La BlizzCon 2024, l'evento attorno al quale è sempre orbitata la produzione di Blizzard Entertainment, non si farà. A comunicarlo è stata la compagnia attraverso un post sul suo blog poi condiviso anche sulla piattaforma X, dove ha generato un maremoto di lamentele: proprio quest'anno, infatti, si sarebbe dovuto festeggiare il trentesimo anniversario di Warcraft e il ventesimo del MMORPG World of Warcraft, titolo che in questo preciso momento sembra destinato a trainare la quasi totalità degli sforzi della compagnia.
Dopo un'edizione 2023 della kermesse che è orbitata prevalentemente attorno al ritorno dello scrittore Chris Metzen e all'annuncio del futuro del MMORPG, ma piuttosto tiepida sul fronte delle altre proprietà intellettuali della casa, è piuttosto semplice immaginare dove risiedano le ragioni della cancellazione: la fucina di Irvine, al momento, non sembra avere alcun colpo in canna, anzi, si trova probabilmente a vivere uno fra i momenti più delicati della sua storia. Tra ristrutturazioni interne, l'esodo di numerosi creativi, i risultati altalenanti delle sue storiche galline dalle uova d'oro e un futuro che continua a sfuggirle di mano, è il momento di fare il punto della situazione su Blizzard Entertainment.
La notizia della cancellazione della BlizzCon
L'edizione 2023 aveva riportato in auge la BlizzCon dopo il lungo periodo di assenza dovuto alla pandemia globale, ma l'idillio è durato davvero poco. Blizzard ha dichiarato: "Stiamo affrontando quest'anno in modo diverso e abbiamo già esplorato diverse tipologie di eventi in passato, tuttavia ti assicuriamo che non vediamo l'ora di riproporre la BlizzCon in futuro". Dopo aver brevemente ricordato la scaletta di pubblicazioni per l'anno in corso, i portavoce della compagnia hanno affermato di star progettando eventi in presenza sostitutivi prevalentemente per celebrare gli anniversari di Warcraft, rimandando gli utenti a diversi altri appuntamenti previsti nel corso dell'anno e non ancora annunciati. La scelta della cancellazione potrebbe avere tuttavia ragioni ben precise: se da una parte lo scorso anno è stato il primo nella storia a non vedere i biglietti andare esauriti, la selezione di titoli e novità all'orizzonte si presenta al momento piuttosto scarna.
La situazione interna di Blizzard Entertainment
Non è una sorpresa che la struttura di Blizzard Entertainment sia al momento quantomeno traballante: l'ultimo decennio è stato teatro di dozzine di esodi eccellenti che hanno portato alcune fra le firme più pesanti non solo ad abbandonare gli studi, ma addirittura a unirsi alle file della concorrenza; uno degli esempi più attuali è quello di Ben Brode, direttore e creatore di Hearthstone che si è messo alla guida di Marvel Snap, ma merita una menzione anche David Brevik, originario creatore di Diablo assieme ai fratelli Schaefer ai tempi di Blizzard North attualmente coinvolto nel Path of Exile 2 di Grinding Gear Games e ha
partecipato alla convention della compagnia. Di fatto, quasi tutti i nomi di maggior prestigio hanno abbandonato la nave in favore di nuove strade, lasciando un solco che sembra ancora impossibile da sanare.
Nei battiti finali del 2020 la casa di Irvine si è trovata al centro di uno scandalo che ha colpito duramente le azioni di ABK, il tutto a seguito di diverse ondate di licenziamenti; con l'acquisizione da parte di Microsoft, in molti speravano nella cancellazione dei problemi con un colpo di spugna, ma la nuova proprietà - il 25 gennaio 2024 - ha lasciato a casa 1900 dipendenti del ramo Gaming tra cui altri esponenti di Blizzard, mentre lo studio in sé ha tagliato circa 900 persone a fine marzo. Contestualmente, il neo-presidente Mike Ybarra e lo storico capo del design e cofondatore Allen Adham hanno lasciato le proprie posizioni, aprendo un vuoto di potere che è stato rapidamente riempito da Johanna Faries, ex general manager del brand Call of Duty scelta dal colosso di Redmond per impugnare le redini della compagnia. Nonostante ciò, ABK al momento - anche se Blizzard rappresenta probabilmente l'anello più debole - si è dimostrata un tassello fondamentale per i risultati dell'infrastruttura Xbox.
