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Fortnite: su Rai Radio 3 genitore responsabile dà la colpa al gioco se il figlio va male a scuola

Nuovo caso di disinformazione su Radio 3: durante Prima Pagina un genitore responsabile chiama per dire che è colpa di Fortnite se il figlio va male a scuola.

NOTIZIA di Luca Forte   —   21/07/2020
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Nuovo caso di disinformazione sui media tradizionali nostrani. Su Rai Radio 3, nella puntata di Prima Pagina di stamattina, un genitore responsabile chiama per lamentarsi del fatto che il figlio non fa più i compiti e non parla più in casa. La colpa? Ovviamente non è sua, ma di Fortnite e di quella "terribile Xbox".

Nel 2020, dopo un periodo nel quale il lavoro telematico e la tecnologia hanno consentito al mondo di non collassare durante la pandemia da COVID-19, spiace sentire ancora persone ancorate ad un sistema e a preconcetti del secolo scorso.

Al posto di fare autocritica, un genitore ha chiamato la trasmissione Prima Pagina di Rai Radio 3 (circa al minuto 58 della diretta che potete trovare a questo indirizzo) per dire che il figlio 14enne, per colpa del lockdown, di quella "terribile Xbox dove c'è la Fortnite" passa il tempo chiuso in camera a giocare, non fa i compiti, è sotto di 5 materie e poi esce con gli amici e non comunica più in casa. Una storia piuttosto comune, come comune è spesso la causa: la mancanza di figure genitoriali in casa.

Il padre dice di aver comprato il computer nuovo al figlio per non fargli avere problemi tecnici durante le lezioni telematiche, ma si lamenta perché poi fa un compito su 5. Come se dovesse essere il PC a spingere e sostenere il ragazzo. Peggio ancora, il figlio parla e gioca tutto il tempo chiuso in camera con Fortnite, come se dovessero essere Microsoft o Epic Games a mettere delle regole sul quantitativo di ore da passare davanti al gioco o sul fatto che la porta debba essere sempre aperta.

Fin qui nulla da dire, sfortunatamente l'Italia è sempre stato un paese nel quale se un bambino va male a scuola, la colpa è sempre dell'insegnante. Il vero problema è che la conduttrice, Francesca Sforza de La Stampa, al posto di provare ad inculcare un po' di buon senso, ha rincarato la dose dicendo che la pandemia ha aggravato e giustificato questo genere di situazioni, dove i giovani (un po' disadattati, ci sembra di leggere tra le righe) si chiudono in casa a giocare. E adesso si sentono anche giustificati nel farlo.

In più Fortnite è definito come uno "dei giochi che crea una maggiore dipendenza e ci sono addirittura delle associazioni di genitori contro Fortnite". Chi gioca al battle royale prima era una minoranza che ora si è collegata e si è molto estesa. Poi, ovviamente, la colpa è della scuola digitale (che per l'amor di Dio, ha avuto del limiti enormi) perché molto indietro e nelle mani di persone anziane che non riescono più ad imporsi ed interfacciarsi tramite la rete.

L'unico consiglio utile che viene dato dalla conduttrice è il dire che questo nuovo modo di giocare è un nuovo modo di creare la socialità e i genitori dovrebbero fare lo sforzo di capire cosa sta succedendo, di farsi accettare in queste stanze e farsi spiegare quello che sta succedendo nel gioco, ma più per esteso, nella vita dei figli. Un tentativo che potrebbe fallire, ma che di sicuro, a nostro avviso, potrebbe portare risultati migliori rispetto al dire "è sempre colpa degli altri".

Che ne pensate?