Sembra passato un bel po' di tempo da quando si era soliti guardare storto qualsiasi annuncio di adattamento da videogioco a film o serie TV, perché quasi certamente si sarebbe trattato di un disastro come insegnato dai molti precedenti a partire dagli anni 80. Il caso più recente è quello della serie TV di Fallout, piaciuta praticamente a tutti e in grado di confermare ulteriormente un'inversione di tendenza che, a dire il vero, è in atto già da un bel po' di tempo. Ne avevamo parlato anche all'epoca della serie HBO su The Last of Us - che peraltro ha appena vinto il premio di migliore nuova serie televisiva ai WGAA 2024 - la quale era vista come decisiva per spezzare la maledizione delle conversioni fallimentari, notando però che questa sembrava essere stata scongiurata già da un po' di tempo, a dire il vero.
Difficile stabilire precisamente quando abbia preso il via il nuovo corso e quali siano stati i fattori determinanti, fatto sta che tra i film di Sonic, quello di Super Mario e questi recenti adattamenti, oltre al grande successo riscosso anche da Five Nights at Freddy's, di cui è stato confermato un seguito proprio in questi giorni, stiamo evidentemente attraversando una primavera degli adattamenti da videogioco, finalmente arrivati ad essere dei buoni prodotti per operazioni trans-media. Curioso notare, peraltro, come questa ascesa corrisponda quasi precisamente alla parabola discendente che stanno invece attraversando gli adattamenti da fumetto, con le produzioni Marvel in particolare che stanno incontrando serie difficoltà a riprendere i posti di rilievo che avevano fino a qualche anno fa sul mercato.
Un nuovo modo di intendere l'adattamento da videogioco
Il problema originale della trasformazione da videogioco a film o serie TV si trovava probabilmente nel modo stesso in cui questa veniva intesa: il fatto di partire da un videogioco sembrava spesso sottintendere che il prodotto finale doveva puntare a un certo segmento di pubblico appassionato, calibrando la produzione al ribasso e dando quasi per scontato che da un materiale di partenza del genere potesse emergere soltanto un titolo di serie B. L'evoluzione sostanziale registrata in questi anni, dunque, non riguarda solo il fatto di scegliere dei soggetti più impegnativi (le sceneggiature di The Last of Us e Fallout possono già rappresentare un livello medio-alto anche rispetto alle produzioni televisive standard), ma soprattutto un modo diverso di intendere la produzione, con un respiro più ampio e ovviamente un budget più adeguato a raggiungere risultati importanti.
Il secondo aspetto è determinante: il soggetto può rimanere semplicissimo, come dimostrano i film di Mario e Sonic, ma se dietro viene costruita un'impalcatura tesa a raggiungere un risultato di alto profilo, è più probabile che si raggiunga un risultato notevole e i casi recenti lo stanno dimostrando. Tutto questo dimostra anche che i videogiochi hanno ormai uno spazio importante nella cultura popolare e non solo, e piuttosto che continuare a inseguire gli altri media con un malcelato complesso di inferiorità sono ora in grado di offrire soggetti, storie e concetti che possono trovare espressione attraverso altre forme artistiche, risaltando e facendo evolvere anche quest'ultime con idee nuove.