C'è molto più di Hideo Kojima in Metal Gear Survive di quanto non si creda. Cerchiamo per un attimo di non pensare ai dirigenti Konami e mettiamoci nei panni degli sviluppatori, dei game designer, dei director e dei producer che ancora sono in forze all'azienda nipponica, e che non hanno ovviamente esultato di fronte alla notizia dell'addio di quello che probabilmente consideravano un mentore. L'influenza di Kojima sul medium videoludico è fuori discussione, e ci piace pensare che, di fronte alla necessità commerciale di sfruttare il nome di Metal Gear per un nuova produzione, il team di sviluppo si sia rimboccato le maniche e preparato ad affrontare una battaglia tutt'altro che facile, a quanto vediamo forse addirittura impossibile da vincere: quella contro i preconcetti. Noi per primi ci siamo avvicinati a Metal Gear Survive con scetticismo, sottolineando mentalmente tutti quegli aspetti del gioco che sembravano prendere una deriva mediocre, specie sul fronte narrativo, e giungendo alla conclusione che non appena il progetto si allontanava dai binari originali rischiava il deragliamento. Eppure questo treno è andato avanti ugualmente, pur con i suoi vagoni traballanti, e ci ha condotti in un viaggio che è durato quasi trenta ore, fra campagna e sessioni in multiplayer cooperativo, lasciandoci poi con un messaggio abbastanza chiaro: sei giunto fin qui, ma l'avventura è appena cominciata.
Tabula rasa elettrificata
Come spiegato nel racconto delle nostre prime ore con il gioco, Metal Gear Survive è uno spin-off a base survival che parte dal finale di Ground Zeroes per costruirci sopra una storia di varchi dimensionali, creature misteriose ed eroi senza nome. Il nostro personaggio, da creare tramite un apposito editor (ma il suo aspetto resterà sempre modificabile, volendo), è uno dei tanti soldati caduti nel corso della battaglia che concludeva il prologo di The Phantom Pain, ma possiede una capacità che lo distingue da tutti gli altri: è stato infettato da una sorta di virus che gli ha permesso di sopravvivere. Questa sua dote lo rende il candidato ideale a viaggiare nel wormhole che collega il nostro mondo a quello di Dite, una dimensione parallela che alcune unità speciali, i Corpi di Caronte, stavano cercando di sondare per poterne carpire i segreti.
Il gruppo è però stato decimato e bisogna che qualcuno vada a scoprire cos'è successo, dunque lo scienziato responsabile del progetto, che risponde allo pseudonimo di "Goodluck", decide di proiettarci in questo mondo alternativo e minaccioso. Fra le lande desertiche di Dite si muovono infatti i Vaganti, delle creature patetiche, una volta uomini, prive di vista ma capaci di percepire le vibrazioni attorno a loro e di attaccarle con inaudita ferocia. Arrivati a destinazione ci imbatteremo in uno dei superstiti della precedente spedizione, Reeve, e insieme a lui stabiliremo un campo base accanto ai resti della Mother Base, finita ben prima di noi nel portale. Lì dovremo seguire le indicazioni di Virgil AT-9, un'intelligenza artificiale che si occuperà di coordinare le nostre azioni e di guidarci attraverso il recupero di importanti schede di memoria, con l'obiettivo ultimo di ripristinare il wormhole e tornare a casa. Ma sarà davvero così semplice?
Sopravvivi
Qualsiasi cosa si faccia in Metal Gear Survive, non è possibile prescindere dagli indicatori di fame e sete del protagonista: si tratta di bisogni che dovremo soddisfare continuamente, pena un sostanziale decadimento delle prestazioni, sintomi come la vista annebbiata, un calo drastico della salute e infine la morte, seguita in questo caso da un ritorno al campo base o dal ripristino dell'ultimo salvataggio. Inizialmente dovremo accontentarci di bere acqua sporca e masticare delle piante, ma con la creazione di un falò inizieremo a poter purificare l'acqua e a cuocere la carne degli animali cacciati, in un percorso di crescita che ci porterà a un certo punto a sviluppare centri per la raccolta e la purificazione dell'acqua piovana, piantagioni di ortaggi e piccoli allevamenti.
