La startup xAI fondata da Elon Musk è di nuovo a caccia di capitali. Secondo quanto riportato da Bloomberg, l'azienda sarebbe in trattative per ottenere un nuovo round di finanziamento da 4,3 miliardi di dollari in equity, una cifra che si aggiungerebbe ai 5 miliardi di dollari in finanziamenti a debito che Musk starebbe cercando per sostenere il gruppo formato da X e xAI. L'operazione sembra mirata a consolidare l'integrazione tra il social network e l'intelligenza artificiale proprietaria, in un contesto dove lo sviluppo di modelli avanzati richiede risorse economiche e computazionali sempre più ingenti.
Dopo il maxi-round, fondi già esauriti?
La notizia sorprende anche per i tempi: xAI aveva già raccolto 6 miliardi di dollari in contanti a dicembre 2024, ma pare che una parte significativa di quel capitale sia stata già utilizzata. Le attività principali dell'azienda, infatti, ruotano attorno a Grok, il chatbot generativo integrato nella piattaforma X (ex Twitter), e ad Aurora, un generatore di immagini AI. Entrambi gli strumenti si basano su modelli di intelligenza artificiale estremamente sofisticati, notoriamente affamati di risorse, sia in termini di potenza computazionale che di energia.
Musk ha più volte ribadito l'ambizione di rendere X un'app "tuttofare" con funzioni che spaziano dal social networking al banking, e l'AI è vista come un motore chiave di questa trasformazione. Tuttavia, portare avanti lo sviluppo di Grok e Aurora richiede infrastrutture all'avanguardia, tra GPU, data center e una pipeline continua di ricerca, tutti elementi che spiegano il consumo rapido dei capitali disponibili.
Una corsa alla scala nell’AI generativa
La strategia di Musk con xAI non è isolata: si inserisce in una corsa globale dove modelli come GPT, Gemini e Claude dominano la scena e le startup cercano continuamente nuovi fondi per restare competitive. In questo contesto, la velocità con cui xAI spende i capitali raccolti potrebbe essere letta come una necessità, più che una debolezza, dovuta alla pressione per raggiungere prestazioni paragonabili - o superiori - ai grandi modelli di OpenAI, Google o Anthropic.
Grok, ad esempio, è pensato come un'alternativa "libertaria" a ChatGPT, con uno stile comunicativo più diretto e meno filtrato, in linea con la visione di Musk. La sua integrazione profonda all'interno di X consente agli utenti del social di accedere al chatbot in maniera nativa, ma impone anche una forte responsabilità nel garantire sicurezza, affidabilità e aggiornamento continuo del modello.