È davvero complesso approcciare Phantom Liberty mettendo completamente da parte quello che è stato il caso Cyberpunk 2077: un vero e proprio unicum nel mondo dei videogiochi che ha rischiato seriamente di mettere a repentaglio credibilità e valore di CD Projekt. Il team polacco, grazie al successo della trilogia di The Witcher, è stato considerato a lungo da molti sviluppatori e giocatori l'esempio da seguire in termini di trasparenza, comunicazione e competenza nel lavoro. Fino al momento in cui il cerchio della fiducia si è spezzato e il caso CP2077 è scoppiato con tutta la sua dirompenza.
Come sempre accade in questi casi, la negatività e la forza delle critiche hanno sovrastato e sommerso tutto quello che c'era di buono nel progetto, facendo credere che la situazione fosse più disperata e problematica di quello che in realtà era davvero. E CD Projekt, in silenzio, ha avuto il buon gusto di rimettersi al lavoro, tenersi fuori dal dibattito e modificare integralmente la propria tabella di marcia così da poter pubblicare nel minor tempo piccoli DLC e grandi patch, tutti rigorosamente gratuiti, per dimostrare che almeno la buona volontà c'era.
Tutto ciò ha comportato anche delle importanti modifiche alla sostenibilità di Cyberpunk 2077 che, rispetto ai piani iniziali, ha visto il suo supporto di lungo periodo ridotto a una singola espansione, esattamente quella al centro di questa recensione: Phantom Liberty. Un add-on che tenta di emulare quanto fatto con i due contenuti aggiuntivi di The Witcher 3: Wild Hunt, Hearts of Stone e Blood & Wine, ovvero integrare tantissimi contenuti, corpose modifiche al gameplay e un arco narrativo in grado di dare nuovi significati al mondo di gioco mantenendo al contempo la massima coerenza. Il tutto a un prezzo di lancio premium.
Una volta archiviata questa espansione, il team si sposterà in blocco sulla prossima saga di The Witcher, mollerà definitivamente il REDEngine a favore dell'Unreal Engine 5 e, per quello che concerne l'universo di Cyberpunk, se ne riparlerà non prima di 4-5 anni con Project Orion, il vero e proprio sequel di 2077.
Prima di entrare nel dettaglio di cosa è Phantom Liberty e soprattutto di quanto ci sia piaciuta questa espansione è cruciale mettere a terra un paio di note a margine. Innanzitutto diamo per scontato che chi si appresta a leggere la recensione abbia in qualche modo apprezzato Cyberpunk 2077: questa è un'espansione, non ha lo scopo di stravolgere il gioco e i suoi aspetti basilari, ma "soltanto" di aumentarne la vastità offrendo nuove motivazioni per tornare a Night City. Se siete tra gli scottati del titolo originale o, addirittura, vi siete resi conto che genere e ambientazione non fanno per voi, è meglio se guardate altrove. Esattamente come avevamo fatto anche in occasione della recensione di Cyberpunk 2077, ci teniamo a sottolineare che Phantom Liberty arriverà sì sul mercato il 26 settembre nelle versioni PC, PlayStation 5 e Xbox Series X|S (PS4 e Xbox One non sono più supportate), ma noi di Multiplayer abbiamo recensito e testato esclusivamente la versione per computer dell'espansione. Non avendo ricevuto un codice per le altre edizioni, non possiamo esprimere pareri in merito e non possiamo quindi offrire garanzie per quello che concerne stabilità e pulizia delle versioni console. Anche se, ovviamente, ci stupiremmo moltissimo se il team avesse optato per commettere gli stessi errori.
La storia di Phantom Liberty
Come al solito la nostra volontà è di cercare di raccontare alcuni aspetti dell'arco narrativo di Phantom Liberty senza rovinare l'esperienza, quindi ci limiteremo a descrivervi tono, stile e atmosfere di questa espansione, ma non prima di avervi spiegato per filo e per segno come accedere e giocare a questa espansione, visto che come da tradizione di CD Projekt, i nuovi contenuti sono intimamente interconnessi con il gioco base. Per questo motivo Phantom Liberty richiede Cyberpunk 2077 installato e aggiornato per poter essere giocato.