Parallelamente procederà lo sviluppo di banchi da lavoro dedicati alla creazione e al potenziamento di armi, accessori, indumenti e medicine, e magari di un rifugio in cui riposare per poter recuperare da eventuali ferite o malanni, facendo passare qualche ora e svegliandoci che magari si è fatta sera. Le spedizioni all'interno della mappa servono per ottenere risorse ed energia Kuban, estratta dai cadaveri dei Vaganti, ma anche per riattivare dispositivi di teletrasporto che in seguito consentano di raggiungere rapidamente vari punti dell'ampio sandbox creato per l'occasione: un'ambientazione desertica, come detto, che a un certo punto cede il posto alla "polvere", una zona completamente ricoperta da una foschia velenosa, che per molti versi ricorda il "sottosopra" di Stranger Things. Una volta entrati nella polvere, dovremo utilizzare una bombola a ossigeno per poter respirare e ci stancheremo prima durante la corsa, il che significa che le nostre velleità esplorative saranno limitate e dovremo fare attenzione agli obiettivi che ci poniamo, perché spesso più ci spingeremo lontano e maggiore fatica faremo a tornare.
Il nostro dispositivo GPS non funziona quando siamo nella polvere, a meno che non si sia molto vicini all'obiettivo precedentemente segnato sulla mappa, e ciò significa che a volte capiterà di vagare per un bel po' di tempo, affrontando magari qualche combattimento, per poi rendersi conto di aver fatto un giro completo ed essere tornati al punto di partenza. Ricaricare l'ossigeno è possibile, ma serve energia Kuban: quando l'avrete terminata, dovrete cercare rapidamente dei nemici da cui estrarla o sarete in guai seri. A proposito di nemici, Metal Gear Survive adotta un sistema di combattimento che attinge a piene mani dalla tradizione action survival, utilizzando un approccio di movimento in stile "carro armato" anche al fine di rendere più complessa la lotta e più incerto il risultato. I Vaganti sono lenti e non ci vedono, è vero, ma sanno sorprendere con movimenti a tradimento e, soprattutto durante le prime fasi della campagna, infliggono ingenti danni. Non bisogna insomma sottovalutarli, per questo in tanti casi conviene procedere bassi e silenziosi, arrivargli alle spalle ed eliminarli con un solo colpo di pugnale dritto lì, nel cristallo rosso che fuoriesce dove una volta c'era una testa.
La missione
Sono fondamentalmente due le tipologie di missioni con cui avremo a che fare in Metal Gear Survive: quelle di recupero e quelle in stile tower defense. Nel primo caso bisogna raggiungere una zona della mappa alla ricerca di una scheda di memoria o di un altro sopravvissuto, quest'ultimo da assegnare poi a una mansione perché il campo base possa crescere e sviluppare nuovi edifici, nuovi sistemi di approvvigionamento e nuove difese. Si tratta dunque di andare e tornare, ma lo scenario può riservare spiacevoli sorprese, specie quando si entra nella Polvere. Nel caso delle sezioni tower defense, invece, bisogna attivare degli escavatori elettronici che lavorano sul wormhole e difenderli dall'attacco di orde di nemici.
La direzione di arrivo dei Vaganti viene indicata da alcune frecce, dunque potremo piazzare lungo il percorso delle barriere utili a rallentarli e/o a danneggiarli, nonché a fornirci la possibilità di colpirli con una lancia mentre si trovano dall'altra parte di una rete metallica. Più si va avanti e più queste attività si fanno complesse, tanto che in prossimità del "finale" dovrete davvero ingegnarvi dal punto di vista strategico per riuscire a farcela. Abbiamo prima introdotto il sistema di combattimento, che come detto è caratterizzato da una mobilità limitata del personaggio e tempistiche di attacco più o meno veloci a seconda dell'arma equipaggiata. Ci sono machete, bastoni, mazze da demolizione e lance, nell'ottica di un arsenale che si fa man mano più ricco e che include anche archi oppure pistole, fucili, mitragliatrici, bottiglie Molotov o granate, esche e quant'altro.
Nel nostro enorme equipaggiamento trovano posto però anche le già citate recinzioni, metalliche o di legno, semplici o con gli spuntoni, che possiamo proiettare davanti al personaggio grazie a un sofisticato sistema Fulton inverso, che attiva un piccolo portale da cui fuoriescono gli oggetti. Entrare in sintonia con questi meccanismi farà la differenza fra vivere e morire, nel mondo di Metal Gear Survive, e allo stesso modo conterà molto la crescita del personaggio, perseguibile tramite l'impiego di energia Kuban. L'aumento di livello consente di sbloccare una nuova abilità e guadagnare dunque forza, salute o resistenza, oppure ottenere manovre speciali: lo scarto laterale durante il combattimento, l'affondo potenziato, le combo più articolate, gli attacchi dall'alto e così via. Ogni mossa extra che si ottiene rappresenta un piccolo passo verso verso la vittoria.
