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Ghost Recon Breakpoint, la recensione

Survival? Loot shooter? Singolo o cooperativo? Con la recensione di Ghost Recon Breakpoint vogliamo spiegarvi cos'è il nuovo titolo Ubisoft, ma soprattutto cosa non è

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   06/10/2019

Realizzare la recensione di Ghost Recon Breakpoint non è stato semplice per via di tempistiche che definire strette è riduttivo, a maggior ragione considerando l'ampiezza di un open world di questo tipo e l'esigenza di analizzarne nel modo più approfondito possibile non solo le novità e i pregi, ma anche le criticità che scaturiscono, in particolare, dal suo non essere un titolo coraggioso. Perché, diciamocelo, le premesse e le promesse di Ubisoft per questo nuovo capitolo della serie parlavano di un'esperienza profonda e interessante, caratterizzata da meccanismi survival che avrebbero dovuto trasforrmare lo shooter caciarone che abbiamo conosciuto con Wildlands in qualcosa di più vicino alle origini del franchise, che nasce come FPS ad alto tasso strategico.

Quello che invece ci viene proposto nel gioco, dopo una prima fase suggestiva, è un sequel fin troppo diretto del precedente episodio a cui però è stata tolta la vocazione cooperativa offline, eliminando i compagni controllati dall'intelligenza artificiale, e aggiunto un substrato da loot shooter che spinge a esplorare qualsiasi angolo della mappa alla ricerca di casse al cui interno si trovano armi, accessori ed equipaggiamento di livello progressivamente più alto.

Storia, personaggi, ambientazione

Come raccontato nel provato delle prime ore di Ghost Recon Breakpoint, la storia del gioco ruota attorno a un'importante corporazione che lavora per migliorare la vita delle persone e che si è stabilita su di un'isola fittizia, Auroa, creando un vero e proprio paradiso fatto di fonti rinnovabili, alta tecnologia e paesaggi suggestivi che alternano differenti biomi nel giro di pochi chilometri. Dietro questo progetto idilliaco si nasconde però anche una produzione di droni da guerra che fa gola a un ex Ghost, Cole Walker (interpretato da Jon Bernthal): insieme al suo esercito di mercenari, i Lupi, l'uomo prende possesso della Skell Tecnology e dell'intera isola, ponendosi in tal modo come una minaccia concreta per le più importanti nazioni del mondo.

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Il nostro personaggio, Nomad (creato attraverso un editor non particolarmente ricco) viene inviato sul posto a capo di una squadra di oltre trenta uomini, ma i sistemi di difesa di Walker intercettano gli elicotteri e li abbattono, decimando la squadra Ghost e mettendoci in una situazione particolarmente difficile: soli, feriti e in un posto che brulica di soldati nemici.

Dopo una fase iniziale in cui vengono introdotte le meccaniche sparatutto e l'importanza di un approccio stealth, evidenziato in questo capitolo anche dalla possibilità di mimetizzarsi con il terreno, Ghost Recon Breakpoint ci coinvolge in una sequenza di missioni che possono essere legate alla trama principale, al supporto delle fazioni che si muovono all'interno di Auroa oppure sbloccate interagendo con i tanti personaggi con cui entreremo in contatto nel corso della campagna.

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Tali figure risultano dislocate all'interno di una mappa di generose dimensioni, suddivisa in zone tutte da esplorare, ognuna con un set di campi-base (o "bivacchi") presso cui è possibile spostarsi rapidamente e che permettono di prendersi cura del protagonista andando a migliorare temporaneamente specifiche abilità, creando oggetti, acquistandone e lasciando l'accampamento a un orario prestabilito per potersi muovere con la luce del sole o di notte.

Rispetto alla Bolivia, il nuovo open world appare ampio ma poco caratterizzato: ci sono paesaggi suggestivi, spiagge rosse lambite dall'acqua (realizzata molto bene) e montagne innevate, foreste fitte e pianure sconfinate attraversate da strade, ma nulla che rimanga effettivamente impresso nella mente.

