Mythic Quest ha appena concluso la sua quarta stagione offrendo dieci episodi di battute pungenti, personaggi che si evolvono in modi inaspettati e retroscena sul mondo dello sviluppo videoludico sì esilaranti, ma che spesso fanno riflettere.
I rapporti personali tra i personaggi, che in questa serie maturano di netto, sono uno dei motori principali delle vicende narrate, l'altro è un'attenzione cinica e soddisfacente ai dettagli. La critica alle pratiche correnti dell'industria videoludica, poi, è presente in quasi ogni episodio con un picco assoluto nell'ottavo, tutto dedicato al lavoro minorile.
Purtroppo o per fortuna, la quarta stagione è assolutamente pensata per chi è al passo non solo con la serie, ma con le notizie più recenti riguardanti tanto il mondo dei videogiochi AAA quanto del panorama degli indie. Il risultato è un prodotto ben fatto e capace di tenere alta l'attenzione, ma che ai non iniziati potrebbe risultare criptico in alcuni momenti.
Protagonisti e comprimari
La quarta stagione di Mythic Quest ha la giusta quantità di momenti corali in cui tutti i protagonisti "storici" si ritrovano nello stesso arco narrativo (di solito della durata di un singolo episodio) per risolvere un problema. Dove i nuovi episodi eccellono, però, è nel portare avanti le dinamiche interne ai singoli gruppi di personaggi che vengono di frequente rimescolati.
A fare da sottofondo a tutta la stagione (e all'intera serie) c'è il rapporto tra Ian e Poppy, protagonisti indiscussi e vero e proprio propulsore degli eventi. Il loro rapporto con Mythic Quest (il gioco) ci ha molto stupito perché rispecchia molto bene la relazione che i videogiocatori di lunga data hanno con un determinato prodotto.
L'odio e l'amore per un videogioco vengono ben rappresentati usando la meraviglia e la frustrazione come leve emotive principali. Ian e Poppy sono dei creativi impegnati nella costruzione di un qualcosa per il loro titolo, ma il processo che attraversano risulta sorprendentemente familiare. C'è un universo ricco di potenziale e pieno di nuove avventure da vivere e con lui il grind, la ripetitività e la banalità di alcune scelte forzate.
Mythic Quest, grazie ai suoi due protagonisti, fa un ottimo lavoro nel raccontare il rapporto quasi umano che viene a crearsi tra utente e videogioco, il tutto facendo ridere lo spettatore grazie alla goffaggine di Poppy, all'alienazione di Ian e alla mancanza di rispetto di entrambi per il loro capo.
Come vi raccontavamo nella nostra anteprima, David, il grande manager di Mythic Quest, in questa stagione completa il suo arco di trasformazione nel vero e proprio cattivo di questa storia e non potremmo esserne più felici. David incarna tutte le decisioni sbagliate prese dal management delle grandi aziende videoludiche negli ultimi anni: insegue numeri e mode tarpando le ali ai creativi ed è preoccupato esclusivamente dei soldi, non dell'esperienza che i videogiocatori si ritrovano tra le mani.
L'arco che ci ha deluso di più è stato quello di Dena e Rachel che risultano, nonostante grossi cambiamenti nelle loro carriere, un po' intrappolate nei loro archetipi e senza una vera possibilità di riscatto. Il che è un peccato visto il ruolo di primo piano che giocano nelle vicende iniziali della quarta stagione.
Brad e Jo, invece, adottano la strategia opposta con successo: sono ancora più malvagi, spietati e senza scrupoli con il risultato che i loro personaggi originariamente quasi macchiettistici vivono narrative molto interessanti perché, nonostante facciano di tutto per sabotarsi e non ottenere quello che vogliono, alla fine hanno successo entrambi e piantano un seme interessante per la prossima stagione a cui, però, non è stata ancora data luce verde.
