Cinema e videogame, storia di una convivenza forzata che, a furia di andare avanti, ha prodotto anche qualche bel risultato. Ci vengono in mente, ad esempio, Chronicles of Riddick e l'ultimo Mad Max, ma ci sono ancora dei soggetti poco più che inesplorati che potrebbero essere interessanti anche come protagonisti di opere videoludiche. Può sembrare strano ma, quantomeno rimanendo nel circuito mainstream, i film con mostri come protagonisti non sono poi così numerosi: la pagina di Wikipedia dedicata ai "gigantoni" ne conta appena 109, di cui una buona parte dedicata a Godzilla.
Rettili e affini
Il bestione giapponese non è ovviamente nuovo nemmeno ai giocatori, visto che sono usciti numerosi tie-in sin dall'epoca del Commodore 64, passando più o meno per tutte le console sino a giungere all'omonimo del 2014 per PlayStation 4 (come il voto medio che ha preso). Una delle ultime reincarnazioni decenti è stata Save the Earth per PlayStation 2 e Xbox, un beat'em up del 2004 che quantomeno ha raggiunto la sufficienza, ma con un soggetto del genere le possibilità per un AAA di tutto rispetto sono molto elevate.
Rimanendo in tema di rettili, Paura Primordiale (2007) mette al centro della scena il coccodrillone Gustave, un animale realmente esistente che vive nelle paludi del Burundi. Questo bestione pesa una tonnellata e misura quasi sei metri. Nel film (per la cronaca catastrofico), è uno spietato killer di reporter, ma anche nella vita di tutti i giorni si nutre di carne umana visto che, secondo le dicerie locali, si è pappato oltre trecento uomini. Sarebbe la star perfetta per un videogame! Così come Quetzacoatl, un suo parente "fantasy" protagonista del film Q - Il serpente alato del 1982. Gli effetti speciali di questo lungometraggio statunitense non facevano strappare i capelli, ma la divinità azteca, molto ben caratterizzata nella sua crudeltà, e l'ambientazione contemporanea (con il duello finale sul tetto del Chrysler Building) lo rendono meritevole di essere preso in considerazione per un titolo horror/dark fantasy.
Uno dei mostri più iconici del grande schermo è senza dubbio alcuno Gill-Man, il geniale uomo-anfibio protagonista del film Il mostro della laguna nera (1954), nonché fonte di ispirazione per La forma dell'acqua (2018) e moltissimi altri film. Il carisma certo non gli manca, non capiamo perché non abbia ancora trovato posto in uno stealth degno di tal nome. Gli animali a sangue freddo fanno sempre molta paura, soprattutto in Anaconda (1997) che porta alla ribalta il simpatico serpentone: in natura fa fatica a superare i sette metri mentre su celluloide sembra molto più grande. Per promuovere il film Sony propose una total conversion gratuita per Quake: Scourge of Armagon e, nel caso del seguito datato 2004, un paio di giochi in flash dal dubbio gusto, ma manca una produzione degna di tal nota.
Non si tratta propriamente di serpenti, ma di una loro controparte invertebrata: stiamo parlando dei Graboid, i vermoni del deserto protagonisti della saga di Tremors. È veramente curioso come un mostro così iconico non abbia mai avuto un tie-in. L'action Tremors: The Game era un FPS progettato agli inizi degli anni 2000 e cancellato. Solo Final Fantasy XI ha reso loro omaggio, in maniera indiretta, realizzando un nemico chiamato Gravoid.
I colossi
Rimanendo nel territorio dei mostri giganti, uno dei cattivoni a cui non è mai stato dedicato un videogame, nonostante il physique du rôle, è Clover di Cloverfield (2008). Una creatura che nel film, ripreso completamente in prima persona, riesce a suscitare una notevole tensione nonostante non si veda quasi mai: in pratica un mix perfetto per un survival horror. Tutto questo è piuttosto curioso, considerata sia la mole gigantesca che la devastazione portata alla povera New York. Paramount, per la sua campagna di marketing virale, aveva commissionato numerosi merchandise, ma non un tie-in.
