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Dragon Age: The Veilguard è già condannato a causa dello scontro sulla cultura woke?

Dragon Age: The Veilguard sembra ormai vittima di profondi pregiudizi, tanto da apparire già condannato a causa del perdurante dibattito intorno alla cultura woke.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   12/08/2024
Uno dei personaggi di Dragon Age: The Veilguard
Dragon Age: The Veilguard
Dragon Age: The Veilguard
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Ieri è emersa la notizia che il sistema di creazione dei personaggi di Dragon Age: The Veilguard sarà "più inclusivo". Tradotto in parole molto povere, consentirà a chiunque di crearsi il personaggio che vuole, superando alcuni dei limiti dell'editor di Dragon Age Inquisition, uscito nel 2014, che peccava un po' nella resa di certe tonalità di pelle.

Detta in maniera ancora più semplice, l'editor di Dragon Age: The Veilguard farà ciò che consentono di fare moltissimi editor moderni, pensati per dare al giocatore la possibilità di creare personaggi che siano il più possibile vicini ai loro gusti. Vuoi un personaggio bianco con i capelli biondi e gli occhi azzurri? Puoi farlo. Vuoi un personaggio nero con gli occhi verdi e una cicatrice sul volto? Idem. Vuoi un personaggio femminile? Nessun problema. A ognuno il suo, verrebbe da dire.

Negli anni l'approccio alla materia è diventato sicuramente più inclusivo, ma è anche vero che è proprio dei giochi di ruolo aprirsi ai giocatori il più possibile, proprio lì dove in linea teorica sono chiamati a interpretare un certo ruolo.

Condanna preventiva

In linea di massima non avrebbe senso parlare di una simile caratteristica, visto quanto è diffusa nel genere. Pensiamo ad esempio a cosa si può fare con gli editor di Cyberpunk 2077, Baldur's Gate III o Starfield, tanto per citare esempi molto noti e relativamente recenti. Quindi, BioWare si è semplicemente adeguata alla concorrenza. Del resto i videogiochi ormai sono dei prodotto globali, che si acquistano in Giappone come negli USA, in Norvegia come in Argentina. Ha senso, quindi, che almeno nella personalizzazione ognuno abbia il suo, soprattutto lì dove non c'è bisogno di personaggi principali dai tratti ben determinati a fini narrativi.

Eppure la notizia che The Veilguard avrà un editor simile a decine di altri è stata accolta malamente da una certa frangia di videogiocatori, tanto che c'è chi parla di non voler acquistare il gioco proprio per la sua "inclusività".

Naturalmente la polemica ha sempre la stessa radice. Secondo molti BioWare si sarebbe piegata alla cultura woke. Il collegamento che viene fatto è facile da comprendere: Corinne Busche, la director di The Veilguard, che si presenta come "Queerosexual Gendermancer" sui social e che in passato ha avuto a dire che il gioco sarà essenzialmente "queer", è da tempo oggetto di attacchi da parte della comunità più radicale, che solo per la sua presenza nel team ha iniziato ad affossare Veilguard prima ancora di vederlo muoversi. L'editor è quindi solo l'ennesimo pretesto di uno scontro che ha radici ben più profonde e che, come avvenuto in altri casi, rischia di inquinare il discorso intorno all'opera e il dibattito critico sulla stessa. Il rischio, in questi casi, è che la qualità finale finisca per non contare niente, lì dove apprezzarlo o denigrarlo avrà una valenza prettamente politico / opportunistica. Speriamo che non accada, ma i segnali ci sono davvero tutti.