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Campagna in single player...

Ghost Recon Breakpoint può essere giocato completamente in single player, volendo, anche se il grado di difficoltà delle missioni è visibilmente più alto rispetto al già citato Ghost Recon Wildlands e la mancanza dei compagni controllati dall'intelligenza artificiale si sente parecchio.

Gli sviluppatori hanno ribilanciato profondamente la meccanica del tiro sincronizzato, che nel precedente episodio consentiva di taggare i nemici col drone e ordinare agli altri membri della squadra un'eliminazione precisa e puntuale, banalizzando di fatto la conquista delle varie basi nemiche. Adesso questa risorsa è disponibile come consumabile, in quantità limitate, e richiede che si inquadri concretamente un avversario per potergli "appiccicare" addosso un drone che esploderà a comando.

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La gestione di armi pesanti, come i lanciarazzi, è stata anch'essa limitata a un consumabile, ma nel caso specifico capita molto spesso che il meccanismo si inceppi per colpa di un glitch... uno dei tanti, ma ne parleremo fra poco.

Agendo con risolutezza è possibile stanare le guardie, effettuare colpi mirati con fucili silenziati, cambiare rapidamente posizione per far perdere le tracce qualora si sia stati individuati e ricominciare da capo, erodendo colpo su colpo le difese dell'insediamento di turno. Incorrere nel game over è un'eventualità tutt'altro che remota anche al livello di difficoltà intermedio, ma non c'è di che disperarsi: al ritorno potremo riprendere con le eliminazioni da dove le avevamo lasciate, visto che i nemici uccisi non effettuano respawn.

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Di concerto con il progressivo sblocco di nuove abilità, con la selezione delle classi e il continuo potenziamento di armi ed equipaggiamento, portare a termine la campagna da soli si pone come una strada perfettamente percorribile. Il problema, più che altro, è l'estrema ripetitività del pattern proposto: ci si reca in un luogo, si superano le guardie, si interagisce con un personaggio o si trova un documento che dice che l'obiettivo si trova in realtà da un'altra parte, quindi ci si rimette in viaggio e si ripete la stessa cosa una o due volte.

Traendo spunto da Assassin's Creed Odyssey è stata inserita la possibilità di giocare in modalità esplorazione o guidata: in quest'ultimo caso gli obiettivi vengono indicati automaticamente, altrimenti bisogna effettuare un lavoro di controllo dei documenti e incrociare le informazioni per capire dove recarsi: un pizzico di spessore in più che può magari far chiudere un occhio rispetto alla mancanza di varietà.

...o in cooperativa?

La scelta di cambiare radicalmente approccio rispetto a Wildlands e rendere la cooperativa disponibile unicamente online, con compagni controllati da altri giocatori, vanta senza dubbio un grande potenziale ma anche qualche spigolo da non sottovalutare.

Se infatti ci si organizza con un gruppo di amici partendo tutti in contemporanea è possibile portare avanti la storia di Ghost Recon Breakpoint, spaziare fra le tante missioni secondarie o semplicemente esplorare la mappa alla ricerca di loot divertendosi un bel po' e finanche dimenticandosi dei tanti glitch che allo stato attuale affliggono l'esperienza, in particolare quando si gioca in multiplayer.

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Si sale tutti su di un elicottero (ancora terribilmente lento: la sensazione è che con una moto gli obiettivi si raggiungano prima) e ci si fa una risata vedendo i personaggi seduti nel nulla al di fuori del veicolo, si accettano di buon grado morti inspiegabili, la costante lentezza nella comparsa delle armi fra le mani dei Ghost, le proiezioni in aria che sfidano qualsiasi legge della fisica, i bug che azzerano il rumore di determinati mezzi, le problematiche legate agli appostamenti (ci si sporge da dietro una porta, si preme il trigger sinistro per mirare rapidamente alla testa del nemico ma il personaggio punta il fucile contro la parete) e una mira automatica che su PS4 funziona poco e male, incapace di smussare gli angoli di un gunplay che nonostante le tante regolazioni della sensibilità appare scattoso, con un discreto input lag e zone morte che pesano in particolare durante i tiri di precisione.

