Dobbiamo molto a Devil May Cry. Ci ha insegnato che i demoni possono piangere, e che massacrarli a colpi di spade giganti e pistole dai proiettili infiniti è divertentissimo. Ma gli dobbiamo soprattutto la fortuna dell'intero genere degli action adventure. Chi sa se sarebbe mai esistito Kratos, tanto per dirne una, senza Dante. Agli inizi degli anni Duemila accadevano cose strane. Devil May Cry, forse non tutti lo sanno, nasce come capitolo di Resident Evil; poi nel corso dello sviluppo ci si accorge che sta diventando qualcosa di troppo diverso. Ha abbastanza carisma per concretizzarsi in una nuova IP, e Capcom sceglie di rischiare, ottenendo uno dei più grandi successi dell'epoca. Nel 2001 Devil May Cry registra vendite altissime su PlayStation 2, così alte da giustificare ben due sequel negli anni immediatamente successivi, creando una vera killer app sulla console Sony. Da lì in poi è storia. Una storia non sempre positiva, a dire il vero, con alcuni passi falsi e altri picchi di bravura. Oggi, purtroppo, ci ritroviamo tra le mani un passo falso: la Devil May Cry HD Collection che arriva su PlayStation 4, Xbox One e PC, non è nient'altro che un'operazione commerciale, gestita con molto poco rispetto nei confronti di Dante e compagni. Ma andiamo con ordine.
Devil May Cry oggi: guida all’uso
I demoni sono grandi, brutti e cattivi, ma esistono delle eccezioni. Sparda, il padre di Dante, che è il protagonista della maggior parte dei titoli della serie, è un'eccezione. Si ribella alla sua stirpe, combatte in favore del genere umano, ne diventa il leader e garantisce molti anni di pace. Al momento della sua morte, tutti i portali tra il nostro mondo e quello dei demoni sono stati chiusi, garantendo la sopravvivenza dell'uomo. Tutto questo ci viene raccontato dal filmato introduttivo del primo capitolo della serie: Devil May Cry. Le cose cambiano velocemente: negli anni Duemila, Mundus è risorto. È l'acerrimo nemico di Sparda, e vuole annientare la Terra. Una donna misteriosa, Trish, si reca da Dante per chiedere aiuto; il ragazzo è un potentissimo mezzodemone, l'unico che a colpi di tamarraggine, spade e pistole può salvare la situazione. Iniziano così le avventure di Dante, sulla frontiera tra il nostro mondo e quello dei demoni.
A suo tempo Devil May Cry era un titolo freschissimo, frutto di quel genio di Hideki Kamiya, padre poi di altre celebri produzioni come Bayonetta e Okami, solo per citarne due. Tantissimi aspetti rappresentavano una vera e propria novità nel 2001: il mix di sessioni a carattere fortemente esplorativo e altre dominate da ferocissimi combattimenti, ad esempio. Le combo a schermo spettacolari del protagonista, che più si potenziava più riusciva a realizzare azioni davvero incredibili combinando le sue due pistole, Ebony ed Ivory, e la gigantesca spada Force Edge. Lo stesso cast di personaggi era particolarmente ispirato, con protagonisti ammantati dalla giusta dose di ambiguità. Riprendendo tra le mani questi capolavori al giorno d'oggi, le reazioni possono essere fondamentalmente due. Chi li ha giocati a suo tempo torna bambino, e resta estasiato: perché conosce quel mondo, e lo vive di nuovo, con alcuni benefici di un comparto tecnico rinnovato. Chi non ha mai sentito parlare di Devil May Cry, invece, deve prima di ogni cosa capire che sono titoli pubblicati rispettivamente nel 2001, nel 2003 e nel 2005.
Nel migliore dei casi, sono passati tredici anni, che in questo settore equivale più o meno ad un secolo. Per forza di cose, è difficile (se non impossibile) trovarli freschi come allora: perché hanno fondato un genere, che si è evoluto e ha proseguito sulla sua strada. È come se giocassimo prima Bayonetta, e poi tornassimo a Devil May Cry trovandolo incredibilmente lento. È un confronto ingiusto: se non fosse esistita questa prima serie di Kamiya, Bayonetta non avrebbe mai visto la luce. Questo discorso viene in parte smorzato prendendo in esame Devil May Cry 3, il più moderno dei tre, in grado di tenere testa ancora oggi ad altri validi esponenti del genere.
Trofei PlayStation 4
Devil May Cry HD Collection presenta gli stessi identici trofei del porting per PlayStation 3 ed Xbox 360. Questo significa che i cacciatori di trofei potranno portarsi a casa (di nuovo) non uno, non due, ma ben tre Trofei di Platino. Sarà comunque una sfida impegnativa, perché ogni titolo dovrà essere completato alla difficoltà di gioco più elevata di tutte: Dante Deve Morire. In questa modalità i nemici saranno agguerritissimi, e la vostra salute calerà a picco molto spesso: equipaggiatevi a dovere.
