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PlayStation Classic: i giochi che vorremmo

PlayStation Classic ci permetterà di rivivere le emozioni di 20 classici selezionati da Sony: ecco quelli che vorremmo assolutamente giocare

SPECIALE di Tommaso Pugliese   —   19/09/2018

PlayStation Classic sarà disponibile a partire dal 3 dicembre, al prezzo di 99,99 euro. L'annuncio della retroconsole è arrivato a sorpresa, confermando tuttavia voci che si rincorrevano oramai da diverso tempo e che vedevano appunto Sony in procinto di cimentarsi con un trend, quello della nostalgia videoludica, che Nintendo ha finora cavalcato con grandissimo successo. Caratterizzata da dimensioni davvero ridotte (149x33x105 millimetri), pari a circa il 45% dell'originale PlayStation, la piattaforma includerà nella confezione due controller, un cavo HDMI e un cavo USB per l'alimentazione a corrente. Precaricati troveremo 20 giochi, cinque dei quali sono già stati rivelati: Final Fantasy VII, Jumping Flash!, R4: Ridge Racer Type 4, Tekken 3 e Wild Arms. In attesa di conoscere il resto della lista, abbiamo stilato un elenco, in rigoroso ordine alfabetico, dei quindici titoli che ci piacerebbe trovare su PlayStation Classic. Ovviamente dopo aver letto le nostre selezioni, vi aspettiamo nei commenti per farci sapere cosa voi vorreste assolutamente trovare in questa piccola console.

Bushido Blade

Non sono stati i numeri a suggerirci l'inserimento di Bushido Blade in questo elenco, ma la pura e semplice nostalgia per un esperimento di gameplay che di fatto non ha più avuto un seguito nel panorama videoludico. Il picchiaduro all'arma bianca (se così vogliamo chiamarlo) sviluppato da Light Weight nel 1997 era infatti caratterizzato da un grado di realismo inedito, con i duelli fra samurai che si risolvevano realisticamente nel giro di un unico colpo ben piazzato, messo a segno. I combattimenti assumevano dunque connotati strategici di grande spessore, con tre posizioni di guardia che era possibile assumere e una mobilità inedita per i personaggi, che si spostavano all'interno di scenari tridimensionali discretamente ampi e con qualche elemento interattivo (vedi la foresta di bambù). Ci si poteva dunque allontanare rapidamente dalla contesa per riorganizzare le idee e trovare la giusta tattica, o magari soltanto prolungare la propria agonia.

Bushido Blade

Driver

Muscle car americane lanciate in derapata attraverso mappe urbane piuttosto grandi, un sistema GPS ripreso successivamente da una quantità enorme di titoli (Grand Theft Auto vi dice nulla?) e missioni che ruotavano generalmente attorno alla scorta di criminali da un punto all'altro di città come Miami, San Francisco, New York e Los Angeles: Driver era questo e tanto altro ancora. Il gioco realizzato da Reflections, caratterizzato da una guida arcade coinvolgente e solida, ci metteva nei panni di un poliziotto sotto copertura, John Tanner, che aveva il compito di sfruttare la propria abilità al volante per guadagnarsi la fiducia della malavita locale e raccogliere le prove necessarie per incastrare la famiglia mafiosa Castaldi. La serie ha avuto un buon successo, ma è dalla passata generazione che Ubisoft non produce nuovi episodi: un richiamo al passato su PlayStation Classic potrà servire?

Driver

Einhander

Pubblicato originariamente nel 1997 ma mai distribuito in Europa, dunque un candidato perfetto per la line-up di PlayStation Classic, Einhander metteva le nuove tecnologie e la grafica poligonale al servizio di un impianto shoot'em-up di stampo tradizionale, a scorrimento multidirezionale, arricchito da svariate suggestioni sia per quanto concerne lo stile visivo che l'accompagnamento musicale, capace in alcuni momenti di sottolineare l'azione con i vertiginosi vocalizzi di un soprano. All'interno di suggestive sequenze che oggi definiremmo come "a due dimensioni e mezzo", il titolo targato Square suggeriva frequenti variazioni sul tema, muovendo lo scenario con inquadrature di grande efficacia e proponendo una serie di boss molto interessanti, nonché un sistema di potenziamento delle armi capace di regalare grandi soddisfazioni fra missili, granate, mitragliatori Gatling e spade laser.