Un altro blockbuster privo di trasposizioni su monitor (degne di nota) è il fracassone Pacific Rim di Guillermo del Toro (2013). Qui gli ingredienti per un beat 'em up ignorantissimo ci sarebbero tutti: mostri giganteschi (i kaiju giapponesi), robot dalle sembianze antropomorfe figlie della grande scuola di Go Nagai, città in fumo e armi fantascientifiche. Tutto quello che sono stati in grado di offrirci è un titolo di 200 Mbyte a cui abbiamo affibbiato un bel 4. I soggetti sono gli stessi, ma cambia completamente il genere: un paio d'anni fa Anne Hathaway è stata la protagonista del gioiellino Colossal che, nonostante le ottime recensioni e un budget di tutto rispetto (15 milioni di dollari) è passato decisamente in sordina; per fortuna lo si può recuperare facilmente su Netflix. La particolarità di questa pellicola è la presenza di due mostri giganteschi, e molto ben caratterizzati, che seminano il panico per le strade di Seoul e che sono collegati agli stati d'animo dei due personaggi principali, un concept che ci piacerebbe vedere rielaborato anche in chiave videoludica, magari in un sandbox esplorativo.
Il cacciatore di giganti (2013) appartiene alla categoria dei film giocattoloni in cui a Hollywood sono maestri: con un costo di produzione mostruoso (200 milioni di dollari) è riuscito appena ad andare in pareggio. Togliendo gli straordinari effetti speciali non restava molto, ma proprio per questo motivo una trasposizione in una specie di sequel di Giant: Citizen Kabuto era perfetta. Purtroppo nessuno si è fatto avanti.
Il filone horror
Un genere che sfrutta spesso molto bene il tema dei mostri è quello degli horror, ed è davvero curioso che nessuno si sia mai preso la briga di realizzare un gioco su It, romanzo di Stephen King (che pure ha dei trascorsi con l'industria videoludica) trasportato sul grande schermo nel 2017. Le molteplici forme che questa poliedrica entità malvagia può assumere (su tutte quella di Pennywise il clown) lo renderebbero particolarmente adatto ad un survival horror.
Ragionamento simile per Diana di Lights Out (2016), attualmente disponibile su Infinity: una simpaticissima signora dai denti aguzzi che compare soltanto quando le luci si spengono. A ben vedere si tratta dello stesso concept di Alan Wake e di molti altri giochi che usano le ombre per manifestare i presagi più tetri, ma nessuno ha preso in prestito l'idea della coppia Sandberg/Heisserer. Il Babadook è il mostro dell'omonimo lungometraggio del 2015 scritto e diretto da Jennifer Kent. Una sorta di ghoul assunto in seguito a icona della comunità LGBT, che nel film rappresenta le paure più profonde che si impossessano della vita di una giovane madre fino quasi a farle uccidere il suo unico figlio. Un horror psicologico che potrebbe funzionare molto bene nella struttura proposta da Hellblade: Senua's Sacrifice.Passando ad una variante più action ci piacerebbe veramente vedere un survival online ambientato nella periferia londinese di Attack the Block, film culto del 2011 diretto da Joe Comish, in cui un gruppo di ragazzi si barrica all'interno di un condominio per salvarsi da un improvviso attacco alieno.
Chiudiamo la nostra rassegna con il recentissimo Un posto tranquillo, uscito pochi mesi fa con la coppia Blunt/Krasinski a valorizzare questa pellicola in grado di unire i voti fantasmagorici della critica a uno strepitoso successo commerciale: davvero un peccato che nessuno si sia assunto l'onere di realizzarne un tie-in anche perché il concept è bell'e pronto e ricalca le orme di Tremors. Gli alieni hanno invaso la terra ma sono privi di vista, per cui cacciano i poveri umani sfruttando il rumore che producono: pensate che casino per la famiglia Abbott, la cui figlia è sorda ed incline a combinarne una più del diavolo.