Tanta roba
C'è un motivo per cui molti action survival riscuotono un grande successo, e probabilmente ha a che fare con la natura umana stessa. La soddisfazione del looting e del drop, la raccolta irrefrenabile di oggetti e materiali più o meno preziosi mirata alla costruzione di nuovo e più potente equipaggiamento, che procede in parallelo alla crescita del nostro avatar, trasmette una sensazione che il cervello recepisce e interpreta nel migliore dei modi, attraverso un senso di compiutezza. Da questo punto di vista, il lavoro degli sviluppatori di Metal Gear Survive ha un che di scolastico: fatte salve le solide basi di Ground Zeroes e del FOX Engine, con un ampio riutilizzo di asset già visti nell'ultima produzione di Kojima, la struttura di gioco introduce in modo graduale tutti gli elementi che ci si aspetterebbe di trovare, andando addirittura a sfaccettarli in maniere che inizialmente (e anche dopo, in verità) appaiono finanche eccessive.
Vi siete procurati un taglio oppure un'intossicazione alimentare? Be', non esiste il medikit universale che vi farà stare meglio, bensì bendaggi, impiastri, rimedi emostatici, pillole per la dissenteria e altro ancora: se non disponete del materiale opportuno, non potrete curarvi. In termini puramente numerici, il loot che troveremo in giro per Dite è enorme e complesso, ma non bisogna commettere l'errore di pensare che gli autori si siano limitati a vedere cosa funziona di questi tempi nel mercato videoludico e a introdurlo senza starci troppo a ragionare. Nella realtà dei fatti, ogni progresso che facciamo ha un senso preciso e va a incastonarsi alla perfezione nel gameplay, consentendoci di migliorare un po' ma non abbastanza da trasformare le nostre spedizioni in una passeggiata di salute.
Allo stesso modo, la ripetitività delle situazioni che ci conduce alla seconda parte della campagna a un certo punto imbocca una strada del tutto differente, e così d'un colpo alla singola tipologia di nemici a cui eravamo abituati se ne affiancano svariate altre: i dannatissimi Cercatori, capaci di spiccare ampi balzi e di attaccare in modo inaspettato; i Mortai, estremamente resistenti e in grado di sparare raffiche o sfere esplosive; gli Striscianti, orribili ragni che attaccano in ampi gruppi; o ancora i nemici che si nascondono sottoterra salvo poi sbucare fuori all'improvviso, per non parlare dei Corazzati, dei Detonatori e dei loro cugini dalla testa enorme. L'esperienza di Metal Gear Survive si trasforma letteralmente dopo le prime dieci ore, e lo fa di nuovo dopo venti ore, quando si "completa" la campagna e vengono sbloccate nuove missioni e quattro differenti classi per il personaggio, ognuna con specifiche specializzazioni. Non ci aspettavamo questi numeri e questa sostanza, a maggior ragione se consideriamo che entrambi gli elementi vengono declinati nell'ottica del single player e non di una cooperativa estesa.
Il multiplayer
Il comparto multiplayer di Metal Gear Survive appare per ampi tratti come un'occasione mancata, sebbene anche questo aspetto del gioco "maturi" dopo alcune ore e presenti situazioni effettivamente più complesse ed entusiasmanti. Allo stato attuale è disponibile un'unica modalità in una manciata di ambientazioni, con tre possibili livelli di difficoltà che cambiano la quantità dei nemici, la loro resistenza e naturalmente le ricompense che potremo ottenere in caso di vittoria. Si tratta anche qui di una sezione tower defense da portare avanti in quattro, ed è molto interessante notare come sulle prime ci si limiti a difendere l'escavatore senza esporsi, mentre con la crescita dei personaggi e l'aumento del grado di sfida l'esperienza si trasformi in qualcosa di diverso.
