Sigmund Freud affermava che ciò che si odia nell'altro è in realtà "quella parte di noi stessi che ci risulta insopportabile, che è in contrasto con la rappresentazione ideale che ci siamo fatti di noi". In parole povere, a suo dire quando la nostra immagine o quella di qualcuno che abbiamo idealizzato ci deludono, tendiamo a proiettarla su un altro, "un nemico che viene considerato pericoloso, straniero, diverso". Ma non sempre è così: spesso l'odio nasce dalla voglia di reagire a un sopruso, dalla rabbia accumulata per una serie di torti pesanti subiti, dal dolore che altri hanno causato in noi. È un'emozione che si nutre di altri sentimenti negativi. E di questi, i protagonisti di un titolo come The Last of Us ne hanno vissuti a decine. Forse non è un caso che se il primo gioco si chiudeva con lo sguardo dolce e malinconico di Ellie, il ritorno nel mondo post apocalittico di Naughty Dog avviene con un trailer che si apre sempre con lo sguardo, stavolta però duro, della ragazza ormai diciannovenne. Quasi a evidenziare il passaggio da una Ellie ad un'altra più matura e incattivita, a sottolineare un cambio di rotta del titolo che sarà incentrato sull'odio e sulla vendetta, temi in antitesi a quelli dell'amore e della speranza trattati nel primo The Last of Us.
Cos'è successo a Joel ed Ellie dopo The Last of Us? Cosa ha cambiato per sempre l'animo della giovane?
Joel e la vendetta delle Lucciole?
Ma questo odio, questo desiderio di vendetta, riguarderà solo Ellie? E verso chi sarà rivolto? Sarà solo "una" forma di odio, o ce ne saranno di diversi "tipi" e di diverse "entità" rivolti a più soggetti? Quindi anche Joel, nel caso, sarà vittima di questo "odio", seppure in forma minore, di cui tanto si parla? Ellie potrebbe mutare i propri sentimenti verso il "padre adottivo", avendo conferme di quanto accaduto nei laboratori dei Firefly? E forse odiare perfino se stessa, perché si sente "diversa", visto che è immune all'infezione, ma anche per non aver potuto suo malgrado aiutare altra gente a trovare una possibile cura? Domande, dubbi che si accavallano e che stimolano la fantasia dei fan.
Il finale di The Last of Us è stato a nostro parere uno dei più interessanti visti in un videogioco. Nella sua apparente semplicità c'era "tanto", più di quello che a prima vista si potrebbe immaginare. Di fatto si è rivelato originale, efficace e fuori dagli schemi classici del genere. E proprio in questa sua diversità per molti appassionati risiede la sua bellezza, nel suo essere semplice e sorprendente a modo suo. Lì per lì, in Ellie sembrava prevalere la fiducia riposta in Joel, e pur se probabilmente consapevole che lui le ha mentito, pareva accettare quella bugia perché capiva forse che era meglio così, perché la verità poteva essere peggiore della menzogna. Ma dopo, in futuro? Ellie crederà ancora in Joel, suo punto di riferimento in un mondo corroso dalla violenza e dalla disperazione? E Joel avrà mentito solo per una sincera preoccupazione verso i sentimenti e le emozioni di Ellie, o perché ha capito che quella era una comoda via di fuga dalla responsabilità e dai sensi di colpa che la verità avrebbe scatenato nel loro rapporto? Sarà tormentato da quella strage compiuta al St. Mary's Hospital scatenata dall'amore paterno verso la piccola, ma anche dal suo "egoismo", se tale lo si può definire, nel non voler perdere un'altra persona amata? Chi lo sa. Tuttavia dubitiamo che saranno questi i temi portanti della trama: insomma, di questi argomenti se ne parlerà, ma probabilmente sullo sfondo di qualcosa di più importante. Dagli indizi che abbiamo individuato nel trailer di lancio infatti, abbiamo ipotizzato altre possibili motivazioni dietro al possibile odio provato dalla protagonista. "Li troverò e li ucciderò tutti!", esclama decisa Ellie nel video a un Joel che guarda perplesso i cadaveri disseminati in una casa, presumibilmente appartenenti a membri delle Lucciole. Cosa le hanno fatto di così terribile i Firefly da scatenare quella furia