In seconda battuta, con quali tempistiche affrontare concretamente i nuovi contenuti è lasciato alla discrezione del giocatore, anche se c'è un unico, importante pre-requisito per sbloccare la nuova linea narrativa. Nel caso in cui si possieda un salvataggio effettuato nel corso della campagna principale di CP2077, per poter ricevere la chiamata di Songbird che attiva la nuova serie di incarichi è fondamentale aver completato la missione "Trasmissione" del gioco base. Si tratta di un punto di svolta situato circa a metà del secondo atto e che vede il coinvolgimento e il conseguente schieramento del proprio V a favore dei Voodoo Boys o della NetWatch. La storia di Phantom Liberty si innesta poco dopo questo snodo di trama e presenta alcuni riferimenti e collegamenti con questa parte dell'arco narrativo principale.
CD Projekt ha però pensato anche a chi magari ha mollato il gioco all'inizio, oppure deciderà di comprarlo proprio in occasione dell'espansione. In questo caso vengono offerte due opzioni: si può chiaramente iniziare una nuova partita da zero, seguire il flusso della trama e, quando si sblocca Phantom Liberty, valutare quando e come approcciare l'espansione, magari inframezzandola con la missione principale. Oppure si può iniziare una nuova partita direttamente dall'espansione. Optando per questa scelta, al giocatore viene data la possibilità di scegliere il percorso di vita del proprio personaggio e di configurarlo a livello estetico, quindi si viene catapultati poco dopo la fine dell'atto 1 con un personaggio di livello 20 completo di skill, equipaggiamento e cyberware coerenti con la progressione, con in più la possibilità di effettuare un singolo respec gratuito. Ovviamente da questo punto in avanti diventa possibile lanciarsi subito in Phantom Liberty per poi proseguire con il gioco base o viceversa, senza soluzione di continuità e senza che alcun contenuto sia bloccato.
Parlando più nello specifico dell'espansione, il cambio di tono è radicale rispetto allo stile di Cyberpunk 2077: la lunga serie di quest che compongono la linea narrativa principale offrono un taglio fortemente ancorato alla politica del mondo di CP2077 con gli NUSA, i Nuovi Stati Uniti d'America controllati dalla spietata Presidente Rosalind Myers che si prendono gran parte della luce dei riflettori di scena, trascinando nel mezzo la fazione militarizzata dei Barghest che stringe in una morsa di ferro Dogtown, il quartiere inedito gestito in modo autoritario dal colonnello Kurt Hansen. Nel mezzo, un nugolo di nuovi personaggi che coinvolgerà V in un'intricata storia di spionaggio e controspionaggio dal fortissimo retrogusto bondiano. I riferimenti alle pellicole di 007 sono molteplici e l'atmosfera ne giova moltissimo da questo cambio integrale di paradigma.
Non mancano anche numerose missioni secondarie - in larga parte assegnate e gestite da un nuovo fixer di zona, Mister Hands, che avrà la sua specifica linea narrativa - che ricordano più da vicino stilemi e situazioni tipiche del Cyberpunk 2077 più classico.
Volendo essere molto didascalici, si parla di 30 quest inedite - poco meno della metà relative alla campagna di Phantom Liberty - che richiedono circa una quindicina d'ore per essere completate, nel caso in cui si voglia essere molto spediti. Noi ne abbiamo impiegate 22 per portare a termine tutte le missioni principali e secondarie, ma c'è un importante elemento da tenere in considerazione.
Phantom Liberty propone, infatti, due differenti epiloghi ben distinti le cui radici affondano in una decisione cruciale che dovremo prendere circa a 2/3 della missione principale e che comporta due prosecuzioni della trama estremamente differenti in termini di missioni, personaggi e, chiaramente, schieramento di V. Ovviamente non mancheranno ulteriori ramificazioni secondarie, ma è chiaro che questo aspetto da solo comporta un elevato grado di rigiocabilità a cui si va a sommare l'epilogo completamente inedito anche per il gioco base, che si andrà a sbloccare solo facendo determinate scelte in entrambe le linee narrative di Phantom Liberty.
