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Persona 3 Reload, la recensione dell'attesissimo remake di Atlus

Abbiamo finalmente recensito Persona 3 Reload, attesissimo remake di uno dei capitoli più iconici della serie di Atlus. Avrà superato persino il quinto capitolo?

RECENSIONE di Aligi Comandini   —   30/01/2024
Persona 3 Reload, la recensione dell'attesissimo remake di Atlus
Persona 3 Reload
Persona 3 Reload
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Poche immagini al mondo hanno la potenza emotiva di un teenager che si punta una pistola alla testa.

Se questo è il biglietto da visita con cui un gioco si presenta, il rischio che il suo immaginario arrivi a soverchiare tutto il resto è elevatissimo, e in effetti al momento del lancio si è parlato di Persona 3 ben più per i trailer di presentazione che per le sue effettive qualità, dato che molta della discussione attorno ai videogiochi tendeva ad essere a dir poco superficiale nell'ormai lontano 2006 (non che le cose siano cambiate moltissimo, ma così va il mondo). La strana creatura di Hashino e Soejima non si è però ridotta a un mero prodotto spinto dal "fattore shock": lo stupore iniziale è stato rapidamente sostituito dalla risposta del pubblico, ben più colpito dal valore dell'universo creato e del titolo in sé che dalle rumorose voci di contorno.

Il fatto che ad oggi Persona 3 sia uno tra i capitoli più amati in assoluto della serie, al punto da essersi meritato uno scintillante remake, è un chiaro testamento della sua capacità di uscire dagli schemi e di mostrare fino a che punto i GDR giapponesi possano essere coinvolgenti; per molti questo è stato il vero inizio della popolarità della serie Persona e la base fondamentale su cui tutti i capitoli successivi sono stati costruiti. Un potenziale del genere modernizzato per l'utenza attuale rende quindi Persona 3 Reload più interessante che mai: l'originale, per quanto affascinante, aveva varie pecche strutturali derivanti un po' dall'età e un po' da ciò che era la visione generale dei JRPG dei primi anni 2000; superare queste mancanze poteva in teoria portare un semplice remake a raggiungere, se non addirittura superare l'eccellente Persona 5. Oggi dunque, dopo aver riaffrontato per decine di ore questa malinconica, ma ancora potentissima avventura, siamo qui per dirvi se gli sviluppatori di Atlus sono effettivamente riusciti nell'impresa di trasformare un remake in un'opera all'altezza del capitolo più attuale. È il momento di entrare ancora una volta nel labirinto della recensione di Persona 3 Reload.

Narrativa: la morte è il tuo compagno

Molti noterebbero la stranezza di una strada illuminata di luce verdognola e piena zeppa di tombe in verticale, ma non è questo il caso di Makoto Yuki, il protagonista di Persona 3
Molti noterebbero la stranezza di una strada illuminata di luce verdognola e piena zeppa di tombe in verticale, ma non è questo il caso di Makoto Yuki, il protagonista di Persona 3

La narrativa di Persona 3 è senza ombra di dubbio il suo costituente più robusto. La pistola alla tempia di cui si parlava nell'introduzione non è lì solo per fare scena: l'intera storia gira attorno a tematiche estremamente cupe e di difficile discussione come la depressione e il suicidio, e l'immaginario generale non è che un palcoscenico per personaggi di rara profondità, che ancora oggi molti considerano tra i più "umani" e riusciti dell'intera saga. Certo, il titolo ha una certa età e non mancano gli inciampi tra i suoi testi, eppure riesce ancora ad avere ancora un ascendente incredibile, specialmente verso le fasi finali.

Qui il team aveva vari approcci a disposizione per affrontare la versione Reload: limitarsi ad ampliare la campagna originale per delinearla meglio senza grandi mutamenti, o stravolgere le parti di trama meno riuscite per perfezionarle. La scelta è stata quella conservativa, tanto che la stragrande maggioranza degli eventi sono pressoché immutati. E sì, se ve lo state chiedendo, questa cosa vale anche per i Social Link meno riusciti. Piccola parentesi per chi non è pratico della serie Persona, i Social Link sono legami stretti dal protagonista con vari personaggi che incontra durante l'avventura, che è necessario portare avanti in modo strategico per ottenere più vantaggi possibile, cadenzando a dovere le proprie attività durante le giornate di un calendario che avanza senza sosta. Sono tutte sottotrame curiose sviluppate man mano e sanno a volte essere anche molto piacevoli, eppure non tutte sono allo stesso livello... difatti in Persona 3 ne sono rimaste un paio tristemente note per dare spazio a personaggi tutt'altro che apprezzabili. A rigiocare oggi questo remake, si nota come alcune delle scelte dei dialoghi dei Link siano ancora piuttosto ottuse e immotivate, e questi si sviluppino in modo a dir poco irritante per poi regolarsi solo nelle fasi finali del Link. Ecco, avremmo apprezzato un intervento un po' più deciso su determinati avvenimenti, ma comprendiamo i motivi che hanno portato il team a non correre eccessivi rischi con i fan.

