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Kingdom of the Dead, provato dell'FPS horror d'altri tempi

Abbiamo provato Kingdom of the Dead e, stranamente, è insieme una delle esperienze più bizzarre e più familiari viste di recente nell'ambito FPS.

PROVATO di Giorgio Melani   —   15/10/2021

Non è facile trovarsi di fronte a qualcosa che è molto classico e anche totalmente originale allo stesso tempo, ma il provato di Kingdom of the Dead ci ha restituito questa strana sensazione fin dai primi minuti. Di estremamente tradizionale c'è il suo gameplay, che richiama volutamente le radici degli sparatutto in soggettiva storici, Doom, Hexen o Painkiller, per rimanere in tema horror. Di originale, al punto da rappresentare uno spettacolo veramente bizzarro da vedere, c'è invece il suo aspetto, che è stato costruito per sembrare disegnato a mano, tratteggiato a china e in bianco e nero, con un effetto veramente molto peculiare. L'esperienza di gioco di Kingdom of the Dead si trova all'incontro tra queste due sensazioni antitetiche, rendendolo particolarmente interessante.

L'azione di gioco è veloce e relativamente semplice, recuperando gli stilemi dell'FPS classico, ma quello che caratterizza il tutto è sicuramente la strana atmosfera che vi si respira, in grado di trasportarci in quella che sembra una sorta di graphic novel interattiva, con ben poca narrazione e molta azione, ma presentata in una maniera estremamente stilosa, in grado di rendere nuova anche un'esperienza di gioco che, di fatto, è forse tra le più antiche a questo punto, pur rimanendo sempre perfettamente valida.

Il tutto è inserito all'interno di una produzione di dimensioni piuttosto ridotte che porta ad avere un numero limitato di contenuti, i quali però si prestano ad essere rigiocati più volte seguendo strade differenti.

Storia di uno strano agente governativo

Kingdom of the Dead, una scena di gioco all'esterno
Kingdom of the Dead, una scena di gioco all'esterno

La minaccia con cui abbiamo a che fare in Kingdom of the Dead è la Morte in persona, in un contesto alquanto peculiare. Siamo nel 1867 in America, proprio poco dopo la fine della Guerra di Secessione e in un paese ancora devastato e da ricostruire e ricompattare ci troviamo a dover affrontare anche una minaccia metafisica che, in alcune zone della costa orientale in particolare, sembra essere diventata anche decisamente fisica. Per fronteggiare l'invasione di strane e inquietanti presenze verificatesi in varie aree del paese, il governo degli Stati Uniti ha creato un programma segreto chiamato Gatekeeper, assumendo anche vari ex-militari che si sono distinti durante la guerra per fare da braccio armato a questa sezione che deve rimanere top secret, per ovvi motivi. Il protagonista di Kingdom of the Dead è uno di questi: l'agente Chamberlain è un professore divenuto generale d'armata e richiamato subito in servizio dopo la fine delle ostilità per prendere parte a un'altra guerra ancora più impegnativa, questa volta contro le armate della Morte.

Le entità sovrannaturali penetrano nella realtà fisica attraverso dei portali, che compaiono all'improvviso e senza una logica apparente in alcune aree della Terra e in particolare del Nord America, a quanto pare.

La missione del programma Gatekeeper è appunto di esplorare le zone, trovare i portali e chiuderli in maniera definitiva, nel frattempo cercando di eliminare tutte le creature d'incubo che hanno invaso il territorio a partire dal varco interdimensionale. L'agente Chamberlain è chiamato a prendere parte a varie missioni di questo tipo, guidato semplicemente da stringate lettere da parte del governo e da una bizzarra spada parlante che, oltre a dispensare consigli e indicazioni sui nemici, ha la spiccata tendenza a commentare in maniera sarcastica le varie situazioni in cui ci si viene a trovare nel corso delle missioni, dando un tono umoristico all'azione che, di suo, è decisamente lugubre e violenta.

Gameplay d'altri tempi

La spada, visibile nell'immagine, è un'arma senziente che caratterizza Kingdom of the Dead
La spada, visibile nell'immagine, è un'arma senziente che caratterizza Kingdom of the Dead

Kingdom of the Dead è uno sparatutto in prima persona nel senso più classico del termine, rientrando orgogliosamente, e proprio come concept alla base del progetto, negli stilemi più tradizionali del gameplay del genere d'appartenenza. Di fatto, tutto quello che dobbiamo fare è spostarci all'interno degli ambienti tridimensionali e far fuori tutto quello che ci viene incontro in maniera minacciosa, raccogliendo armi e munizioni dai nemici uccisi e dalle casse disposte negli scenari o interagendo occasionalmente in varie maniere con altri elementi ma sempre in modo molto elementare (aprire serrature, liberare ostaggi o cose del genere). I nove livelli che compongono il gioco non sembrano molti, ma possono essere percorsi in maniera diversa offrendo una certa libertà di esplorazione e consentendo anche di modificare parte delle missioni in base a diversi obiettivi stabiliti all'inizio.

