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Bungie, la colpa della crisi non sarebbe di Sony ma dei dirigenti della compagnia per Warren

Per il giornalista Tom Warren, la colpa della crisi di Bungie non sarebbe da ricercarsi in Sony ma nella gestione dei dirigenti della compagnia stessa.

Bungie, la colpa della crisi non sarebbe di Sony ma dei dirigenti della compagnia per Warren
NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   31/10/2023

Bungie è in crisi e ha licenziato molti sviluppatori, come confermato dalla compagnia. Per Tom Warren però la colpa non sarebbe di Sony PlayStation, che ha recentemente acquisito la compagnia, ma dei dirigenti di Bungie stessa, cui evidentemente attribuisce più di qualche errore.

Da dove nascono i problemi?

Warren parte dal fatto che la comunità di Bungie si è subito scagliata contro PlayStation alla notizia dei licenziamenti, come fece con Activision all'epoca della rottura degli accordi su Destiny: "La comunità di Destiny 2 dava la colpa ad Activision per qualsiasi problema del gioco e della compagnia. Ora fa lo stesso con Sony. Che sia forse la dirigenza di Bungie ad aver portato la compagnia dov'è oggi?"

Il punto toccato da Warren è interessante, perché di fatto i problemi di Bungie vengono da lontano, considerando i molti contrasti avuti nel corso degli anni con la comunità e i risultati altalenanti di Destiny 2, tali da ben prima dell'acquisizione (avvenuta a luglio 2022). Lo stesso ha poi spiegato in un post successivo un esempio di cattiva gestione, ossia l'adozione di strumenti e sistemi arcaici per lo sviluppo dei giochi, tanto da fargli sperare che per Marathon abbiano rivoluzionato tutto.

Va detto che Bungie non è l'unico PlayStation Studios in cui stanno avvenendo dei licenziamenti. In realtà il fenomeno sta colpendo l'intera industria, segno di una crisi sistemica diffusa che potrebbe fare molte altre vittime nel corso dei prossimi mesi e anni. La situazione è davvero incerta e molti si chiedono perché Sony abbia affidato proprio a Bungie il ruolo di supervisore dei progetti GaaS di tutti i PlayStation Studios, se di fatto non sembra riuscita a rendere sostenibile nemmeno il suo.