Se non altro, il mantenimento delle parti meno riuscite è accompagnato da varie aggiunte piacevoli, che rendono lo scorrimento della narrativa più fluido e apprezzabile, in particolare durante le prime ore. Il gioco in pratica è stato riempito di Link Episodes ed eventi in più che approfondiscono motivazioni e caratteri dei personaggi primari e aggiungono un pizzico di chiarezza ad alcune delle loro azioni. Non si tratta di extra titanici, chiaro, ma restano apprezzabilissimi e donano ancor più forza a certi momenti del gioco. Nel complesso quanto fatto in tal campo è riuscito a impressionarci positivamente; ok, le fasi iniziali sono ancora piuttosto lente, ma i pochi passi falsi non riescono in alcun modo a scalfire una storia che ancora oggi è senza dubbio tra le migliori nei Persona. Sulla struttura generale, invece, c'è parecchio di cui discutere.

Struttura: Persi nel labirinto.

Il Tartaro è migliorato tantissimo esteticamente, ma non altrettanto dal punto di vista strutturale. Purtroppo è ancora molto ripetitivo, e i cambiamenti apportati non bastano ad eliminare il tedio che si prova dopo qualche ora di esplorazione
Il Tartaro è migliorato tantissimo esteticamente, ma non altrettanto dal punto di vista strutturale. Purtroppo è ancora molto ripetitivo, e i cambiamenti apportati non bastano ad eliminare il tedio che si prova dopo qualche ora di esplorazione

Persona 3 Reload, esattamente come il gioco originale e la maggior parte degli altri Persona, è strutturato in modo a dir poco atipico per un JRPG. In pratica divide in modo abbastanza significativo la parte del combattimento da quella sociale - che vede il protagonista interagire con i vari coprotagonisti e portare avanti i Social Link già descritti - e, laddove molti esponenti del genere tendono quasi sempre a concentrarsi per lo più sulle fasi ricche d'azione, i Persona danno un'enormità di spazio alle parti "vissute", tanto che l'elemento più difficile da gestire di questi giochi spesso non sono gli scontri, bensì la gestione del già citato calendario, che va calcolata alla perfezione per massimizzare l'affinità con ogni singolo personaggio del gioco nel tempo concesso.

Sono proprio queste peculiarità a rendere la saga così popolare, ma uno scheletro simile ha tante forze quante debolezze: da una parte amplifica notevolmente l'importanza della narrativa e l'immersione nel mondo, ma al contempo a volte ha portato nella serie il combattimento a passare un po' in secondo piano o a non essere curato allo stesso livello degli altri elementi. In particolare, Persona 5 è stato il gioco che, con i Palazzi e il loro arguto inserimento nella formula, ha in larga parte eliminato il problema dando un peso più significativo al mantenimento delle risorse e alle strategie in battaglia; non è però questo il caso di Persona 3, il cui elemento più criticato è il labirinto verticale noto come Tartaro: un enorme dungeon procedurale con centinaia di piani che nel titolo originale diventava ripetitivo molto velocemente, ma andava comunque esplorato per ore ed ore se si desiderava fare le cose al meglio.

Questi grossi orologi sono utili per portare in pari i personaggi meno utilizzati durante le battaglie. Le modifiche ai sistemi obbligano a gestire risorse e compagni in modo diverso rispetto al passato
Questi grossi orologi sono utili per portare in pari i personaggi meno utilizzati durante le battaglie. Le modifiche ai sistemi obbligano a gestire risorse e compagni in modo diverso rispetto al passato

