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Jupiter's Legacy, la recensione

Due generazioni di supereroi a confronto nella nuova serie targata Netflix che si ispira all'omonimo fumetto di Mark Millar e Frank Quitely.

RECENSIONE di Christian Colli   —   11/05/2021

Ispirato all'omonima miniserie a fumetti scritta da Mark Millar, disegnata da Frank Quitely e pubblicata sotto l'etichetta Image Comics, Jupiter's Legacy è la nuova proposta di Netflix a tema supereroistico. Composta da otto episodi, questa prima stagione abbraccia quello che potremmo quasi chiamare un sottogenere, cui appartengono anche serie pluripremiate come The Umbrella Academy e The Boys: è quello dei supereroi realistici, alle prese coi problemi della vita di tutti i giorni, che vivono in una perenne zona grigia dove il bene e il male si confondono. La serie televisiva sviluppata da Steven S. DeKnight abbandona quasi completamente gli aspetti fantapolitici del fumetto originale, concentrandosi sul dramma umano e famigliare dei protagonisti. Insomma, la solita solfa supereroistica che ormai si vede dappertutto, oppure c'è qualcosa di più? Scopriamolo nella recensione di Jupiter's Legacy.

La trama in pillole e senza spoiler

Jupiter's Legacy racconta le vicissitudini di una squadra di supereroi, l'Unione della Giustizia, a cavallo tra due epoche: la storia si svolge principalmente nel presente, ma i flashback ambientati negli anni '30 spiegano piano piano come Sheldon Sampson (Josh Duhamel) e i suoi cinque amici hanno ottenuto i poteri con cui hanno cambiato il mondo. Nel presente, però, il mondo è molto diverso e sta cambiando sempre di più. I supercriminali sono sempre più numerosi e l'Unione, ormai una specie di Justice League su scala nazionale, ha moltiplicato anche i propri membri, annettendo alle sue fila i giovani superumani che comprendono anche i discendenti dei sei fondatori. Questi ultimi, nonostante invecchino più lentamente, cominciano a sentire il peso degli anni e soprattutto di un codice d'onore che si fa sempre più obsoleto via via che i supercriminali diventano più feroci e violenti.

Jupiter's Legacy: Andrew Horton in una scena.
Jupiter's Legacy: Andrew Horton in una scena.

Quando il figlio di Utopian, il leader indiscusso dell'Unione, viola la regola numero uno del codice, uccidendo un avversario per salvare i suoi amici, l'idillio comincia a sgretolarsi. La famiglia Sampson, infatti, deve fare i conti con problemi supereroistici e personali. I primi includono la misteriosa comparsa del duplicato di un vecchio avversario che non promette nulla di buono; i secondi invece ruotano intorno al conflitto generazionale che divide Utopian e i suoi due figli. La ribelle Chloe (Elena Kampouris) in particolare non ne vuole sapere dei super affari di famiglia: passa il tempo a sniffare cocaina e ubriacarsi, ma il suo percorso autodistruttivo si incrocerà con quello di Hutch (Ian Quinlan), un giovane delinquentello dal cuore d'oro che in realtà è il figlio del più pericoloso criminale del mondo, lo stesso fondatore che tradì l'Unione anni prima.

In bilico tra passato e presente

Jupiter's Legacy: una scena della serie TV.
Jupiter's Legacy: una scena della serie TV.

Strano affare, quello di Jupiter's Legacy: l'adattamento targato Netflix alleggerisce la storia delle complesse tematiche sociali e fantapolitiche che sono tanto care a Mark Millar, ma così facendo non svilisce necessariamente la fonte d'ispirazione, preferendo concentrarsi su una prospettiva più intima e famigliare che meglio si adatta al format televisivo. Lo fa con una struttura che a più riprese ricorda quella di Lost (c'è anche un'isola misteriosa!) attraverso il sapiente uso dei flashback che creano un parallelismo con la storia raccontata nel presente, scegliendo però formati visivi e filtri cromatici diversi per distinguerle. Nello specifico, la serie TV mette tutta l'enfasi sul significato che la figura del supereroe assume in tempi e circostanze diverse. Esso dovrebbe rappresentare un ideale, un simbolo di perfezione cui ogni società come si deve dovrebbe anelare per raggiungere il suo apice, ma la realtà non è fatta di assoluti, di bianco o nero, ma di sfumature e scale di grigio.

Jupiter's Legacy: Ben Daniels e Josh Duhamel in una scena.
Jupiter's Legacy: Ben Daniels e Josh Duhamel in una scena.

