È risaputo che Ms. Marvel abbia avuto una lavorazione complicata, fatta di reshoot e riscritture, forse a causa della pandemia, più probabilmente perché i Marvel Studios hanno cambiato le origini e i poteri storici di Kamala Khan in corso d'opera. La scorsa settimana vi abbiamo spiegato che, nei fumetti, Kamala è in realtà una Inumana, il cui gene si è attivato a contatto con le Nebbie Terrigene diffuse dal sovrano degli Inumani, Freccia Nera, a seguito di un conflitto con gli Avengers e gli X-Men. Se avete giocato Marvel's Avengers di Crystal Dynamics, in cui Kamala è la protagonista giocabile fin dall'inizio, allora saprete anche la sua versione videoludica ha origini simili: è l'esplosione del Cristallo Terrigeno che alimenta l'Helicarrier degli Avengers a trasformarla in una Inumana. In entrambi i casi, la ragazzina acquisisce poteri polimorfici che le consentono di cambiare forma e aspetto a piacimento.
Nella serie TV si è invece preferito un approccio più complicato, un po' per distinguere i poteri di Kamala da quelli di Mister Fantastic, che abbiamo visto per la prima volta in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, sia per prendere le distanze dalla fallimentare miniserie sugli Inumani che i Marvel Studios hanno prodotto qualche anno fa. Nella nostra recensione di Ms. Marvel 1x03, tuttavia, scoprirete che la situazione è ancora più complicata di quel che sembra.
Le origini di Kamala
Per farvi capire cosa ci è piaciuto e cosa invece ci ha convinto meno di questo terzo episodio di Ms. Marvel dobbiamo per forza anticiparvi un paio di colpi di scena, quindi scappate a gambe levate se non avete ancora guardato l'episodio in questione, oppure continuate a leggere. Vi abbiamo avvisato.
Dunque, avevamo lasciato Kamala nell'auto con Kamran e quella che sembrava essere sua nonna, la donna scomparsa tanti anni prima che la protagonista aveva visto sotto forma di allucinazione, ma invece scopriamo che si tratta di Najma, un'amica di Aisha che era presente quando quest'ultima ha trovato il bracciale che ha conferito - o per meglio dire, sbloccato - i poteri a Kamala. L'accessorio sembrerebbe essere appartenuto a un'umanoide extraterrestre dalla pelle azzurra, e questo ci ha fatto pensare subito ai Kree, la specie aliena che i Marvel Studios hanno già chiamato in causa in Agents of SHIELD e Captain Marvel, e che nei fumetti hanno effettivamente "fabbricato" i primi Inumani.
Un dettaglio che a molti sarà sfuggito è l'incisione sul pavimento della cripta in cui Aisha e gli altri rinvengono il bracciale: sono i Dieci Anelli, proprio quelli del film Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli. Nel blockbuster Marvel Studios abbiamo scoperto che l'arma del Mandarino, ora tramandata a suo figlio Shang-Chi, è in realtà un manufatto di origine aliena, ma non abbiamo mai saputo nulla di più sulle sue origini o sui suoi creatori. Ms. Marvel potrebbe averci suggerito una risposta, e sicuramente ha aggiunto un altro importante tassello al Marvel Cinematic Universe e all'attuale Fase 4.
Non sappiamo come il bracciale sia collegato ai Dieci Anelli, ma abbiamo scoperto che di bracciali ne esistono due, e questo significa che i Marvel Studios stanno interpretando in chiave live action nientepopodimeno che le Bande Cosmiche di Quasar, un supereroe che - semplifichiamo in due parole anni e anni di storia editoriale - per un certo periodo di tempo ha assunto il titolo di Captain Marvel.
Tutto torna, giusto? E invece no. Perché Najma e i suoi sono i Clandestine, una specie extradimensionale in esilio che nel nostro pianeta è passata per i Djinn, le creature soprannaturali più famose nella religione musulmana, islamica, araba e così via. E siccome Aisha era una Djinn, anche Kamala - e sua madre!? - sono Djinn per retaggio di sangue.
