Si parlava qualche settimana fa della possibilità di sfruttare l'emulazione come possibile archivio digitale di software obsoleto, e a quanto pare l'idea sembra essere condivisa in qualche modo anche da Phil Spencer. Il capo della divisione Xbox di Microsoft ha infatti recentemente affermato che, vedendo i videogiochi come delle vere e proprie opere d'arte, la retro-compatibilità può fungere da sistema di preservazione del software a prescindere dall'hardware su cui gira. È una filosofia che calza opportunamente a pennello con l'iniziativa intrapresa ormai da tempo da Microsoft, che attraverso un lodevole sistema di emulazione software esteso ha inserito i titoli Xbox 360 all'interno del catalogo di giochi fruibili su Xbox One.
Sono ormai oltre 400 i giochi disponibili in retro-compatibilità su Xbox One e la lista continua ad allungarsi, ricevendo il favore e il sostegno degli utenti che vedono in questa funzionalità un vero e proprio plus per la console Microsoft, visto che al momento la concorrenza non è riuscita a garantire un sistema simile e così esteso, adottando forme diverse per il recupero di titoli del passato come vere e proprie ripubblicazioni di giochi in digitale (da acquistare a prescindere dal possesso o meno dell'originale). Questa romantica visione di Phil Spencer sembra peraltro suggerire che la retro-compatibilità sia divenuta una sorta di vero e proprio standard per Microsoft, come suggerito anche da Albert Penello nel corso di una recente intervista pubblicata da MCV UK nella quale l'executive della compagnia di Redmond affermava che "i consumatori sono più abituati a questa idea di poter acquistare dispositivi a livelli diversi di performance e al fatto che quando una nuova generazione di hardware viene fuori, i prodotti software che si sono acquistati in precedenza funzionano ancora".
Certo è una visione ancora troppo limitata per parlare di soluzione ideale per l'archivio digitale del software, visto che si parla al momento solo del mondo Xbox, ma potrebbe essere un inizio. D'altra parte, l'annuncio della retro-compatibilità estesa anche alla prima Xbox, avvenuto nel corso dell'E3 2017, ha di fatto chiuso il cerchio e compreso in un unico sistema tutte le piattaforme Xbox uscite nella storia, e queste continueranno verosimilmente a essere compatibili anche in futuro. Il problema è che non tutti i giochi rientrano nel sistema e la loro inclusione avviene solo attraverso una complessa procedura di adattamento e certificazione, dunque è difficile pensare che si possa arrivare in tempi brevi a una compatibilità totale, a meno che non cambi la meccanica di emulazione.
Il problema maggiore rimane però legato alla frammentazione del mercato videoludico: si tratta infatti di un mercato "sistemico", che si basa proprio su uno scarto di compatibilità tra le macchine prodotte da compagnie diverse, cosa che rende impossibile la fruizione dei titoli esclusivi su piattaforme diverse. L'idea di Microsoft è dunque valida ma dovrebbe essere seguita anche dagli altri produttori per poter essere efficace nella preservazione totale dei vecchi titoli e al momento non sembra ci siano molte possibilità al riguardo. Alla fine, la soluzione più percorribile sembra sempre quella di ricorrere al PC e a un sistema di emulazione con recupero di giochi "legali", magari attraverso un sistema di acquisto delle licenze in digitale e di classificazione unitaria delle ROM in modo da costituire una sorta di enciclopedia standardizzata del software videoludico, cosa che risulta difficile da effettuare ma più dal punto di vista organizzativo che tecnico.