La narrativa calca la mano proprio su questo aspetto, usando il personaggio di Utopian come cartina tornasole: il superumano che incarna l'ideale migliore in assoluto, ma proprio per questo il più imperfetto, arroccato su posizioni anacronistiche che rischiano di sfaldare quanto di buono ha costruito nel corso di novant'anni da supereroe. L'idea è molto buona, e fa riflettere, ma forse la sceneggiatura avrebbe dovuto dare più spazio alla generazione che fa da contraltare ai fondatori, i giovani confusi che sono lo specchio di una società che ha perso la sua innocenza. Abbozza timidamente la storyline di Brandon, ma la prosegue a singhiozzi, puntando i riflettori su Chloe, un personaggio intollerabile fin dalla sua primissima entrata in scena. Abbiamo già conosciuto e anche amato personaggi e antieroi discutibili come la maggior parte dei protagonisti di The Boys: imperfetti, perversi, ma carismatici e sfaccettati, specie quelli che si prendono meno sul serio. Chloe, purtroppo, è una ribelle scritta male, che non genera alcuna compassione o empatia, anche perché la Kampouris non è che brilli quanto a recitazione ed espressività.

Jupiter's Legacy: Utopian contro Blackstar in una scena.
Jupiter's Legacy: Utopian contro Blackstar in una scena.

Meglio gli altri attori, specialmente quelli più navigati che interpretano i fondatori dell'Unione. Duhamel ma soprattutto Ben Daniels, Leslie Bibb e Matt Lanter funzionano e caricano di solennità i loro ruoli, riuscendo a interpretare gli stessi personaggi in due versioni: quella giovane, che ancora deve maturare e comprendere la portata delle proprie responsabilità, e quella più adulta e saggia, che affronta ogni crisi con l'esperienza decennale dell'eroe esperto. La prima stagione di Jupiter's Legacy riserva invece pochissimo spazio alla seconda generazione, e la maggior parte dei giovani eroi è appena abbozzata, mentre i villain sono quasi come delle comparse che giustificano le scene d'azione. Quest'ultime ci hanno sorpreso per la qualità. Gli effetti speciali non sono sempre al top, e qualche volta sembra di guardare una produzione The CW ad alto budget, ma le coreografie sono ottime, i pochi combattimenti sono intensi, violenti e ricchi di momenti memorabili che non avrebbero sfigurato al cinema.

Jupiter's Legacy: Ian Quinlan in una scena.
Jupiter's Legacy: Ian Quinlan in una scena.

In questo senso, ci sentiamo di premiare anche il trucco e i costumi, e non solo quelli in spandex degli eroi, coloratissimi e fedeli al fumetto, ma anche quelli che ricostruiscono gli Stati Uniti degli anni '30. Jupiter's Legacy è chiaramente una serie TV su cui Netflix ha puntato molto, dopo aver acquisito i diritti sul cosiddetto Millarworld, perciò è un peccato che si perda sulla fluidità della narrazione. I primi episodi sono difficili da digerire, caratterizzati da una lentezza quasi stucchevole dopo il ritmo serrato della puntata pilota, e sembra che non succeda mai nulla. Non è una serie incentrata sull'azione, perciò la maggior parte dei combattimenti secondari succedono offscreen. Perseverando nella visione, però, la trama si infittisce, la curiosità prende il sopravvento e nella seconda metà si lascia guardare con piacere, salvo poi chiudersi con un colpo di scena abbastanza scontato e un cliffhanger che rimanda a una potenziale seconda stagione. È una di quelle serie TV, insomma, che concludono la prima annata con la promessa che il bello deve ancora venire. Speriamo, quindi, che venga.

Jupiter's Legacy: Anna Akana è Raikou.
Jupiter's Legacy: Anna Akana è Raikou.

Conclusioni

Multiplayer.it

7.0

Abbiamo cominciato Jupiter's Legacy con una certa diffidenza: di serie TV incentrate sui supereroi cominciano a essercene troppe, e non è facile approcciare prospettive diverse dal solito, specie se vogliono approfondire alcuni aspetti più... ideologici, per così dire. Dopo un ottimo primo episodio, la serie targata Netflix si perde un po' per strada, salvo recuperare nella seconda metà. La consigliamo a chi cerca qualcosa di più sofisticato rispetto al solito e non teme di investire il suo tempo su una produzione che ha alti e bassi ma alla fine, tutto sommato, non si fa rimpiangere.

PRO

  • Il continuo alternarsi di passato e presente rende la storia accattivante
  • Affronta il tema supereroistico da un'angolazione diversa dal solito
  • Le scene d'azione sono poche ma ottime

CONTRO

  • Alcuni personaggi avrebbero meritato più tempo e approfondimento
  • La prima metà è pesante e poco scorrevole
  • Non tutti gli attori sono all'altezza delle loro parti