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Necrobarista, la recensione

Necrobarista ci mette negli inediti panni di un barista dell'aldilà, scopriamo com'è in questa recensione.

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   23/07/2020

Se siete alla ricerca di qualcosa di diverso dal solito, potreste trovarlo nella recensione di Necrobarista, dove diamo un'occhiata ravvicinata a questa visual novel dal titolo un po' arcano, disponibile su PC e su dispositivi iOS tramite Apple Arcade. A dire il vero, il nome è esplicito: nel gioco ci troviamo a seguire le vicende del café "Capolinea", opportunamente chiamato così perché posto in una zona di confine tra la vita e la morte, una sorta di limbo in cui le anime possono trovare ristoro per 24 ore, prima di trapassare in maniera definitiva. Nonostante la premessa lugubre, la storia è incentrata su un gruppetto di personaggi molto vivace, il cui tono continuamente ironico e scherzoso stempera notevolmente le tematiche anche molto oscure e metafisiche che vengono trattate all'interno dei vari capitoli del racconto. E di racconto a tutti gli effetti si tratta: bisogna tenere ben presente che Necrobarista è una visual novel a tutti gli effetti, interamente incentrata sulla narrazione e praticamente priva di qualsiasi elemento di gameplay. Dunque siete avvertiti: nel caso cerchiate un vero e proprio "gioco", meglio guardare altrove.

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Già questo rappresenta un notevole spartiacque e piazza Necrobarista in una nicchia all'interno dell'offerta videoludica, perché di gameplay non c'è davvero praticamente nulla nella sua struttura, cosa che lo classifica a tutti gli effetti come un esperimento di narrazione (poco) interattiva in cui ci troviamo esclusivamente a leggere il testo sullo schermo. A differenza di molte altre visual novel tradizionali, il titolo Route 59 accompagna il racconto scritto con un'impostazione più filmica rispetto allo standard, con continui cambi di inquadratura, panoramiche, telecamera mobile e animazioni dei personaggi sullo schermo, tutte cose che rispetto all'impostazione classica delle schermate più o meno statiche accompagnate da chilometri di testo rende l'esperienza quantomeno un po' più dinamica e coinvolgente. Si nota un notevole sforzo, da parte del team australiano, nel cercare di rendere veramente unica l'esperienza di questo titolo, discostandosi in qualche modo anche dagli stereotipi delle visual novel, anche se le idee ludiche risultano appena accennate in un'interazione solo abbozzata. Quello che emerge con grande forza è soprattutto la strana atmosfera che pervade il café protagonista della storia e la caratterizzazione del suo cast di personaggi: questi sono gli elementi su cui si appoggia in gran parte tutta l'esperienza del "gioco", cosa che potrebbe non essere abbastanza per farlo risaltare appieno.

Il bar alla fine del mondo

In un anonimo e squallido vicolo di Melbourne si trova il Capolinea, un café apparentemente standard, dal look intellettuale e un po' alla moda, che ha la particolarità di rappresentare un canale di collegamento tra la vita e la morte. Qui le anime di coloro che stanno per passare definitivamente all'aldilà possono trascorrere un'ultima giornata sospesi tra la dimensione terrena e quella metafisica, cercando di risolvere gli ultimi problemi esistenziali, pensare alla propria vita passata oppure anche giocare d'azzardo nello scantinato e tentare la fortuna scommettendo le proprie ultime ore. A gestire il bar troviamo la proprietaria Maddy in compagnia di Chay, affabile negromante immortale e della giovane Ashley, che compongono una sorta di pseudo-famiglia disfunzionale sospesa in uno strano limbo, alle prese con clienti defunti e un debito di ore con il Consiglio della Morte che rende sempre più difficile far funzionare gli affari a dovere. Questo perché Maddy e gli altri tendono a prendere fin troppo a cuore le questioni dei propri clienti, tanto da invischiarsi in situazioni poco consone al rigoroso ruolo di spartiacque tra una dimensione e l'altra che il Consiglio della Morte vorrebbe per il bar, come emerge anche dalla storia di Kishan, nuovo avventore morto da poco all'inizio del gioco.

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La storia di Necrobarista si occupa principalmente degli eventi che emergono dall'arrivo di Kishan, facendo esplodere in pochi minuti una serie di problematiche riguardanti il Capolinea e il bizzarro circo di personaggi che vi ruotano intorno. Il tutto viene raccontato attraverso una grande quantità di testo e senza alcun doppiaggio, ma con una notevole cura nella messinscena e nella regia che richiamano fortemente lo stile anime. D'altra parte, a detta degli stessi sviluppatori di Route 59, Necrobarista nasce dalla volontà di omaggiare serie classiche come Cowboy Bebob, FLCL e Gurren Lagann, che a detta degli autori si sono alquanto perse nelle nebbie delle nuove produzioni nipponiche animate. Effettivamente, i rimandi in particolare alla prima delle tre serie sono piuttosto evidenti nella caratterizzazione dei personaggi e nel ritmo della narrazione, anche se il tono e le atmosfere oniriche e quasi kafkiane riescono a creare un'alchimia veramente particolare.