La collection (poco) definitiva
E adesso è il momento dei dolori. Vedendo l'annuncio della Devil May Cry HD Collection qualcuno avrà sicuramente pensato: "aspetta un attimo, ma non è già uscita?". Sì, la Devil May Cry HD Collection è stata pubblicata nel 2012 su Playstation 3 ed Xbox 360. Già allora si proponeva come un versione aggiornata dei tre capitoli principali della serie, un porting che li gettava di peso nel mondo dell'alta definizione. Non mancava neppure allora una buona dose di situazioni inspiegabili: la grafica era stata migliorata, ma solo in parte. La maggior parte delle texture era rimasta in bassa qualità, i modelli poligonali non erano stati toccati, gli effetti di luce neanche lontanamente rivisti. I modelli dei personaggi, quelli sì, avevano subito un lifting, lo stesso delle schermate di caricamento. Ad ogni modo i menù di gioco, la mappa e i filmati di intermezzo erano rimasti immutati dai capitoli originali su PlayStation 2, con tanto di passaggio traumatico a schermate 4:3. Un pugno nell'occhio, che all'epoca in qualche modo si poteva anche giustificare. Veniamo alla Devil May Cry HD Collection dei nostri giorni, e analizziamo le differenze: innanzitutto il supporto al Full HD e ai 60 FPS, una caratteristica quanto mai importante in un action game. E poi... niente. La collection proposta su PlaySation 4, Xbox One e PC non aggiunge praticamente nulla a quanto già visto in quella del 2012. Non solo: è ancora più grave il fatto che Capcom non si sia neppure degnata di correggere, dopo sei anni, tanti piccoli dettagli che avrebbero fatto la differenza e giustificato l'acquisto (di nuovo) dello stesso prodotto.
Per esempio la qualità dei filmati: sono fondamentali per seguire l'evolversi delle vicende di Dante, ma bruttissimi da vedere. Erano brutti nel 2012, figurarsi adesso che si alternano con sessioni di gioco in Full HD. Ogni volta che raccogliamo un oggetto, un collezionabile o un'arma, il menù che si apre è in 4:3, un vero attentato alla salute degli occhi del giocatore. Non è stata realizzata ex novo neppure la mappa di gioco. Passino pure i filmati, che hanno bisogno di parecchio lavoro per essere rifatti da zero: era davvero così difficile riprendere in mano le mappe e i menù e aggiornare almeno loro all'alta definizione? Davvero in sei anni non c'è stato il tempo di fare neppure questo? Su PC probabilmente le cose vanno meglio, almeno lì è stato introdotto il supporto al 4K, assente invece nelle versioni per PlayStation 4 Pro e Xbox One X (altro caso di lassismo). Per contro, sembra che la versione PC sia afflitta da altri tipi di problemi, tra i quali quello del comparto audio. Devil May Cry HD Collection include i primi tre capitoli della serie: Devil May, Devil May Cry 2 e Devil May Cry 3: Dante's Awakening. Titoli quasi sacri, divertenti e importanti. Ma è lecito porsi una domanda: a fronte di un prezzo importante, pari a 30 Euro per la versione digitale e 40 per quella fisica, non si poteva aggiungere Devil May Cry 4 e chiudere così la serie, in attesa del sempre più probabile annuncio di Devil May Cry 5? Tra l'altro, dal momento che le differenze sono davvero minime, gli stessi capitoli possono essere acquistati per somme irrisorie già su PlayStation 3: un contenuto in più, qualcosa degno di attenzione, avrebbe sicuramente fatto gola agli appassionati, che a conti fatti saranno poi gli unici a nutrire davvero interesse per il "nuovo" porting. Quella operata sulla serie di Devil May Cry sembra (e non può non sembrare) un'oculata operazione commerciale: destare un nuovo interesse per la serie, attirare gli appassionati, il tutto al prezzo di uno sforzo davvero minimo. C'è stato qualche ritocco a livello grafico, questo sì. Alcune texture sono (leggermente) meglio definite. Il colpo d'occhio generale, in alcune situazioni, è stato potenziato. Ma è poco, troppo poco per giustificare il nuovo prodotto, e soprattutto il suo prezzo. Un remake completo della serie sarebbe stato certamente costoso da realizzare, ma questo non significa che le avventure di Dante meritino un simile trattamento. Non bisognerebbe scherzare troppo con un ragazzo nelle cui vene scorre il sangue dei demoni. Armato di pistole e spada, tra l'altro.
Conclusioni
Devil May Cry HD Collection è una svogliata operazione commerciale. Ci troviamo di fronte lo stesso prodotto del 2012, rispolverato e aggiornato al Full HD. Non ci sono nuovi contenuti, non ci sono motivi particolari per riprendere in mano la serie se l'abbiamo assaporata a suo tempo. Tutti i problemi dell'edizione di sei anni fa si ripresentano immutati, persino gli obiettivi di gioco sono gli stessi. A fronte di un prezzo certamente non trascurabile, consigliamo l'acquisto soltanto a chi davvero vuole avere nella sua collezione proprio tutte le edizioni di Devil May Cry. E a chi riesce a giocare con schermate in 4:3 che di tanto in tanto vengono sparate su uno schermo in Full HD. Tutti gli altri possono tranquillamente passare il turno, e aspettare Devil May Cry 5. Il voto che leggete non è quello che si meritano le avventure di Dante: è quello del porting in sé.
PRO
- Le avventure di Dante una volta nella vita vanno giocate
- Per i nuovi arrivati è un'edizione che fa gola
- Ce l'abbiamo fatta ad arrivare al Full HD
CONTRO
- Non è stato toccato quasi nulla dall'edizione del 2012
- Le schermate 4:3 sono oscene
- Prezzo un tantino elevato