Anche al di là dell'ampio sistema di creazione del personaggio, Dragon Age: The Veilguard è caratterizzato da una serie di elementi che appaiono inclusivi nei confronti di personaggi di vario orientamento in termini di gender, che hanno anche un peso nella narrazione del gioco e la cui importanza è stata spiegata dagli sviluppatori in un'intervista pubblicata da Polygon.
"Sappiamo quanto sia importante per i giocatori che vogliono scegliere queste opzioni sentirsi parte del gioco e che l'esperienza celebri e rifletta la gioia che provano nella loro autenticità", ha spiegato in particolare la director Corinne Busche.
Dragon Age: The Veilguard consente per la prima volta di creare un personaggio esplicitamente trans in un capitolo della serie, ma questa scelta si può riflettere poi anche in un'interpretazione più profonda, attraverso scelte di dialogo specifiche che possono ulteriormente marcare questa posizione.
La lunga strada da Inquisition a The Veilguard
Si tratta di un'evoluzione, in questo senso, rispetto a quanto era già emerso in Dragon Age: Inquisition: nel capitolo precedente era presente un personaggio trans, anche se non era il protagonista principale.
Krem, il mercenario, era anche il primo uomo trans in un capitolo di Dragon Age.
Si trattava di un'introduzione decisamente all'avanguardia all'epoca, sebbene fosse ancora trattato con un tatto non al livello di quanto raggiunto da The Veilguard. Con l'evoluzione della conversazione sull'identità di genere e sulla rappresentazione delle persone trans e non binarie nei media, questa rappresentazione è cambiata anche in Dragon Age.
"L'argomento è complesso, il linguaggio è complesso ed è in continua evoluzione", ha detto Busche al riguardo. "Il modo in cui pensiamo e descriviamo l'identità di genere come società si è evoluto rispetto alle precedenti iterazioni di Dragon Age. Sono molto orgogliosa di ciò che Inquisition ha fatto con Krem, ma oggi potremmo affrontare alcuni elementi in modo un po' diverso. Soprattutto per quanto riguarda le idee di rivelazione, il modo in cui questo appartiene all'individuo, quei profondi momenti di introspezione in cui si può davvero esaminare: Chi sono io? Che cosa significa per me? Che ruolo ha nella mia vita?"
In un momento particolarmente intimista all'inizio del gioco, è possibile affrontare questi argomenti sul protagonista, Rook, attraverso un dialogo interiore nel quale possiamo approfondire l'aspetto dell'identità di genere o meno.
Tuttavia, a questo seguono anche molti altri momenti, in particolare nell'interazione con altri personaggi, che consentono di riprendere la questione e affrontarla da diversi punti di vista e questi sono elementi a cui gli autori hanno tenuto particolarmente: "I miei momenti preferiti sull'argomento non sono solo il momento di introspezione e la possibilità di dire a se stessi che si è trans o non binari", ha spiegato Busche. "In realtà sono quei momenti di rivelazione che si verificano in seguito, quando si incontra un altro personaggio con cui ci si sente a proprio agio, o si inizia a sviluppare una relazione con uno dei propri compagni e si vuole rivelarlo".
In sostanza, quello che gli sviluppatori hanno voluto introdurre è un ulteriore livello di personalizzazione dell'esperienza, in modo da poter includere scelte ulteriori che non vengono solitamente prese in considerazione ma possono risultare importanti in un gioco di ruolo.
"La divulgazione o meno è una cosa che appartiene al singolo individuo", ha spiegato Busche, "Quindi potreste decidere che il vostro personaggio sia trans ma magari non lo vogliate rivelare. Questo appartiene a voi" Quello che per gli sviluppatori risulta importante è allora il fatto di poter comunque proporre la scelta e costruire, nel caso, dei momenti che possano essere familiari e personali.