omicida nella ragazza? Della Ellie umana, giovane e inesperta che doveva imparare a cavarsela in situazioni limite, nel nuovo The Last of Us: Part II sembra non esserci più traccia. Inghiottita dalla rabbia e dal dolore e forse moralmente "uccisa" da qualche evento tragico, terribile. La prima ipotesi è che le Lucciole, probabilmente non subito, abbiano trovato l'enclave di Tommy, il fratello di Joel, dove quest'ultimo e la giovane sono andati a vivere. I Firefly potrebbero aver dunque assaltato Jackson County sterminando molti dei suoi abitanti, compreso Tommy e la moglie, scatenando la furia di Ellie che da un lato si sentirebbe in colpa, come causa indiretta della strage. Dall'altra sarebbe infuriata per il legame affettivo che ovviamente la ragazza avrebbe instaurato nel tempo con i cittadini del posto e con il fratello e la cognata di Joel. Questo spingerebbe i due protagonisti (a ruoli invertiti, Ellie la principale, Joel a sostegno) a una caccia all'uomo senza sosta, che inizierebbe dall'uccisione del gruppetto di Lucciole che abbiamo visto nel video di presentazione.
Furia primitiva
Ma sono le altre due ipotesi, seppure terribili e sconvolgenti, a stuzzicare maggiormente e a risultare più credibili a livello di background. Supponiamo per esempio che l'"Easter Egg" inserito all'interno di Uncharted 4: Fine di un Ladro, quello cioè del finto poster di un fumetto intitolato The Last of Us: American Daughters, sia vero. Come vero risultò anni addietro l'indizio che Naughty Dog inserì in Uncharted 3: L'inganno di Drake, sotto forma di giornale che riportava la notizia di un virus mortale che stava diffondendosi rapidamente. E che pertanto sia vera anche l'immagine di quella ragazza col viso nascosto da una maschera antigas che all'apparenza sembrerebbe una Ellie cresciuta, e in dolce attesa.
Ebbene, e se durante l'attacco delle Lucciole a Jackson County, l'enclave di Tommy, la povera Ellie perdesse il bambino che portava in grembo oltre alle persone a lei care? O peggio ancora, e se gli attaccanti la ferissero mortalmente (ecco il perché della cicatrice sul volto, che dalle immagini sembra "vecchia") e la portassero via, riuscendo a farla partorire per rubarle poi il nascituro convinti che forse dai suoi geni si possa ricavare una cura contro gli effetti del Cordyceps, abbandonando la ragazza moribonda al suo destino? Un destino, la morte, a cui Ellie riuscirebbe a sfuggire e che la porterebbe poi a incamerare quel profondo odio che la condurrebbe alla ricerca dei rapitori. In The Last of Us, concetti come "bene" e "male" sono piuttosto astratti, e non potrebbe essere altrimenti visto il contesto. Giocando al primo capitolo l'utente si è interrogato spesso su quando un'azione smetteva di essere corretta per diventare sbagliata e se Joel fosse in fondo un uomo davvero buono. E quasi mai riusciva a stabilirlo in maniera definitiva: il protagonista ha un suo senso morale, di giustizia, ma non disdegna di torturare e uccidere. Quindi tutto quello che Ellie farebbe da lì in poi, sarebbe "giustificato". Qualcuno potrebbe però obiettare che a giudicare da quanto emerso in questi anni, Ellie dovrebbe essere gay e che nel suo mondo post apocalittico difficilmente troverebbe, e forse avrebbe voglia perfino di cercare, un laboratorio per la fecondazione assistita. Ma in realtà chi può saperlo con certezza? In fondo la natura umana è talmente complessa che nessuno può stabilire nulla, limitare o confinare sentimenti come l'amore al sesso di un individuo. Magari quindi Ellie all'epoca del bacio con Riley era solo una adolescente confusa, in cerca di quell'affetto, quell'amore che non aveva mai ricevuto e che, come scritto, prescinde dal tipo di sesso. Oppure è bisessuale o davvero omosessuale, ma può aver magari provato attrazione una volta nella vita per un uomo. Lo ribadiamo, l'amore è un sentimento che esula da ogni "limite" fisico, che non fa distinguo di sessi: nasce, si sviluppa e pervade il cuore e l'anima delle persone, punto e basta.
