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Perché i videogiochi hanno un problema con gli adattamenti TV

La crisi della serie Netflix di The Witcher non segna il primo scivolone dei grandi adattamenti: perché è così difficile rimanere fedeli al materiale originale?

Perché i videogiochi hanno un problema con gli adattamenti TV
SPECIALE di Lorenzo Mancosu   —   03/01/2023

Delle tante voci emerse attorno alla produzione della serie Netflix The Witcher, ce n'è una in particolare che da mesi serpeggia sulle pagine dei media di settore. Henry Cavill, da sempre un fan sfegatato dei libri di Andrzej Sapkowski, non sarebbe contento delle licenze prese dal team della showrunner Lauren Schmidt Hissrich in fase di adattamento, e questa sarebbe una delle diverse ragioni che l'hanno spinto ad allontanarsi dalla produzione e dal personaggio di Geralt di Rivia.

Anche se Cavill ha parlato spesso dei suoi tentativi di mantenere la caratterizzazione il più vicino possibile alle idee dell'autore originale pur senza parlare mai esplicitamente delle iniziative degli sceneggiatori, quello delle difficoltà e degli scivoloni in fase di adattamento - non solo delle storie tratte dai videogiochi - è un problema sempre più sentito. Un esempio emblematico è quello dell'ultima serie dedicata a Resident Evil, recentemente cancellata dal palinsesto di Netflix, che ha scelto di imboccare una direzione completamente diversa rispetto al materiale d'origine.

Perché è così difficile restare fedeli alle opere di riferimento per cinema e serie TV? Questa è una discussione che non orbita solamente attorno alle produzioni tratte dai videogiochi, ma sporca anche i contorni di altri grandi adattamenti, come ad esempio Gli Anelli del Potere secondo Prime Video, oltre che le ultime serie TV ispirate all'universo di Star Wars.

Una storia infinita

Per anni il film di Silent Hill è stato considerato un buon adattamento
Per anni il film di Silent Hill è stato considerato un buon adattamento

Da che esistono adattamenti cinematografici dei videogiochi, gli appassionati sono costretti ad assistere inerti allo stravolgimento del materiale originale. Perché? Ciò accade in parte in ragione della stessa natura del videogioco, opera interattiva che nella maggior parte dei casi si dilunga ben oltre i limiti consentiti dalle pellicole, inframezzando l'incedere dell'intreccio con lunghe fasi di puro gameplay, talvolta soggette alla discrezionalità del giocatore. È una cosa che accade invero anche in fase di adattamento dei romanzi, ed è accaduta persino in casi come quello de Il Signore degli Anelli, che fatta salva la volontà di Peter Jackson di restare più fedele possibile all'opera di Tolkien è comunque dovuto sottostare ad una complessa operazione di taglia e cuci.

Il videogioco, d'altra parte, costituisce un medium audiovisivo a sé stante, pertanto è la stessa operazione di adattamento a rappresentare quasi un ossimoro, una scelta spesso inseguita esclusivamente per raggiungere una cassa di risonanza più ampia. Tale natura è ciò che spinge anche gli sceneggiatori più navigati ad alterare il materiale originale, al fine di evitare una riproposizione in scala uno a uno di quanto già raccontato in maniera eccellente nel mondo interattivo. Del resto, l'esperienza assicurata dal videogioco non potrà mai esser riproposta in modo altrettanto efficace con una semplice cinepresa. Nonostante le buone intenzioni, sta diventando difficile sfuggire all'idea che showrunner e autori - operando una svalutazione più o meno consapevole del medium videogioco - siano sempre più convinti di poter 'migliorare' il materiale di riferimento, o anche solo di saperlo rimodellare sapientemente secondo le proprie esigenze creative.

Il film di Assassin's Creed non ha raccolto i risultati sperati
Il film di Assassin's Creed non ha raccolto i risultati sperati

È una storia infinita: "Volevamo rispettare i videogiochi e i loro elementi distintivi, ma volevamo anche realizzare il nostro progetto originale", diceva Michael Fassbender nel 2016, in occasione dell'esordio del film di Assassin's Creed. Un lungometraggio che, pur mettendo in campo un cast da antologia e restando parzialmente ancorato all'immaginario della saga, fu oggetto di una pesante stroncatura da parte della critica e del pubblico. Certo è che persino Assassin's Creed resta un adattamento impeccabile se paragonato alle prime sortite di Hollywood, su tutte il celeberrimo Super Mario Bros con Bob Hoskins del 1993.

Nel caso di questo particolare cult trash la situazione era tuttavia ben diversa: in quanto videogioco di stampo arcade, Super Mario Bros non si sarebbe mai potuto prestare a un adattamento cinematografico tradizionale - anche se i recenti trailer presentati da Nintendo avrebbero qualcosa da ridire - ma si tratta di un antico limite che sta rapidamente venendo meno. I videogiochi somigliano infatti sempre di più ai film, talvolta arrivano a sacrificare parte delle loro unicità per avvicinarsi alla struttura della classica pellicola, pertanto quella di adattare l'avventura videoludica al grande e al piccolo schermo dovrebbe esser diventata un'operazione piuttosto semplice; ma, come sappiamo, non è così.