Lo stato dei videogiochi di Blizzard
I problemi più impattanti di Blizzard Entertainment sembrano attualmente quelli sul fronte della progettazione: l'ultima decade è stata infatti caratterizzata dalla cancellazione o dal ridimensionamento di diverse fatiche tra cui spicca Odissey, nome in codice di una IP rimasta in sviluppo dal 2017 e cancellata ufficialmente solo in seguito alla discesa in campo di Microsoft, che a gennaio di quest'anno ha dato l'annuncio al team con una mail interna. Qualcosa di simile era accaduto all'antico Project Titan, anch'esso capace di assorbire risorse e personale per svariati anni salvo poi finire sull'orlo del baratro ed esser salvato dalle forze speciali guidate da Jeff Kaplan, che riuscirono infine a trasformarne lo scheletro in quello che sarebbe divenuto Overwatch. Parlando della cancellazione di Odissey si è fatto riferimento a un lancio originariamente previsto per il 2026 inoltrato, pertanto è plausibile che lo studio non abbia in cantiere alcuna novità sostanziale almeno per i prossimi tre anni.
La pubblicazione più recente è stata quella di Diablo IV, di gran lunga il miglior lancio targato Microsoft e uno dei migliori nella storia della bottega di Irvine: con oltre $600 milioni di ricavi e 12 milioni di giocatori ha centrato in pieno le aspettative di vendita, ma lo stesso non si può dire per la fase post lancio, che rappresentava il nodo più importante di tutto il progetto. Diablo IV è stato strutturato come un grande gioco come servizio con piccole contaminazioni in stile MMORPG, per sua stessa natura strettamente legato a un modello stagionale: per quanto riguarda la sola versione Steam il numero di giocatori ha conosciuto un calo superiore al 80% nei mesi immediatamente successivi alla pubblicazione. Se da una parte all'orizzonte c'è la prima espansione Vessel of Hatred prevista per la fine dell'anno, dall'altra c'è anche il Path of Exile 2 di Grinding Gear Games, erede del progetto capace di dare il colpo di grazia al terzo capitolo della saga di Blizzard.
Il discorso che riguarda Overwatch 2 è invece decisamente più complesso: nonostante i numeri ancora soddisfacenti e legati alla gratuità della formula, l'hero shooter ha dato l'addio a 18 milioni di giocatori dal momento della pubblicazione. Il problema fondamentale dell'IP risiede invece nell'integrità e nel coinvolgimento della base installata: se la comunità di appassionati era una fra le più ricche e coinvolte della storia del medium, oggi è solamente uno spettro di sé stessa. Oggi Overwatch 2 è uno fra i titoli peggio valutati nelle recensioni di Steam, la maggior parte dei fan storici hanno mollato in ragione delle pesanti modifiche apportate al gameplay, la cancellazione dell'attesa modalità storia è stata accolta nel peggiore dei modi, mentre il segmento esport è andato incontro al ridimensionamento che ha ufficialmente ucciso la celebre Overwatch League. Più di ogni altra cosa, ogni singolo eroe aggiunto e tutte le modifiche apportate sono attualmente accolte da feroci ondate critiche.
Hearthstone è invece la più classica delle "sleeper hit", ovvero quelle opere che pur non facendo parlare più di tanto di sé riescono sempre e comunque a portare a casa il risultato. Probabilmente è proprio questa la chiave di lettura corretta per analizzare lo stato attuale di Blizzard Entertainment: se da una parte Hearthstone non ha più una comunità di appassionati attiva e vocale - basti pensare che le ore di contenuti creati sono calate del 90% negli ultimi sei anni - dall'altra continua a compiere il proprio dovere; il problema è che, esattamente come avvenuto sul fronte di Overwatch, il coinvolgimento non basta più per giustificare l'organizzazione di eventi dedicati come la BlizzCon, perché l'attaccamento al marchio ha raggiunto i minimi storici. Molti utenti, in seguito alla cancellazione della kermesse, stanno ripetendo sui principali social che: "Blizzard ha scelto di puntare su un pubblico a cui non interessano i giochi ma solo le mode".
