45

Death Stranding, cinema e videogiochi? Norman Reedus descrive la sua percezione dei due media

Intervistato da Tgcom 26, l'attore Norman Reedus ha raccontato come è stata la sua esperienza lavorativa in Death Stranding e quali differenze sussistono rispetto al cinema.

NOTIZIA di Davide Spotti   —   11/11/2019

Dopo l'intervista a Hideo Kojima, pubblicata la scorsa settimana, Tgcom 24 ha scambiato due chiacchiere anche con Norman Reedus, l'interprete di Sam Porter Bridges in Death Stranding. L'attore americano ha raccontato come è stato prendere parte al progetto e quali sfide si sono presentate durante le fasi di lavorazione.

"Come un buon film riesce a portarti in diversi posti e a trasmettere diverse emozioni, dalla paura all'amore, così ritroviamo questi elementi nel videogioco, ma c'è una differenza fondamentale: sei tu a prendere le decisioni, sei tu dentro il gioco. Quando ho iniziato a lavorare a Death Stranding ho chiesto: "Spiegatemi, quindi l'utente giocherà con me durante il gioco?". "No no, lui sarà te". "Che diavolo significa questa cosa?". L'ho capito quando abbiamo iniziato a registrare le mie scene in motion capture", racconta Reedus.

"Ero seduto che stavo aspettando gli altri attori e ho iniziato a grattarmi la testa. E mi hanno detto: "Rifallo". Oppure magari guardavo in alto annoiato e hanno cominciato a riprendermi anche in questi momenti di normalità. Hanno ripreso Norman, l'uomo non l'attore. E questo poi nel gioco traspare. Perché non hai un semplice personaggio da muovere, più ti connetti con me come persona, più spendi del tempo cercando di capire cosa mi piace, vedendomi crescere e maturare, più cambi a tua volta e il giocatore ha un'esperienza emotiva forte giocando come una persona reale in situazioni che coinvolgono anche altri."

Reedus spiega anche di aver dovuto fare i conti con molte novità durante le riprese di Death Stranding, compresa una profonda attività di interiorizzazione delle tematiche e del messaggio che l'opera intende trasmettere. "Normalmente quando giri un film il regista ha le idee molto chiare su cosa devi fare e il set è piuttosto rigido. Devi immaginare che le cose stanno in un solo modo. Magari, faccio un esempio, prendo un cuscino e il regista dice "No, non puoi avere un cuscino in questa scena" perché la sceneggiatura è rigida. Con Hideo Kojima è stato diverso: se gli dicevo "Secondo me dovrei avere un cuscino in questa scena" lui rispondeva: "Un cuscino? Mettiamone quattro e portiamo anche una lampada".

Nella parte conclusiva dell'intervista Reedus ha poi effettuato un parallelismo tra Sam e Daryl, il personaggio che interpreta nella celebre serie televisiva The Walking Dead. "Daryl in The Walking Dead comincia come un solitario. Respinge tutti, non vuole nessuno intorno, sembra dire "avvicinati e ti accoltello". Ma poi la gente che gli sta intorno comincia ad avere fiducia in lui e lui si trasforma. Diventa l'uomo che è grazie alle altre persone".

"Sam Porter Bridges in Death Stranding compie lo stesso percorso: parte rintanato in se stesso e arriva al punto in cui tutti contano su di lui. Non so se sia merito di Hideo Kojima o della sceneggiatura, ma c'è molto di me stesso in questo gioco così come c'è molto di me in The Walking Dead o in Ride. Credo che proprio questo sia il punto: prendere le cose vere di una persona e trasportarle su di un palcoscenico".