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Masters of the Universe: Revelation - Parte 2, la recensione

Tra battaglie campali e spettacolari trasformazioni, si conclude su Netflix Masters of the Universe: Revelation: vediamo com'è andata questa Parte 2.

RECENSIONE di Christian Colli   —   24/11/2021

Ripensandoci, la cosa più esilarante che sia successa da quando Netflix ha deciso di riprendere la storica licenza Mattel dei Masters of the Universe è che mentre tutti si concentravano sulle polemiche per le controverse scelte del regista Kevin Smith nel suo revival/sequel Masters of the Universe: Revelation, nessuno si filava il validissimo reboot in computer grafica He-Man and the Masters of the Universe, più indirizzato ai bambini e quindi, forse, anche a quegli adulti che avevano maggiormente nostalgia della loro infanzia negli anni '80. Smith sapeva che avrebbe camminato sulle uova fin dall'inizio: He-Man è un personaggio iconico che ha plasmato un'intera generazione e la decisione di concentrare la sua tanto desiderata opera sui comprimari piuttosto che sul protagonista ha fatto decisamente scalpore.

La prima parte di Masters of the Universe: Revelation, però, a noi è piaciuta molto, e ci aspettavamo grandi cose da questa seconda tranche di episodi, finalmente disponibile sulla famosa piattaforma digitale. Nella nostra recensione di Masters of the Universe: Revelation - Parte 2 vi racconteremo se Smith è riuscito nella sua impresa, ma dobbiamo anticiparvi che potrebbe esserci qualche piccolo, inevitabile spoiler nelle righe successive. Difficile spiegarvi, altrimenti, cosa ci ha convinto e cosa no.

Il momento di He-Man?

Masters of the Universe: Revelation, il selvaggio He-Man contro Skele-God
Masters of the Universe: Revelation, il selvaggio He-Man contro Skele-God

Quasi. Togliamoci subito il sassolino dalla scarpa: se pensavate che questi cinque episodi avrebbero rimediato all'assenza di He-Man nella stragrande maggioranza della Parte 1, in parte avevate ragione, e in parte no. Sì, He-Man torna in questa seconda parte di Masters of the Universe: Revelation - anche se non vi diremo come, quando e perché - ma, no, He-Man non si riprende il ruolo da protagonista, pur essendolo in alcune straordinarie scene d'azione.

Qui c'è da fare un ragionamento a margine, però. Leggete il titolo insieme a noi: Masters of the Universe. Non "He-Man e i Dominatori dell'Universo", solo "I Dominatori dell'Universo". Possiamo perfettamente capire chi potrebbe restare deluso dal suo limitato tempo sullo schermo, ma Smith voleva dare più spazio agli altri personaggi fin dall'inizio, proiettando il marchio in un'era televisiva più moderna e corale.

Ciò non significa, tuttavia, che il biondo energumeno sia stato sacrificato o abbia minor rilevanza: il rapporto tra il suo alter ego Adam e il potere di Greyskull che lo trasforma in He-Man è centrale in tutta la storia e rappresenta la chiave di lettura di una serie che, tra una scazzottata e l'altra, riesce a trovare il tempo per una riflessione affatto banale sul senso della vita.

Smith, oltretutto, si gioca bene la carta di He-Man, continuando a rimandare il suo ritorno in scena fino all'inevitabile climax che assume contorni assolutamente epici sia grazie a una coreografia delle scene d'azione che ricorda gli anime giapponesi, sia grazie alla splendida colonna sonora di Bear McCreary. In questa reinterpretazione, He-Man diventa una specie di Saitama (l'eroe di One Punch Man) capace di sforzi fisici che superano ogni logica: i combattimenti in cui è impegnato sono a dir poco entusiasmanti e ripagano lo spettatore di tutti gli episodi attesi prima di vederlo tornare in scena.

...e i Dominatori dell'Universo?

