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TSMC alza i prezzi per colpa dei dazi? Possibili rincari nel 2026 per iPhone Apple, GPU NVIDIA e non solo

Il principale produttore di chip avanzati valuta un incremento dei prezzi fino al 10%: andranno a impattare sul costo di tantissimi prodotti tecnologici.

NOTIZIA di Raffaele Staccini   —   01/09/2025
TSMC

La crescente pressione sulla filiera globale dei semiconduttori e i costi degli investimenti negli Stati Uniti potrebbero spingere TSMC verso una scelta che potrebbe ridefinire gli equilibri del mercato. Secondo fonti vicine al settore, l'azienda taiwanese sta considerando un aumento compreso tra il 5% e il 10% per i nodi produttivi più avanzati, ovvero quelli a 5, 4, 3 e 2 nanometri. Un cambiamento che toccherebbe direttamente i principali clienti, come Apple e NVIDIA, già fortemente dipendenti dalla capacità produttiva del colosso asiatico.

La decisione maturerebbe in un contesto caratterizzato da margini di profitto ridotti, da una valuta nazionale in rafforzamento e da ingenti investimenti oltreoceano. L'obiettivo sarebbe preservare la sostenibilità economica delle operazioni, senza rallentare lo sviluppo delle tecnologie di nuova generazione che trainano la domanda mondiale.

I rincari di TSMC

Il rapporto citato dal quotidiano specializzato DigiTimes rivela che TSMC avrebbe già comunicato ai partner la revisione dei listini. Oltre al rincaro per i processi più moderni, l'azienda prevedrebbe anche uno sconto sui nodi più datati, così da bilanciare l'offerta e mantenere competitività nei segmenti meno redditizi. La mossa andrebbe letta come un tentativo di differenziare la clientela e ottimizzare la capacità produttiva, sempre più richiesta per progetti legati all'IA e al calcolo ad alte prestazioni.

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Il rafforzamento del dollaro taiwanese è un ulteriore elemento che pesa sulla scelta. Un cambio valutario sfavorevole erode infatti i margini sui contratti internazionali, spingendo la società ad adeguare i prezzi per non ridurre i profitti. Parallelamente, il trasferimento di parte della produzione negli Stati Uniti comporta spese enormi. Lo stabilimento in costruzione in Arizona, destinato a ospitare linee di produzione avanzate e soluzioni di packaging, rientra in un piano di investimenti che supera i 300 miliardi di dollari.

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La concorrenza nel settore, seppur presente, non appare in grado di ostacolare seriamente TSMC nel breve periodo. Samsung e la giapponese Rapidus puntano a rafforzare la propria posizione, con quest'ultima che ha annunciato l'obiettivo di produrre chip a 2 nanometri entro il 2027. Tuttavia, i volumi e l'affidabilità della società taiwanese restano per ora senza rivali, consolidando un vantaggio che permette di manovrare i prezzi con relativa libertà.

Nonostante una quota di mercato superiore al 50%, TSMC ha finora mantenuto politiche tariffarie considerate competitive, fattore che ha contribuito alla fidelizzazione dei clienti e al consolidamento della propria leadership. Il prossimo biennio si prospetta però decisivo per capire come evolveranno i costi di produzione e quale impatto avranno sulle aziende che dipendono da chip sempre più complessi.