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Starfield: la più grossa collezione di patate della galassia dimostra la gestione degli oggetti

Starfield ha una particolare gestione degli oggetti con fisica applicata, come dimostrato dalla più grande collezione di patate nello spazio.

Starfield: la più grossa collezione di patate della galassia dimostra la gestione degli oggetti
NOTIZIA di Giorgio Melani   —   06/09/2023

Sta facendo il giro di Twitter una breve clip video su Starfield, che mostra quella che viene definita la "più grossa collezione di patate della galassia" (definizione tutta da verificare) e che serve anche a capire le potenzialità della gestione degli oggetti nel gioco Bethesda.

Come sapevamo già da tempo, essendo di fatto una caratteristica distintiva dei giochi sviluppati sul Creation Engine di Bethesda, gli oggetti con cui è possibile interagire in Starfield possono essere spostati e posizionati, con il sistema che registra la posizione in cui si trovano in ogni momento.

Questo significa che, nonostante la vastità dell'universo simulato nel gioco, il sistema ricorda dove è stato posizionato il singolo oggetto, cosa che consente situazioni particolari.

Le patate e la fisica di Starfield

Quando ancora il titolo era in fase di sviluppo, la stessa Bethesda aveva scherzato sulla possibilità di collezionare una grande quantità di oggetti in luoghi specifici quando il producer Jamie Mallory aveva mostrato orgoglioso il mucchio di sandwich raccolto nelle sue scorribande spaziali. La cosa aveva peraltro scatenato la mania per il panino in questione, a quanto pare con tanto di ricetta ufficiale.

Ora che il gioco è uscito e disponibile, ci aspettiamo di vedere nuove e folli applicazioni di questa caratteristica, a partire da questa notevole collezione di patate: l'utente Reddit "Moozipan" ha messo insieme una notevole montagna di tuberi in questione all'interno di una stanza della propria nave, dimostrando come la gestione degli oggetti funzioni in Starfield e anche come questi siano soggetti a una simulazione fisica piuttosto convincente, come dimostrato anche dal commento di John Linneman di Digital Foundry.