Final Fantasy 7 Remake è un sogno che si avvera per molti videogiocatori e, visto anche come sembrava essersi messo il suo sviluppo solo qualche anno fa, è davvero un mezzo miracolo che almeno una sua parte sia finalmente in arrivo il 3 marzo 2020, sebbene si tratti solo di una prima componente di un progetto che dovrebbe essere molto più ampio. L'idea è che, come spesso accade, il gioco sia stato presentato troppo in anticipo sui tempi, e che nei cinque anni intercorsi tra il suo annuncio al mondo nel corso di quel magico E3 2015 di Sony e la data di uscita annunciata all'E3 2019 siano successi parecchi eventi in quel di Square Enix. Il suo annuncio così precoce, tuttavia, ha determinato una sorta di lancio del dado in pieno stile Giulio Cesare, con il publisher impossibilitato a tornare indietro dalla decisione intrapresa una volta vista la reazione impressionante di pubblico e stampa alla prima presentazione del gioco. Eppure non dev'essere stato per nulla facile ricomporre le fila di un progetto che probabilmente non aveva ancora né capo né coda, come dimostrano le variazioni effettuate successivamente e infine la decisione di suddividere il tutto in episodi.
Quello della coerenza e della compattezza interna dei progetti sembra essere un problema alquanto comune in Square Enix, specialmente per quanto riguarda Final Fantasy, divenuto col tempo talmente grosso da essere manovrato con grande fatica, come hanno dimostrato in passato anche Final Fantasy XIV, recuperato magistralmente dopo un inizio semplicemente disastroso, e Final Fantasy XV. Titoli enormi, dai budget giganteschi e dunque collegati a rischi altrettanto grandi. Final Fantasy 7 Remake è sembrato subito un progetto estremamente ambizioso, anche per la volontà di stravolgere in gran parte la struttura stessa del gioco originale. Quando si deve operare a questi livelli su titoli che fanno parte non solo della cultura videoludica ma di quella popolare vera e propria, il materiale diventa estremamente difficile da gestire e si deve dare atto a Tetsuya Nomura, Yoshinori Kitase e Kazushige Nojima di aver avuto un grande coraggio a decidere di non limitarsi a una rielaborazione tecnica che sfruttasse le nuove tecnologie ma di andare più a fondo e provare a proporre qualcosa di veramente nuovo.
Ovviamente questo potrebbe risultare anche in una grossa delusione e i fan più integerrimi dell'Active Time Battle hanno mandato giù con fatica l'idea di trovarsi di fronte a una sorta di action RPG vero e proprio. Quanto visto all'E3 2019 è stato decisamente convincente: la ricostruzione di personaggi, eventi e scenari è estremamente curata e riesce a mantenere intatto il fascino originale, mentre il sistema di combattimento, sebbene ibridato e ancora da capire appieno, sembra ottimamente supportato da modifiche importanti effettuate al ritmo degli scontri che rendono tutto il gameplay molto nuovo e coinvolgente. Il fatto che Final Fantasy 7 Remake copra solo la prima parte dell'originale, fino alla fuga da Midgar, rende l'idea di un progetto ben coeso, perché gli sviluppatori si sono potuti concentrare sulla costruzione di un mondo che era già ben delineato in origine, sfruttando la densità di eventi e la ricca sceneggiatura della prima parte di Final Fantasy 7 per una buona reinterpretazione. Tuttavia, i problemi arrivano in seguito.
Come riprodurre l'intero mondo di gioco in maniera paragonabile alla rappresentazione adottata in questa prima parte? Nel 1997, l'effetto "wow" scaturiva naturale al momento dell'uscita dalle mura della città, trovandosi di fronte quel vasto mondo tridimensionale, spoglio e in bassissima risoluzione ma così ricco di promesse su nuove avventure da scoprire. Era, d'altra parte, la riproduzione tridimensionale della classica mappa navigabile, un pilastro del JRPG. Impostando un gioco ad alta densità e tasso tecnologico come sembra essere la prima parte di Final Fantasy 7 Remake, sorgono dei dubbi pensando a come poter adattare il resto: non solo per quanto riguarda la mappa esplorabile, che potrebbe anche essere eliminata, ma anche su come poter offrire la quantità di contenuti originale all'interno di questa nuova e sontuosa veste. Ci sono dei grossi ostacoli da superare in termini di riorganizzazione degli eventi e degli spazi, risorse da mettere in campo e sviluppo vero e proprio, che potrebbe richiedere parecchi anni. Inoltre, quante altre parti dovrebbero comporre il progetto completo? È probabile che la soluzione adottata da Square Enix sia stata però l'unica effettivamente percorribile: scalare la dimensione del gioco in termini di ampiezza ma senza scendere a compromessi sul fronte della qualità, per vedere in che modo poi Final Fantasy 7 Remake può comportarsi sul mercato. Se i risultati dovessero essere convincenti, il prosieguo dei lavori sarebbe praticamente certo, altrimenti il progetto potrebbe essere ripensato o bloccato, come in una sorta di sistema di sicurezza per il publisher. Insomma, il rischio che Final Fantasy 7 Remake non sia destinato a riproporre l'intero capitolo originale nella sua nuova forma c'è, ma intanto possiamo apprezzare tranquillamente quanto gli sviluppatori sono riusciti a fare con la prima parte, perché l'impegno profuso è davvero notevole e genuino.