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La tecnologia OLED tandem spiegata bene: come funzionano i pannelli WOLED di nuova generazione

La tecnologia OLED tandem sta diventando uno dei temi più rilevanti nel settore dei display di nuova generazione: ma come funziona davvero? Proviamo a capirlo insieme.

SPECIALE di Raffaele Staccini   —   29/12/2025
Il monitor OLED Tandem Gigabyte MO27Q28G
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Negli ultimi anni si è parlato tanto di pannelli OLED sempre più luminosi, più resistenti al burn-in e più adatti a diventare il cuore di monitor, TV e laptop ad alte prestazioni. Per molto tempo ci si è scontrati con vincoli fisici difficili da aggirare. Aumentare la luminosità significa spingere più corrente nell'organico, che scalda e tende a degradare più in fretta. Ridurre l'ABL significa gestire in modo diverso la distribuzione dell'energia. La ricerca di maggiore durata obbliga a trovare nuovi materiali. Per qualche stagione l'evoluzione è sembrata lenta, quasi piatta.

La tecnologia tandem ha cambiato tutto. È stato il primo passo concreto verso una generazione di OLED che non cerca solo di essere più luminosa, ma anche più stabile nel tempo. È una soluzione tecnica che interessa chi lavora con contenuti grafici complessi, chi gioca in HDR e chi usa il display molte ore al giorno. Ma per essere utile, deve essere capita davvero perché, anche se migliora molti aspetti dei pannelli White OLED, non fa miracoli.

Per questo è utile affiancare alla parte teorica un prodotto che metta in pratica l'idea. Il GIGABYTE MO27Q28G, uno dei monitor basati su pannello tandem di nuova generazione che abbiamo recensito in queste settimane, permette di capire cosa succede quando questa tecnologia viene portata sul tavolo.

Le differenze tra tandem e OLED tradizionale

La chiave della tecnologia tandem, come ci aveva spiegato persino Apple durante la presentazione del suo iPad Pro (M4) "Ultra Retina XDR", è nello stack. Un pannello OLED classico usa un singolo strato emissivo incaricato di generare la luce. Da qui arrivano luminosità, colore, uniformità e durata. Con il tandem, lo strato non è più uno, ma due sovrapposti.
Funzionano insieme, condividono la stessa ottica e vengono controllati in modo coordinato. L'OLED tandem citato da Apple non va però confuso con i WOLED tandem prodotti da LG per monitor e TV: il concetto di doppio stack è comune, ma l'implementazione industriale e l'architettura del pannello sono differenti.

Il vantaggio, comunque, è immediato. Se due strati collaborano, la luce prodotta è più intensa pur richiedendo meno corrente per singolo strato. L'efficienza sale, il calore prodotto scende e i materiali si degradano più lentamente. La luminosità complessiva aumenta senza la penalità che affliggeva gli OLED classici: più energia uguale più stress, mentre qui il vantaggio reale è che per ottenere 100 nit, un pannello tandem richiede molta meno corrente per singolo strato rispetto a un pannello single-stack, scaldando meno. Se invece si decide di consumare la stessa energia di un OLED tradizionale, il tandem può tradurlo in un incremento molto significativo della luminanza.

Il principio è semplice, ma la messa in pratica no. Servono materiali ottimizzati, un lavoro accurato sull'interfaccia tra i due stack e sistemi di controllo capaci di coordinare la resa. Per questo i pannelli tandem non sono tutti uguali. Cambiano i materiali organici (fluorescenti o fosforescenti), cambiano le condizioni di guida degli impulsi, cambia la resa nel tempo. L'idea, però, resta identica: raddoppiare l'emissivo per moltiplicare le prestazioni.

Perché nasce questa tecnologia?

Gli OLED tradizionali hanno punti di forza evidenti: neri perfetti, contrasto praticamente infinito, risposta fulminea, qualità visiva superiore nella maggior parte degli scenari. Ma hanno anche fragilità note. La luminosità è sempre stata il tallone d'Achille. Alta solo sulle finestre più piccole e molto instabile con contenuti brillanti a pieno schermo. Le scene in HDR spesso mostrano un ABL aggressivo. E la durata del pannello, specie sui bianchi intensi, è più bassa rispetto ad altre tecnologie.

