Dopo le prime comunicazioni, in Olanda la "Mass Damage & Consumer Foundation" ha avviato una class action contro Sony, accusandola di "gonfiare artificialmente" i prezzi di PlayStation Store forte della sua posizione dominante nell'ambito della vendita di giochi digitali.
La campagna "fair PlayStation" ("una PlayStation più giusta", o qualcosa del genere) era stata già annunciata lo scorso febbraio, presentando al pubblico la possibilità di procedere con un'operazione legale presso un tribunale in Olanda, e l'iniziativa parte ufficialmente in questi giorni.
Forte di oltre 20.000 sottoscrizioni, la Mass Damage & Consumer Foundation ha dato ufficialmente il via alla causa che punta a porre sotto esame le pratiche adottate da Sony per la gestione dei prezzi dei giochi digitali su PlayStation Store.
Una situazione di monopolio
La questione è legata principalmente ai prezzi praticati per i giochi in digitale su PlayStation Store, che secondo l'accusa sarebbero in molti casi più alti di quelli corrispettivi per i giochi fisici, nonostante i costi di distribuzione e pubblicazione risultino inferiori.
Ci sono poi altri elementi critici da discutere, secondo l'accusa: c'è una spinta sempre maggiore alla vendita di console solo digitali, le quali sono strettamente connesse con store digitali che vengono gestiti in maniera monopolistica dai produttori di console stesse.
Il caso riguarda dunque PS5 e PlayStation Store, con Sony che risulta essere l'unica compagnia a gestire la distribuzione e la vendita dei giochi digitali sulle proprie console, creando una situazione di monopolio in cui la produttrice può stabilire qualsiasi prezzo, mantenendoli alti anche a fronte di costi minori in termini di distribuzione.
"Molte persone notano che dall'ultima generazione di PS5 la spinta risulta sempre maggiore sulle console digitali", afferma Lucia Melcherts, presidente della Mass Damage & Consumer Foundation. "Queste console funzionano esclusivamente con giochi digitali invece che con dischi fisici. Tuttavia, una ricerca economica ha dimostrato che i consumatori pagano in media il 47% in più per queste versioni digitali rispetto allo stesso gioco su disco fisico, mentre i costi di distribuzione per Sony sono inferiori".
La fondazione definisce "tassa Sony" questa pratica di proporre prezzi alti, con la compagnia forte della sua posizione dominante sul mercato e praticamente con il monopolio dei giochi digitali su PS5. La cosa sarebbe risultata evidente con l'incremento del prezzo di PS5 e degli abbonati a PlayStation Plus, secondo l'accusa.
"Il fatto che Sony osi aumentare di decine di punti percentuali senza alcuna contropartita è indicativo delle proporzioni", afferma Melcherts. "Sony è l'unico fornitore di contenuti digitali sulla console di gioco più diffusa al mondo. Di tutti gli olandesi che hanno una console di gioco a casa, più dell'80% ha una PlayStation. Ora può permettersi di prendere decisioni senza doversi preoccupare più di tanto di ciò che fanno i concorrenti, gli sviluppatori o i consumatori".
C'è da notare anche una situazione particolare in cui si trova Sony: è in effetti l'unica compagnia che attualmente non consente l'acquisto di codici digitali per l'acquisto di giochi sul PlayStation Store anche attraverso altri rivenditori, cosa che invece Microsoft e Nintendo consentono, relegando qualsiasi acquisto esclusivamente sullo store digitale ufficiale di PS5.
La questione sollevata è piuttosto di ampio respiro, in quanto comprende la famosa questione dell'esclusività dei market digitali legati alle console, che pone dei limiti sia agli acquirenti che agli sviluppatori, imponendo di sottostare alle regole di una singola compagnia.
Non è facile che questa causa possa raggiungere qualche risultato, in quanto lo status quo del mercato videoludico sembra difficile da scalfire, ma è importante notare come delle iniziative simili stiano emergendo anche nel Regno Unito e in Francia. Nel caso in cui la Comunità Europea dovesse muoversi sulla questione, allora forse potremmo intravedere degli sviluppi interessanti.