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Shadow Labyrinth, la recensione del metroidvania che riscrive la storia di Pac-Man

Oscuro, ma anche accessibile: in Shadow Labyrinth Pac-Man diventa il protagonista di un metroidvania

RECENSIONE di Simone Pettine   —   17/07/2025
Spadaccino n. 8 e Pac-Man, i protagonisti di Shadow Labyrinth
Shadow Labyrinth
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Sopravvivere allo scorrere del tempo impone di reinventarsi continuamente ed è molto difficile. Reinventarsi e cambiare senza snaturarsi, poi, potrebbe sembrare addirittura impossibile. Eppure, Pac-Man ce la fa sempre. Dai cabinati agli smartphone, come si fa a non riconoscerlo? È sempre quella specie di pizza gialla a cui manca uno spicchio, intenta a divorare delle pillole luminose. Con Shadow Labyrinth, però, Bandai Namco ha osato parecchio, bisogna riconoscerglielo. Lo ha fatto in due direzioni: il genere e l'atmosfera.

Prendere Pac-Man e trasportarlo in un metroidvania dalle atmosfere sospese tra l'horror e la fantascienza, tutto rigorosamente a tinte dark, è una delle idee più geniali degli ultimi dieci anni. E con un'operazione del genere si potrebbe davvero "fare il colpaccio". Sfortunatamente, Shadow Labyrinth non riesce nell'impresa e non sarà ricordato come quel titolo che ha segnato una generazione, però funziona. Funziona e ha stabilito un precedente in termini di ambiziosità nelle idee creative. Purtroppo, però, poteva fare molto di più.

Un mondo oscuro, un Pac-Man inquietante

Forse vi ricorderete della prima stagione di Secret Level, una serie TV in cui ogni episodio è un cortometraggio atipico dedicato a un notissimo titolo della storia videoludica. Bene, il sesto episodio è quello di Pac-Man e si chiama "Il circolo". Intrappolato in un labirinto, il protagonista (Pac-Man, appunto) evoca un'entità che possa aiutarlo a mettersi in salvo. Chiaramente il progetto di Shadow Labyrinth deve risalire a ben prima della serie in questione, eppure sono tanti i punti in comune.

Oscurità e atmosfere dark predominano in Shadow Labyrinth
Oscurità e atmosfere dark predominano in Shadow Labyrinth

Anche in Shadow Labyrinth tornano, tanto per limitarsi ad alcuni esempi, l'atmosfera claustrofobica, il tentativo di "sfuggire" a un mondo labirintico e ripetitivo, le costanti minacce nemiche e un eroe che giunge in soccorso della palletta gialla. La narrazione dell'ultimo, ambizioso titolo Bandai è molto criptica, va ricostruita sulla base dei "diari" disseminati come collezionabili nelle varie aree dell'immensa mappa. Alcune cose, però, sono chiare: ci troviamo su un pianeta feroce, teatro di battaglie intergalattiche che si sono succedute in un passato più o meno recente. Relitti di un'antica tecnologia cozzano fortemente con la vegetazione e con resti di tecnologia aliena che hanno preso il controllo del pianeta, sotto forma di mostri.

In tutto questo, Pac-Man - che al tempo stesso è e non è il Pac-Man che tutti ricordano - evoca il protagonista, lo Spadaccino n. 8. Il nome stesso implica l'esistenza di altri sette tentativi fallimentari. Pac-Man, una sfera a levitazione robotica che parla poco e quando parla è più inquietante e tagliente che altro, vuole abbandonare il pianeta. Ha una missione da compiere, ma non dice quale; è rimasto bloccato per anni sul pianeta inospitale. Lo Spadaccino n. 8 è stato evocato per aiutarlo a fuggire.

Per farlo i due dovranno collaborare e, che gli piaccia o no, il protagonista sarà costretto a "subire" la guida e le ingerenze di Pac-Man stesso. I toni, forse lo si è capito, sono molto, molto più maturi di qualsiasi altra produzione dedicata all'icona gialla vista in passato. Basti pensare che, senza chiedere il permesso, Pac-Man prende il controllo del corpo fisico dell'ospite per divorare i nemici sconfitti. E non è neanche la cosa più strana che vedrete in Shadow Labyrinth.

Un metroidvania molto conservativo

Visto da fuori, Shadow Labyrinth è un metroidvania molto standard: attinge da una quantità ormai considerevole di titoli presenti sul mercato e ne mette insieme le caratteristiche più tipiche senza mai eccedere. Non vuole essere ricordato come l'esponente che ha cambiato il genere, anzi, nell'impostazione è davvero molto conservativo. Anche troppo: in effetti, come metroidvania e soprattutto nelle prime ore dell'avventura, è davvero molto, molto accessibile. Perdersi inizialmente è impossibile, la mappa è chiara e lineare, le biforcazioni facilmente richiamabili alla memoria. Ci sono le solite aree il cui accesso è precluso fino a quando non si sbloccherà un determinato oggetto o un potere specifico, ma per il resto l'avventura procede spedita di area in area e di boss in boss.

