Si conclude temporaneamente il rilancio della serie Square Enix sulla console ibrida Nintendo, cominciato qualche mese fa con World of Final Fantasy e proseguito attraverso capitoli iconici come Final Fantasy VII, Final Fantasy IX e il recente pacchetto che comprende, in un'unica soluzione, le versioni rimasterizzate di Final Fantasy X e Final Fantasy X-2. È stato un viaggio sul viale dei ricordi che proseguirà con un altro spin-off tra qualche mese - Final Fantasy: Crystal Chronicles, ma abbiamo già rigiocato anche Chocobo's Mystery Dungeon EVERY BUDDY! - e che speriamo ci riservi ancora diverse sorprese: nel frattempo, tuttavia, Square Enix ha deciso di portare su Switch anche il controverso Final Fantasy XII, di cui state leggendo la recensione, un titolo che spaccò in due il fandom all'epoca dell'uscita (era il 2006) a causa della sua natura estremamente innovativa che rompeva col passato e cominciava un percorso sperimentale che ancora oggi i fan più conservativi faticano a digerire.
L'era di Ivalice
I nomi dietro Final Fantasy XII sono senza dubbio impressionanti. I director Hiroyuki Ito e Hiroshi Minagawa sono i veterani di Final Fantasy e militano nella compagnia nipponica dagli anni '80, mentre il character designer Akihiko Yoshida è lo stesso che tratteggiò la prima Ivalice all'epoca dell'osannatissimo Final Fantasy Tactics. Il fatto che Final Fantasy XII sia ambientato in quello stesso mondo non poteva quindi precludere la collaborazione dei compositori Hitoshi Sakimoto e Masaharu Iwata: grazie a loro, chiunque avesse combattuto affianco a Ramza Beoulve nella Guerra dei Leoni si è sentito subito a casa. Un vero e proprio dream team, insomma, che riunito sotto lo stesso tetto, ai timoni di un grande progetto denominato Ivalice Alliance, aveva in pugno quello che probabilmente sarebbe dovuto essere il più grande Final Fantasy di tutti i tempi. E invece qualcosa andò storto.
Yasumi Matsuno, che avrebbe dovuto dirigere i lavori e scrivere la storia dall'inizio alla fine, si ritirò a metà sviluppo. Nessuno conosce la verità: ufficialmente si parla di problemi di salute, ma chiunque lavori nel settore sa che erano in ballo divergenze creative, ritardi, budget fuori controllo. E forse è per questo che Final Fantasy XII arranca un po' a metà strada: è quasi come se la storia e i personaggi, sul più bello, perdessero temporaneamente il senso dell'orientamento. La storia ci mette qualche ora a tornare sui suoi passi e lo fa poi in pompa magna, ma dopo a un inizio stratosferico segue un mancamento che non passa inosservato. Forse la colpa è di Vaan, uno dei protagonisti più innocui della saga che, tuttavia, si ritrova a reggere il confronto con un cast molto più carismatico e coinvolgente. Il fatto è che Vaan non avrebbe mai dovuto essere il protagonista: Matsuno voleva Basch al suo posto, ma i capoccia di Square Enix ricordavano ancora la scottatura dell'ottimo ma impopolare Vagrant Story e preferivano di gran lunga un adolescente in cui i videogiocatori giapponesi potessero immedesimarsi più facilmente.
Ecco perché Vaan, l'anello debole del cast, sembra sempre fuori luogo. Innestato retroattivamente nella sceneggiatura in fase avanzata di sviluppo, è un osservatore in una storia che già di per sé si concentra soprattutto sul mondo e sulla mitologia piuttosto che sul cast: una scelta atipica per la serie Final Fantasy che, prima e dopo, ha sempre puntato tantissimo sui personaggi. Eppure il mondo di Ivalice ha tanto da dire. La storia si svolge nel regno di Dalmasca, due anni dopo l'invasione dell'impero di Archadia che ha conquistato la capitale di Rabanastre nel giorno del matrimonio della principessa Ashe: la giovane perde dunque suo padre, il futuro marito e il trono nel giro di poche ore. Una serie di circostanze fortuite riunisce Vaan, la sua amica Penelo, Ashe e la sua guardia del corpo Basch, nonché gli stravaganti ladri Balthier e Fran in un'unica compagnia che dovrà intraprendere un viaggio irto di pericoli per restituire alla principessa la sua corona e impedire che l'impero ottenga un potere al di là di ogni controllo.
