma. Troppo statico? Forse. Le nostre partite, giocate insieme ad altri utenti in modo del tutto casuale, non possono senza dubbio definirsi come tatticamente esuberanti, sia nei panni dei difensori sia nei panni degli attaccanti.

The Raid

Non si tratta solo di chiudersi in una stanza e aspettare l'assalto, però. Una squadra come si deve può fare in modo di avere uno o due giocatori che si muovono alla scoperta, sfruttando i gadget a disposizione (e l'audio posizionale) per scovare gli attaccanti. Allo stesso modo, chi assalta può tentare un diversivo e concentrare invece il grosso degli sforzi totalmente da un'altra parte. Insomma, le possibilità non mancano davvero. Sensazioni positive: questa Closed Alpha ci ha entusiasmato nonostante la scarsità di contenuti. E i contenuti sono il punto interrogativo più grande del gioco. Quale altre modalità offrirà Siege? Quali altri gadget? Come sarà la progressione e la crescita degli operatori? Quante e quanto grandi saranno le ulteriori mappe? La campagna come sarà strutturata? Domande, queste, che decreteranno il successo del gioco sul lungo periodo. Per ora, al netto di un codice Alpha ancora piuttosto grezzo, le meccaniche sembrano funzionare e soprattutto intrattenere, grazie alla loro immediatezza tutta (fortunatamente) da approfondire.

CERTEZZE

  • Difficile ma molto gratificante
  • Le tante possibilità offerte dai gadget e dalla distruttività
  • Pensare e agire tatticamente

DUBBI

  • Gameplay non proprio per tutti
  • Troppo statico se giocato "male"
  • E il resto dei contenuti?