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Non è la prima volta che vengono trattati argomenti di questo calibro da giochi narrativi e abbiamo visto emergere degli ottimi risultati anche in questi ultimi anni, in forme piuttosto diverse. A dire il vero, Necrobarista rimane piuttosto lontano dall'impatto della narrazione diffusa visto in What Remains of Edith Finch, o dalla brillantezza dei dialoghi di Oxenfree e Afterparty, per fare qualche confronto nell'ambito dei racconti sulla vita e la morte. Tuttavia, spicca grazie alla sua idea iniziale e ad alcuni momenti in cui la caratterizzazione anime si associa perfettamente alle situazioni assurde ma anche profonde della storia.

Racconto animato

Viste le premesse ha poco senso lamentarsi della mancanza di gameplay, ma bisogna dire che Necrobarista limita fortemente qualsiasi interazione da parte del giocatore anche per gli standard delle visual novel o comunque dei racconti videoludici, che di recente hanno trovato espressioni particolarmente avanzate e peculiari soprattutto nel sotto-genere detto dei walking simulator. In questo caso ci troviamo a fare un passo indietro, tornando al testo rigorosamente preimpostato, semplicemente da scorrere premendo un tasto senza alcuna facoltà di modificarlo. Gli unici momenti propriamente interattivi si limitano alla possibilità di spostarsi nel bar riprodotto in 3D prima di far partire un nuovo capitolo della storia, momento in cui possiamo attivare dei ricordi aggiuntivi nel caso in cui si sia raggiunto un numero sufficiente di obiettivi. Questi ultimi si ottengono toccando le giuste parole chiave al termine dei vari capitoli, dimostrando in questo modo di aver seguito la storia prestando attenzione in particolare ai termini colorati di giallo da toccare per aprire ulteriori approfondimenti, un espediente che appare un po' grezzo per inserire qualche elemento ludico nella struttura, anche rispetto alla raffinatezza a cui il titolo punta.

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Questi sono però elementi di contorno per quello che è a tutti gli effetti un racconto scritto, supportato da una caratterizzazione grafica di ottima fattura che richiama sempre l'anime attraverso un utilizzo particolare del 3D stilizzato in cel-shading e che raggiunge anche dei risultati molto interessanti, con scelte affascinanti come regia e realizzazione tecnica, sebbene si noti una certa variazione della qualità tra i dispositivi più avanzati e quelli meno prestanti. Sempre di alto livello è inoltre l'accompagnamento musicale, che conta su una colonna sonora composta da Kevin Penkin perfettamente in grado di sottolineare le strane atmosfere dell'ambientazione e i cambi di ritmo della storia.

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Dal punto di vista della scrittura, Necrobarista alterna cose molto buone ad altre meno convincenti. I personaggi hanno diverse sfaccettature anche se spesso reagiscono come macchiette nella ricerca dell'ironia, necessaria per stemperare i toni di una storia altrimenti alquanto oscura ma che non produce sempre ottimi risultati: molti dialoghi forzano un po' troppo sull'umorismo pseudo-nipponico, oppure in certi casi i momenti che vorrebbero essere più filosofici e riflessivi sembrano rimanere in superficie senza scendere in profondità rispetto alle tematiche affrontate. Potrebbe essere anche un problema di traduzione (il gioco è infatti miracolosamente tradotto completamente in italiano), ma la scrittura perde spesso il ritmo ottimale, tra momenti farraginosi e altri fin troppo diluiti in elementi di contorno solo abbozzati o frivolezze superflue ed è un peccato, vista l'ottima atmosfera costruita e l'idea di base davvero molto interessante, che emerge in alcune situazioni veramente memorabili nel corso del racconto.

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Conclusioni

Versione testata iPad
Digital Delivery Steam, App Store
Multiplayer.it
7.0
Lettori (2)
4.0
Il tuo voto

Necrobarista parte da un'ottima idea iniziale e sfrutta i suoi punti di forza in maniera convincente, facendo risaltare la sua strana ambientazione attraverso un'atmosfera bizzarra e una caratterizzazione molto particolare di personaggi e ambientazioni. È una visual novel classica che non presenta praticamente elementi di gameplay attivo al di là di qualche espediente alquanto grezzo per espandere il lore con lo sblocco di ulteriori frammenti di storia, e proprio per questo alcuni difetti nella scrittura emergono con maggiore evidenza: la caratterizzazione stile anime un po' posticcia di alcuni personaggi e il fatto di rimanere troppo in superficie di fronte ad alcune tematiche interessanti, che potrebbero prestarsi ad approfondimenti più ricchi di significato, lasciano Necrobarista più indietro rispetto ad altri giochi narrativi che hanno esplorato atmosfere ed argomenti simili lasciando un segno maggiore. Resta comunque un racconto godibile e dotato di vibrazioni e atmosfere davvero molto originali.

PRO

  • Interessante e originale l'idea di base
  • Ottima ambientazione e atmosfere
  • Alcuni personaggi sono molto ben caratterizzati

CONTRO

  • Anche i pochi elementi interattivi non hanno grande senso
  • Narrazione a volte un po' lenta e farraginosa
  • Alcuni spunti sembrano poco sviluppati e approfonditi