I grandi successi

Cyberpunk: Edgerunners ha avuto tanto successo da cambiare la storia del videogioco
Cyberpunk: Edgerunners ha avuto tanto successo da cambiare la storia del videogioco

Negli ultimi anni ci siamo trovati al cospetto di un paio di adattamenti in grado di brillare a prescindere dal punto di vista dell'osservatore, che fosse quello di un appassionato dell'opera originale oppure di un totale neofita. Stiamo ovviamente parlando di Arcane e Cyberpunk: Edgerunners, le serie Netflix tratte rispettivamente da League of Legends e dalla Night City di Cyberpunk 2077, i cui tratti distintivi potrebbero nascondere la ricetta segreta dietro questo genere di operazione.

Arcane ha costruito sul canovaccio gettato dagli artisti di Riot Games, confezionando un'esperienza capace di risultare fresca per chiunque, compresi coloro che avessero trascorso centinaia di ore nella Landa degli Evocatori. Sfruttando il mondo stilizzato dai creativi della casa, gli showrunner hanno intessuto un intreccio originale che si muove nel totale rispetto degli assiomi alla base del mondo di League of Legends, lavorando sulla caratterizzazione di personaggi già noti agli appassionati e regalando una solida struttura orizzontale a una narrativa - in origine - appena abbozzata.

Arcane ha monopolizzato tutte le classifiche delle serie tv
Arcane ha monopolizzato tutte le classifiche delle serie tv

Cyberpunk: Edgerunners ha fatto qualcosa di simile, perché ha scelto di rubare la stessa ambientazione del videogioco per cucirci sopra una storia completamente inedita, sfruttando ogni angolo della metropoli eretta da Mike Pondsmith per accomodare un racconto autosufficiente. Insomma, tanto gli autori di Arcane quanto quelli di Edgerunners hanno deciso di piegarsi completamente ai dettami degli universi originali - le vere star delle operazioni - rispettandone minuziosamente i dogmi e le dinamiche al fine di narrare vicende non solo verosimili, ma addirittura capaci di arricchire il materiale di partenza.

Sfuggendo sia alla voglia di replicare in scala uno a uno il videogioco - cosa che del resto sarebbe stata impossibile con League of Legends - sia a quella di alterarlo per ospitare un racconto inadatto al contesto, le serie sono emerse senza ombra di dubbio fra i migliori adattamenti mai realizzati, e questa è una grossa lezione per qualsiasi aspirante emulo. Sembra molto diverso il percorso imboccato da The Last of Us di HBO, che apparentemente mira a una traslazione pura e semplice dell'esperienza offerta dal videogioco; se dovesse riuscire a ricalcarla fedelmente e raccogliere il successo sperato, potrebbe cambiare per sempre il modo in cui registi e produttori approcciano il mondo dei videogiochi.

Le grandi cadute

La serie di Resident Evil ha conosciuto prima la stroncatura e poi la cancellazione
La serie di Resident Evil ha conosciuto prima la stroncatura e poi la cancellazione

Il minimo comune denominatore alla base dei grandi adattamenti televisivi e cinematografici che nel corso degli ultimi anni sono caduti si può inquadrare proprio in una carenza nella cura riservata al materiale originale. Il primo tonfo, a ben vedere, risiede nelle stagioni di chiusura di Game of Thrones di HBO, ma in quel caso non c'era una volontà concreta di sovrascrivere le opere di George R. R. Martin: semplicemente, quelle opere non esistevano ancora.

Impossibile non tastare le acque della recente trilogia di Star Wars, che pur di riuscire ad ospitare il racconto immaginato dai nuovi autori è arrivata a scardinare le fondamenta della saga di George Lucas, sacrificando sull'altare di una sceneggiatura traballante persino la profezia legata ad Anakin Skywalker che sorreggeva l'intera esalogia. Emblematico, in tal senso, è il destino delle altre produzioni legate al marchio: se lavori come Rogue One e The Mandalorian sono stati universalmente acclamati proprio perché miravano ad incastrarsi perfettamente nell'economia narrativa della saga, Kenobi - come si suol dire - ha fatto il passo più lungo della gamba.

Al centro del mirino ora è finita la serie The Witcher
Al centro del mirino ora è finita la serie The Witcher

Ecco che di recente ha esordito Resident Evil, la serie di Andrew Dabb, che ha scelto un approccio completamente trasformativo senza riuscire a giustificarlo attraverso il prodotto finito. Non è stata una sorpresa scoprire della cancellazione della serie - come non è stata affatto una sorpresa scoprire che il nome in calce all'opera fosse un semplice specchietto - perché la produzione mancava di appeal a prescindere dai trascorsi ludici del pubblico. Chi ama Resident Evil, che già di per sé non è che possa vantare una narrativa funambolica, è rimasto stordito dalla deriva da teen-drama, ma il reale problema è che lo stravolgimento creativo non è nemmeno servito a soddisfare il pubblico lontano dal videogioco.