CD Projekt non si è davvero risparmiata nel creare una storia densa di sfaccettature che, non possiamo nasconderlo, ci è piaciuta tantissimo e denota la grande attenzione alla narrazione che ha da sempre contraddistinto con forza questo sviluppatore. Probabilmente scegliere di optare per una singola espansione, invece delle due previste originariamente, ha permesso al team di condensare tutto il meglio, ma quello che possiamo dirvi senza paura di smentita è che se siete rimasti affascinati dalle atmosfere di Cyberpunk 2077, con Phantom Liberty troverete tantissimo pane per i vostri denti.
Il gameplay 2.0
Separare Phantom Liberty dalla patch 2.0 di Cyberpunk 2077 non è oggettivamente possibile. In primis perché l'update è ovviamente richiesto per giocare all'espansione, in seconda battuta perché questo aggiornamento modifica sostanzialmente una lunghissima serie di elementi cardine del gioco di CD Projekt. Proprio per questo motivo vi rimandiamo al nostro articolo dedicato a tutte le novità di Cyberpunk 2077 in versione 2.0, così da conoscere bene a fondo cosa vi aspetterà a partire dal 21 settembre, anche se deciderete di non acquistare l'espansione. Qui ci limiteremo a focalizzarci sulle caratteristiche esclusive dell'espansione e su un paio di considerazioni più generali sul nuovo quartiere e sulla difficoltà generale dell'esperienza.
Partiamo proprio da Dogtown, il distretto "blindato" situato a due passi da Pacifica con cui condivide parte dello stile architettonico e soprattutto quell'elemento di abbandono che caratterizza proprio questa zona di Night City. Come è stato detto più volte, l'accesso a questo quartiere è esclusivo dei possessori dell'espansione e, dopo una quest iniziale che funge da introduzione alla zona, sarà possibile spostarsi liberamente da qui al resto della città di Cyberpunk 2077 attraverso il viaggio rapido, oppure tramite una sorta di cancello/garage che obbliga a sottostare ad uno scan di sicurezza prima di proseguire: un ottimo modo per coprire la necessità di caricare i nuovi asset.
Come dimensioni siamo molto vicini a uno qualsiasi degli altri distretti di Night City, anche se la densità è decisamente maggiore visto che qui dentro troviamo diversi locali con interni ricchissimi e "giocabili", zone molto ampie dove combattere sfruttando anche i veicoli (una delle novità della 2.0) e almeno un paio di hub dove girovagare per effettuare acquisti e accettare i nuovi incarichi. Tutto è molto classico e molto Cyberpunk 2077 anche se i 3 anni di esperienza maturati dal team (e chiaramente con la quantità abnorme di feedback ricevuto) si notano sicuramente nella gestione dell'architettura e delle vie di accesso. Tutto risulta più credibile, coerente e anche facile da memorizzare, oltre che più rifinito. Ma è chiaro che non siamo davanti a un punto di svolta sensibile o notevole rispetto al passato: sono i contenuti e le storie che viviamo in Dogtown a fare la differenza, più che il suo design.
Un'altra delle novità di Phantom Liberty è rappresentata da due eventi dinamici che si "attivano" nel momento in cui installiamo l'update. Il primo, che rimane confinato nel quartiere, è l'air drop di casse ricche di loot che è possibile intercettare e raccogliere; il secondo, che invece si attiva anche nel resto di Night City, riguarda le "missioni veicolo" ovvero la possibilità di rubare delle specifiche vetture, spesso molto protette, da portare poi a un fixer per riscuotere la ricompensa. Si tratta di eventi dinamici e virtualmente infiniti che si verificano tenendo conto di numerose variabili in merito a ciò che può concretamente avvenire non appena raggiungiamo il luogo dove si svolge l'attività: non è detto che ogni volta ci si debba limitare ad estrarre l'arma, ammazzare le persone a guardia della cassa o del veicolo e quindi scappare.
Si tratta di aggiunte secondarie e sicuramente poco influenti ai fini del gameplay ma che, se non altro, contribuiscono a rendere più viva Night City e ad offrire uno strato aggiuntivo di dinamismo assolutamente facoltativo.