Nella demo provata, una lettera ci invita ad esplorare una misteriosa magione alla ricerca di un portale che sembra essere stato aperto al suo interno e, rispondendo alla richiesta, possiamo scegliere se intraprendere la missione come "Agentis" o come "Speciali Agente" e questa scelta modifica sensibilmente lo sviluppo dell'azione: nel primo caso dobbiamo semplicemente localizzare e chiudere il portale, con la seconda opzione si attivano invece vari obiettivi secondari come trovare e riconsegnare i documenti relativi alla proprietà dell'edificio ed evitare perdite civili.

Un'immagine di Kingdom of the Dead con le creature standard che attaccano nel primo livello
Un'immagine di Kingdom of the Dead con le creature standard che attaccano nel primo livello

C'è anche una terza opzione che si attiva solo in seguito e incrementa ulteriormente il livello di difficoltà, ma questo primo esempio già fa capire come il team Dirigo Games abbia intenzione di strutturare le varie missioni, consentendo diverse run stratificate che sfruttano l'apertura del level design attraverso strade secondarie e obiettivi alternativi.

L'azione è quella tipica dell'FPS, con la possibilità di utilizzare un numero limitato di armi ma in grado di offrire diversi approcci: principalmente, la pistola d'ordinanza per colpire a distanza con una certa precisione, la doppietta per infliggere danni sparsi a corto raggio, dinamite per colpire a zona e la fida spada parlante con la quale affettare i nemici che si avvicinano eccessivamente. Questi ultimi sono di diverse tipologie e seguono pattern differenti tra normali zombie in grado di acquattarsi o correre, altri dotati di armi da fuoco, creature alate che attaccano dall'alto, monaci (o qualcosa del genere) che lanciano magie da lontano e veri e propri demoni in grado di attaccare in maniera particolarmente pesante. Un bestiario in grado di offrire una varietà piuttosto standardizzata ma comunque sufficiente per costringere a variare tattiche e armi con una certa frequenza e dinamismo.

Uno stile unico

Il vermone nell'immagine e i cultisti presenti ricordano alcuni influssi lovecraftiani nell'horror di Kingdom of the Dead
Il vermone nell'immagine e i cultisti presenti ricordano alcuni influssi lovecraftiani nell'horror di Kingdom of the Dead

Com'è facilmente intuibile anche solo guardando le immagini, è l'estetica l'elemento su cui fa leva Kingdom of the Dead per imporsi in un panorama che sul fronte degli FPS è abbastanza fornito, per usare un eufemismo. L'effetto che provoca il gioco è davvero molto particolare e restituisce la sensazione di trovarsi all'interno di un fumetto horror dallo stile un po' antico ma decisamente affascinante. Ovviamente la grafica non appare molto complessa, sfruttando questa particolare stilizzazione per essere comunque incisiva e slegarsi in maniera netta da qualsiasi rappresentazione realistica. In compenso, le performance sono accettabili anche su configurazioni piuttosto basse e la fluidità e velocità dell'azione risultano elementi importanti nell'azione di gioco, che impone una certa chiarezza di base in quanto pochi colpi portano al game over e diventa dunque necessario distinguere bene nemici e fuoco avversario.

Il bianco e nero e le tratteggiature, da questo punto di vista, a volte tendono a confondere un po' la vista, cosa che potrebbe risolversi attraverso le ulteriori personalizzazioni cromatiche che si dovrebbero sbloccare nel gioco completo, dunque la questione è da valutare con maggiore precisione in futuro. In ogni caso, l'effetto da fumetto horror a metà tra gotico e splatter, tipo Tales from the Crypt interattivo, è sicuramente l'elemento trainante per l'esperienza di gioco di Kingdom of the Dead e rappresenta anche un perfetto contesto per il recupero di un gameplay estremamente elementare, rispetto alle ultime derive dell'FPS. A tutto questo si aggiunge l'ironia di fondo che permea un po' il tutto, tra i dialoghi e la presentazione generale, compresa la colonna sonora da horror delle origini che mischia theremin e organi vari.

Non è facile trovare un gioco che sia contemporaneamente strano e tradizionalista ma Kingdom of the Dead è precisamente questo. Tra le tante sperimentazioni indie su Steam, il bizzarro FPS di Dirigo Games attira facilmente l'attenzione a causa dello stile grafico disegnato e della particolare ambientazione tra horror lovecraftiano e fumetto pulp, trattenendoci poi con un gameplay basilare ma irresistibile, che torna alle radici classiche dello sparatutto in prima persona. La demo pubblicata per la Steam Next Fest è intrigante e se il gioco completo riuscirà ad offrire una buona varietà di ambientazioni e nemici, con la particolare rigiocabilità che sembra già avere, Kingdom of the Dead potrebbe essere una delle sorprese indie di inizio 2022.

CERTEZZE

  • Davvero affascinante e bizzarro da vedere
  • Il gameplay funziona bene, basandosi sulle fondamenta classiche dell'FPS
  • Livelli che consentono di percorrere diverse strade seguendo vari obiettivi

DUBBI

  • Nel suo tradizionalismo è anche molto basilare, come gioco
  • Lo stile grafico disegnato è bello e caratterizzante, ma può confondere un po' la vista