Come ricorderanno coloro che si sono innamorati della serie nell'ormai lontano 2009, in concomitanza con il primo capitolo di Dragon Age è stato pubblicato Dragon Age Journeys, un GDR tattico scritto in Adobe Flash e pensato per la fruizione tramite browser. Un titolo che prendeva grande ispirazione da Dragon Age: Origins, ma che gli sviluppatori hanno deciso di non rendere canonico all'interno dell'universo di gioco. Questo assaggio di mondo condiviso, però, lasciò con l'acquolina in bocca migliaia di giocatori, innamorati del fittizio continente di Thedas e di tutti quei personaggi tanto carismatici e sofferti che hanno reso celebre il franchise. Una sensazione sulla quale BioWare puntava molto, come dimostrato anche da una precisa mossa commerciale attuata otto mesi prima. Il tre marzo 2009, infatti, la software house canadese aveva pubblicato Dragon Age: Il Trono Usurpato, romanzo che di fatto gettava le basi per Dragon Age: Origins.
L'idea di espandere l'universo narrativo di un videogioco attraverso un altro media non era certo innovativa, come dimostrato dai diversi libri di Halo scritti a partire dal 2001 da Eric Nylund. Eppure Il Trono Usurpato aveva qualcosa di diverso: era scritto da David Gaider, narrative designer in forze proprio presso BioWare e principale ideatore del mondo di Dragon Age. Gaider si dimostrò il punto di ancoraggio tra i due mondi, dando vita a un universo coeso e affascinante tanto per gli amanti dei videogiochi, quanto per i "semplici" appassionati di racconti fantasy. Il conseguente successo del libro diede il via a una serie di prodotti editoriali dedicati a Dragon Age, alcuni di essi pubblicati anche Italia e altri, come state per scoprire, ancora inediti.
La trilogia di David Gaider
Ambientato trent'anni prima di Origins, Dragon Age: Il Trono Usurpato racconta della sottomissione del Ferelden al dominio Orlesiano di Re Meghren. Una vicenda che i fan del primo capitolo del videogioco hanno imparato ormai a conoscere molto bene. All'interno del romanzo troviamo diversi personaggi che fanno poi ritorno anche nella serie videoludica, tra i quali spicca quel Loghain visto sia in Origins che in un cameo molto apprezzato di Dragon Age: Inquisition.
Il successo del primo romanzo portò David Gaider a lavorare rapidamente a un secondo libro, ambientato undici anni dopo le avventure lette ne Il Trono Usurpato. Dragon Age: La Chiamata è incentrato sui Custodi Grigi e sul loro ritorno nel Ferelden dopo duecento anni di esilio. Tematiche che garantirono al libro un discreto successo, nonostante una revisione un po' frettolosa abbia portato a qualche discrepanza di date tra il romanzo e Dragon Age: Origins. Discrepanze comunque corrette rapidamente da Gaider che, in quanto creatore della saga, ha potuto intervenire in modo chirurgico con estrema efficienza.
Passano gli anni e Dragon Age passa dall'essere un singolo videogioco al diventare un vero e proprio franchise. Nel 2011 esce infatti Dragon Age II, titolo fortemente incentrato sull'azione e che, di conseguenza, non riesce ad accontentare tutti i fan della serie. Nonostante ciò, il pubblico rimane comunque affascinato dal comparto narrativo, confermando la bontà del lavoro fatto da David Gaider. Gaider che, in concomitanza con l'uscita del gioco, decide di scrivere Dragon Age: Asunder, terzo romanzo incentrato sull'inizio della guerra tra Maghi e Templari. Un evento molto importante, ambientato tre anni dopo gli avvenimenti dell'Atto 3 di Dragon Age II. Ancora una volta il racconto viene apprezzato dai lettori di tutto il mondo, nonostante alcune scelte narrative prese dallo scrittore vadano in contrasto con le possibili avventure vissute dai giocatori all'interno del videogioco. Una conseguenza inevitabile, viste le numerose variabili delle storyline presenti in Dragon Age.
