Quando venne annunciato il gioco che, anni dopo, sarebbe diventato The Legend of Zelda: Breath of the Wild, Aonuma parlò chiaramente di "ripensare le convenzioni di Zelda". Non possiamo certo dire che non sia stato di parola: il capolavoro per Wii U e Switch, ricollegandosi all'essenza della serie postulata dal primo episodio per NES, ha rinnegato gran parte delle strutture tipiche degli episodi tridimensionali. Una cosa, però, è rimasta intatta: Link continua a non parlare.
In realtà questa caratteristica non è tipica solamente dei capitoli tridimensionali, ma di tutta la saga: sono trentacinque anni che Link sta zitto (gemiti e urla a parte), nonostante sia apparso in decine di giochi. In inglese c'è un termine specifico per descrivere questa caratteristica, non certo confinata a The Legend of Zelda, ed è "silent protagonist". Si tratta di un protagonista che resta in silenzio, o che ha pochissime righe di testo; è una scelta compiuta per creare mistero attorno al personaggio, per favorire il suo anonimato o, più comunemente, per far sì che il giocatore si identifichi meglio con lui.
Il concetto è semplice: più un protagonista mostra margini d'interpretazione, più l'utente sarà in grado d'immedesimarsi in lui, riempiendo con la propria immaginazione i vuoti lasciati dagli sviluppatori. La conseguenza negativa, com'è naturale, risiede nel fatto che una decisione del genere comporta una scarsa caratterizzazione del personaggio.
C'è un ultimo caso tuttavia che rientra nei canoni del "silent protagonist", ed è esattamente quello più comune in The Legend of Zelda: un personaggio che non si senta parlare, ma che effettivamente comunichi con gli altri. Link non è affatto muto, spesso interagisce con gli abitanti di Hyrule, semplicemente intuiamo cosa possa aver dichiarato dalle risposte degli altri. Questa impostazione, che finora si poteva considerare una rispettabile scelta estetica, per la prima volta è sembrata fuori posto in Breath of the Wild.
Vediamo perché, secondo noi, Link deve parlare.
Il Link muto di Breath of the Wild
Se alcuni di voi sono rimasti sorpresi dal fatto che Link non sia muto, qualche breve esempio. In The Legend of Zelda, pur non frequentissime, ci sono possibilità di risposta multipla: semplici affermazioni, scelte non influenti, ma che dimostrano la capacità di Link di parlare. Non solo: gli abitanti di Hyrule, nei loro discorsi, a volte "commentano" qualcosa che l'eroe ha detto e che noi, semplicemente, non abbiamo letto/sentito. Nintendo ha anche ironizzato sulla questione, in particolare nel finale di Twilight Princess, quando Midna, ormai rivelatasi nella sua vera forma, chiede a Link: "Am i so beautiful that you have no words left?" (qualcosa tipo "sono così bella che sei rimasto senza parole?"). Ma è il suo successore, più di ogni altro, a palesare le sillabe ignote di Link: in Skyward Sword il protagonista è proprio un chiacchierone. Propone numerose risposte multiple, tra l'altro di tenore piuttosto diverso fra loro, e spesso l'eroe si trova nella situazione di dover raccontare quanto appena successo a un altro personaggio: in questi casi non solo lo si vede muovere la bocca, ma anche gesticolare per accompagnare meglio le parole.
Questa strutturazione che, ripetiamo, fino a Breath of the Wild era pienamente accettabile - gusti personali a parte - con il capolavoro del 2017 si è parzialmente deteriorata. La qualità del gioco è tale che nessuno ci si è soffermato più di tanto, ma è chiaro come quest'impostazione ormai sia perpetuata più per tradizione che per reali esigenze estetiche. Il tutto è accaduto per una banale ragione: l'introduzione del doppiaggio. Breath of the Wild è stato il primo capitolo della saga a dare effettiva parola a certi personaggi, in particolare durante i filmati: e qui, più per ignavia che per coerenza, Nintendo ha effettivamente reso Link muto. In Skyward Sword non sentivamo né leggevamo le sue parole, che però c'erano eccome; in Breath of the Wild, ascoltando tutti gli altri, la meccanica non avrebbe potuto funzionare.
Ma a lungo termine, ammesso e non concesso che in Breath of the Wild sia ben integrata, quest'impostazione non può essere preservata. Non si possono mostrare - nei filmati - solamente scene d'azione, o situazioni in cui Link, per una ragione o per l'altra, è sensato che non parli, o che ascolti soltanto. Se in passato l'eroe era silenzioso solo alle nostre orecchie, in Breath of the Wild è stato muto per tutti, personaggi della narrazione compresi (almeno durante le scene dei filmati, incluse le memorie).
Se Link parla, che problemi crea?
Far parlare Link significa abbandonare il "silent protagonist" che la saga ha adottato fin dagli albori. Eppure, per le ragioni appena dette, a meno di non rinunciare al doppiaggio (e ci sembrerebbe anacronistico), è l'unica scelta possibile. Una scelta che dubitiamo sarà fatta già col seguito di Breath of the Wild: si tratta a tutti gli effetti di un sequel (e di un prequel?), quindi sarebbe strano se Link, dopo essere stato zitto per un'intera avventura, iniziasse a parlare all'improvviso. Non ci riferiamo necessariamente all'immediato futuro quindi, ma al futuro della saga in generale, un po' come avevamo fatto tempo fa per lo stile grafico.
Donare la parola a Link, dargli una voce e sentirlo proferire delle frasi, quali problemi potrebbe generare? In realtà, dubitiamo che possano essere così insormontabili. Innanzitutto, a livello di coerenza interna (ma è l'aspetto che meno ci interessa), quasi ogni Link è diverso e temporalmente lontano dal precedente: per cui, essendo un'altra persona, questo problema non si pone nemmeno. Secondariamente, pur sussurrata, ogni eroe di Hyrule ha già una sua personalità. Ognuno è estremamente deciso e coraggioso, ma soprattutto puro: Link non può danneggiare le persone che gli stanno intorno. Prima di Breath of the Wild, in cui la sopravvivenza è diventata una dinamica importante, non poteva nemmeno arrecare danno agli animali. Insomma, se il silent protagonist serve a rendere un personaggio il meno definito possibile, è altrettanto vero che Link, tutti i Link, hanno già dei tratti - per quanto scontati - piuttosto ben ricamati. A quelli già detti, aggiungeremmo che non si tratta di un personaggio ironico, anzi: dovesse parlare, dubitiamo farebbe molte battute.
Nintendo non dovrebbe affrontare questa sfida con paura, ma considerandola un'opportunità per arricchire la serie. Il candore di Link, il suo coraggio e la sua determinazione, possono essere ulteriormente veicolati attraverso la parola: non è necessario che cambi personalità. Ma può essere un modo, almeno in parte, per approfondirla. Immaginate il Link di The Wind Waker, immaginate di sentirlo piangere e singhiozzare mentre saluta la nonna, al momento di lasciare l'isola natia. O quello di Ocarina of Time, che cresce durante l'avventura e torna al Villaggio Kokiri con la voce da adulto, mentre tutti gli altri (gli altri kokiri, intendiamo) hanno ancora una squillante tonalità da bambino. In Breath of the Wild avrebbe potuto disquisire con il Grande Albero Deku, chiedendogli notizie su Zelda. Avrebbe potuto rispondere a Mipha durante le memorie.
Una cosa è certa: quando lo sentiremo parlare per la prima volta - se lo sentiremo parlare - sarà un momento storico per la serie.