La meraviglia e il portafoglio
Mythic Quest ha raccolto una fanbase generosa non solo perché i suoi personaggi sono coinvolgenti e le sue battute fanno ridere, ma anche perché è racconta l'industria dei videogiochi contemporanea e immerge i suoi protagonisti in problemi reali che affliggono il panorama dello sviluppo videoludico.
Visto che Dana ha sviluppato un vero e proprio clone di Roblox, una grossa parte della narrativa del suo personaggio e di quello interpretato da Ashly Burch ruota attorno alla questione del lavoro minorile. La serie ha un approccio comico al problema perché deve tenere i toni leggeri, ma il modo in cui riesce a far ragionare chi guarda è davvero degno di nota.
La nuova responsabile della monetizzazione, infatti, recita quasi a menadito quello che fino a poco prima della famosa inchiesta di People Make Games era il quasi motto di Roblox: impara a programmare, condividi le tue esperienze, fai due soldi facili. Tanto Roblox nella realtà quando Rachel nella serie TV decidono di ignorare il fatto che a fare questo "lavoro" sono per lo più minorenni che spesso finiscono per essere sfruttati.
Un altro momento rivelatore del nostro tempo è una riunione che David organizza per programmare il futuro di Mythic Quest dopo una serie di stravolgimenti nelle vite dei protagonisti. La grande notizia è che un grosso round di investimenti è arrivato alla compagnia da un fondo sovrano di cui il manager non vuole rivelare la provenienza.
Il richiamo ai recenti acquisti nel comparto del gaming (ultimo dei quali nientemeno che Pokémon GO) da parte dell'Arabia Saudita è evidente, uno dei presenti chiede persino "di quanta malvagità stiamo parlando?" al che David esita e risponde: "È di nuovo come durante il Covid!".
L'industria dei videogiochi è cambiata profondamente durante la pandemia ed è stata costretta a rivedere le sue stime di crescita licenziando molto negli ultimi due anni, un processo che ha lasciato cicatrici ovunque. Non stupisce, quindi, che il cattivo di questa serie TV veda il periodo del Covid come una distorta età dell'oro perché la sua compagnia era inondata di denaro e aveva il budget per fare quello che voleva.
Mythic Quest, fortunatamente, non si limita a far vedere i lati negativi del mondo dello sviluppo, ma ne racconta anche la meraviglia. Senza fare spoiler, possiamo dirvi che quando l'ora sembra più buia per lo studio di sviluppo, a salvarli è un prodotto di qualità altissima fatto pensando ai giocatori e per celebrare il passato e il futuro di un gioco storico come Mythic Quest. Ogni cosa, però, ha il suo prezzo.
Conclusioni
Multiplayer.it
8.0
Mythic Quest continua a tenere alta la sua qualità sia in termini di storia sia per quanto riguarda l'umorismo videoludico. I suoi personaggi hanno archi narrativi inaspettati e coinvolgenti (con qualche eccezione) e le loro vicende sono immerse e influenzate in una cultura del mondo dello sviluppo assolutamente contemporanea e al passo con i tempi. Il modo in cui la serie riesce a far ridere evidenziando alcuni dei problemi più gravi dell'industria è forse il suo maggior credito e la sua ultima stagione si scontra con tematiche pesanti come il lavoro minorile e gli investimenti molto forti provenienti da nazioni che non hanno la migliore delle reputazioni. Con un cast di protagonisti e comprimari che resta rilevante nonostante qualche stereotipo, Mythic Quest regala risate e una buona storia a tutti gli amanti dei videogiochi. Non essere al passo coi tempi o con la storia non vi permetterà di godervi la serie fino in fondo e questo è il suo difetto più grande o il suo punto di maggior pregio.
PRO
- Personaggi dinamici che si evolvono
- Assolutamente al passo con i tempi
- Non ha paura di affrontare tematiche forti
CONTRO
- Un paio di personaggi troppo macchiettistici
- Almeno due episodi filler