Il combattimento ai tempi dello zodiaco
Final Fantasy XII rompeva con la tradizione nel senso del gameplay, adottando un approccio completamente diverso rispetto alle iterazioni precedenti soprattutto sul fronte dell'esplorazione e del sistema di combattimento. Abbandonando completamente i mondi in scala e i combattimenti casuali, il titolo Square Enix catapulta il giocatore in una Ivalice suddivisa in macro aree che compongono una mappa vastissima che potremmo quasi definire un prototipo di open world. I confini di ogni mappa sfociano nelle aree adiacenti attraverso brevi caricamenti, ma la sensazione di trovarsi in un enormi zone all'aria aperta o in intricati sotterranei non delude mai. Una delle critiche che i fan rivolsero a Final Fantasy XII, anni fa, riguardava proprio la lentezza degli spostamenti a piedi, esacerbata dalla vastità delle mappe: un problema che questa edizione rimasterizzata risolve con la possibilità di accelerare le animazioni del 200% e del 400%, velocizzando soprattutto il grinding e le eventuali fasi di backtracking.
Il party è composto da un massimo di tre personaggi che si spostano insieme nella mappa, seguendo il leader che controlla il giocatore. Il combattimento si svolge in tempo reale, scegliendo una dinamica, chiamata Active Dimensione Battle, che all'epoca si ispirava direttamente ai MMORPG - proprio come Final Fantasy XI Online, il titolo che aveva preceduto Final Fantasy XII - ma che oggi i possessori di Switch troverebbero molto più simile all'impostazione di Xenoblade Chronicles 2. I nemici compaiono sulla mappa e il giocatore può decidere quando e come attaccarli attraverso il tipico menù a tendina: a quel punto un indicatore scandisce l'intervallo di tempo tra le azioni che il giocatore può scegliere individualmente per ogni personaggio. Il sistema di combattimento di Final Fantasy XII, tuttavia, si appoggia a una complessa rete di parametri comportamentali chiamati Gambit. Inizialmente limitati, questi parametri aumentano col tempo e la progressione, consentendo al giocatore di scriptare letteralmente il comportamento dei personaggi: si può decidere, ad esempio, che Balthier usi una Pozione curativa su un alleato che abbia meno del 30% di vita e l'intelligenza artificiale, puntuale come un orologio svizzero, seguirà l'ordine impostato ogni volta che si verifica la suddetta condizione.
Il sistema Gambit non è sempre intuitivo e si fa via via più intricato con l'aumentare delle abilità, gli incantesimi e le condizioni che il giocatore può impostare. Volendo si può semplicemente scegliere manualmente ogni azione per ogni membro del party, ma gli scontri diventano sempre più lunghi, complessi e frenetici, ragion per cui diventa importantissimo sfruttare i Gambit al massimo per non impazzire dietro alle situazioni più complicate. In un certo senso è un gioco nel gioco e con un po' di pazienza e di strategia si possono preparare script in grado di combattere interamente al posto del giocatore contro i mostri più forti di Ivalice. Rimane comunque di importanza capitale la comprensione e lo sviluppo appropriato della scacchiera delle Licenze. Esse rappresentano il vero e proprio sviluppo ruolistico dei personaggi che acquisiscono i punti specifici sconfiggendo i nemici: il giocatore li spende poi su queste apposite scacchiere, decidendo quali competenze sbloccare di volta in volta. Il fatto è che le competenze in questione non riguardano, ovviamente, soltanto gli incantesimi e le abilità, ma anche i bonus alle statistiche o addirittura la capacità di impugnare certe armi o indossare specifici pezzi di equipaggiamento.
È bene precisare, a questo punto, che Final Fantasy XII: The Zodiac Age porta questo sottotitolo per la sua natura riveduta e corretta. Poco tempo dopo l'uscita di Final Fantasy XII, Square Enix ripropose il gioco sotto forma di International Zodiac Job System, un'edizione speciale che rimase a lungo confinata nel solo Giappone. La versione rimasterizzata che ha fatto il giro del mondo un paio di anni fa su PlayStation 4 e PC, e che arriva ora anche su Switch e Xbox One, si basa proprio sull'edizione International Zodiac Job System e consente quindi di scegliere una serie di scacchiere predefinite che si ispirano ai Job iconici di Final Fantasy per aiutare il giocatore a sviluppare meglio i personaggi. Se nell'originale eravamo un po' abbandonati a noi stessi, col rischio di formare personaggi tuttofare senza direzioni precise, il nuovo sistema delle Licenze ci consente di orientare meglio ogni membro del party, specializzandolo per esempio nel combattimento ravvicinato (Samurai) o nel lancio di incantesimi curativi (Mago bianco). È una soluzione meno libera, sì, ma anche più elegante, che rende l'esperienza più diretta e precisa. E sotto questo aspetto, la versione Switch (e Xbox One) di Final Fantasy XII: The Zodiac Age ha comunque una marcia in più.
