Quando l'obiettivo è quello di vincere, guerra e gioco si fanno sorprendentemente simili, se non altro osservando la questione dal punto di vista concettuale. Sul campo, là dove a dominare sono le armi, la faccenda prende una piega decisamente più drammatica ed è una fortuna che l'esperienza in merito di molti di noi non vada al di là di quelle simulazioni tridimensionali che chiamiamo videogiochi. Ed è giusto chiamarli così benché il crescente grado di fedeltà delle immagini alimenti sempre più la polemica sulla legittimità del riprodurre per diletto una guerra sempre più realistica, tanto da scatenare anche l'ira di chi vorrebbe la massima fedeltà, in rispetto di quanto realmente accaduto. Ma stiamo comunque parlando di videogiochi che spesso sfruttano scenari di grande impatto per esaltare meccaniche che di reale hanno ben poco e per raccontare una storia tutta loro. Una storia spesso piena di inesattezze e inavvicinabile al dramma della guerra, ma che può comunque regalare momenti di rara intensità quando riesce a raccogliere quanto di buono, terribile e imponente può rappresentare un evento come la Seconda Guerra Mondiale. Non è un caso che il più grande scontro militare della storia sia l'ossatura di innumerevoli sparatutto in prima persona di grande successo, incluso quel Call of Duty WWII che ha incassato parecchio riportandoci in Normandia, pur non ci ha raccontato nulla di nuovo. Proprio per questo ci siamo messi a pensare alle innumerevoli battaglie che hanno segnato l'ultimo conflitto su scala mondiale, come quella di Dunkirk recentemente protagonista di un film che tra l'altro questo mese è disponibile su Infinity, e che non ci dispiacerebbe vedere negli sparatutto in prima persona del futuro tra i quali speriamo di vedere presto anche un Battlefield: Bad Company 3 .
Nuovi orizzonti di gloria
La Seconda Guerra Mondiale ha toccato ben quattro continenti coinvolgendo le truppe di tutti e cinque in scontri che si sono consumati in Europa, Africa, Medio Oriente, Cina, in buona parte del sud-est Asiatico e in tutti e quatto gli oceani che bagnano le coste del nostro pianeta. Stiamo parlando di decine e decine di battaglie combattute per aria, mare e terra da centinaia di migliaia di soldati costretti a sopportare ogni condizione climatica immaginabile, spesso senza avere nessuna idea di quali sorti stesse prendendo il primo e unico conflitto in cui l'uomo è arrivato a utilizzare una bomba nucleare. E nel mezzo del caos anche gli italiani hanno affrontato il gelo sovietico, arrivando a un passo da quella Stalingrado che oggi si chiama Volgograd e che abbiamo già visto nei primi due Call of Duty e in Red Orchestra 2. Ma sul fronte orientale c'è stata un'altra battaglia, forse ancor più decisiva, che ha influenzato il corso del conflitto causando, alle porte di Leningrado, una delle peggiori sconfitte dell'esercito nazista. Obiettivo di un attacco lampo, la coriacea città ora conosciuta come San Pietroburgo ha sopportato un assedio durato due anni e cinque mesi, proteggendo la sede della flotta russa del Baltico al costo di ben oltre un milione di vittime accertate tra i soli militari tedeschi e russi. In uno scenario del genere le possibilità sono infinite e vanno dalle battaglie di grande respiro di Battlefield, fino all'azione frenetica di Call of Duty che potrebbe prendere ispirazione da quanto di buono fatto con lo spettacolare secondo capitolo della serie. Potrebbe invece proporre qualcosa di nuovo con un altro scontro estenuante che abbiamo già visto in Battlefield e Medal of Honor, ma che meriterebbe senza dubbio più attenzione.
