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Returnal, Housemarque è sul tetto del mondo, ma quanto durerà?

Da scommessa a esclusiva più preziosa di PlayStation 5: il 2021 è l'anno di Returnal e in fondo non se lo aspettava nemmeno lui...

SPECIALE di Francesco Serino   —   07/12/2021

Returnal è un gioco speciale. Lo è stato fin da subito, ma lo è diventato sempre di più man mano che i mesi passavano. Quella che doveva essere un'ulteriore esclusiva PlayStation 5, la più sperimentale e rischiosa, oggi spicca come la più fulgida tra quelle a disposizione della nuova console Sony. Il ritorno di Ratchet & Clank ci ha regalato un gioco solido, fatto benissimo, ma niente di così rivoluzionario o innovativo, di conseguenza il posticipo di Horizon Forbidden West ha lasciato con il cerino in mano proprio questo coraggiosissimo gioco Housemarque.

Piaccia o meno, oggi è proprio Returnal il gioco più distintivo e interessante del 2021 tra le esclusive più pure di PlayStation 5.

Un Re per caso

Returnal: Luci rosse che saettano intrecciando laser viola, tra esplosioni e schivate millimetriche. Dritti al cuore degli action game
Returnal: Luci rosse che saettano intrecciando laser viola, tra esplosioni e schivate millimetriche. Dritti al cuore degli action game

Posizione inaspettata, ma assolutamente meritata, per un gioco tanto ben fatto quanto a rischio di finire, dopo questo lungo anno da re, fin troppo presto dimenticato. Capita ai bei giochi usciti nei primi mesi di vita di una console, ma in questo caso sarebbe più che mai doloroso e ingiusto. Ancor di più ora che è possibile creare un salvataggio temporaneo e uscire dalla partita, funzione che non rende Returnal più facile, permette però di giocare anche ad altro o di spegnere la console in caso di necessità, e che giustamente è stata richiesta a gran voce dal pubblico fin dal primo giorno. Returnal non è mai stato più bello di cosi.

Perfetta antitesi

Returnal: il gameover è un concetto passato, il futuro è nei cicli di Returnal e Deathloop, dove la sconfitta ha un ruolo nel gameplay e non si limita a interromperlo per due inutili caricamenti
Returnal: il gameover è un concetto passato, il futuro è nei cicli di Returnal e Deathloop, dove la sconfitta ha un ruolo nel gameplay e non si limita a interromperlo per due inutili caricamenti

Sony sarà sicuramente felice della scommessa vinta, ma giustamente preferirebbe trovarsi in un'altra situazione: con un'esclusiva di maggior richiamo e in grado di spingere le vendite di una console più facile da comprare. Questo però non è possibile per ovvi motivi e il secondo Natale dell'invisibile PlayStation 5 si ritrova così a puntare su un titolo sviluppato da una software house che fino a qualche anno fa rischiava di chiudere, mentre ora è più che mai sotto riflettori con un gioco che è l'esatta antitesi delle altre produzioni da classifica targate PlayStation Studios. L'effetto grande cinema al quale aspirano gli altri giochi esclusivi è qui azzerato da una formula tutto gameplay e zero tempi morti, ottimo primo tentativo di portare il concetto di roguelike a un pubblico più vasto attraverso una produzione di primo livello, ma non per questo più accondiscendente. Oltretutto Returnal è sviluppato da chi l'approccio arcade richiesto dal genere ha contribuito a crearlo, escludendo qualunque tipo d'inaccettabile appropriazione per sfruttare un trend in crescita.

Un altro tipo di difficoltà

Returnal: La pioggia tra le dita, le vampe delle esplosioni, le sgroppate di ogni arma... che bello il DualSense nel gioco Housemarque!
Returnal: La pioggia tra le dita, le vampe delle esplosioni, le sgroppate di ogni arma... che bello il DualSense nel gioco Housemarque!

L'esposizione che sta avendo Returnal è particolarmente importante anche per la sua peculiare difficoltà. Le nobilissime gabbie mnemoniche in cui amano ficcarci i giochi From Software non solo l'unica sfida che può separare un bravo giocatore da uno meno abile, e imparare a memoria a suon di riflessi quel tipo di ostacoli è sicuramente affascinante ma non linea con tutti i palati. Il gameplay di Returnal, al contrario, richiede al giocatore una straordinaria capacità di adattamento perché poco o niente è prestabilito, qui non si tira mai davvero il fiato e nemmeno è possibile aggirare i problemi con del semplice grind. Nel gioco Housemarque anche i bonus impongono spesso una scelta, e ogni stanza esplorata potrebbe essere quella di troppo, quella che potevi evitare di visitare. Rischio e ricompensa. L'azione vera e propria è poi un inno alla vecchia scuola, l'esatta trasposizione tridimensionale di un Ikaruga, tra profumi più moderni che portano a Gun Valkyrie e P.N. 03 di Mikami. Un po' come la storia (falsa) del calabrone che non potrebbe fisicamente volare, ma non lo sa e vola lo stesso, Returnal è un gioco che non dovrebbe esistere nel panorama dei Tripla A moderni eppure eccolo qua, persino in primissima fila.

Un salto di categoria

Esistono tanti roguelike, è vero, persino migliori di Returnal, nessuno però può sfoggiare una grafica cosi evoluta nonché la classica rifinitura dei giochi PlayStation Studios, che in questo caso vale caricamenti inesistenti e una delle migliori implementazioni del DualSense dopo Astro's Playroom. La presenza di Returnal ha un ulteriore aspetto positivo da tenere in considerazione: ribilancia l'offerta first party di Sony che negli ultimi anni si era leggermente appiattita su alcune scelte stilistiche che rischiavano, e rischiano tutt'ora, di non funzionare più come in passato. Il gioco Housemarque, e in parte anche il remake di Demon's Souls, rappresentano quella variante necessaria a dimostrare che i PlayStation Studios continuano a essere dei top player, anche nel coraggio di offrire al proprio pubblico un videogioco che ha un'unica pretesa: esserlo fino in fondo.