Ecco, qui il Tartaro è stato ritoccato in modo piuttosto significativo, ma se vi aspettate una trasformazione tale da renderlo comparabile ai Palazzi appena descritti cascate purtroppo male. Nonostante questo enorme dungeon dalle mappe cangianti sia stato rifatto in toto e ora risulti stilisticamente splendido, nel complesso la planimetria delle mappe rimane incredibilmente basilare e gli obiettivi offerti vengono a noia con grande velocità (specialmente se si tenta di ottimizzare i tempi e di raggiungere il piano più alto esplorabile in quel dato momento ad ogni ricognizione). A migliorare un pizzico le cose ci pensano battaglie sparse contro avversari più rilevanti del normale o le cosiddette "Porte della Monade" - passaggi speciali che offrono utili materiali se si sconfiggono nemici più pericolosi - ma non è sufficiente a dare il pepe necessario. In più, il Tartaro è diventato più facile da gestire per via di un abbassamento generale della difficoltà, che per certi versi rende ancor più triviale affrontare a raffica i nemici che ne popolano le sale, ma parleremo più nel dettaglio di questa cosa quando ci addentreremo nei cambiamenti legati al gameplay. Attenzione, non lo stiamo bocciando del tutto: questo labirinto, se affrontato in modo più rilassato, sa essere comunque discretamente godibile; solo non è il caso di approcciarlo aspettandosi una rivoluzione se già nel titolo originale non vi andava a genio.

I Social Link sono ancora una parte centrale dell'avventura, oltre ad essere la cosa più difficile da gestire alla perfezione. Alcuni, come quello di Kenji, forse andavano ritoccati un po' a livello narrativo, ma in generale sono sottotrame molto piacevoli da seguire
I Social Link sono ancora una parte centrale dell'avventura, oltre ad essere la cosa più difficile da gestire alla perfezione. Alcuni, come quello di Kenji, forse andavano ritoccati un po' a livello narrativo, ma in generale sono sottotrame molto piacevoli da seguire

Se invece fate parte di coloro che non amano le ristrettezze dei Social Link e del calendario, beh, anche da questo punto di vista il gioco è solo marginalmente più rilassato. Molte fasi del calendario continuano ad essere fin troppo guidate per via di eventi prolungati e, nonostante vi siano più possibilità di agire nelle fasi notturne - che verso la fine tendono a divenire piuttosto inutili per la progressione dei rapporti generali - grazie alle aggiunte già descritte e qualche giorno in più per sviluppare i Link, il numero di eventi extra e la possibilità di commettere errori durante le risposte rende comunque difficilissimo massimizzare il rapporto con gli NPC alla prima run. Noi, ad esempio, abbiamo tentato di applicare strategie molto simili a quelle di una "partita perfetta" del gioco originale, eppure tentando di vedere tutti i nuovi Link Episodes abbiamo comunque mancato l'obiettivo con un paio di personaggi.

Nel complesso? Avremmo apprezzato un po' più di coraggio nel rimaneggiare le fondamenta del gioco e un po' più di libertà in certe fasi. Il loop dei Persona, ad ogni modo, resta una discreta droga, che non mancherà di incollarvi allo schermo pure in Reload.

Gameplay: Teurgia portami via

Il sistema è sempre il cosiddetto 'One More' dei Persona. Le modifiche hanno però portato Persona 3 Reload ad avere un gameplay estremamente più simile a quello di Persona 5. Questo è un bene, perché le battaglie sono in generale più varie e piacevoli, anche se un po' facilitate
Il sistema è sempre il cosiddetto "One More" dei Persona. Le modifiche hanno però portato Persona 3 Reload ad avere un gameplay estremamente più simile a quello di Persona 5. Questo è un bene, perché le battaglie sono in generale più varie e piacevoli, anche se un po' facilitate

Per quanto riguarda il gameplay, l'intervento è stato nettamente più massiccio, al punto da trasformare la formula di Persona 3 Reload in una sorta di copia carbone di quella vista in Persona 5. Quando nel precedente paragrafo parlavamo di "necessità di mantenere le risorse" non stavamo tirando in ballo l'affaticamento - una meccanica del gioco originale, che costringeva a calcolare attentamente quali personaggi portare nel Tartaro in virtù delle loro condizioni di salute - bensì la classica necessità di tenere d'occhio gli SP, ovvero i punti necessari a usare le abilità di ogni combattente. Anche qui, come nell'ultimo Persona principale, questi sono preziosi e rigenerabili per lo più attraverso l'uso di consumabili, tanto che l'esplorazione senza problemi del dungeon principale non dipende tanto dalla difficoltà dei nemici, quanto dalla capacità del giocatore di eliminarli spendendo il meno possibile della risorsa. Dal canto suo, l'affaticamento appena citato è del tutto scomparso e non influenza più in alcun modo i combattimenti, così come le meccaniche principali sono state modificate per supportare maggiormente il nuovo sistema.