La famosa salita verso i resti dell'abbazia di Montecassino è solo una goccia in un massiccio scontro che ha coinvolto una lunga valle, bloccando per ben cinque mesi l'intero contingente comandato dal generale Clark. Reduce dal successo di Salerno il condottiero si è letteralmente lanciato verso Roma per consolidare la posizione nello stivale e godere dei giusti tributi, ma tra valutazioni ottimistiche, polemiche con i vertici di comando e resistenza del nemico, per porre fine al blocco si sono rese necessarie tre sanguinose battaglie, infiniti bombardamenti, la distruzione completa dell'abbazia e sofferenze interminabili per innumerevoli civili tra l'altro costretti a vivere in buchi scavati nelle montagne. Certo, c'è il rischio di dover affrontare polemiche trattando a fondo un argomento del genere, ma anche il solo scenario offre spunti per mettere insieme una campagna di tutto rispetto e mappe multigiocatore diverse dal solito. Come potrebbero esserlo anche quelle della Battaglia di Hong Kong, meno sanguinosa di altre ma molto importante visto il coinvolgimento dell'Impero Britannico e del Canada che si sono ritrovati sotto attacco, in una posizione strategica, nonostante il Giappone si fosse dimenticato, per la seconda volta nello stesso mese, di dichiarare ufficialmente guerra a un nemico. La rappresentazione degli effetti di Pearl Harbour, però, l'abbiamo già visti sia in Medal of Honor che in Battlefield, al contrario del miracolo di Dunkerque che negli sparatutto in prima persona non ha ancora avuto spazio.
La grandezza nella sconfitta
Con la battaglia di Dunkirk, conosciuta anche come operazione Dynamo, un occidente addormentato ha dovuto fare i conti con la potenza nazista, una forza che è stata capace di spezzare in due le forze francesi in soli dieci giorni inchiodando 400.000 soldati alleati lungo la costa nord di Francia e Belgio. Ed è stata una vera e propria operazione lampo quella che ha messo una seria ipoteca sulla guerra, anche grazie alle tonnellate di armamenti abbandonate dai fuggitivi, e che non si è trasformata in massacro solo grazie a un eccesso di cautela degli aggressori il cui tentennamento ha dato modo al Regno Unito di organizzare, coinvolgendo ogni imbarcazione civile o militare disponibile, un'evacuazione di proporzioni titaniche. Da questa evacuazione miracolosa ha preso vita il celebre film di Nolan che tra linguaggio visivo e impiego di mezzi di ogni genere ci ha messo subito in testa la pulce di una possibile trasposizione nello stile di Battlefield. Anche in questo caso, però, non mancano alternative altrettanto interessanti, battaglie meno conosciute ma che per un motivo o per l'altro hanno avuto un ruolo chiave. Per Cina e Giappone, per esempio, la Seconda Guerra Mondiale è cominciata nel luglio del 1937 per fondersi con quella combattuta dal resto del mondo con l'attacco nipponico a Pearl Harbor che ha tirato in campo gli Stati Uniti. Un evento distruttivo che tra l'altro ha visto gli americani subentrare ai russi nel sostegno alla Cina, uno stato dichiaratamente comunista.
Davvero niente male come spunto, tenendo tra l'altro delle particolarità geografiche che ci porterebbero in un ambiente decisamente poco abusato, almeno in relazione alla Seconda Guerra Mondiale. E potremmo dire qualcosa di simile anche nel caso di Creta che è stata teatro di una delle operazioni più ambiziose dell'operazione di conquista nazista. Difesa anche da soldati inglesi, l'isola di importanza strategica è stata conquistata con l'impiego, per la prima e ultima volta nella storia tedesca visto il gran numero di vittime, di un massiccio contingente di paracadutisti il cui impiego ha permesso la rapida conquista degli aeroporti e ha messo fine alle manovre di conquista della Grecia da parte dell'Asse. Non male come spunto, anche se Medal of Honor: Airborne ci ha già parlato di forze aviotrasportate mentre non ci ha mai parlato della drammatica rivolta di Varsavia, che ha prodotto fin troppi martiri ed eroi, o di un'altra battaglia in cui a distinguersi sono stati ufficiali e soldati italiani. Il luogo è Cefalonia e la data è l'8 settembre 1943, quando lo scombinato armistizio tra italiani e alleati lascia buona parte della penisola nel caos. Qualcuno ripara nella Repubblica Sociale, qualcuno si trova a dover affrontare grossi contingenti nazisti. Quest'ultimo è il caso dell'isola greca dove il contingente italiano, nonostante le pressioni di alcuni ufficiali, ha deciso di non arrendersi ai nazisti. Da lì una battaglia memorabile culminata in un eccidio e nel massacro dei deportati per mezzo di siluri e mine alleate per una storia che meriterebbe di essere raccontata, a partire magari dal paradossale epilogo che si è consumato durante il processo di Norimberga, anche piegando il capo alle inevitabili licenze di un videogioco.