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Blue Prince è un videogioco che non finisce mai

Blue Prince è stato una rivelazione del 2025, ma ha una struttura particolare: nessuno ha raggiunto la vera fine e, a questo punto, non si sa nemmeno se esiste una reale conclusione.

SPECIALE di Lorenzo Mancosu   —   05/05/2025
Il protagonista di Blue Prince
Blue Prince
Blue Prince
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"Esiste davvero una fine?". Questa lapidaria frase è scritta su un foglietto che diventa disponibile una volta che si è completato "l'obiettivo principale" di Blue Prince, lo straordinario videogioco di Tonda Ros che mescola la natura da puzzle game con quella da roguelite. Inizialmente l'impressione era che si trattasse dell'ennesimo indizio, dell'ennesima briciola di pane lasciata dall'autore per trascinarci alla scoperta di un nuovo tessuto di enigmi, di un nuovo strato di profondità ancor più vicino al cuore dell'esperienza. Ora però, dopo oltre centocinquanta giornate trascorse a esplorare la magione del Mount Molly, la sensazione è che in realtà fosse una sorta di avvertimento metanarrativo.

Fin dal momento in cui abbiamo raccontato il progetto di Dogubomb nella recensione abbiamo cercato di spiegare la sua anima da profondissimo iceberg molto cauto nel condividere i propri segreti, solo superficialmente radicato nelle fasi di costruzione della villa, capace di cambiare costantemente il modo in cui si osservano l'ambientazione e soprattutto la narrazione, che si rivela molto più importante di quanto potrebbe sembrare. A un certo punto, tuttavia, la ricerca del Principe Blu inizia a scavare strati di profondità che raramente è capitato d'incontrare in esperienze di questo genere, portando inevitabilmente a riflettere sulla natura del progetto, come ha recentemente fatto anche il critico Chris Person che è doveroso citare perché ha raggiunto conclusioni molto simili, e su una questione che sospettiamo resterà irrisolta per molto, molto tempo: Blue Prince è davvero un videogioco che non finisce mai?

Un videogioco che sceglie di nascondersi

Come bisogna approcciare un'opera che nasconde la sua vera identità per innumerevoli ore presentandosi al pubblico attraverso una maschera? Senza dubbio l'autore ha compiuto una scelta estremamente rischiosa: la maggior parte delle critiche che sono state mosse a Blue Prince hanno riguardato, infatti, la prevalenza delle meccaniche da roguelite su quelle puzzle, il peso dell'aspetto randomico, il superficiale impatto della narrazione nei confini del sistema di ricompense, e più in generale sono state mosse da persone che si trovavano ancora nell'anticamera - e non è assolutamente un caso che "l'Anticamera" sia il nome dell'area finale - di un'esperienza che è in realtà un enorme labirinto sotto mentite spoglie.

Blue Prince è, sulla carta, la ricerca di una stanza nascosta in un maniero in trasformazione, ma la realtà è molto diversa
Blue Prince è, sulla carta, la ricerca di una stanza nascosta in un maniero in trasformazione, ma la realtà è molto diversa

Per chi ancora non lo sapesse Blue Prince prende il largo dalla ricerca della misteriosa Stanza 46 da parte del protagonista Simon: invitato dal defunto prozio nel maniero del Mount Molly, dovrà riuscire a trovare e raggiungere questa sala nascosta per poterne ereditare tutti i titoli e i possedimenti. Al giocatore viene presentato il problema centrale, la Stanza 46, e questi è invitato a trovare la soluzione, sbattendo la testa contro le meccaniche roguelite di costruzione della villa: ogni giorno l'architettura della casa si resetta completamente, dunque bisogna posizionare le stanze proposte nella maniera più congegnale al raggiungimento dei propri obiettivi, imparando pian piano a gestire le risorse e scoprendo diversi trucchetti che possono semplificare tantissimo l'operazione.

Questo, tuttavia, rappresenta solamente un elaborato specchio per le allodole, perché persino le meccaniche fondamentali non cessano per dozzine di ore d'introdurre variazioni sul tema e svelare segreti, arrivando a ribaltare la percezione del funzionamento stesso della villa. Tenendoci alla larga da eventuali spoiler, basti sapere che nel tempo si scoprono regole ferree alla base dell'apparizione di determinate stanze, anche dopo decine di tentativi potrebbe entrare in scena un nuovo gadget che permette di piegare quelle regole, o ancora potrebbe capitare di mettere le mani su un singolo tomo che distrugge tutte le certezze alla base del gioco in senso stretto.