Einhander

Gran Turismo

Difficile che il capostipite della serie creata da Polyphony Digital non trovi posto nella prima retroconsole prodotta da Sony. Anch'esso pubblicato nel 1997, evidentemente un anno fantastico per l'originale PlayStation, Gran Turismo portava le gare automobilistiche su di un nuovo livello, caratterizzato da un modello di guida simcade terribilmente solido, dalle sfaccettature inedite per quanto concerne la fisica e, soprattutto, la resa visiva. Il primo episodio del franchise non è stato tecnicamente il migliore ed è dunque possibile che si opti per il più maturo Gran Turismo 2, ma il concetto non cambia: fra spettacolari tracciati, gare coinvolgenti, un parco vetture estremamente ricco e un sistema di upgrade rivoluzionario, l'opera di Kazunori Yamauchi ha fatto la storia del genere racing e merita senz'altro un riconoscimento di questo tipo.

Gran Turismo

Legacy of Kain: Soul Reaver

Diretto da Amy Hennig, sviluppato da Crystal Dynamics, Legacy of Kain: Soul Reaver è ancora capace di far scorrere qualche brivido sulla schiena quando viene nominato. Si tratta infatti di uno di quei titoli che vengono ricordati con riverenza da parte dei videogiocatori più attempati, un action adventure terribilmente affascinante per via del suo lore e dei suoi personaggi; a cominciare proprio dal protagonista, Raziel, che viene ripudiato dal suo signore Kain e gettato in un abisso. Tornato in vita in una forma inedita e spettrale, il protagonista doveva affrontare livelli pieni di nemici, risolvere enigmi ambientali e nutrirsi dell'anima dei suoi avversari per ottenere i poteri necessari a sconfiggere le forze oscure. La medesima formula e un'atmosfera simile le abbiamo poi ritrovate in prodotti come Darksiders, ma mai in un sequel ufficiale.

Legacy Of Kain Soul Reaver

MediEvil

In attesa di qualche novità sulla remaster annunciata durante la scorsa PlayStation Experience, MediEvil potrebbe fare il proprio ritorno sulla retroconsole Sony con il primo, leggendario episodio, risalente al 1998. L'avventura di Sir Daniel Fortesque, cavaliere senza macchia e senza carne, evidentemente ispirato alle opere di Tim Burton, si poneva come uno di quei titoli irrinunciabili per qualsiasi possessore di PlayStation. Parliamo infatti di un action game divertente, dotato di una grande atmosfera, di un discreto sistema di combattimento e di livelli variegati, in cui il protagonista doveva confrontarsi con zombie e altre creature della notte con l'obiettivo di contrastare l'avanzata dello stregone Zarok. L'eventuale inserimento del gioco nella line-up di PlayStation Classic desta solo una perplessità: la mancanza dello stick analogico, che MediEvil supportava nativamente, potrebbe rendere l'esperienza un po' macchinosa.

Medievil

Metal Gear Solid

Con Death Stranding in lavorazione e un Hideo Kojima mai tanto celebrato a livello internazionale, portare l'originale Metal Gear Solid su PlayStation Classic si pone come una mossa quasi scontata da parte di Sony. Il franchise è sempre stato legato a doppio filo alle console della casa giapponese, del resto, e il primo capitolo ha contribuito a plasmare l'attuale genere action stealth in concomitanza con Syphon Filter e Tenchu: Stealth Assassins, staccando però la concorrenza in maniera netta grazie a un'eccellente direzione e a una narrazione non banale. Le sequenze, gli effetti sonori (ormai leggendario quello dell'avvistamento da parte dei nemici), il grido "Snaaaaake!" via Codec, la mitologica sequenza introduttiva di stampo cinematografico e le soluzioni grafiche adottate per la prima avventura di Solid Snake hanno fatto scuola. Speriamo tuttavia che un'eventuale riproposizione sulla retroconsole includa anche il doppiaggio americano, visto che quello nostrano, pur coraggioso per l'epoca, oggi non farebbe che strappare qualche risata.