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Dicevamo: il divertimento c'è, è indubbio, ma se non ci si organizza con qualcuno e ci si affida al normale matchmaking le cose prendono una piega ben diversa e rivelano i limiti della scelta compiuta da Ubisoft.

È infatti possibile selezionare la preferenza fra missioni principali, fazioni, esplorazione e "gioco di ruolo", ma non scegliere lo specifico incarico se magari stiamo completando la storia e ci serve aiuto per una quest particolarmente ostica. Nel caso bisogna comunicare, proporre, votare e non è detto che alla fine si faccia come vogliamo noi, anzi c'è inevitabilmente il rischio di beccarsi qualche spoiler accedendo a fasi della campagna più avanzate rispetto a dove eravamo arrivati.

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Le modalità PvP

Oltre alla cooperativa online, Ghost Recon Breakpoint include due modalità multiplayer competitive per un massimo di otto giocatori, Eliminazione e Sabotaggio. La prima è un classico deathmatch a squadre con un elemento in più rappresentato dal progressivo restringimento dello scenario, mentre la seconda richiede di piazzare a turno un esplosivo e difendere la posizione per evitare che la squadra avversaria disinneschi l'ordigno. Entrambe le opzioni appaiono francamente di puro contorno rispetto ai contenuti PvE, ma possono essere sfruttate per ottenere con facilità qualche punto abilità da spendere per la progressione del personaggio, che rientra nell'ottica di un sistema condiviso.

Progressione, novità e microtransazioni

Come accennato in apertura, Ghost Recon Breakpoint prova a introdurre alcune novità sulla carta molto interessanti: meccanismi survival e RPG che si manifestano nella forma di resistenza fisica e ferite debilitanti, da fasciare rapidamente pena una consistente perdita di mobilità e resistenza; un approccio in stile loot shooter che enfatizza parecchio la ricerca di casse, armi e materiali in giro per la mappa; l'approccio con cooperativa solo online, di cui abbiamo già parlato; un depotenziamento del drone e del tiro sincronizzato per un gameplay più ostico, con meno assistenze; e infine un sistema di progressione piuttosto sfaccettato, che consente di selezionare in qualsiasi momento una delle quattro classi disponibili (Assalto, Tiratore, Pantera e Medico da Campo) e spendere i punti abilità guadagnati sul campo per sbloccare tutta una serie di miglioramenti.

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Se quest'ultima feature funziona a dovere e permette concretamente di adottare stili di gioco differenti, tutto il resto appare purtroppo abbozzato: la tanto chiacchierata enfasi sul realismo si rivela fin da subito una gimmick ampiamente trascurabile, ma soprattutto l'enorme quantità di loot disponibile si traduce in incrementi risibili nell'efficacia delle armi, tanto che due fucili di livello molto diverso vantano effetti del tutto simili contro i bersagli e bisogna arrivare davvero all'equipaggiamento top per notare qualche differenza. Si tratta di una scelta comprensibile dal punto di vista del bilanciamento, perché è chiaro che aumentare in maniera significativa i danni e/o la precisione delle armi si sarebbe tradotto in un grado di sfida inconsistente già dopo poche ore.

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Al tempo stesso, però, ci si rende conto che la fatica di andare in giro a cercare nuovo loot non viene adeguatamente ricompensata, e di conseguenza si tende a limitare di molto gli sforzi.

C'è poi la questione delle microtransazioni, che ha inevitabilmente generato polemiche e che Ubisoft ha gestito maluccio, cercando di correre ai ripari quand'era ormai troppo tardi. È possibile portare a termine il gioco senza effettuare alcun acquisto nel pur nutrito shop in-game, ma sorgono dei dubbi in relazione al potenziamento delle armi nelle fasi più avanzate e alla rarità dei materiali richiesti: ombre che potrebbero affossare ulteriormente la reputazione del gioco.