Il confronto mostra il passaggio dalla struttura RWBG standard alla nuova disposizione RGWB (a destra): questa ottimizzazione è studiata per migliorare sensibilmente la nitidezza dei caratteri e la resa dei testi, superando uno dei limiti storici dei monitor OLED nel lavoro di produttività
Il confronto mostra il passaggio dalla struttura RWBG standard alla nuova disposizione RGWB (a destra): questa ottimizzazione è studiata per migliorare sensibilmente la nitidezza dei caratteri e la resa dei testi, superando uno dei limiti storici dei monitor OLED nel lavoro di produttività

Il tandem attacca tutti questi problemi da tre direzioni: più luce a parità di potenza, meno stress sui materiali ed efficienza energetica migliore. Se due strati lavorano insieme, possono generare una luminanza più alta senza dover pompare corrente nello stesso punto. Per i contenuti HDR è una rivoluzione: le finestre al 10 per cento diventano più credibili, e la luminanza a pieno schermo sale senza i tracolli degli OLED precedenti.

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Gli OLED infatti, soffrono soprattutto quando devono tenere immagini statiche ad alta luminanza. Con il tandem l'intensità richiesta a ogni strato è minore. La vita utile cresce e il rischio di fenomeni di burn-in si riduce. Una maggiore resa luminosa significa poi anche un consumo più contenuto per raggiungere la stessa nitidezza visiva. Per un monitor questo ha effetti su temperatura, rumorosità dei sistemi interni e gestione termica complessiva.

Certo, il tandem non elimina ogni limite: aggiunge complessità produttiva, aumenta i costi, richiede controlli più raffinati delle correnti e può introdurre nuove variabili come micro differenze di invecchiamento tra gli stack. Ma il bilancio complessivo è favorevole e, man mano che la tecnologia si diffonde, anche i prezzi iniziano a diventare più abbordabili.

Come funziona davvero uno stack tandem

Per capire la differenza con un OLED tradizionale, dobbiamo guardare come viene gestita l'energia. In un pannello classico, per avere più luce bisogna aumentare la corrente elettrica. Tuttavia, la corrente è la causa principale del calore e dell'usura: più elettroni passano, più il materiale organico "muore" in fretta. Nel pannello tandem, i due strati sono uniti dal CGL (Charge Generation Layer).

Schema di un pannello OLED Tandem: l'illustrazione mostra i due strati emissivi (EL Unit) sovrapposti. Al centro si trova il CGL (Charge Generation Layer), il cuore della tecnologia che permette di 'moltiplicare' l'efficienza luminosa riciclando le cariche elettriche tra i due stack senza aumentare l'intensità di corrente
Schema di un pannello OLED Tandem: l'illustrazione mostra i due strati emissivi (EL Unit) sovrapposti. Al centro si trova il CGL (Charge Generation Layer), il cuore della tecnologia che permette di "moltiplicare" l'efficienza luminosa riciclando le cariche elettriche tra i due stack senza aumentare l'intensità di corrente

Questo strato intermedio funge da "moltiplicatore": riceve gli elettroni dal primo stack e li "ricicla" per il secondo. Fisicamente, questo comporta una gestione elettrica differente:

  • voltaggio maggiore: per spingere le cariche attraverso due stack serve una tensione più alta (quasi il doppio);
  • corrente minore: poiché gli strati sono due, per ottenere la stessa luminosità basta molta meno intensità di corrente per ogni singolo pixel.

Poiché il degrado organico è legato alla corrente e non al voltaggio, il Tandem permette di raddoppiare l'efficienza luminosa dimezzando lo stress fisico. In pratica, i contenuti HDR appaiono finalmente come erano stati pensati: senza perdita di luce sui fondali e senza i crolli improvvisi di luminosità tipici delle vecchie generazioni.

Il ruolo dell’elettronica di controllo

Proprio perché la struttura tandem lavora con tensioni più elevate e correnti ripartite, il ruolo del driver IC diventa ancora più critico rispetto al passato. Deve modulare la potenza, mantenere gli stack in equilibrio e prevenire deviazioni cromatiche.

La scheda di controllo (T-Con) e i driver IC sono i responsabili della modulazione dei segnali: nel caso del Tandem OLED, questi componenti devono gestire algoritmi di compensazione dinamica per assicurare un invecchiamento uniforme dei due stack organici
La scheda di controllo (T-Con) e i driver IC sono i responsabili della modulazione dei segnali: nel caso del Tandem OLED, questi componenti devono gestire algoritmi di compensazione dinamica per assicurare un invecchiamento uniforme dei due stack organici

Gli strati emissivi devono comportarsi come un unico corpo luminoso. Serve quindi un algoritmo che assegni la corrente giusta a entrambi e monitori l'invecchiamento: se uno stack dovesse invecchiare diversamente dall'altro, l'elettronica deve compensare per evitare sbilanciamenti nella temperatura colore. È qui che si gioca la differenza tra un pannello di qualità e uno mediocre.

Cosa cambia per gli utenti reali?