Metal Gear Solid

Resident Evil

Capcom ha in cantiere uno straordinario remake di Resident Evil 2, dunque quale occasione migliore per riproporre il primo capitolo della serie nella sua forma originale? Pur con tutti i suoi spigoli e i controlli in stile "carro armato", Resident Evil è stato il capostipite del filone survival horror così come lo conosciamo oggi e ha riscosso un successo straordinario in tutto il mondo, dando vita a un franchise ancora oggi apprezzatissimo e a una sequenza di trasposizioni cinematografiche. Shinji Mikami e i suoi collaboratori si sono chiaramente ispirati alle soluzioni adottate da Infogrames con Alone in the Dark, aggiungendo però a quella formula un gunplay solido, un set di enigmi immediati e personaggi stereotipati ma affascinanti. A remare contro l'eventuale introduzione del gioco nella line-up di PlayStation Classic c'è effettivamente il gran numero di remaster realizzate nel corso del tempo: staremo a vedere.

Resident Evil Kp3P8Ik

Silent Hill

Se Resident Evil potrebbe saltare per la scarsa freschezza, lo stesso chiaramente non si può dire di Silent Hill, l'affascinante survival horror pubblicato nel 1999 da Konami. Un esperimento molto affascinante, che provava a gestire in maniera interamente poligonale lo scenario, anziché utilizzare immagini raster e inquadrature fisse, e nel farlo non poteva esimersi dall'utilizzare il ben noto espediente della nebbia, impiegato per alleggerire il carico computazionale e nascondere gli oggetti che si trovavano a una certa distanza dal protagonista. Curioso come proprio la nebbia fosse un tratto distintivo di Silent Hill, la città maledetta che si trovava su di un piano parallelo della realtà e in cui il povero Harry Mason finiva per entrare, alla disperata ricerca di sua figlia. Una missione dai tratti spaventosi e con diversi epiloghi possibili, tutti abbastanza inquietanti.

Silent Hill

Suikoden

Il già annunciato Final Fantasy VII rappresenta degnamente l'intero spettro delle produzioni RPG per PlayStation, e del resto le retroconsole generalmente si concentrano su titoli più immediati. Per Suikoden, tuttavia, potrebbe valere la pena di fare un'eccezione: la produzione targata Konami, uscita originariamente nel 1995 in Giappone e ben due anni dopo in Europa, si ispirava ai grandi classici del genere, proponendo una visuale dall'alto a tre quarti che cambiava, adottando una prospettiva laterale, nel momento in cui si finiva coinvolti in un combattimento, rigorosamente casuale e regolato da un solido sistema a turni. Una formula parzialmente ripresa di recente da Octopath Traveler, ma che nel caso di Konami non ha poi avuto seguito: la serie di Suikoden è ferma ai box da ben dodici anni.

Suikoden

Syphon Filter

Uno dei primi action game in terza persona a introdurre meccaniche stealth insieme ai già citati Metal Gear Solid e Tenchu, Syphon Filter è un'altra delle proprietà intellettuali che Sony ha abbandonato nel corso degli anni, nonostante il grande successo sull'originale PlayStation. Nei panni dell'agente speciale Gabriel Logan, ci veniva chiesto di portare a termine missioni di difficoltà crescente nel tentativo di sventare i piani di un terrorista internazionale, intenzionato a utilizzare una pericolosissima arma biologica. Il gioco riponeva grande fiducia nelle capacità di calcolo della console Sony, rappresentando con modelli poligonali personaggi e scenari anche discretamente ampi, e proponendo un gameplay che univa fasi sparatutto frenetiche a sequenze più ragionate, in cui bisognava nascondersi ed effettuare eliminazioni silenziose per non farsi individuare.