Volete recuperare questi libri? Sappiate che l'intera trilogia di David Gaider è stata pubblicata anche in Italia e il primo romanzo può ancora essere facilmente acquistato su Amazon o attraverso i vari negozi dell'usato come Vinted o eBay. Discorso diverso, purtroppo, per La Chiamata e Asunder, esauriti in ogni dove e difficilmente (per usare un eufemismo) reperibili. L'unica speranza, a questo punto, è che qualcuno decida di ristampare i due racconti o che qualche lettore desideroso di liberarsene li metta in vendita da qualche parte.
Un cambio di rotta
Trick Weekes ha lavorato con BioWare per diversi anni, collaborando alla scrittura sia dei vari Mass Effect sia dei primi capitoli di Dragon Age e dimostrandosi una delle penne di punta dell'azienda canadese. Quando David Gaider assunse il ruolo di Creative Director in Beamdog nel 2016, Weekes divenne il Lead Writer di Dragon Age, prendendo sotto la propria ala universo e personaggi di Gaider. Questo lo portò nel 2013 a lavorare a Dragon Age: L'Impero delle Maschere, libro incentrato sull'origine della Guerra Civile Orlesiana. Questo romanzo introduce diverse situazioni e personaggi presenti poi in Dragon Age: Inquisition, il terzo capitolo della serie che ha tentato di fondere la strategia del videogioco capostipite con l'azione del suo sequel. Un risultato riuscito solo in parte, ma che comunque ha conquistato i cuori di numerosi videogiocatori sparsi per il mondo.
Al di là di qualche data sbagliata e qualche imprecisione tra romanzo e videogioco, L'Impero delle Maschere si è rivelato un libro di grande successo. Un successo sia commerciale sia di critica, dato che la scrittura di Weekes è stata elogiata da diversi critici del settore, che non solo ne hanno apprezzato lo stile, ma anche l'ottima integrazione con Dragon Age: Inquisition. Il romanzo in questione, infatti, funge da perfetto prologo del videogioco datato 2013, inserendo importanti elementi legati a specifiche quest e personaggi. Insomma: gli amanti della saga di BioWare possono accedere all'ennesima ottima produzione scritta. Un'affermazione vera anche per i lettori italiani, dato che anche L'Impero delle Maschere è stato tradotto nella nostra lingua ed è ancora facilmente recuperabile tramite Amazon o altri negozi online.
Cronache di romanzi mai pubblicati in Italia
A questo punto, però, la situazione si fa più complessa, soprattutto per quanto riguarda l'Italia. Nel 2014, infatti, viene pubblicato negli Stati Uniti Dragon Age: Last Flight, romanzo con protagonista Valya, una giovane recluta dei Custodi Grigi che si imbatte nel diario segreto di Isseya, una degli ultimi cavalieri di grifoni. Una combattente che, però, sembra nascondere un temibile segreto.
A differenza dei libri precedenti, questa volta la scrittrice è Liane Merciel, figura esterna a BioWare salita alle luci della ribalta per Nightglass, un romanzo ambientato nel mondo di Pathfinder. Last Flight è stato accolto dal pubblico e dalla critica con reazioni miste. Alcune ne elogiano la scrittura e l'integrazione con la lore di Dragon Age, mentre altre affermano che si tratti di una storia pensata esclusivamente per i fan della serie, ma superflua e trascurabile per i più semplici amanti del genere fantasy. In ogni caso, anche questa volta il racconto si porta dietro qualche discrepanza con la narrazione avvenuta nei videogiochi. Nulla di tragico, ma piccole crepe in un mosaico che non è più stato restaurato.
Quattro anni dopo, nel 2018, Dark Horse Comics pubblica Dragon Age: Hard in Hightown, uno dei libri più bizzarri legati al franchise di BioWare. Stiamo parlando, infatti, di un romanzo fittizio scritto da Varric Tethras, personaggio molto importante anche nel recente Dragon Age: The Veilguard. Hard in Hightown, titolo che secondo la reale scrittrice del libro Mary Kirby è ispirato a Die Hard, è una sorta di parodia del genere noir con protagonista Donnen Brennokovic, una guarda ormai vicina al congedo che si trova a dover risolvere l'omicidio del giudice Dunwald nella città di Kirkwall. Un libro appassionante e divertente, che gioca continuamente con la metanarrativa. I vari personaggi descritti da Varric sono infatti ispirati ai diversi eroi che abbiamo imparato a conoscere in Dragon Age II, creando un continuo ponte tra il racconto immaginario e l'universo (sempre immaginario) di BioWare. Una chicca che, anche in questo caso, difficilmente vedremo mai in Italia.