L'unica oasi al riparo da qualsiasi genere di brezza è quella incarnata da World of Warcraft: anche se l'MMORPG sta mostrando stralci degli stessi sintomi dei suoi colleghi sul fronte della comunità, il ritorno di Chris Metzen e soprattutto l'annuncio della Worldsoul Saga - primo ciclo di tre espansioni nella storia del titolo - sono stati accolti con grande calore ed entusiasmo. L'unico problema risiede proprio nella struttura tripartita dei futuri contenuti, che sostanzialmente ha annullato qualsiasi tipo di "effetto sorpresa" dalle parti degli annunci: si sa già che le annate successive a The War Within saranno segnate dalla pubblicazione di Midnight e The Last Titan, lasciando pochissimo spazio per i colpi di scena e, incidentalmente, rendendo molto difficile un'eventuale retromarcia in caso di cattiva ricezione.
Ci sarebbero poi da menzionare Heroes of the Storm e soprattutto Starcraft, ma è ormai evidente che queste IP non facciano più parte delle strategie della casa. Se Heroes of the Storm è stato definitivamente sepolto assieme al desiderio di riappropriarsi del tessuto dei MOBA, lo storico RTS non ha fatto capolino nemmeno per un istante durante la BlizzCon 2023. Anzi, di recente l'ex sviluppatore Jason Hall ha dichiarato che la cavalcatura a pagamento Celestial Steed per World of Warcraft ha prodotto maggiori ricavi netti rispetto alle vendite al lancio di Starcraft 2, cementando ulteriormente l'idea che il tramonto della serie sia stato inevitabile, così come il cambiamento nelle priorità della software house. Bisognerebbe infatti parlare anche di Warcraft Rumble e Diablo Immortal, titoli prettamente mobile simbolo della transizione che sta sfoltendo le file dei fan di vecchia data: i risultati non mancano, ma il pubblico della prima ora non è certamente contento.
Che cos'è oggi Blizzard Entertainment?
La cancellazione della BlizzCon non risponde certamente all'esigenza di Microsoft di centralizzare i suoi eventi né soprattutto all'ottica di risparmiare soldi, dal momento che il biglietto d'ingresso ha un costo di $300 e le partecipazioni hanno sempre oscillato fra le 20000 e le 40000 presenze. Molto probabilmente si tratta di una decisione dovuta alla mancanza di effettive novità da presentare che esulino da piccoli aggiornamenti, alla considerevole riduzione delle dimensioni delle comunità affezionate, e al conseguente calo d'interesse registrato sul fronte dei panel, che un tempo incarnavano una parte importante dell'anima dell'evento. Il quadro della compagnia oggi è molto particolare, per certi versi unico nel suo genere: un tempo trainata dall'affetto della sua base installata - e anche attualmente ancorata a segmenti come quello del merchandise - pur continuando pienamente a sbarcare il lunario sembra aver perso la presa sul grande 'popolo' capace di renderla un colosso.
Di solito questo genere di analisi si chiudono rimandando a uno specifico momento futuro nel quale sarà fatta maggior chiarezza riguardo l'effettivo stato e le strategie a lungo termine della compagnia in esame, ma in questo caso risulta piuttosto difficile. Blizzard Entertainment è stata una bottega capace di rivoluzionare qualsiasi settore dei videogiochi a cui abbia messo mano, tra RTS, aRPG, MMORPG, giochi di carte e FPS, ma al 2024 sono otto anni che non mette in piedi novità sostanziali e si limita ad aggiornare i titani del passato che stanno inevitabilmente iniziando a sbiadire. Riuscirà a riaccendere la fiamma che l'ha resa una leggenda dell'industria o è destinata a rimanere un'ombra di quello che fu? Ovviamente si tratta di una fase di transizione caratterizzata da pesantissime ristrutturazioni interne, ma la maggior parte del pubblico sembra aver abbracciato l'ondata di pessimismo.