Il sistema di combattimento gira ora molto di più attorno alle debolezze nemiche e alla gestione risorse. Con un po' di esperienza, comunque, riuscirete a diventare pressoché inarrestabili
Il sistema di combattimento gira ora molto di più attorno alle debolezze nemiche e alla gestione risorse. Con un po' di esperienza, comunque, riuscirete a diventare pressoché inarrestabili

I compagni ad esempio, seppur possano venir fatti combattere in automatico con varie routine comportamentali, ora sono utilizzabili da subito manualmente senza problemi, per favorire il controllo del cosiddetto "One More System" alla base del combattimento dei Persona. Per farla breve, si tratta di un insieme di meccaniche concettualmente vicino al Press Turn System dei Megami Tensei, ma generalmente più accessibile e diretto, che permette di stordire i nemici se li si colpisce con un elemento o un tipo di attacco fisico a cui sono deboli, ottenendo così un turno aggiuntivo, e di far partire delle potenti esecuzioni ad area quando li si stordisce tutti in serie. Le debolezze sono così centrali nel sistema che le battaglie base vengono rese una passeggiata di salute nel momento in cui le si svela (di norma le si scopre dopo un paio di tentativi), e la lotta dopo un po' di pratica inizia a diventare più quella contro i dungeon esplorati che contro gli avversari veri e propri.

È un netto miglioramento rispetto all'idea base e rende molto più variegate le battaglie, ma anche in questo caso il cambiamento è stato implementato con qualche fastidioso errore di calcolo. Se infatti la gestione delle risorse risulta abbastanza sfidante nella prima metà del gioco, le cose iniziano a farsi incredibilmente facili da regolare non appena si ottengono Persona dotate di attacchi fisici sufficientemente potenti, i poteri di scansione di Fuuka Yamagishi, o si iniziano a recuperare oggetti che rigenerano SP a rotazione. A facilitare ulteriormente l'esperienza, poi, ci pensano due nuove meccaniche: lo Shift e la Teurgia, con quest'ultima che a nostro parere arriva a rompere letteralmente certe battaglie.

Le Teurgie sono attacchi spettacolari, ma la loro potenza è davvero eccessiva, dato che aggirano tutte le resistenze nemiche. Qualche limitazione in più le avrebbe rese più strategiche
Le Teurgie sono attacchi spettacolari, ma la loro potenza è davvero eccessiva, dato che aggirano tutte le resistenze nemiche. Qualche limitazione in più le avrebbe rese più strategiche

La prima aggiunta è la semplice possibilità di passare da un personaggio all'altro dopo uno stordimento o un critico; ovviamente una abilità potente, ma in pratica una versione depotenziata del Baton Pass di Persona 5, perlopiù necessaria nel sistema attuale. La Teurgia è invece a tutti gli effetti una sorta di supermossa a disposizione di ogni personaggio, che nel caso del protagonista va a sostituire le Fusion Skill del capitolo originale; il problema è che questa abilità non ha costi in SP, si ricarica abbastanza rapidamente (le condizioni variano di compagno in compagno), ogni vostro combattente ne ha una diversa (possono addirittura ottenerne più di una), e quando la si utilizza aggira completamente qualunque resistenza nemica, infliggendo di solito danni enormi. Se si accumulano Teurgie si fanno a pezzi i nemici a velocità luce, persino se si tratta di avversari con resistenze molto problematiche per le Persona equipaggiate. Sarebbe stato molto più interessante costringere il giocatore a calcolare le resistenze anche nell'utilizzare queste mosse, mentre inserendole in tal modo molto del livello di sfida viene cancellato con un colpo secco.

La sfida reale, insomma, rimane solo quando si affrontano le battaglie principali alle difficoltà più alte, quelle legate direttamente a certi momenti della campagna che mettono il gruppo contro boss estremamente resistenti, da affrontare di solito con tattiche precise per non perire. Anche tra gli avversari della Monade ci sono scontri capaci di far sudare, ma tutto il resto risulterà una passeggiata di salute per chiunque abbia un minimo di esperienza con il genere. È un peccato secondo noi: una difficoltà più cattivella avrebbe reso le fasi più avanzate del Tartaro più godibili e meno ripetitive, e Teurgie più regolate si sarebbero legate meglio ai sistemi fondamentali. L'intento invece qui sembra esser stato quello di dare al giocatore più strumenti possibili per affrontare gli scontri in libertà, senza preoccuparsi troppo dei veterani della serie. Pure qui però è il caso di precisare come la nostra non sia una vera e propria bocciatura, dato che Persona 3 Reload non è certo un JRPG basilare, il suo sistema di combattimento resta ottimo, e il ciclo di recupero e fusione delle Persona è ancora un fulcro divertentissimo del gameplay; resta solo un po' di amaro in bocca per via delle potenzialità che le nuove meccaniche avrebbero espresso con qualche accorgimento in più.

