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I segreti di EnD Gaming

Il miglior team italiano di Rainbow Six Siege ci racconta ragioni e segreti del suo successo

SPECIALE di Umberto Moioli   —   29/12/2017

Di recente abbiamo avuto la possibilità di raccontarvi quanto positiva fosse stata l'esperienza di assistere al torneo di Rainbow Six Siege tenutosi nel corso del Torino Xmas Comics and Games. Un'occasione per fare il punto sullo stato di salute del gioco, mai in discussione e sorprendente in quanto ad entusiasmo e partecipazione in Italia, ma anche per capire i valori e le prospettive dei team attivi nel Bel Paese. La conferma di End Gaming come protagonista assoluto non è stata sorprendente, il buon livello mostrato da alcuni dei team chiamati a competere ci ha invece lasciato sensazioni positive per il futuro del movimento. Passato qualche giorno, facciamo il punto su quanto successo proprio con i protagonisti di quella giornata.

Parola al capitano

Iniziamo con una lunga chiaccherata con Matteo "Torok" Bellotti, capitano di EnD Gaming e protagonista di tante vittorie. Con lui abbiamo potuto approfondire sia l'aspetto più ludico della sua esperienza con gli e-sport, sia quello mentale.

Come ti alleni? Quante ore al giorno e con quali modalità?
Rainbow Six Siege è un gioco principalmente di squadra, il che presuppone che per allenarsi si debba essere in cinque, una squadra intera. Ciò però non è sempre possibile e bisogna quindi abituarsi a giocare da soli o in un piccolo gruppo. Il pomeriggio dunque, in solo o con qualche membro della squadra, si giocano partite classificate in cui ci si allena a prendere maggiore confidenza con il proprio operatore , nonché a muoversi per la mappa e tenersi allenati a livello di mira e negli 1v1. La sera è il momento decisivo in cui ci si ritrova tutti insieme. Tramite i contatti con il coach o giocatori di altre squadre ci si organizza per una partita di allenamento detta "scrim", della durata solitamente di un paio d'ore, qui ci si adopera per provare le strategie preventivamente preparate dai singoli membri del team e si simula una partita di torneo vera e propria, con le stesse regole e impostazioni della partita.

Come ti sei avvicinato a Rainbow Six: Siege e con quali esperienze di gioco e nel campo degli e-sport?
Ho iniziato a giocare a Siege pochi giorni dopo la data di rilascio, circa due anni fa. All'epoca giocavo molto a Planetside 2, un FPS molto diverso in quanto a numeri e ambientazione, ma altrettanto complesso. Riguardo Siege, già dal trailer di gioco avevo capito quanto unico e interessante fosse e così mi è bastato davvero poco per innamorarmene. La feature che più mi ha colpito è indubbiamente la distruttibilità degli ambienti e la sensazione di ricompensa delle perforazioni (in inglese "wallbangs"). La mia prima esperienza con gli e-sport è invece avvenuta quando avevo 14 anni e frequentavo una sala LAN: qui il gioco per eccellenza era Counter Strike e le gli scontri tra i vari clan all'ordine del giorno. Counter Strike non mi prese e andai per la mia strada videoludica, ho comunque giocato un poco di League of Legends competitivo in Season 1, arrivando al Romics con un esito disastroso: capii che se volevo fare qualcosa su LoL avrei dovuto impegnare il quintuplo del tempo e che non faceva al caso mio. Con Rainbow Six Siege invece è stato amore a prima frag.

I segreti di EnD Gaming

In cosa reputi Rainbow Six Siege superiore ad altri titoli simili?
L'unico titolo simile che riesco a menzionare è CS:GO e solo sulla base del suo focus sul competitive, per il resto sono due giochi davvero diversi. CS è il classico e il vecchio, Rainbow Six Siege è il moderno e il giovane, eppure non è Call of Duty, davvero troppo arcade per i miei gusti. Rainbow Six è il giusto compromesso tra sparatutto arcade e realismo tattico che lo rende davvero unico nel suo genere e per questo inimitabile. La scelta di avere degli operatori in gioco secondo lo stile degli eroi di un MOBA si è rivelato vincente per garantire un futuro al titolo, così sempre capace di innovarsi e di migliorarsi dopo ogni stagione mantenendo alto l'interesse nei giocatori stagionati e giovani insieme. Tutto sommato Siege è uno splendido gioco al passo coi tempi, sicuramente un modello studiato da tante altre aziende.