Un pannello tandem non è pensato per stupire solo nei grafici, ha impatti concreti nell'uso quotidiano. Per chi gioca, l'HDR appare più credibile. Gli effetti di luce non vengono più tagliati dall'ABL. La risposta ai movimenti resta tipica dell'OLED, quindi velocissima. Il tutto con un picco di luminosità più alto e una resa più stabile. Per i creativi, la stabilità cromatica è fondamentale: con il tandem le variazioni involontarie di colore sono meno frequenti e meno intense anche al variare della luminosità. Nell'uso di tutti i giorni infine, con interfacce luminose, documenti e navigazione, tutto appare più uniforme. Il rischio di ritenzione temporanea si riduce e i consumi si mantengono sotto controllo.

Il monitor GIGABYTE MO27Q28G
Il monitor GIGABYTE MO27Q28G

I nostri test di luminosità in HDR effettuati sul GIGABYTE MO27Q28G hanno messo in luce due comportamenti distinti, legati alle modalità selezionabili. In modalità Peak 1500 e Game HDR, il monitor privilegia l'impatto visivo. Su finestre molto piccole, all'1%, il pannello raggiunge quasi 1.380 nit, valorizzando dettagli come riflessi, scintille o fonti di luce puntiformi. Il rovescio della medaglia è una stabilità meno rigorosa: all'aumentare dell'area luminosa entra in gioco un ABL piuttosto aggressivo, che riduce rapidamente la luminanza complessiva.

GIGABYTE MO27Q28G, la recensione del monitor OLED tandem da gaming con un ottimo prezzo GIGABYTE MO27Q28G, la recensione del monitor OLED da gaming con un ottimo prezzo

La modalità Movie adotta invece un approccio opposto. I picchi si fermano attorno ai 550 nit, ma l'immagine resta stabile e coerente anche quando la scena diventa più luminosa. È una resa meno spettacolare sulla carta, ma più equilibrata e riposante nella visione prolungata, soprattutto su contenuti cinematografici.

Il dato che segna la vera distanza rispetto agli OLED delle precedenti generazioni emerge però nei test a schermo intero. Dove molti pannelli OLED crollano intorno ai 150 nit, il GIGABYTE MO27Q28G mantiene oltre 320 nit su una schermata completamente bianca. Questo risultato ha un impatto diretto sulla percezione reale: scene diurne, paesaggi innevati o ambienti molto aperti non appaiono smorti o grigiastri, ma conservano una luminosità e una pienezza cromatica coerenti con la risoluzione QHD del pannello. È uno degli esempi più concreti di come la tecnologia tandem riesca a mitigare uno dei limiti storici dell'OLED, rendendo l'esperienza visiva più uniforme e prevedibile.

La diffusione sul mercato

La produzione di pannelli tandem non è ancora capillare. LG Display, che è la branca produttrice di display, guida la prima ondata con soluzioni pensate soprattutto per monitor professionali e gaming di fascia alta. BOE e Samsung stanno spingendo su varianti proprie, con obiettivi e strategie differenti. La fascia di prezzo non è ancora abbordabile, ma la situazione sta cambiando rapidamente, con economie di scala che dovrebbero ridurre i costi nei prossimi due anni. I monitor stanno diventando il primo terreno di prova, le TV e i laptop seguiranno.

La qualità di un pannello tandem OLED è ben visibile anche con sorgenti a bassa risoluzione. Qui per esempio vediamo Nintendo Switch collegata al GIGABYTE MO27Q28G
La qualità di un pannello tandem OLED è ben visibile anche con sorgenti a bassa risoluzione. Qui per esempio vediamo Nintendo Switch collegata al GIGABYTE MO27Q28G

La prima generazione, tra l'altro, mostra già una maturità inaspettata. La seconda potrebbe esprimere tutto il potenziale della tecnologia. La tecnologia tandem, insomma, non è più un esperimento. È un'evoluzione solida che risolve alcuni dei limiti strutturali degli OLED: la luminosità aumenta, l'ABL diventa meno invasivo, la durata cresce, la resa è più prevedibile. Il tutto senza sacrificare i punti di forza storici degli OLED, dal nero perfetto alla velocità di risposta.

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Monitor come il GIGABYTE MO27Q28G mostrano cosa significa lavorare con uno stack doppio. Non sono prodotti perfetti, ma sono la dimostrazione che la direzione è quella giusta. Il tandem dovrebbe portare gli OLED verso una nuova stagione: più affidabili, più brillanti e meno condizionati dai compromessi che ne hanno rallentato la diffusione. È una tecnologia destinata a restare e a trasformare il mercato in modo concreto.