Cosa che, invece, è accaduta dalle parti di The Witcher di Lauren Hissrich, altra produzione Netflix che pur facendo storcere il naso ad alcuni appassionati dello strigo - tanto a quelli arrivati dai libri quanto ai fan dei videogiochi - è inizialmente riuscita a catturare un'enorme frangia di pubblico. I problemi di The Witcher hanno iniziato ad emergere in parallelo al lento e inesorabile scollamento dal materiale originale, culminato nella prematura dipartita di personaggi eccellenti, apparentemente tale e tanto da convincere lo stesso Henry Cavill - che da sempre sognava di ricoprire il ruolo di Geralt - a valutare l'idea di allontanarsi dal progetto. L'effettivo abbandono di Cavill, a prescindere dalle sue reali ragioni, ha esacerbato il sentimento di ostilità nato nel pubblico, al punto che attualmente sarebbe molto difficile ipotizzare un futuro roseo per la serie.

Che succede?

Anche The Witcher Blood Origin non ha convinto gli appassionati
Anche The Witcher Blood Origin non ha convinto gli appassionati

Gli adattamenti televisivi e cinematografici - non solo dei videogiochi - stanno trovando grandissima difficoltà nel ritagliarsi un'identità ben definita. Bisognerebbe anche valutare il punto di vista degli autori, che probabilmente si vedono bocciare continuamente progetti originali in ragione del facile guadagno derivante da iniziative di questo genere, e alla fine riversano la forte esigenza espressiva nelle pieghe di mondi creati da altri individui. È possibile che Andrew Dabb sognasse da anni di gestire una produzione teen fondata su flashback e prolessi, e abbia infine scelto il teatro di Resident Evil per metterla in scena.

È altresì evidente che si tratta di un approccio disfunzionale, come dimostrato dall'attuale stato del rapporto fra i responsabili di The Witcher e la relativa fanbase. Il primo caso è esploso quando l'ex scrittore della serie Beau DeMayo ha affermato che il team "prendesse in giro" il materiale originale, e anche se la stessa showrunner Lauren Hissrich ha smentito le accuse, gli appassionati hanno proceduto a radiografare tutte le esternazioni degli autori e soprattutto quelle di Henry Cavill. Quest'ultimo aveva dichiarato all'Hollywood Repoter che sarebbe rimasto a lungo nel ruolo di Geralt di Rivia se gli showrunner si fossero assicurati di restare ben fedeli alla visione dell'autore della raccolta. Nelle ultime ore, anche il doppiatore inglese del Geralt dei videogiochi, ovvero Doug Cockle, ha voluto dire la sua sulla questione: "Henry è un grande fan dei giochi e dei libri, ma gli autori della serie Netflix hanno deciso, per qualche ragione, di deviare fortemente dalle storie dei libri e dei giochi. Che questa sia una cosa positiva o meno è questione di gusti, ma personalmente non capisco una scelta del genere". Dunque, secondo il doppiatore e altre ricostruzioni, sarebbe questo il reale motivo che ha spinto Cavill ad andarsene. La polemica, fra le altre cose, è riemersa anche nell'orbita di The Witcher: Blood Origin, serie spin-off che ha raccolto il punteggio più basso della storia di Netflix sull'aggregatore Rotten Tomatoes.

Appurato che esistono diverse motivazioni per cui creativi e showrunner scelgono di alterare i prodotti di riferimento, e che gran parte delle modifiche si rendono necessarie in ragione della particolare natura del videogioco, esistono attualmente abbastanza casi di studio per capire cosa fare - e soprattutto cosa non fare - nei confini di opere di questo tipo. È possibile trattare storie, personaggi e tematiche originali, come dimostrato da Cyberpunk: Edgerunners; è possibile costruire una trama orizzontale da una manciata di ispirazioni, come dimostrato da Arcane. Ciò che non funziona, invece, è l'alterazione ingiustificata degli snodi essenziali di un immaginario con il quale il pubblico ha stretto un forte legame emotivo: a quel punto tanto vale fare tabula rasa e sfruttare il solo universo narrativo.

The Last of Us di HBO sembra voler provare la strada della riproposizione uno a uno
The Last of Us di HBO sembra voler provare la strada della riproposizione uno a uno

Resta solo da scoprire che sarà degli adattamenti videoludici attualmente all'orizzonte. The Last of Us di HBO sembra voler tradurre letteralmente il videogioco secondo il linguaggio cinematografico; Fallout di Lisa Joy e Jonathan Nolan parrebbe seguire la lezione impartita da Cyberpunk: Edgerunners. Il film di Super Mario Bros, dal canto suo, si è presentato come un'impresa al limite dell'impossibile. Di recente è stata annunciata la pellicola di Death Stranding, con tanto di coinvolgimento diretto di Hideo Kojima, mentre il film di Ghost of Tsushima firmato Chad Stahenski si trova attualmente in fase di pre-produzione. Questo elenco, tra l'altro incompleto, è un'ulteriore testimonianza della volontà di capitalizzare sugli exploit del settore: dopo il successo al botteghino del discusso adattamento di Uncharted, nei prossimi anni scopriremo per certo quanto sia effettivamente maturata la formula dei film e delle serie tratte dai videogiochi.