Trovare un oggetto come la lente d'ingrandimento significa poter rianalizzare tutti i documenti cogliendo dettagli altrimenti invisibili
Trovare un oggetto come la lente d'ingrandimento significa poter rianalizzare tutti i documenti cogliendo dettagli altrimenti invisibili

È un meccanismo che rischia di rivelarsi respingente, perché inizialmente si ha la sensazione che le meccaniche facciano a botte fra di loro, che si mettano di traverso durante la risoluzione degli enigmi, e ciò potrebbe indubbiamente allontanare il pubblico radicato nell'enigmistica. Tuttavia, è solo riuscendo ad allargare il teleobiettivo che si arriva, molto lentamente, a prendere coscienza dell'intenzione dell'autore. All'inizio del viaggio, il protagonista viene accolto con un suggerimento: "Non andare dove ti conduce il cammino. Abbandona il cammino e recati dove vorresti che conducesse". Questa frase racchiude la chiave di lettura della presentazione dell'esperienza così come intesa da Tonda Ros, che si rivela un lunghissimo viaggio iterativo, forse addirittura infinito.

Blue Prince non ha una fine

Tonda Ros non ha mai nascosto d'essersi ispirato al libro-gioco Maze: Solve the World's Most Challenging Puzzle di Christopher Manson, autore che ha anche creato enigmi originali (parecchio avanzati) per il videogioco di Dogubomb. Quello che non vi abbiamo raccontato in sede di recensione è che, al momento della pubblicazione del libro, la casa editrice Henry Holt ha indetto un concorso mettendo in palio $10.000 per chiunque fosse riuscito a risolvere l'enigma principale, che consisteva nel raggiungere il centro del labirinto e tornare indietro il soli sedici passi. Il concorso, avviato nel 1985, è stato ufficialmente terminato nel 1987, e durante quei due anni nessuno è riuscito a individuare la soluzione dell'enigma dell'autore.

Una pagina di Maze, il libro-enigma di Christopher Manson che non è mai stato davvero risolto
Una pagina di Maze, il libro-enigma di Christopher Manson che non è mai stato davvero risolto

Questo aneddoto la dice lunga sulla filosofia alla base di questo particolare videogioco: è molto probabile che Blue Prince sia un'opera pensata per non essere mai realmente completata, per custodire al suo interno un segreto talmente complesso da richiedere anni per raggiungere una soluzione soddisfacente, replicando il fenomeno generato all'epoca da Manson. Dopo aver trascorso quasi duecento giornate nella tenuta del Mount Molly abbiamo risolto ogni singolo enigma fra quelli che si sono palesati alla comunità internazionale fino a questo momento, ma ci sono ancora diverse tracce alle quali nessuno al mondo è stato in grado di fornire una spiegazione.

Il labirinto spiroidale che costituisce l'opera è studiato al millimetro per svelarsi in maniera graduale: tutto ha inizio con la ricerca della Stanza 46 e poi, una volta padroneggiate le basi delle meccaniche roguelite e raggiunto tale obiettivo, vengono introdotte tantissime piste diverse che finiscono per rimettere in discussione tutto ciò che si è vissuto fino a quel momento, fino a raggiungere una profondità a dir poco inquietante. La cura riservata alla realizzazione di questo iceberg è davvero impressionante, perché ogni nuovo strato di enigmi rimane perfettamente celato alla vista fino al momento giusto, trasmettendo più volte l'illusione di avvicinare una linea del traguardo che, invece, continua ad allontanarsi ogni volta di qualche centimetro.