Masters of the Universe: Revelation, Teela ha un ruolo importantissimo anche nella Parte 2
Masters of the Universe: Revelation, Teela ha un ruolo importantissimo anche nella Parte 2

Se la scelta di limitare lo screen-time di He-Man per dedicarlo ai comprimari può avere senso, bisogna ammettere che Kevin Smith in questa seconda parte non gestisce poi così bene la cosa. Il fanservice, perché di questo si tratta, è limitato ad alcune comparsate che durano una manciata di fotogrammi, e persino nella massiccia battaglia campale conclusiva si intravedono più i generici abitanti di Eternia che i cosiddetti Masters con cui probabilmente sono cresciuti tanti lettori.

Se la Parte 1 della serie riusciva persino a caratterizzare ottimamente un personaggio come Roboto, la Parte 2 si limita a farci vedere per una manciata di eroi secondari del calibro di Fisto, Clamp Champ, Ram Man e pochissimi altri. Gli scagnozzi di Skeletor hanno una presenza numerica molto più rilevante, ma praticamente zero battute, se si escludono i grugniti quando le prendono di santa ragione.

Masters of the Universe: Revelation, re Randor le busca da Scare-Glow
Masters of the Universe: Revelation, re Randor le busca da Scare-Glow

Anche questa Parte 2, infatti, si concentra soprattutto sui personaggi maggiormente rappresentati nella tranche di episodi pubblicata a luglio. Teela continua a essere l'eroina centrale della storia, e si potrebbe dire che il sottotitolo Revelation sia ispirato al suo ruolo nella narrativa da ogni parte lo si guardi, ma la vera protagonista, nonché avversario, di questa Parte 2 è molto semplicemente Evil-Lyn. Su di lei torneremo tra poco, ma vale la pena sottolineare immediatamente che la serie di Smith continua a orbitare intorno a una manciata di personaggi che costituiscono le due fazioni opposte: oltre Teela, suo padre Man-at-Arms, la mercenaria Andra, i sovrani di Eternos e Adam da una parte; Skeletor e la sua posse dall'altra.

Skeletor è, però, il personaggio più sacrificato nello script di Smith: letteralmente una macchietta che incarna il ruolo del cattivo da cartoon della domenica mattina, poco interessante, ma comunque divertentissimo nei suoi manierismi, specialmente in inglese grazie alla voce di Mark Hamill.

MVP: Evil-Lyn

Masters of the Universe: Revelation, Evil-Lyn è praticamente la protagonista della Parte 2
Masters of the Universe: Revelation, Evil-Lyn è praticamente la protagonista della Parte 2

Torniamo a Evil-Lyn. Diciamo che ha perfettamente senso che Skeletor sia messo in panchina, un po' come He-Man, per concedere più spazio alla strega doppiata meravigliosamente da Lena Heady in lingua originale e da Cinzia De Carolis in italiano. Evil-Lyn si era già distinta nella Parte 1 di Masters of the Universe: Revelation per una caratterizzazione sopra le righe che aveva riservato non poche sorprese nel nuovo scenario pseudo neutrale imposto alla fine dell'episodio pilota, ma nella Parte 2 assume un ruolo di assoluta rilevanza: è praticamente la protagonista di questa tranche di episodi, ma anche la nemica da battere.

Il modo in cui Smith si barcamena con questo personaggio, però, non ci ha convinti pienamente. Evil-Lyn vuole essere probabilmente una metafora della donna moderna, vittima di abusi, fisici e psicologici, che finalmente si autodetermina troncando una relazione tossica e autodistruttiva. L'idea ci piace, l'esecuzione meno, forse perché Smith è un uomo e quando concretizza questa trasformazione caratteriale scivola nel cliché più scontato del mondo.

Masters of the Universe: Revelation, Skele-God in procinto di lanciare una Sfera Genkidama
Masters of the Universe: Revelation, Skele-God in procinto di lanciare una Sfera Genkidama

William Congreve scriveva su per giù che l'inferno non conosce furia pari a una donna respinta. Ecco, Evil-Lyn sostanzialmente incarna questo concetto, ma funziona soltanto in parte per due motivi. Primo, contraddice la flemmatica e pragmatica caratterizzazione della strega nella Parte 1; secondo, Smith obbliga il personaggio a una serie di rocambolesche giravolte cognitive per forzare la trama nella direzione di un finale che accontenti tutti.