La raccolta di materiali extra nell'ottica di obiettivi secondari fra un'orda e l'altra, ad esempio, ma anche e soprattutto l'anticipo sui nemici perché li si possa bloccare a metà strada, creando barriere e utilizzando attacchi ad ampio raggio, come le granate o le Molotov al napalm, per sfoltirne le fila prima che arrivino a un passo dal dispositivo che abbiamo il compito di difendere. Sappiamo che a marzo arriverà una nuova modalità cooperativa, dunque ci aspettiamo un boost sul fronte della varietà, ma è interessante notare come i premi e l'energia racimolati in multiplayer possano poi essere trasportati nell'esperienza in singolo per perseguire una crescita nel momento in cui per qualche motivo ci siamo bloccati di fronte a una missione troppo difficile. Sembra insomma che anche questo aspetto non sia stato inserito casualmente, preparando agli utenti una sorta di "angolo del grinding" dove sviluppare il proprio personaggio al fine di alleggerire le incombenze della campagna. Forse anche troppo, in verità.
Trofei PlayStation 4
Gran parte degli oltre cinquanta Trofei di Metal Gear Solid sono nasconti, e naturalmente c'è un motivo preciso dietro tale scelta. Il piacere della scoperta si estende insomma al lato achievement del titolo Konami, che premia i giocatori quando compiono i primi passi sul fronte della costruzione, dell'apprendimento delle abilità, della caccia, del combattimento e delle missioni. Ci sono naturalmente Trofei legati a questioni quantitative e legate alla specializzazione con le varie categorie di armi. La varietà, insomma, non manca.
Tocco di Kojima
Abbiamo aperto la recensione dicendo che l'influenza di Hideo Kojima è presente in maniera sorprendente all'interno di un prodotto come Metal Gear Survive, che sulla carta avrebbe dovuto prendere una strada completamente diversa. Lo stile narrativo del Maestro viene ripreso durante le fasi introduttive della storia, così come sul finale, mettendo in campo situazioni davvero spettacolari e talvolta persino toccanti. È un po' la chiusura di un cerchio, che però lungo il tragitto incontra grosse incertezze e soluzioni discutibili sul fronte dell'interazione fra i personaggi che si ritrovano ad abitare nel nostro campo base. Il "capitano", il nostro avatar, sembra svolgere un ruolo passivo in queste dinamiche e la cosa a un certo punto dà sui nervi, così come appaiono eccessivamente stereotipate determinate figure. Lo stile è però prettamente giapponese, siamo dalle parti di Resident Evil (non l'ultimo, però), ci sono rimandi a una certa tradizione cinematografica e la direzione strizza l'occhio agli episodi classici di Metal Gear Solid più spesso di quanto ci si aspetti.
Dal punto di vista tecnico il discorso è scontato: il FOX Engine garantisce risultati ottimi su PlayStation 4 Pro in termini di definizione e performance, con sessanta frame al secondo stabili in tutte le situazioni, e viene coadiuvato da un comparto sonoro che abbiamo molto apprezzato, sia per quanto concerne le musiche che i dialoghi, sia in giapponese che in inglese (in entrambi i casi sottotitolati in italiano). Metal Gear Survive non si limita però ad attingere all'universo di MGS, al medesimo immaginario e agli stessi asset, bensì costruisce mattone dopo mattone, timidamente, una propria personalità; e sarebbe ingiusto bollarla come qualcosa di assolutamente derivativo, perché alla fine alcune idee forti ci sono e sul finale spiccano in maniera indiscutibile, lasciando spazio a un endgame che si preannuncia ricco, sorprendentemente sfaccettato e probabilmente capace anche di premiarci con un true ending, a un certo punto.
Conclusioni
Metal Gear Survive è il gioco che non ti aspetti, quello che sei abituato a considerare in un certo modo e che invece si impegna per contraddirti, cercando con tutte le sue forze di scrollarsi di dosso i pregiudizi e un odio fondamentalmente ingiustificato, in quanto rivolto a situazioni e figure che ben poco hanno a che fare con il lavoro dietro questo titolo. Ci tende la mano dal basso di un prezzo che è quello con cui hanno avuto il coraggio di venderci Ground Zeroes, ma in cambio offre una struttura indiscutibilmente ricca, fatta di tanti aspetti e di qualche sorpresa che però bisogna avere la pazienza di scoprire, sopravvivendo (è proprio il caso di dirlo) a una prima parte della campagna un po' troppo lenta e ripetitiva. Le critiche sarebbero arrivate in ogni caso, dunque fa piacere che almeno dietro questa operazione di richiamo ci sia un titolo che vale la pena di essere giocato.
PRO
- Progressione ricca, solida, sfaccettata
- Struttura sostanziosa, sfida non banale
- Meccanismi survival molto ben implementati
CONTRO
- La lentezza delle prime ore è uno scoglio
- Graficamente è per buona parte già visto
- Multiplayer coinvolgente, ma durerà?