La testata giapponese Sankei ha segnalato che Satoshi Hamada, rappresentante del partito NHK, ha chiesto formalmente ai ministeri del governo giapponese di commentare Assassin's Creed Shadows. Hamada ha riferito di essere preoccupato per le inesattezze storiche presenti nel nuovo gioco di Ubisoft.
Il ministero degli Esteri giapponese ha risposto che la questione non era di sua competenza, mentre il ministero dell'Istruzione ha offerto una risposta un po' banale e generica ad Hamada, affermando che un gioco non dovrebbe violare "l'ordine pubblico e la morale". La dichiarazione del ministero dell'Istruzione recitava che "è necessaria un'attenta gestione in caso di sospetto di contenuti che violano l'ordine pubblico e la morale". Non è però ovviamente questo il caso.
L'opinione di un esperto docente dell'Università di Studi Internazionali Kanda
Non si deve leggere questo scambio di battute come qualcosa di particolarmente rilevante secondo il docente dell'Università di Studi Internazionali Kanda - Jeffrey J. Hall - che fa notare su Twitter che domande come quella di Hamada sono più spesso finalizzare a mettersi in mostra e poco altro.
Inoltre, va notato che il partito NHK è così piccolo da essere praticamente insignificante all'interno della politica giapponese: lo status di partito politico del gruppo è stato tra l'altro revocato all'inizio di quest'anno, a gennaio, quando l'ala Otsu della Dieta nazionale ha espulso due membri.
Hall spiega che la risposta del Ministero dell'Istruzione fa riferimento unicamente a quei giochi che includono nudità o esagerata violenza, elementi che possono portare a un blocco della pubblicazione: parliamo però di giochi come Dead Space (la cui vendita in Giappone è stata vietata), non titoli come Assassin's Creed Shadows.
Ubisoft ha inoltre da poco pubblicato una dichiarazione rivolta ai giocatori giapponesi.