Negare l'imponente influenza che Dark Souls ha avuto sulla precedente generazione (per non dire sul gaming tutto) è un'azione talmente illogica da esser probabilmente mossa da un secondo fine. L'opera di Miyazaki ha volutamente ignorato anni di game design votato all'accessibilità e alla semplicità, e là dove quasi chiunque altro avrebbe fallito è riuscita a imporre con forza inarrestabile un approccio quantomai atipico alla narrativa, al level design e al gameplay. La sua struttura basata sull'osservazione, la libertà di esplorazione e l'apprendimento è riuscita a riprogrammare con naturalezza i pattern comportamentali di miriadi di giocatori ormai assopiti; la sua atmosfera a metà tra Berserk e gli incubi di un folle ha fatto scuola; e la sua mappa a spirale è semplicemente arte, e andrebbe studiata in qualunque corso di design dei videogiochi. Il nostro problema con un tale capolavoro dunque è uno solo: quella mappa a spirale ormai la conosciamo a memoria. Ricordiamo ogni sua scorciatoia, ogni suo mostro, ogni suo boss. Abbiamo spulciato il capitolo più significativo della serie Souls un'infinità di volte, e nonostante questo lo vediamo riapparire davanti ai nostri occhi con costanza, o per via di qualche evento che ci porta ad affrontare la quattrocentesima run, o per l'arrivo di una sua riproposizione. Le ultime Remastered sono arrivate su PlayStation 4 e Xbox One, prevedibilmente: un modo facile per tirar su qualche soldo a costi limitati, e introdurre le nuove generazioni a un classico indimenticabile. La versione per Switch, però, è stata rimandata senza troppe spiegazioni, solo per riapparire bella che pronta in questi giorni. Giusto porsi quindi un paio di domande sul titolo, perché un lancio spostato di norma corrisponde a qualche problema grave, ed è indubbiamente il caso di controllare se ve ne siano rimasti nella versione finale. Con questa missione ben fissata in testa ci siamo lanciati in una nuova recensione acrobatica, sperando di veder cancellate le nostre preoccupazioni. Purtroppo, non sono sparite del tutto.
Il boss peggiore è la tv
Alla base i contenuti di questa Dark Souls: Remastered sono pressoché identici a quelli visti sulle altre piattaforme: avventura base più DLC Artorias of the Abyss, con marginali modifiche all'online e a una manciata di elementi secondari. Avremmo voluto testare a dovere il funzionamento del gioco in rete, ma non ci è stato possibile prima del lancio e quindi al momento è difficile intuire se tutti gli elementi presenti nelle altre versioni siano stati mantenuti. Non c'è ad ogni modo ragione di pensare ad eliminazioni di sorta (seppur la versione Switch sia all'apparenza sviluppata da un altro team, le basi utilizzate e i piani di cambiamento sono identici). Zero problemi invece a livello di analisi dell'impatto grafico, dove è abbastanza evidente da subito come anche in questo caso si sia optato per una palette di colori più chiara, e per un aumento della lucidità di certe superfici che, nonostante le proteste dei puristi affezionati all'oscurità originaria, permette di apprezzare maggiormente la grafica e di distinguere con molta più chiarezza ogni oggetto o mostruosità.
Tutto questo sarebbe anche graditissimo se il miglioramento tecnico fosse evidente, ma la versione Switch di Dark Souls è leggermente peggiore di quelle per Xbox One e PS4, che già si distinguevano ben poco dal gioco su PC. I nuovi effetti legati alla nebbia o alle fiamme sono infatti spariti da questo port - tornando praticamente identici a quelli del gioco originale - e la qualità generale delle texture pare a sua volta inferiore, indubbiamente per reggere meglio sull'hardware meno performante della console Nintendo. Il risultato ottenuto non è tuttavia di quelli impeccabili: il gioco viaggia a 30 fps, non a 60 come altrove, con qualche rallentamento marginale durante le situazioni più concitate o ricche di effetti (Farfalla della Luna, grosse "nubi" di anime durante un combattimento, Lost Izalith, eccetera). Fin qui tutto perfettamente prevedibile, ma c'è una curiosa discrepanza tra il gioco in forma portable e docked: portata a spasso questa versione di Dark Souls è più che buona, rallenta davvero di rado, e risulta persino dannatamente piacevole da vedere viste le dimensioni ridotte dello schermo del tablet; sulla TV invece la risoluzione è 1080p, e i rallentamenti si fanno meno radi e più evidenti.
Sia lode al sole, non si parla di momenti in grado di rovinare pesantemente l'esperienza: la Città Infame, per dire, non porta il gioco a 10 fps con annesse immancabili (e motivatissime) imprecazioni. È comunque curioso notare come a una risoluzione maggiore - nonostante il livello grafico piuttosto basso e il sacrificio di certi elementi migliorati sulle altre piattaforme - non sia stato fatto un lavoro di ottimizzazione più sopraffino. Siamo perfettamente consapevoli di quanto mal ottimizzato fosse il titolo originale, eppure dopo tutto questo tempo avremmo voluto un lavoro più adeguato e in linea con gli altri port. Non basta un bell'Amiibo di Solaire o il valore aggiunto della portabilità a farci esultare per questo prodotto, indipendentemente da quanto eccelso fosse il titolo originale.
Conclusioni
Dark Souls è e rimane un classico immortale, e la sua incarnazione per Nintendo Switch risulta indubbiamente valida in forma portable, grazie al suo fascino inestinguibile. Tra le recenti Remastered, ad ogni modo, questa è la più debole, per via di qualche rallentamento di troppo in forma docked nonostante i sacrifici fatti per supportare l'hardware di Switch, e della necessità di rigiocare il tutto ancora una volta a 30 fps. Si poteva fare di più.
PRO
- Dark Souls è e resta un capolavoro
- In forma portable è più stabile e un piacere da giocare
CONTRO
- Docked i rallentamenti sono più evidenti e frequenti
- 30 fps, e la più instabile e tecnicamente debole tra le Remastered del gioco