Apple è al centro di una nuova inchiesta giudiziaria in Francia: l'azienda di Cupertino è accusata di potenziali violazioni legate alla gestione delle registrazioni vocali di Siri. L'indagine, avviata dall'Ufficio per la lotta al cybercrime di Parigi, riguarda il modo in cui la società avrebbe raccolto, archiviato e fatto analizzare conversazioni degli utenti del suo assistente vocale da parte di collaboratori esterni, con l'obiettivo dichiarato di migliorare la qualità delle risposte.
Il caso risale al 2019, quando un'inchiesta del Guardian aveva rivelato che Apple impiegava società terze per ascoltare e "valutare" campioni di audio provenienti dalle interazioni vocali con Siri. Secondo le testimonianze riportate, i revisori ascoltavano frammenti di conversazioni reali, spesso contenenti informazioni personali e altamente sensibili. Il Guardian citava in particolare un ex collaboratore che aveva denunciato l'ascolto accidentale di contenuti privati, come discussioni mediche, riferimenti a transazioni di droga e persino momenti intimi tra coppie.
Le accuse di Parigi ad Apple
Le rivelazioni avevano sollevato forti polemiche sulla gestione della privacy da parte di Apple, un'azienda che da anni fonda la propria immagine pubblica sulla tutela dei dati personali. A seguito delle accuse, la società aveva immediatamente sospeso il programma di analisi e annunciato che avrebbe introdotto un sistema di consenso esplicito, trasformando il meccanismo da "opt-out" a "opt-in", cioè richiedendo un'autorizzazione preventiva da parte degli utenti prima di raccogliere le registrazioni vocali per finalità di miglioramento.
Negli Stati Uniti, la vicenda aveva già portato a un'azione collettiva contro l'azienda, conclusasi con un accordo economico e il pagamento di un risarcimento. Sembrava che il caso fosse ormai archiviato, ma una nuova denuncia presentata in Francia ha riaperto il capitolo sotto un diverso profilo giuridico.
Come riportato da Bloomberg, la Ligue des droits de l'Homme, storica organizzazione per la difesa dei diritti umani, ha presentato all'inizio dell'anno una denuncia formale contro Apple, accusandola di aver violato la normativa europea sulla protezione dei dati personali e di aver potenzialmente commesso reati informatici. La denuncia si basa in parte sulle dichiarazioni di Thomas le Bonniec, un ex appaltatore di Apple in Irlanda che aveva già reso pubblica la propria testimonianza nel 2020, descrivendo come i revisori ascoltassero "migliaia di registrazioni sensibili, spesso senza che gli utenti ne fossero consapevoli".
Le autorità francesi hanno confermato che il fascicolo è stato affidato all'Ufficio per la lotta al cybercrime, che dovrà stabilire se le pratiche di Apple abbiano effettivamente violato il Codice penale francese o le disposizioni del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). Non è ancora chiaro perché la denuncia sia arrivata diversi anni dopo i fatti originari, ma la riapertura del caso dimostra che le implicazioni legali delle pratiche di addestramento vocale basate su dati reali continuano a essere un tema sensibile per le autorità europee.
Apple, contattata da Bloomberg, non ha rilasciato dichiarazioni specifiche sull'indagine in corso, limitandosi a richiamare un suo precedente comunicato nel quale ribadiva di aver reso facoltativo il contributo degli utenti al miglioramento di Siri. Nel post, l'azienda sottolineava di aver cessato completamente le analisi audio automatiche senza consenso e di aver introdotto nuovi protocolli per garantire l'anonimizzazione dei dati.
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