Digital Foundry ha realizzato la consueta analisi tecnica di The Last of Us Parte 2 Remastered, giudicando positivamente questa riedizione del capolavoro di Naughty Dog ma sottolineando al contempo che le differenze con l'originale sono poche ed è difficile coglierle.
Ovviamente stiamo parlando della versione PS4 di The Last of Us Parte 2, aggiornata e fatta girare su di una PS5: in termini di risoluzione e frame rate, i valori sono esattamente gli stessi e anche sotto il profilo delle geometrie e dell'effettistica bisogna davvero sforzarsi per individuare dei miglioramenti.
Certo, la situazione cambia laddove si possieda uno schermo a 120 Hz con supporto al VRR, nel qual caso è possibile puntare a prestazioni superiori in entrambe le modalità grafiche disponibili, ma da una remaster sarebbe stato lecito attendersi qualcosa di più evidente.
Caricamenti, opzioni e contenuti
Alla fine della fiera, quello che salta all'occhio di The Last of Us Parte 2 Remastered sono chiaramente i contenuti extra, dai livelli perduti alla modalità roguelike Senza Ritorno, e alcune opzioni in più anche per quanto concerne il supporto al DualSense.
I caricamenti sono stati sensibilmente migliorati, come accade in genere con le versioni native per PS5 di un titolo pubblicato in origine su PS4, passando dai 50 secondi di media a circa 16 secondi: una riduzione notevole, ma ancora distante da ciò che si osserva negli altri first party per PlayStation 5.
In definitiva, forse sarebbe stato più corretto chiamarla Director's Cut che non Remastered, mantenendo peraltro la definizione che Sony stessa ha scelto di usare per le sue riedizioni.