Trofei PlayStation 4

I cinquantuno Trofei di Ghost Recon Breakpoint si ottengono completando le missioni della campagna e incarichi specifici, sbloccando tutte le classi e dedicando tempo alle quest secondarie. Ci sono naturalmente diversi achievement legati alle uccisioni in varie circostanze, fra esecuzioni e colpi alla testa, nonché ai potenziamenti disponibili per il personaggio.

Narrazione, interfaccia e realizzazione tecnica

Se la storia alla base di Ghost Recon Breakpoint è abbastanza lineare e concede ben poche sorprese rispetto alle premesse, il modo in cui viene raccontata si muove fra alti e bassi: l'interpretazione degli attori nel doppiaggio italiano è tecnicamente buona, ma i dialoghi appaiono privi dell'enfasi che ci si aspetterebbe da determinate situazioni e il design audio, parecchio essenziale, non aiuta.

La qualità delle cutscene sembra superiore rispetto a Wildlands, ma l'incostanza grafica gioca un ruolo anche in questi frangenti e crea una situazione molto altalenante.

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Dal punto di vista degli indicatori in-game è stato fatto un buon lavoro, visto che si può scegliere di muoversi senza mappa oppure attivare con un tocco del d-pad il radar e le informazioni sulla missione in corso. Decisamente meno brillante è invece l'interfaccia accessibile dal menu di pausa, che non solo appare mortalmente lenta e pesante nelle operazioni che ci si ritrova a effettuare di continuo (vedi le regolazioni dell'equipaggiamento), ma anche inutilmente macchinosa nella gestione delle informazioni che corredano ogni singolo incarico, e che richiedono un nostro intervento (una semplice gimmick anche questa, però) ogni volta che entriamo in possesso di nuovi indizi al fine di "risolvere" l'enigma di turno.

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La sensazione in questi frangenti è che il motore grafico faccia una fatica bestiale, eppure durante l'azione su PlayStation 4 Pro non si notano particolari strafalcioni, con i 30 frame al secondo che vengono mantenuti in maniera costante, a prescindere da cosa accade sullo schermo, e due differenti opzioni di visualizzazione per enfatizzare risoluzione o qualità video, in quest'ultimo caso utilizzando un'effettistica più sofisticata. Ciò va ad abbellire le superfici con riflessi e shader che aggiungono spessore e realismo al comparto visivo, e che si lasciano andare a un pur evidente fenomeno di pop-up solo quando esploriamo la mappa a bordo di un elicottero. Il livello qualitativo degli asset è però fortemente incostante, e così accade di passare da scenari evocativi e convincenti ad altri molto meno brillanti.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Prezzo 67,90 €
Multiplayer.it
7.0
Lettori (66)
6.6
Il tuo voto

Ghost Recon Breakpoint è un progetto riuscito a metà, che nelle intenzioni di Ubisoft avrebbe dovuto rinnovare la formula di Wildlands grazie a un maggior spessore e a interessanti meccaniche survival, ma nei fatti si limita a riproporla, imponendoci una cooperativa solo online con tante potenzialità ma anche gli inevitabili spigoli legati al matchmaking e alle situazioni poco organizzate. Non si tratta dell'unico aspetto del gioco che non convince appieno, vedi anche l'approccio in stile loot shooter gestito in maniera approssimativa, la ripetitività delle missioni, la macchinosità dell'interfaccia e la formidabile quantità di glitch che è possibile riscontrare durante le partite, alcuni dei quali abbastanza problematici. Breakpoint ha dei gran bei momenti ed entro determinati limiti funziona, diverte, dà soddisfazione... ma era lecito aspettarsi di più.

PRO

  • Open world ricco di cose da fare
  • Tantissime armi, accessori, upgrade e abilità
  • Cooperativa divertente con gli amici
  • Tecnicamente si muove fra alti...

CONTRO

  • ...e bassi
  • Missioni ripetitive
  • Nuove feature appena accennate
  • Parecchi glitch