In Shadow Labyrinth l'esplorazione è abbastanza lineare, e si combatte tanto
In Shadow Labyrinth l'esplorazione è abbastanza lineare, e si combatte tanto

In effetti, il più delle volte Shadow Labyrinth ha ricordato un'avventura bidimensionale molto incentrata sull'azione e suddivisa in aree zeppe di nemici e piattaforme. L'anima metroidvania vera e propria arriva dopo i primi boss, quando ci si avventura tra le foreste e il sottosuolo del vulcano, e quando (finalmente) si inizia ad avvertire la necessità di approcciarsi alle aree e alle esplorazioni in modo più ragionato, anche se sempre per tentativi. La fruizione non mette mai davvero in difficoltà il giocatore, salvo per determinate sezioni che sembrano davvero per essere state pensate come "più difficili". Tra un'area e l'altra non è necessario eliminare tutti i nemici per proseguire, si può anche correre fino all'uscita. Di tanto in tanto sono presenti dei potenziamenti o dei contenitori ricchi di valuta di gioco (cioè delle palline gialle mangiate da Pac-Man nei giochi canonici), ma anche in questi casi non c'è vera necessità di affrontare sfide particolari per raggiungerli: tanto, i singoli nemici, eliminati, lasciano cadere a terra quantitativi sufficienti di "monete".

Anche la disposizione dei punti di salvataggio è generosa. Tanto che esistono addirittura due tipi di checkpoint: quello standard permette sia di salvare che di acquistare e migliorare i potenziamenti in nostro possesso (mosse aggiuntive, efficaci in battaglia), quello più piccolo solo di salvare e di riorganizzare le abilità secondarie. Eliminando i secondi, già l'offerta principale sarebbe stata più impegnativa. In queste condizioni, però, pazienza se si viene eliminati: ci vuole molto poco a tornare nel punto specifico e nell'adottare un'altra strategia. Abbastanza standardizzato è anche il sistema di combattimento, come si diceva molto "action": Spadaccino n. 8 può eseguire tre attacchi consecutivi, più una o più mosse speciali che consumano la barra della resistenza, che si ricarica da sé.

Gli scontri con i boss abbondano in Shadow Labyrinth
Gli scontri con i boss abbondano in Shadow Labyrinth

Se va in sovraccarico per aver "spammato" troppi attacchi speciali, bisogna attendere qualche secondo. E se non bastasse tutto questo, è spesso possibile ricorrere alla trasformazione in mecha (la forma G.A.I.A.) che non subisce più danni ambientali e annienta in pochi secondi tutto ciò che si vede a schermo. Non essendo neppure previsti livelli di difficoltà selezionabili all'inizio del gioco, si capisce come tutto ciò sia abbastanza "accessibile". Forse, anche per questo, poco impegnativo.

Pac-Man lascia il segno

Alla luce di quanto visto, viene da pensare che l'impostazione standard e conservativa sia stata pensata appositamente per permette a Pac-Man di risaltare. Perché, con un buon bilanciamento di situazioni, si ricorre spesso allo "scambio" di personaggio tra protagonista e mascotte Bandai. Per essere più precisi, vi sono interi livelli e sezioni della mappa in cui Spadaccino n. 8 "diventa" Pac-Man e corre liberamente su binari illuminati, raccogliendo per di più le iconiche palline gialle.

Una delle sezioni specificamente pensate per Pac-Man
Una delle sezioni specificamente pensate per Pac-Man

In tutto questo, Pac-Man può saltare, colpire i nemici (ricorrendo, per un istante, alla spada in dotazione a Spadaccino n. 8) e fermarsi per calibrare bene la prossima mossa, sfidando anche le leggi della gravità. I comandi in questo caso sono efficaci, ma richiedono maggiore tempestività (e a volte incorrono in qualche capriccio di troppo); comunque, sempre a riconferma della facilità generale, è possibile attivare un indicatore di direzione che dirà in anticipo dove andrà a finire Pac-Man con il prossimo salto. Per godere almeno un minimo di un certo livello di sfida, consigliamo di disattivarlo.