C'è poi un nuovo ramo di talenti completamente inedito che si va ad affiancare all'aumento del level cap a 60 (10 livelli extra oltre ai 50 del gioco base). In realtà le 2 cose sono slegate, ma insieme modificano alcuni aspetti dell'end-game di Cyberpunk 2077. Innanzitutto i nuovi talenti sono pochissimi (se ne contano appena 9) e possono essere sbloccati solo investendo i punti Relic che è possibile ottenere completando un paio di missioni principali e a interfacciandosi con alcuni terminali nascosti in giro per Dogtown. In seconda battuta questi talenti contribuiscono a modificare sensibilmente le mosse finali e alcune abilità delle armi montate sulle braccia di V insieme ad alcuni aspetti delle sparatorie e del mimetismo ottico. L'idea di fondo è che forse CD Projekt abbia voluto espandere la componente più action del gioco e questo elemento si rispecchia in buona parte delle missioni dell'espansione che, pur rimanendo generosamente affrontabili in stealth, offrono molta più soddisfazione se approcciate con vigore e armi in pugno.
Cambia la difficoltà?
Cyberpunk 2077 ha subito un pesante ripensamento delle sue fondamenta grazie alla patch 2.0 e questo riguarda in particolar modo le abilità del personaggio e quindi il modo di gestire le sue 5 statistiche, e l'installazione del cyberware che è poi l'elemento più caratterizzante dell'universo creato da Mike Pondsmith. A questi elementi si affiancano tutta una serie di introduzioni più o meno secondarie che arricchiscono il gameplay pur non modificandolo sostanzialmente: i nuovi interventi della polizia o la possibilità di sparare mentre si guida, o anche di pilotare veicoli armati di mitragliatrici e lanciamissili. Tutto ciò contribuisce a rendere la curva della difficoltà decisamente più ampia nel suo raggio e soprattutto ad offrire un midgame meno sbilanciato e molto più ricco di scelte che il giocatore deve per forza di cose compiere non potendo più massimizzare tutti gli aspetti del proprio V con il rischio che diventi un supereroe traboccante di innesti.
Il gioco diventa quindi più difficile nello stealth o nelle sparatorie? O magari più stratificato e profondo nelle conseguenze delle scelte operate a livello di personalizzazione del proprio V? Non è facile rispondere affermativamente ad entrambe le domande perché, di base, Cyberpunk 2077 rimane esattamente lo stesso anche con la nuova patch e l'espansione installati, con la sua peculiare alternanza di hacking, sparatorie e stealth, che possono talvolta essere "sfruttati in modo furbo" dal giocatore. Però è chiaro che ora il tutto risulta più soddisfacente, si notano maggiormente le scelte che bisogna operare in fase di crescita e, fintanto che non si raggiungono livelli molto alti (diciamo al di sopra del 40) è molto meno facile sentirsi onnipotenti. Chiaramente il discorso cambia non appena si mettono le mani sui Relic più avanzati e ci si avvicina all'endgame: in questo caso rimane chiaro l'intento di CD Projekt di offrire un'esperienza da parco giochi dove è molto più difficile trovare delle sfide complesse o risultare depotenziati rispetto agli avversari, ma la piacevolezza si sposta verso la libertà di azione e la capacità di fare danni nel mondo senza preoccuparsi delle conseguenze.
Tutto questo non altera di molto il giudizio generale sull'esperienza: le rifiniture sono moltissime e avvicinarsi oggi per la prima volta a Cyberpunk 2077, oppure ricominciare dall'inizio, è sicuramente un piacere, ma è chiaro che il gameplay non venga stravolto dalla 2.0 e dall'espansione.
L'ennesimo punto di riferimento tecnico
Probabilmente non ci sarebbe neanche bisogno di ripeterlo ogni volta, ma perché farne a meno? Cyberpunk 2077 continua a spingere fortissimo sul fronte tecnico e noi siamo qui a testimoniarlo per quello che concerne la versione PC, l'unica che abbiamo avuto modo di testare. Il gioco supporta con la patch 2.0 il nuovissimo DLSS 3.5, ovvero il Ray Reconstruction che potenzia sensibilmente la qualità di riflessi e rifrazioni, sfruttando le reti neurali e quindi i Tensor Core di tutte le schede video NVIDIA GeForce RTX distribuite sul mercato. Il risultato è straordinario, a patto di rispettare i nuovi requisiti di sistema e dà chiaramente il meglio di sé in Dogtown anche grazie all'uso smodato di neon, insegne, nebbie e illuminazione interna che CD Projekt ha riversato nelle strutture di Phantom Liberty.
