Da mini gioco di The Witcher III, il Gwent ha continuano a guadagnare sempre più popolarità, fino a diventare un vero e proprio videogioco di carte digitali. Gwent: The Witcher Card Game si apre con la creazione del proprio alter-ego e la scelta di una fazione tra le cinque a disposizione. Ogni razza dispone di carte peculiari e di una serie di eroi con caratteristiche uniche che possono essere utilizzate in modo limitato durante il match. Il mazzo deve essere composto da un minimo di 25 carte, con una particolare attenzione al fatto che ciascuna ha un costo di manutenzione e non si può sforare il numero a disposizione. All'inizio della partita se ne pescano solamente dieci, con la possibilità di cambiarne alcune non gradite con le altre rimaste nel mazzo. A livello concettuale si possono dividere le carte, estremizzando, in due categorie: mostri e magia. Le prime hanno un valore di attacco; le seconde servono a modificarlo. L'obiettivo è quello di completare il round con tale valore, ottenuto sommando quello delle singole carte, superiore a quello dell'avversario. Durante ogni turno si può posizionare una sola carta: quelle che sono rimaste in mano vengono conservate poi per i round successivi, mentre quelle utilizzate vengono spedite nel cimitero.
A Gwent infatti si gioca alla meglio dei tre set: al termine del primo e del secondo ogni giocatore si rifornisce di sole tre carte per volta. Si tratta di una meccanica tutt'altro che banale perché si potrebbe essere portati a perdere volontariamente un round per disporre in quelli successivi di un maggior numero di carte rispetto all'avversario, e avere di conseguenza più chance per la vittoria.
Ma è abbastanza per rendere il titolo piacevole da giocare a lungo? Ve lo raccontiamo nella video recensione in testa all'articolo. Per un'opinione più approfondita vi invitiamo poi a leggere anche la nostra recensione.