Quale è stata la chiave della vittoria a Torino? Avete provato strategie o soluzioni inedite?
Direi che non siamo usciti dagli schemi in quanto a nuove "strategie" o "tattiche", semmai non siamo stati abbastanza bravi ad applicarle nelle prime due mappe con tanti errori anche grossolani. Ciò in cui siamo riusciti è stato senza dubbio il saper mantenere i nervi saldi, frutto di tanta esperienza in Europa contro avversari spesso più forti e preparati che ci hanno dato tanto filo da torcere. Da questa esperienza abbiamo appreso come reagire, così abbiamo ottenuto la vittoria sulla seconda mappa e man mano che andavamo guadagnando in concentrazione e momentum il team avversario andava perdendo terreno e forse entusiasmo. Avendo poi ascoltato il feedback dei miei compagni c'è da ammettere che quei due round clutch miei e di Hunter su Kafe pare abbiano rinvigorito di molto lo spirito della squadra e forse mandato in confusione gli avversari. Per questo motivo una finale "best of five" si configura come una gara di nervi oltre che di tattica e allenamento, non c'è spazio per pensieri come "sono stanco" o "questa è la mia prima LAN, sono agitato".

Vedi nella scena competitiva di Siege una possibilità professionale per il tuo futuro?
C'è una frase che gira di questi tempi, tradotta suona più o meno così: "nato troppo tardi per esplorare la Terra, nato troppo presto per esplorare lo spazio". Se volessi riportarla all'ambito degli e-sport in Italia non colpirebbe molto distante dal centro: è chiaro a chiunque che al momento in Italia, con la sola vincita anche per un primo posto di un torneo di questo livello, decisamente alto, non vi è un corrispettivo adeguato pari all'ammontare di tempo e risorse spesi dai partecipanti per arrivarci. Avendo detto questo i segnali di speranza ci sono e per questo sono grato a tutte le organizzazioni e alle persone dietro di loro per averci dato l'occasione di dimostrare come team EnD la qualità mia e dei miei compagni. Ricorderò sempre le parole di Alexandre Remy, brand director di Rainbow Six Siege per Ubisoft Montreal: "bravi ragazzi, non ci aspettavamo granché (da voi italiani) e ci avete saputo sorprendere", in risposta alla nostra performance capace di strappare l'unico 5-0 su una mappa nelle prime due giornate di ProLeague tenute a Katowice in Polonia contro il favorito team francese Epsilon. I segnali ci sono, le persone in grado di spingere per la scena italiana altrettanto, bisogna crederci. Se poi questa possa diventare un'esperienza professionale per me o per chi verrà dopo di me io questo non lo so.

I segreti di EnD Gaming

C'è qualcosa che gli e-sport ti hanno insegnato che ti è tornato utile nella vita di tutti i giorni?
Questa è una domanda interessante, soprattutto nel caso in cui si voglia tentare di far riconoscere l'impegno e l'attività di chi come me, senza girarci tanto attorno, passa gran parte delle sue giornate seduto davanti a uno schermo. L'immagine è brutta ma vera. Per rispondere a questa domanda penso sia necessario capire che cosa sia un e-sport per la quotidianità di chi lo pratica, vediamo allora differenze e somiglianze tra un lavoro e un fantomatico e-sport. Per cominciare pensiamo al tempo impegato: ora vorrei che per favore, voi che mi leggete, tralasciaste per un attimo il pregiudizio per cui chi gioca sta per l'appunto giocando e quindi la sua attività non possa essere chiamata lavoro. Okay se riuscite a tenere a mente quest'abominazione che vi ho chiesto, riflettete un attimo su questa prossima constatazione. Un nerd non ha un "limite" giornaliero al tempo che può investire in tale e-sport. Ora cosa significa questo? Che qualche nerd non ha una vita sociale? Probabile. Che qualche nerd dovrebbe impegnare meglio il suo tempo? Altrettanto probabile, ma discutibile. Bene, abbiamo superato il momento stereotipi, traiamo una conclusione. Se il tempo disponibile per i vari giocatori da investire in un dato videogioco e-sport è virtualmente illimitato, ne consegue che chi ci metterà più tempo e impegno sarà avvantaggiato rispetto ai suoi avversari. Il discorso si complica per un gioco di squadra come Rainbow Six Siege, in cui non solo contano gli sforzi del singolo, ma la capacità di costui di portare la propria persona in un ambiente molto intimo e intenso come il clima di squadra, dove far conto non solo delle proprie qualità come giocatore, ma dimostrare anche capacità di saper lavorare in un team. Le complicazioni sono molteplici, ma una cosa mi è chiara dalla mia esperienza: non avrei problemi a lavorare o avere a che fare con persone che la pensano diversamente da me e saprei adeguarmi per raggiungere soluzioni che beneficino ad entrambe le parti. Detto altrimenti, giocare competitive in un gioco come Rainbow Six Siege richiede e sviluppa tutta una serie di "soft skill" non dissimili da quelle che potrebbero essere richieste nei più disparati ambienti lavorativi in seno ad un'azienda o ad un organizzazione. Problem solving, analisi accurata e oggettiva di molte situazioni che passano dal livello strategico dello sviluppare tattiche da usare poi in gioco, alla gestione stessa dei documenti e il research & development di strumenti che aiutino in questo come l'utilizzo di Excel.