Paradossalmente, però, Evil-Lyn è proprio l'unica cosa che non funziona nel finale di Masters of the Universe: Revelation - Parte 2, e siamo curiosi di capire come il regista di Dogma e Clerks intenda gestire il suo personaggio, e i suoi rapporti col resto del cast, in una potenziale seconda stagione, peraltro anticipata dalla chiosa con l'ologramma di Hordak.

Regia sopra le righe

Masters of the Universe: Revelation, la grande battaglia ai piedi del Castello di Greyskull
Masters of the Universe: Revelation, la grande battaglia ai piedi del Castello di Greyskull

Realizzata da Powerhouse Animation Studios, che poi sono gli stessi di Castlevania, Masters of the Universe: Revelation aveva già mostrato il fianco nella Parte 1 sul fronte tecnico, ma più che altro perché alternava animazioni estremamente curate a veri e propri buchi nei fotogrammi. La Parte 2 riconferma tutti i pregi della serie: un character design curatissimo, specialmente nei look inediti di alcuni personaggi vecchi e nuovi, e un ottimo occhio per le coreografie nelle scene d'azione. In quest'ultime, la regia di Kevin Smith è fantastica. Alcuni combattimenti sono impreziositi proprio da inquadrature creative e galvanizzanti che trasmettono una precisa impressione, e cioè che Smith si stesse divertendo come un pazzo a girare un'opera che aveva desiderato tanto a lungo. La scelta di dare all'azione una deriva molto nipponica, con tecniche speciali e combo che starebbero benissimo in un picchiaduro di Arc System Works, ha giovato veramente tanto alla serie, e alcuni combattimenti risultano assolutamente memorabili.

Masters of the Universe: Revelation, He-Man e i contadini dell'universo
Masters of the Universe: Revelation, He-Man e i contadini dell'universo

D'altra parte, le animazioni non sono sempre fluidissime - c'è un momento, nell'ultimo episodio, che lascia non poco perplessi quando i generici mostri sullo sfondo si muovono più armoniosamente dei protagonisti in primo piano - e in generale si nota, ogni tanto, una vaga approssimazione anche nei disegni in generale. Fortunatamente, la Parte 2 rinuncia quasi del tutto alla mediocre computer grafica.

Smith, tuttavia, non è propriamente infallibile, e se gli ultimi due episodi sono clamorosi nel loro bilanciamento di azione e introspezione, i primi tre di questa tranche si sviluppano forse un po' troppo lentamente, alternando lunghi dialoghi espositivi a battute non sempre riuscite. Vale la pena stringere i denti, però. Masters of the Universe: Revelation, tutto sommato, si conclude proprio come un episodio degli anni '80, con la scazzottata risolutiva e la vittoria dei buoni sui cattivi. Arriva a questo traguardo coi suoi tempi e forse non tutti apprezzeranno la visione di Kevin Smith, ma noi non possiamo dire di non esserci divertiti un mondo insieme a lui.

Conclusioni

Multiplayer.it

8.5

La Parte 1 di Masters of the Universe: Revelation è stata più coraggiosa - o sfacciata? - nel modo in cui ha reinventato la popolare serie animata Filmation, ma la Parte 2 flette la narrativa verso una conclusione più tradizionale, pur forzando la mano qua e là per riuscirci. Alcuni personaggi non funzionano bene come avrebbe voluto Kevin Smith, ma bisogna dare atto al regista statunitense di essere riuscito a girare due episodi finali clamorosi, nella loro portata scenica e nostalgica, che faranno gongolare tutti i fan cresciuti negli anni '80 coi pupazzetti Mattel. Al netto di un comparto tecnico migliorabile, Masters of the Universe: Revelation è un esperimento riuscito che merita sicuramente una seconda stagione e magari un bel picchiaduro per noi amanti dei videogiochi.

PRO

  • La coreografia e la regia nelle scene d'azione
  • L'ultimo episodio è davvero epico

CONTRO

  • Animazioni e disegni non sempre di livello
  • Alcune soluzioni narrative abbastanza forzate