Nel 2020, infine, viene pubblicato Dragon Age: Tevinter Nights, una raccolta di quindici storie brevi ambientate nel mondo di Dragon Age. Nel cast di autori troviamo nuovamente Trick Weekes che, grazie alla sua conoscenza del franchise, riesce a portare in scena diversi personaggi già visti in passato, anticipandone persino alcuni presenti proprio nel recente The Veilguard. Non tutte le avventure sono impeccabili e appaganti, ma la maggior parte di esse riescono a dare un buono spaccato sull'universo di gioco, contribuendo così alla costruzione di un progetto ben più vasto e complessi dei "semplici" videogiochi.
Dragon Age a fumetti
Le avventure editoriali di Dragon Age non si limitano però a questi romanzi romanzi, ma sconfinano persino nel mondo dei fumetti. Il primo titolo a venire pubblicato prende il nome di Dragon Age Origini ed è arrivato in America sotto forma di sei albi nati sotto l'egida di IDW Publishing. In Italia, invece, questi spillati sono stati raccolti in un singolo brussurato da parte di GP PUBLISHING.
Si tratta di una serie di avventure che ruotano attorno alla relazione tra Maghi e Templari, con protagonista la giovane Gleam, figlia proprio di una maga e di un templare cresciuta lontana dall'influenza della Chiesa. Nonostante l'anticipazione al termine del sesto spillato americano lasciasse intendere che la serie sarebbe dovuta proseguire, Dragon Age Origini si è interrotta lasciando in sospeso diverse sottotrame. A differenza degli altri prodotti visti in questo articolo, inoltre, i personaggi e le situazioni letti in queste storie non vengono più citati in alcun gioco, rendendo probabilmente la serie non canonica.
Discorso molto diverso, invece, per la successiva serie di fumetti realizzata da Dark Horse Comics e portata in Italia da Editoriale Cosmo. Alla scrittura del primo ciclo (Il sangue dei draghi) torna infatti quel David Gaider dei primi tre romanzi, supportato da Alexander Freed alla sceneggiatura. I protagonisti di questa storia sono Alistair (che i giocatori di Dragon Age: Origins ricorderanno con piacere), Isabela e Varric. Un'avventura appassionante, coadiuvata dai buoni disegni di Chad Hardin, che mescolano un tratto semplice (ma chiaro) con un ottimo storytelling.
Nel 2016 (2018, in Italia) lo scrittore Greg Rucka scrive invece Dragon Age: Assassini di Maghi, storia ambientata prima e durante gli eventi di Dragon Age: Inquisition e interamente dedicata ai Venatori. L'anno successivo la saga si espande nuovamente con Dragon Age: Il Cavaliere Errante, seguito poi da Dragon Age: Gli Spettri di Thedas, Dragon Age: L'Oscura Fortezza e da Dragon Age: Scomparso. Quest'ultimo titolo, nello specifico, funge da prequel per The Veilguard, puntando i riflettori sul rapporto tra Varric e Solas.
Un mondo in costante espansione... per ora
Dragon Age è un universo che, sin dal primo romanzo, ha dimostrato di poter vivere anche al di là del mercato videoludico. Ci troviamo di fronte, infatti, a uno di quei rari casi dove i vari spin-off vanno non solo ad aggiungere elementi interessanti alla mitologia dell'opera originale, ma anche a dare vita a prodotti godibili a sé stanti (con alti e bassi, ovviamente). È un vero peccato, quindi, che La Chiamata e Asunder risultino del tutto introvabili, impedendo così una completa fruizione della saga per tutti coloro che avessero deciso solo ora di avvicinarsi a queste avventure ambientate nel continente di Thedas.
In ogni caso, è evidente: nonostante l'assenza della saga dagli scaffali dei videogiocatori per dieci anni, BioWare si è data da fare per portare avanti il proprio universo fantasy. Speriamo, quindi, che le reazioni miste ottenute da The Veilguard non mettano la parola fine all'universo di Dragon Age. Un universo ancora meritevole di attenzione, ricco di personaggi affascinanti e con un'infinità quantità di avventure da vivere, siano esse raccontate attraverso il lessico videoludico o quello della letteratura classica o a fumetti. Un universo non merita di venire dimenticato.