Comparto tecnico e art direction: livelli irraggiungibili

Artisticamente il gioco è eccezionale, ma le interfacce sono il suo fiore all'occhiello. Gli artisti di Atlus sono insuperabili in quel campo
Artisticamente il gioco è eccezionale, ma le interfacce sono il suo fiore all'occhiello. Gli artisti di Atlus sono insuperabili in quel campo

Di una cosa è invece impossibile lamentarsi in un nuovo Persona: l'art direction. Ogni Persona al momento dell'uscita è automaticamente il gioco con più stile nel suo genere e questo remake non fa eccezione. La nuova interfaccia si adatta alla perfezione al mondo di gioco e ai suoi temi ed è talmente bella da superare a volte persino quella (a sua volta stratosferica) di Persona 5; il lavoro fatto a tratti è talmente eccezionale da sembrare inverosimile, gli artisti di Atlus da questo punto di vista sono avanti di dieci anni rispetto a tutta la concorrenza e non riusciamo mai bene a capacitarci di come abbiano raggiunto un livello simile.

Non che in movimento il gioco sia meno degno di lode, ovvio. Nonostante alcune chiare limitazioni del motore che portano certe animazioni ad essere un po' goffe durante le scene d'intermezzo, nel complesso rivedere le mappe dell'originale completamente rifatte a un tale livello di qualità è davvero un colpo al cuore per chiunque ami la serie. I restyle dei personaggi non sono da meno e raramente abbiamo visto un GDR nipponico con più carisma di questo. A tanta beltà, inoltre, si aggiungono un gran lavoro registico nelle nuove scene d'intermezzo anime e filmati rifatti alla grande sfruttando il motore 3D del gioco; al di fuori della scelta di non inserire nel pacchetto il DLC principale chiamato The Answer , Atlus non ha imboccato scorciatoie di alcun tipo nello sviluppo di questo remake e c'è da essergli grati, perché la nuova veste grafica non fa che rendere ancor più strepitosa l'atmosfera dell'opera originale.

Ecco la nuova mappa della città; la vedrete molto spesso durante la campagna di Persona 3 Reload
Ecco la nuova mappa della città; la vedrete molto spesso durante la campagna di Persona 3 Reload

Un capitoletto a parte va dedicato senza ombra di dubbio alla colonna sonora, prevedibilmente eccelsa a sua volta. Seppur molto diversa da quella del quinto capitolo, la musica di Persona 3 Reload è formata da un impeccabile arrangiamento dei pezzi originali, grazie al ritorno di Lotus Juice (il rapper giapponese che già aveva partecipato a quella precedente) e alla scelta di una nuova vocalist nei pezzi cantati. Già in origine la musica di Persona 3 era perfetta per la storia che il gioco raccontava, ma in questo remake riesce ad accompagnare gli avvenimenti della campagna ancor più armoniosamente, per un pacchetto complessivo fantastico sia da vedere che da ascoltare.

Poco da dire, in chiusura, sulla longevità: Persona 3 Reload, per via della sua massa di eventi e dell'estensione del Tartaro, è un gioco tutt'altro che breve: per completarlo potreste metterci tranquillamente più di 70 ore, nonostante i contenuti siano all'incirca quelli del titolo base. Assicuratevi di avere del tempo da dedicargli se decidete di rituffarvi nel suo mondo.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Prezzo 69,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (83)
8.0
Il tuo voto

Persona 3 Reload non riesce a sfruttare del tutto il potenziale del gioco originale, lasciando fin troppo immutati alcuni dei suoi elementi strutturali meno riusciti, e osando poco in termini di rimaneggiamenti di dialoghi ed eventi. Detto ciò, poggia su basi così forti da essere ancora oggi in larga parte godibilissime da chiunque e il lavoro fatto da Atlus su meccaniche e comparto tecnico è riuscito comunque ad ammodernare in modo significativo il gioco. Tanto basta per ributtarsi nel suo mondo, perché la storia di Persona 3 merita di essere rivissuta molte altre volte, specie in un pacchetto così curato e rifinito.

PRO

  • Narrativa e personaggi sono ancora eccellenti
  • Stilisticamente e artisticamente eccezionale
  • Le modifiche hanno ammodernato e migliorato il combattimento

CONTRO

  • Il tartaro resta un dungeon fin troppo basilare e ripetitivo
  • Alcuni dialoghi e personaggi meritavano rimaneggiamenti più coraggiosi
  • La difficoltà si è abbassata un po' troppo