Un'immagine dell'Atelier, probabilmente lo strato più profondo di Blue Prince scoperto fino a questo momento
Un'immagine dell'Atelier, probabilmente lo strato più profondo di Blue Prince scoperto fino a questo momento

A complicare ulteriormente le cose ci pensano diverse "Red Herring", ovvero delle false piste: il concetto di strada senza uscita, oltre ad avere risvolti pratici nel gameplay essenziale per la costruzione del maniero, diventa un espediente in netta contraddizione con la teoria dei giochi, che dovrebbe evitare di fornire informazioni false o fuorvianti. Così Blue Prince oltrepassa una linea pericolosissima, perché tradisce le aspettative del suo apparente pubblico di riferimento per poi rivolgersi al suo reale pubblico, ovvero quello che sarà mosso dall'ossessione. Dogubomb ha scherzato attivamente con questa ricerca sfruttando vari espedienti metanarrativi, creando libri illustrati che quasi si prendono gioco della ricerca ossessiva portata avanti dagli appassionati, arrivando addirittura a integrare sequenze animate che sembrano scrivere una parola fine e invitano esplicitamente i giocatori a lasciar perdere, salvo poi svelare che si trattava di menzogne e che c'è ancora altro da scoprire.

Selezione all'ingresso del labirinto

A differenza di altre opere dal carattere decisamente più universale come può essere Outer Wilds, di altre più approcciabili come Lorelei and the Laser Eyes o semplicemente più ficcanti nell'enigmistica come The Witness, Blue Prince vuole intercettare la nicchia della nicchia. Gioca in un altro campionato sul piano della complessità delle sue sfide e proprio per questa ragione arriva a far fuori a più riprese grosse fette di pubblico. All'inizio dell'avventura, a cadere saranno inevitabilmente coloro che si fermano alla superficie delle meccaniche roguelite, poi toccherà a chi si sentirà soddisfatto dal raggiungimento della Stanza 46, dopodiché il cerchio si stringerà sempre di più fino ad accogliere solo coloro che si convincono che ci sia sempre un altro segreto da scoprire. E quei segreti, ovviamente, ci sono.

Per molti le semplici meccaniche da roguelite da sfruttare in stile trial and error saranno soddisfacenti, ma non è quello il pubblico a cui si rivolge Tonda Ros
Per molti le semplici meccaniche da roguelite da sfruttare in stile trial and error saranno soddisfacenti, ma non è quello il pubblico a cui si rivolge Tonda Ros

Una natura di questo genere è al limite dell'autodistruzione per un videogioco che viene lanciato e celebrato sul mercato: non solo i tutorial introduttivi e quella che viene definita la fase di onboarding, ma l'intero processo di completamento dell'obiettivo principale si rivela una selezione all'ingresso a protezione dell'essenza del progetto. Forse la vera forza di Blue Prince sta nel fatto di riuscire ad appagare, in maniera molto frivola e superficiale, anche il pubblico che si ferma alle meccaniche di costruzione della villa scoprendo un roguelite strambo e innovativo, ma così facendo si espone alle critiche di chi lo interpreta come una commistione poco riuscita fra meccaniche di gameplay agli antipodi.

Quest'operazione di gatekeeping ha luogo anche nei confronti della narrazione, una vicenda potente che, partendo dalla costruzione di un intero universo alternativo, arriva a toccare tematiche estremamente delicate, specialmente nella sua feroce critica ai totalitarismi. E anche in questo caso, per raggiungere l'essenza della scrittura, bisogna scavare parecchio attraverso la facciata, molto più di quanto accada in qualsiasi altro videogioco e soprattutto di quanto sia disposto a fare anche l'appassionato medio delle tradizionali esperienze investigative.

Di che cosa parla veramente Blue Prince? Anche questa è una domanda a cui pochi giocatori arriveranno a rispondere
Di che cosa parla veramente Blue Prince? Anche questa è una domanda a cui pochi giocatori arriveranno a rispondere

Esiste davvero una fine? Il fatto che sia stato Tonda Ros in persona a instillare tale dubbio fa supporre che l'autore abbia nascosto il suo tesoro più prezioso da qualche parte nelle stringhe di codice, consapevole che solo un manipolo di ossessionati avrebbero potuto trovarlo, ma è anche possibile che questo sia solo un desiderio romantico espresso da chi è rimasto catturato nella sua rete. E se da una parte l'architettura che ha eretto finisce inevitabilmente per alienare tantissimi potenziali appassionati, dall'altra è proprio la ragione per cui Blue Prince risulta tanto affascinante, come solo i videogiochi d'autore sanno risultare.