La versione Switch
Final Fantasy XII: The Zodiac Age su Switch non è una semplice e pigra conversione dell'ultima edizione per PlayStation 4 e PC. Square Enix ha infatti apportato qualche piccola modifica che, a conti fatti, rende questa versione semplicemente definitiva. La novità più eclatante riguarda la possibilità di cambiare Job e, quindi, di resettare le Licenze individuali semplicemente parlando col moogle Montblanc nella sede del Clan Centurio. In precedenza, il giocatore era costretto a mantenere i Job scelti all'inizio per tutta la durata del gioco, magari compromettendo lo sviluppo di personaggi più inclini a un'altra disciplina rispetto a quella selezionata. Si tratta quindi di una feature che i fan hanno chiesto a gran voce per anni e che garantisce ora un'immensa libertà di sperimentazione rispetto al passato. In questo senso, abbiamo gradito anche la possibilità di impostare e salvare fino a tre Gambit per personaggio: in questo modo si può facilmente passare da una strategia all'altra senza dover andare a ritoccare continuamente i parametri degli script.
Sono piccole aggiunte, in termini di gameplay, che tuttavia hanno un peso non indifferente sulla qualità dell'esperienza in generale. In un certo senso, svecchiano anche un gioco che comunque si porta sulle spalle ben tredici anni. È importante tenere a mente l'età di Final Fantasy XII perché è chiaro che non ci troviamo di fronte a un titolo tecnicamente all'avanguardia, anche se è uscito praticamente a cavallo tra PlayStation 2 e PlayStation 3, in un momento in cui Square Enix aveva ormai imparato a padroneggiare l'hardware Sony e faceva piccoli miracoli. Il merito dell'impatto visivo che Final Fantasy XII ha ancora oggi, nonostante il numero tutt'altro che impressionante dei poligoni, va sicuramente alla sensazionale direzione artistica di Hideo Minaba e al character design di Akihiko Yoshida. Ivalice è ancora più bella che mai, un mondo affascinante in cui si mescolano atmosfere occidentali e orientali che contribuiscono a rendere unico ogni scenario. La rimasterizzazione ha reso più nitida e brillante l'immagine, su Switch pressoché indistinguibile dalla versione PlayStation 4 quando la console è alloggiata nel Dock.
In modalità handheld, Final Fantasy XII gira ottimamente, senza alcun rallentamento e senza affaticare particolarmente la batteria della console. L'immagine ci è sembrata leggermente sfocata sul piccolo schermo della console ibrida, ma è una differenza subdola che bisogna sforzarsi di notare e che nel giro di pochissimi minuti passa inosservata. Anche Final Fantasy XII è un gioco di ruolo che si presta magnificamente alla portabilità, sebbene la vastità delle location restituiscano una sensazione vagamente più appagante sullo schermo del TV. Sotto questo aspetto, insomma, non possiamo che essere soddisfatti dalla conversione per Switch che, oltretutto, garantisce tutte le altre feature già implementate nella precedente rimasterizzazione, compresa la doppia traccia audio giapponese/inglese e le tre colonne sonore intercambiabili in qualsiasi momento. A tutto ciò, potete aggiungere l'inedito New Game+ che consente di affrontare l'avventura da capo, importando gli oggetti e il denaro guadagnati nella partita precedente.
Conclusioni
Nonostante la sua difficile gestazione, e una pesante eredità che lo ha messo in una posizione scomoda quando Square Enix ha deciso di imboccare la via della sperimentazione, Final Fantasy XII: The Zodiac Age era e resta un titolo monumentale, ispirato e bellissimo da vedere. La conversione per Switch è riuscita alla perfezione e, anzi, implementa alcune feature graditissime che potrebbero farlo rispolverare con piacere anche a chi lo ha già giocato in passato. Chi non lo ha fatto, può e dovrebbe dargli una possibilità: è uno dei Final Fantasy più belli e sottovalutati di sempre.
PRO
- Ottima conversione
- Ora è finalmente possibile resettare le Licenze e impostare tre Gambit a personaggio
CONTRO
- La storia perde un po' di mordente nel secondo atto e il protagonista è abbastanza anonimo
- Nessuna conversione può risolvere i problemi di sceneggiatura!