Disponibile da alcuni giorni su PC, PlayStation e Xbox, Atomic Heart è la concretizzazione di un progetto parecchio ambizioso, quello di un team di sviluppo russo all'esordio assoluto eppure convinto di poter realizzare un action shooter in perfetto stile BioShock Infinite, dotato di un comparto narrativo e di un'ambientazione affascinanti, nonché di un gameplay all'apparenza terribilmente solido.
Diciamo subito che alcuni di questi obiettivi Mundfish li ha effettivamente raggiunti, e non era affatto scontato immaginare che ci riuscisse davvero: pubblicare il gioco in contemporanea su cinque piattaforme, munirlo di una grafica e una direzione artistica davvero convincenti (al netto di qualche inevitabile ingenuità), e infine aggiungere addirittura il doppiaggio in diverse lingue, incluso l'italiano, con un Francesco Rizzi ancora una volta mattatore assoluto.
Dopo la recensione su console, abbiamo provato la versione PC di Atomic Heart per scoprire come si comporta il titolo sulla piattaforma Windows, ed ecco le nostre impressioni.
Il gioco
Se avete letto la nostra recensione di Atomic Heart, saprete che il gioco è ambientato in un 1955 alternativo in cui l'Unione Sovietica, dopo aver trionfato durante la seconda guerra mondiale, ha bruciato le tappe dello sviluppo industriale per diventare una potenza assoluta e moderna. Protagonista della storia è il maggiore Sergey Nechayev, che viene invitato dal suo amico e salvatore, il Dottor Sechenov, presso la Struttura 3826.
Si tratta di un gigantesco insediamento interamente controllato dai robot: un esempio concreto e spettacolare di quanto sia avanzata la tecnologia a disposizione dell'URSS, principalmente grazie al lavoro di Sechenov sulle intelligenze artificiali, gli androidi e i polimeri programmabili. Ebbene, il nostro personaggio è stato chiamato in occasione del debutto del Kollektiv 2.0, la versione rinnovata e ancora più sofisticata della rete neurale che coordina il comportamento di tutti i robot, ma qualcosa va terribilmente storto.
Sembra infatti che qualcuno abbia sabotato il sistema, attivando in pratica una modalità difensiva che impone a tutte le macchine presenti all'interno della struttura di attaccare gli esseri umani, e Nechayev, nome in codice Agente P-3, non fa eccezione. Grazie tuttavia al suo addestramento militare e al supporto di un guanto ai polimeri munito di una simpatica intelligenza artificiale, Charles, riesce a sopravvivere e viene incaricato da Sechenov di risolvere la situazione.
Durante le fasi introduttive i riferimenti a BioShock Infinite sono palesi e si estendono ad alcune delle soluzioni adottate da Mundfish sotto il profilo del gameplay, con la mano sinistra del protagonista, quella munita del guanto ai polimeri, in grado di apprendere nuove capacità da utilizzare in battaglia o per la risoluzione di enigmi ambientali, nel corso di una campagna la cui durata si attesta sulle quindici ore laddove si proceda abbastanza spediti, ignorando il contorno.
L'impianto, pur evidentemente derivativo, funziona bene e si rivela solido, dando vita a scontri viscerali, caratterizzati da una grande intensità e da un grado di sfida non indifferente, anche per via di alcuni risvolti survival che pongono un chiaro limite alle munizioni e ci obbligano a ricorrere ai metodi di una volta per eliminare gli avversari. Peccato capiti spesso e volentieri di inciampare, letteralmente, fra le pieghe di un level design che pone fastidiosi ostacoli ai nostri movimenti, conducendo a game over immeritati e immancabilmente accompagnati da frustrazione.
Il passo più lungo della gamba Atomic Heart lo compie anche in merito al suo open world, ostico da fruire e dunque percepito come un'occasione mancata più che come un'effettiva risorsa al servizio dell'esperienza, che comunque quando resta nei più congeniali binari di un'azione pressoché lineare conferma di avere tanto da dare e da dire, specie laddove si scenda a patti con gli spigoli dettati dalle ingenuità del team di sviluppo.
La versione PC
Partiamo col dire che la versione PC di Atomic Heart si presenta al lancio con una mancanza importante, una delle promesse non mantenute a cui facevamo riferimento nell'introduzione dell'articolo: pur essendo stato spesso pubblicizzato in tal senso, anche in collaborazione con NVIDIA, il titolo di Mundfish è attualmente privo del supporto al ray tracing, feature che verrà introdotta solo più avanti attraverso un aggiornamento.