Ci limitiamo solo a lasciare una nota a margine in attesa di poter approfondire alcuni aspetti di questo DLSS 3.5: al momento sembra che il Ray Reconstruction si possa attivare solo in combo con il Path Tracing, ovvero il livello massimo di ray tracing abilitabile nel gioco. Non è ben chiaro se si tratti di un'eccezione relativa a Cyberpunk 2077 oppure se varrà lo stesso anche per i prossimi titoli che sfrutteranno questa tecnologia di NVIDIA, ma è chiaro che se così fosse, le schede meno performanti della linea 4000 e soprattutto le precedenti generazioni (le GeForce RTX 3000 e 2000) sarebbero completamente tagliate fuori dal suo utilizzo visto che, al momento, abilitare il path tracing senza usufruire del DLSS 3 con frame generator è praticamente un suicidio per la fluidità. Ma di questo, siamo sicuri, se ne parlerà a lungo nei prossimi giorni.
Anche il lavoro effettuato sui nuovi modelli è straordinario, soprattutto tenendo in considerazione il fatto che si tratti di un open world molto vasto e stracolmo di personaggi, attività e interazioni. Certo, con l'introduzione di Solomon Reed, Songbird, Alex, la Myers e tutta un'altra serie di comprimari, si nota ancora di più lo stacco tra i protagonisti, i personaggi secondari e le comparse che incontriamo per strada, ma è abbastanza chiaro come l'ormai defunto REDEngine sia stato davvero spinto al massimo con scorci eccellenti soprattutto quando si raggiungono le zone più alte della città e si ammira, di notte, lo spettacolo luminoso che il quartiere è in grado d'offrire.
Infine ci sentiamo in dovere di spendere due parole anche per quello che concerne la traccia sonora di Phantom Liberty. Anche l'espansione è interamente e magistralmente doppiata in italiano con tutte le voci dei comprimari interpretate in modo eccezionale e, tra l'altro, con un missaggio veramente ben bilanciato, di molto superiore anche al lavoro fatto, a suo tempo, con Cyberpunk 2077. Discorso analogo ci sentiamo di farlo per la colonna sonora che si arricchisce di 3 stazioni radiofoniche (che in realtà sono state implementate anche nel gioco base con la nuova patch) e di circa 3 ore di nuove canzoni e accompagnamenti sonori comprensivi anche dello splendido, nuovo tema principale dell'espansione dai chiarissimi riferimenti ai main theme dei più recenti film di 007.
Conclusioni
Phantom Liberty è un contenuto che rappresenta alla perfezione tutta la competenza e la capacità di CD Projekt di espandere, letteralmente, i suoi giochi. Quanto fatto e compiuto da Hearts of Stone e Blood & Wine per The Witcher 3: Wild Hunt, Phantom Liberty lo realizza all'interno di Cyberpunk 2077. Aiutato anche da una patch 2.0 che risvolta come un calzino il gioco base. Atmosfere, tono e comprimari sono di altissimo livello e segnano uno stacco, anche come stile, da quanto già visto in passato mentre il gameplay, per quanto arricchito e rinnovato, è esattamente quello a cui il team di sviluppo polacco ci ha abituato 3 anni fa ed ha rinnovato con i vari aggiornamenti gratuiti. Se avete amato CP2077, indipendentemente dalle sue mille sbavature, non dovete farvi sfuggire questa espansione. Se invece siete tra i suoi detrattori, nulla di concreto cambia e quindi potete continuare a urlare a squarciagola le sue deficienze e i suoi problemi.
PRO
- Il cambio di tono e atmosfera offre una piacevole variazione sul tema
- Dogtown è un condensato di tutti gli elementi più appariscenti del design di Cyberpunk 2077
- Doppiaggio e colonna sonora sono straordinari
CONTRO
- Nonostante le numerose aggiunte e modifiche, il gameplay di base è sempre quello
- Non vi farà cambiare idea su Cyberpunk 2077
- Alcune missioni sono troppo sbilanciate sull'action a discapito dello stealth