Nei fumetti il "Clan Destine" ha radici molto diverse che affondano nel dodicesimo secolo e nelle Crociate che portarono il patriarca della famiglia, Adam dei Destine, a impadronirsi di una gemma in cui era rinchiuso un Djinn che, per ringraziarlo, gli conferì l'immortalità e altri superpoteri, oltre a dargli svariati figli le cui vicissitudini hanno incrociato le strade del Dottor Strange, dei Fantastici Quattro e soprattutto degli X-Men. Un po' come accaduto in Moon Knight con Arthur Harrow, l'antagonista interpretato da Ethan Hawke, anche in questo caso i Marvel Studios hanno pescato dalla lunga storia dei fumetti Marvel personaggi che quasi nessuno conosce. Una scelta frustrante, che però rende la storia un po' più imprevedibile.
Fatta questa enorme premessa, dobbiamo dire che i Clandestine non hanno funzionato poi così bene, ed è evidente che siano stati integrati nella serie TV in un secondo momento. Non solo il voltafaccia nei confronti di Kamala è fin troppo repentino - ci mettono letteralmente 10 minuti a tradirla - ma lo scontro con la ragazzina, per quanto girato più che bene, perde credibilità nel giro di pochi secondi. Kamala le prende, certo, ma tiene testa comunque a cinque super tizi, in apparenza tutt'altro che insoliti, che impugnano armi da cosplay di quarta categoria.
Non si ha la minima impressione che i Clandestine siano soprannaturali o possiedano poteri speciali, e quando Damage Control li mette fuori gioco in quattro e quattr'otto, peraltro lasciandosi sfuggire Kamala e Bruno che erano lì, in bella vista, siamo andati a verificare i credits sulla sceneggiatura, scritta a sei mani rispetto ai precedenti due episodi che avevano una sola firma a testa. Dobbiamo preoccuparci per la seconda metà della serie? No, perché Ms. Marvel ha appena fatto il giro di boa.
Paso adelante
Questa settimana la componente supereroistica è stata molto più debole rispetto a quella parte di Ms. Marvel che continua a conquistarci per la sua genuinità, anche se forse si è calcata un po' troppo la mano col balletto durante il matrimonio di Aamir e Tyesha. Nonostante ciò, le sottotrame famigliari e sociali continuano a intrecciarsi con naturalezza nella storia, caratterizzando sempre meglio i vari personaggi.
Abbiamo Kamala che sta affrontando la prima sfida di un supereroe - trovare un equilibrio tra due vite distinte - e Bruno che deve scegliere tra un amore non corrisposto e la CalTech, Nakia che continua a essere lo specchio della cultura pachistana e di tutti i suoi conflitti all'interno della società statunitense, tra pregiudizi e complicazioni politiche. Abbiamo anche apprezzato i momenti introspettivi: ci sono due dialoghi, in particolare, che abbiamo adorato, e uno che riprende quasi parola per parola una delle scene migliori nei primi albi a fumetti di Ms. Marvel.
La nuova serie Marvel Studios ha confermato di saper gestire con grande sensibilità la componente etnica della storia, in un momento in cui è facile sconfinare quando si parla di "inclusività". L'episodio 3 di Ms. Marvel, in questo senso, un po' ci preoccupa, perché rappresenta la prima vera prova supereroistica per la serie, che però non ha superato coi migliori voti. La nostra speranza è che i prossimi tre episodi, mostrandoci la bravissima Iman Vellani finalmente in costume, tornino in carreggiata con quella spensieratezza che caratterizzava le settimane precedenti e una soluzione più convincente in merito agli antagonisti, perché sappiamo bene che sono loro a definire un supereroe, e Kamala non si merita certo questi imbarazzanti Clandestine.
Conclusioni
Un po' sottotono questo terzo episodio di Ms. Marvel, che continua a divertirci coi suoi personaggi pittoreschi, ma che si è incartato sulle origini di Kamala Khan con una banda di antagonisti per nulla convincenti e una componente supereroistica un po' troppo all'acqua di rose. Speriamo sia tutta colpa dei problemi di riscrittura e che il prossimo episodio rimetta sui binari una serie che finora ci era piaciuta tantissimo.
PRO
- La famiglia allargata di Kamala continua a essere uno spasso
- I primi collegamenti importanti col Marvel Cinematic Universe
CONTRO
- I Clandestine sono nemici imbarazzanti
- Si sente il peso delle riscritture