Come purtroppo accade con una certa frequenza sulla piattaforma Windows, si assiste dunque al debutto di prodotti privi di funzionalità di una certa rilevanza, che verranno inevitabilmente giocati nello stato in cui si trovano dalla stragrande maggioranza delle persone per poi essere eventualmente recuperati, magari per una seconda run, quando finalmente gli sviluppatori avranno posto rimedio alla mancanza.
È un peccato, perché al di là di questo pur importante intoppo, il team russo ha fatto un lavoro davvero convincente sul piano dell'ottimizzazione, e sembra quasi una beffa che questo impianto così efficiente e ben organizzato non possa essere messo fin da subito al servizio di un'effettistica avanzata, visto che riuscirebbe probabilmente a supportarla molto bene, o almeno è questa l'idea che ci siamo fatti osservando le prestazioni del gioco su di un PC munito di processore Intel Core i5 13500, 32 GB di RAM e una RTX 3070.
Impostato a 2160p e con tutte le regolazioni al massimo, Atomic Heart gira infatti su questa configurazione a ben oltre 80 fps: un avanzo prestazionale importante rispetto ai 60 fotogrammi a cui generalmente si aspira per questo genere di esperienze in prima persona, specie considerando la risoluzione a 4K reali e l'uso dei preset Ultra per ogni singola voce. Certo, ci sono poi dei momenti in cui il motore grafico viene messo alla prova e si scende sotto detta soglia psicologica, ma è possibile correre ai ripari in due modi.
Il primo, più semplice e immediato, è quello di ricorrere al DLSS o all'FSR, entrambi supportati nativamente dal titolo targato Mundfish e capaci di produrre risultati estremamente simili. Impostando queste tecnologie con preset "qualità", infatti, si ottiene una resa che è in effetti impossibile distinguere dai 2160p effettivi, ma che si spinge fino a 120-130 fps sulla nostra configurazione di prova; numeri peraltro destinati ad aumentare con una RTX serie 4000, vista la presenza della funzione Frame Genetation. Lo ripetiamo: proprio per questo è davvero un peccato che non fosse presente il ray tracing al lancio.
Il secondo metodo è invece quello di effettuare regolazioni di fino, magari abbassare lievemente l'antialiasing (che su di uno schermo Ultra HD e con una risoluzione a 4K potrebbe notarsi appena) o sperimentare con gli altri preset al fine di eliminare le incertezze e gli stutter che vanno a caratterizzare le scene più movimentate della campagna, in particolare quelle che si svolgono all'aperto e che richiedono dunque all'engine un impegno extra.
Da questo punto di vista, fortunatamente, le opzioni non mancano e testimoniano un'eccellente capacità di scalare l'esperienza anche sui PC di fascia media. Oltre alla già citata risoluzione e all'immancabile sincronia verticale, è infatti possibile modificare le voci relative agli fps massimi (fino a 300), alla qualità delle animazioni, alle ombre normali e diffuse, agli effetti grafici, al numero di oggetti sullo schermo, ai materiali, alla nebbia volumetrica, al post-processing, alle texture, al filtro anisotropico, ai modelli, alla densità della vegetazione.
Atomic Heart effettua la pre-compilazione degli shader al primo avvio: un'abitudine che fortunatamente sempre più produzioni stanno assumendo, che richiede pochi minuti di attesa a seconda del processore utilizzato ma che va a limitare le problematiche legate allo stuttering. In questo caso il gioco si spinge oltre, aggiungendo ottimizzazioni sulla base dell'uso di un disco a stato solido o meccanico.
Infine una nota per la versione nostrana: il doppiaggio in italiano è presente ed è ottimo, come già accennato, ma su PC potrebbe non risultare selezionato di default e dovrete dunque ricordarvi di attivarlo manualmente.
Considerazioni finali
Atomic Heart è un gran bel gioco ma con alcuni difetti importanti, che gli impediscono di imporsi come probabilmente meriterebbe. Non c'è dubbio infatti che il lavoro svolto da Mundfish sia stato sorprendente, tutto considerato, e senz'altro in grado di offrire un'esperienza affascinante, coinvolgente e impegnativa a chi aspettava da tempo di poterci mettere le mani sopra, anche e soprattutto su PC.
Sulla piattaforma Windows il titolo si comporta decisamente bene, include tante regolazioni e risulta ben scalabile, sebbene la varietà delle situazioni rappresentate sullo schermo richieda di impostare tutto perché ci sia un ampio avanzo prestazionale, così da non incorrere in spiacevoli rallentamenti proprio nel mezzo di un furioso combattimento all'aperto.
Peccato per il ray tracing, che speriamo arrivi in fretta e che potrebbe donare alla già riuscita componente estetica di Atomic Heart uno spunto ulteriore.