Figlio dell'odio
A meno di non considerare la terza e più violenta ipotesi: quella cioè che Ellie sia stata vittima di uno stupro. Ellie potrebbe infatti essere finita nelle mani di un gruppo di delinquenti comuni o di Firefly desiderosi di vendetta, anche estrema e subdola. In un mondo in cui le teorie darwiniane sulla brutalità della selezione naturale, dove il più forte sopravvive al più debole, in cui la logica, la moralità, la legge della civiltà ha lasciato il posto ai più brutali istinti primordiali dell'essere umano, non ci sarebbe da stupirsi di nulla. Così, dopo averla picchiata e ferita apparentemente mortalmente al volto, come si evince sempre dalla profonda cicatrice sul viso, approfitterebbero di lei lasciandola poi sul terreno convinti che stia per morire. Ellie invece sopravvivrebbe, portando fuori di sé il marchio dell'affronto subito, la cicatrice, appunto, mentre dentro di sé il frutto del "dolore".
Un sentimento che però pian piano cambierebbe con i primi concreti segnali di vita provenienti dal grembo, e che si trasformerebbe anche in amore materno. Sentimenti contrastanti che la tormenterebbero e l'accompagnerebbero per mesi, temprandone un carattere a quel punto duro, malinconico. E in tal senso, forse a prescindere dai tre scenari che abbiamo esposto, perfino il tatuaggio esibito dalla ragazza sul braccio sempre nel trailer di annuncio di The Last of Us: Part II potrebbe avere riferimenti a certi aspetti della trama. Alcune famiglie dell'insetto rappresentato nel tatuaggio di Ellie, infatti, in certe culture viene identificato come un presagio di morte o di un'anima che non trova pace, ma in altre come simbolo di trasformazione e di ricerca della luce. Tutti e tre aspetti che calzerebbero a pennello per la nuova figura di Ellie, che da un lato non troverebbe pace dentro di sé per quanto avrebbe subito, desiderosa quindi di dare la morte ai suoi nemici, ma al contempo nella sua trasformazione aspirerebbe a ritrovare una certa serenità. Tuttavia sarà difficile, sinceramente, che Naughty Dog voglia spingersi così in là con certi argomenti, soprattutto per una questione di immagine e beghe varie, e per evitare tutta una serie di polemiche e attacchi gratuiti che siamo certi la produzione subirebbe da più parti, già solo a sentir parlare di stupro. Senza nemmeno conoscere la storia, l'ambientazione, i fatti narrati e un evento virtuale che non sarebbe fine e a se stesso, ma che servirebbe a sottolineare da un lato la brutalità, come scritto, di un mondo allo sfacelo, dall'altro i motivi scatenanti di una (presumibile) violenza inaudita da parte della protagonista, desiderosa di vendetta. Basti pensare, in tal senso, a come vennero trattati dalla stampa generalista e da alcune associazioni femministe il reboot di Tomb Raider e i suoi sviluppatori, Crystal Dynamics. Ricordate? Le prime immagini di una Lara Croft gonfia e sporca di sangue suscitarono non poche polemiche. Anche a causa delle voci di un presunto stupro che si vociferava avrebbe subito il personaggio (voci infondate). Il gioco venne accusato da diverse associazioni femministe di incitare alla misoginia e alla violenza. Crystal Dynamics respinse le accuse, e spiegò che la loro intenzione era solo di offrire un'esperienza di gioco intensa, drammatica e appassionante. Con una donna costretta da fattori esterni a cambiare e a combattere per la propria sopravvivenza o per un radicale desiderio di vendetta. Come in fondo dovrebbe essere la Ellie di The Last of Us: Part II, in relazione alle tre ipotesi che abbiamo formulato o qualunque saranno i motivi alla base della sua rabbia.