Syphon Filter

Tenchu: Stealth Assassins

Il trittico degli stealth game più rappresentativi all'epoca della prima PlayStation viene completato da Tenchu: Stealth Assassin, un action game in terza persona sviluppato da Acquire e pubblicato nel 1998. Ambientato in uno scenario affascinante come può essere il medioevo giapponese, il gioco ci vedeva impegnati in una serie di incarichi da completare come si addice ai ninja, ovverosia risultando completamente invisibili al nemico ed effettuando uccisioni furtive. Bisognava dunque introdursi all'interno di basi ben sorvegliate, utilizzando il rampino per muoversi sui tetti e osservando il comportamento delle guardie per poterle cogliere di sorpresa, fino ad arrivare all'obiettivo principale. Un'esperienza davvero suggestiva, che peraltro avrebbe potuto fare il proprio ritorno nel 2019... se From Software non avesse deciso di trasformare il progetto in Sekiro: Shadows Die Twice.

Tenchu

Tomb Raider

Il recente lancio di Shadow of the Tomb Raider e le tante discussioni sulla deriva action del reboot rispetto ai capitoli tradizionali ci ha fatto venir voglia di rimettere le mani sull'originale Tomb Raider del 1996. Sony potrebbe aver fatto un ragionamento simile, optando magari per il secondo episodio della serie, più maturo e rifinito sotto determinati aspetti; ma il succo del discorso è quello di ritrovare la Lara Croft degli esordi, tutta curve (spigoli?) e determinazione, per affrontare nuovamente tombe piene di trappole e insidie, nemici di varia natura e, soprattutto, enigmi ambientali da risolvere. Il tutto ricorrendo a un sistema di controllo sfaccettato, che consentiva di combattere in maniera acrobatica (impugnando due pistole, naturalmente) e di eseguire un gran numero di azioni sulla falsariga delle avventure dinamiche: un approccio che ha contribuito alla nascita delle moderne meccaniche di arrampicata.

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Twisted Metal

Fra i giochi che solitamente vengono associati alla prima PlayStation c'è senz'altro Twisted Metal: un racer arcade immediato e divertente, completamente fuori di testa. Basti pensare ai veicoli disponibili, che andavano dalla muscle car con le mitragliatrici al blindato equipaggiato con un paio di cannoni, passando per taxi, buggy e il folle furgone dei gelati. Creato da David Jaffe e Scott Campbell, Twisted Metal apparteneva alla prima generazione dei titoli con grafica poligonale e non vantava dunque un comparto visivo eccezionale, ma sapeva divertire grazie al gameplay frenetico e alle tante modalità disponibili, incluso un multiplayer in locale via split-screen. PlayStation Classic, del resto, sarà dotata nativamente di due controller: quale modo migliore per sfruttarli?

Twisted Metal

WipEout

Nonostante fosse uno dei titoli di lancio di PlayStation, WipEout vantava un comparto tecnico straordinario per l'epoca, capace di ipnotizzare chi guardava il gioco in azione anche solo con la breve demo disponibile in bundle con la console. Il titolo di Psygnosis ha anche avuto il merito di inventare un sottogenere, quello dei racer futuristici, che ancora oggi sforna nuove, entusiasmanti esperienze che mettono al centro la velocità, i riflessi e la spettacolarità della grafica. A rendere appetibile WipEout concorrevano però diversi elementi: il design di navicelle e tracciati, la colonna sonora elettronica e trascinante, l'uso delle armi e delle trappole in pista, ma soprattutto un gameplay terribilmente coinvolgente, che abbiamo potuto sperimentare non molto tempo fa con la raccolta WipEout Omega Collection.

Wipeout Xh1Rwcg