La crescita anomala del prezzo delle memorie sta mettendo sotto pressione l'intera filiera degli smartphone e Samsung non fa eccezione. L'azienda si ritrova a gestire un conflitto interno tra la divisione semiconduttori, orientata a massimizzare i margini in un periodo favorevole, e il reparto Mobile Experience, che deve assicurarsi forniture stabili per i prossimi modelli Galaxy.
La situazione è diventata un test di equilibrio tra esigenze produttive e strategia commerciale, con ricadute che potrebbero determinare un aumento dei costi finali dei dispositivi.
Lotta interna per le memorie
Secondo fonti industriali, la divisione DS di Samsung avrebbe scelto di limitare le forniture destinate al reparto smartphone, rifiutando contratti di lungo periodo e imponendo negoziazioni molto più frequenti. La decisione arriva mentre i prezzi della DRAM continuano a salire e la richiesta globale supera l'offerta, spingendo i produttori a concentrare la produzione sui segmenti più redditizi. Per Samsung, questo significa che persino all'interno della stessa azienda diventa complicato ottenere memorie a condizioni vantaggiose.
Il problema ha assunto dimensioni tali da rendere necessario l'intervento della dirigenza, chiamata a rinegoziare accordi che fino a pochi mesi fa sembravano consolidati. La divisione Mobile Experience è riuscita a garantirsi solo le forniture per il quarto trimestre, senza certezze per i mesi successivi. In passato, i contratti superavano facilmente l'anno di durata, ma oggi l'aumento dei costi delle memorie ha reso impossibile mantenere quella stabilità.
Il caso più emblematico riguarda i moduli LPDDR5X da 12 GB, arrivati a costare 70 dollari a novembre, più del doppio rispetto ai 33 dollari registrati all'inizio dell'anno. Con prezzi così elevati, la divisione semiconduttori preferisce dirottare la produzione verso clienti disposti a pagare cifre maggiori, anche a costo di penalizzare il reparto smartphone. Una strategia che punta a sfruttare la scarsità del momento per migliorare la redditività complessiva, in vista di anni in cui i margini dovrebbero aumentare grazie anche ai progressi produttivi sul nodo a 2 nm.
Secondo alcune stime, il gruppo potrebbe raggiungere un utile operativo di 69 miliardi di dollari nel 2026, favorito dall'aumento del valore di DRAM e NAND e dalle rese in miglioramento sui processi di nuova generazione. Per arrivare a quel traguardo, Samsung sembra disposta a prendere decisioni difficili, inclusa la priorità ai clienti esterni più remunerativi rispetto al proprio reparto mobile. L'obiettivo è rendere redditizia anche l'attività di fonderia entro il 2027, un traguardo che richiede una gestione severa delle risorse.
Le conseguenze più immediate riguardano la prossima gamma Galaxy S26, prevista per febbraio 2026. Con forniture incerte e prezzi delle memorie fuori controllo, il rischio di un aumento dei prezzi al lancio è concreto. Una scelta che potrebbe rendere più complesso mantenere i volumi di vendita, nonostante la tradizionale politica di sconti applicata nei mesi successivi alla commercializzazione. L'impennata dei prezzi delle memorie non riguarda ovviamente solo Samsung, ma il caso dell'azienda coreana mostra quanto sia difficile gestire l'impatto di una filiera in tensione.