Viceversa, il tuo background di studio e/o lavoro ti ha aiutato nell'eccellere nel gaming?
Da laureato in filosofia devo dire che la possibilità di ritagliarmi il tempo per lo studio e seguire le lezioni universitarie si è sposato molto bene con la possibilità di avere un'adeguata disponibilità di tempo da dedicare al gioco. Sicuramente dal corso di laurea scelto ho imparato ad apprezzare la complessità di qualsiasi realtà mi si ponga innanzi, come lo è certamente quella degli e-sport presente in Italia, nonché le difficoltà che incontrano giornalmente tutti i suoi partecipanti e supporter, che dire, sono sicuramente contento della mia squadra e di me stesso, ma in un gioco competitivo come Rainbow Six Siege c'è sempre spazio per migliorare, e dunque tempo richiesto per allenarsi.

I segreti di EnD Gaming

Ci sono consigli che vuoi dare a chi vorrebbe avvicinarsi alla scena e-sport di Rainbow Six Siege da giocatore?
Che vogliate o meno perseguire o anche solo tentare il "competitive" di Siege, vi consiglio di partire fin da subito nel formarvi delle buone fondamenta di gioco. Per quanto riguarda meccaniche e strategie di base, non dovreste far altro che seguire su Twitch i giocatori italiani che già si cimentano nel competitive, per imparare intanto a giocare da loro, dopodiché seguite e guardate le partite internazionali di Challenger e Pro League, offrono un eccellente intrattenimento ma soprattutto forniranno il modello da cui copierete le vostre prime difese e attacchi, prima di sviluppare eventualmente le strategie uniche al vostro team. Buona fortuna a tutti!

Dietro le quinte

A margine delle parole scambiate con Matteo, abbiamo anche potuto sottoporre una manciata di quesiti allo staff che, da dietro le quinte, segue e propizia gli ottimi risultati di EnD Gaming. Una posizione meno appariscente rispetto a quella dei giocatori ma ugualmente fondamentale per propiziare tanti successi.

Come valuti la scena competitiva italiana?
La scena competitiva italiana ha sicuramente compiuto dei passi avanti negli ultimi anni, nuove organizzazioni e competizioni sono nate e in generale nuovi sponsor hanno investito nel settore dando linfa a ciò che ora sembra realmente destinato a una crescita ingente nei prossimi anni.

Cosa manca (se manca qualcosa) all'Italia rispetto ad altri Paesi?
Il problema dell'e-sport in italia (e parlo di tutti i vari giochi non solo Siege) è la mancanza di serietà. Non viene preso come un'attività seria come in altri paesi, e per questo c'è un numero ristretto di giocatori. E di questi pochi giocatori sono una piccolissima parte quelli che hanno voglia di dedicarsi come fosse un lavoro o uno sport agonistico. La situazione sta migliorando ma non abbastanza velocemente rispetto a paesi come la Germania o la Francia.

Quali sono le sfide principali nella gestione di un team?
La sfida più grossa nel gestire un team di alto livello è riuscire a contenere l'ego dei giocatori, cercandogli di spiegare che per quanto possono essere bravi o skillati si vince e , soprattutto , si perde di team. Cercare di fare andare d'accordo cinque personalità diverse che sono a tanti chilometri di distanza uno dall'altra non è facile. Fortunatamente gli incontri dal vivo, come LAN e bootcamp, aiutano tanto ad avvicinare le persone.

I segreti di EnD Gaming

In ambito italiano EnD Gaming è una realtà di successo, quali sono i vostri prossimi obiettivi?
I nostri obbiettivi attuali sono tutti concentrati sull'Europa. Siamo al momento nella top 16 della ladder dell'Invitational che ci porterà a gennaio ai difficilissimi playoff per i 2 posti disponibili per l'Europa. Sfida molto, molto difficile ma non impossibile. Il nostro obbiettivo principale è quello di tornare in Pro League entro il prossimo anno.

Come alleni e gestisci il team di giocatori? Avete una schedule giornaliera / settimanale di allenamenti?
Per quanto riguarda gli allenamenti giochiamo praticamente tutte le sere dopo cena con altri team di tutti i livelli, per provare nuove strategie e raffinare quelle già esistenti. Purtroppo i top team europei hanno degli orari di training da noi non sostenibili al momento (per alcuni di loro è un vero e proprio lavoro) ma stiamo cercando di fare il meglio possibile con quello che abbiamo a disposizione.