Shadow Labyrinth si mostra con un trailer di una intensa boss fight in cui Pac-Man diventa brutale Shadow Labyrinth si mostra con un trailer di una intensa boss fight in cui Pac-Man diventa brutale

Shadow Labyrinth, in questo modo, impone di alternare sezioni prettamente di combattimento con Spadaccino n. 8 ad altre aree interamente pensate per sfruttare la progressione "in stile Pac-Man". Questo è un elemento davvero creativo, perché nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere una cosa simile in un metroidvania; per di più, non si tratta di una funzionalità imposta dall'alto e senza senso, ma è giustificata a livello narrativo (grazie alla tecnologia futuristica) e funziona benissimo a livello di gameplay, contribuendo anche alla varietà dell'offerta principale. Certo, in alcune sezioni la difficoltà è davvero troppo alta e diventa frustrante, ma non perché sia sbagliato rendere un metroidvania difficile, semplicemente perché fino a quel momento tutto era stato troppo accessibile: la difficoltà va dosata, una delle difficoltà del genere è proprio questa.

Pregi e difetti

Shadow Labyrinth è un metroidvania tradizionale, che nella sua semplicità non stravolge affatto le caratteristiche del genere: le rielabora per riuscire a convincere un po' tutti, senza far gridare mai davvero al miracolo. È chiaro che si sia voluto osare solo fino a un certo punto a livello di level design e sfida, tuttavia gli elementi peculiari presenti lo rendono molto riconoscibile, su tutti la possibilità di ingurgitare i nemici sconfitti da parte di Pac-Man, così da estrarre risorse per acquistare potenziamenti o abilità secondarie che agevolano la progressione. Forse proprio a livello di versatilità il titolo dà il meglio di sé, venendo incontro ai diversi stili di gioco dei possibili acquirenti e favorendo, di volta in volta, approcci sia cauti che aggressivi. Le abilità di combattimento consentono fruizioni di diverso tipo, e dopo le prime ore di gioco siamo lasciati liberi di sperimentare (con gli ovvi limiti segnati dalla progressione e dal costo dei nuovi potenziamenti, comunque la maggior parte dei quali abbastanza tradizionale).

Alcune aree di Shadow Layrinth sono parecchio frustranti, mentre altre scorrono senza grosse difficoltà
Alcune aree di Shadow Layrinth sono parecchio frustranti, mentre altre scorrono senza grosse difficoltà

Queste possibilità di personalizzazione e di ricerca di "ritmi personali" si scontrano con una linearità spesso fin troppo evidente, sia nell'esplorazione che nell'approccio ai boss (raramente questi ultimi hanno un pattern che va necessariamente memorizzato per poterli sconfiggere). Le scelte stilistiche, invece, possono piacere o non piacere, ma certo le animazioni sono un po' l'aspetto più carente del comparto visivo, senza contare lo stacco netto tra siluette dei personaggi principali e dei nemici rispetto ai fondali. I boss, va detto, sono generalmente più curati rispetto ai nemici standard, anche se né gli uni né gli altri risultano davvero memorabili.

Anche la direzione artistica non è esente da difetti: non sempre i nemici presenti "sposano" il contesto ambientale di riferimento. Sembra più spesso, invece, che dei fondali anonimi ospitino un po' delle creature altrettanto anonime che si ritroverebbero bene in quel bioma come in qualsiasi altro. Al netto di tutto ciò, abbiamo notato però una pulizia generale e una notevole fluidità dei movimenti del protagonista, che ben corrispondono alla reattività dei comandi, fondamentale più che mai in un metroidvania).

Conclusioni

Versione testata PlayStation 5
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store, Nintendo eShop
Prezzo 29,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori
ND
Il tuo voto

Shadow Labyrinth è un metroidvania molto action, che fa dell'atmosfera e della presenza della pallina gialla i suoi due principali elementi di forza. Le novità virtuose della produzione risultano precisamente nei toni più maturi, in una narrazione a tratti persino angosciante, nonché nella possibilità del protagonista di trasformarsi in un Pac-Man futuristico per affrontare sezioni della mappa di gioco appositamente studiate per stravolgere lo stile di gioco che chiunque si aspetterebbe. L'originalità dell'operazione è indubbia e si gioca tutto nella ricerca del "diverso" all'interno di una formula ampiamente collaudata. Tutto ciò si scontra, tuttavia, con una serie di elementi penalizzanti, pur nel complesso di un metroidvania che funziona e si lascia giocare con piacere dall'inizio all'epilogo: un livello di difficoltà tarato verso il basso rispetto agli standard del genere, boss mai davvero in grado di mettere in difficoltà e che necessitano di poco studio per essere abbattuti, una progressione lineare sufficientemente prevedibile, soluzioni raramente davvero brillanti nell'ideazione degli ambienti e alcune incertezze a livello grafico-stilistico. Complice anche il prezzo di lancio onestissimo, ci sentiamo comunque di dargli una possibilità, ma badate: qui il punto non è se vi piaccia o non vi piaccia Pac-Man, ma se vi interessi il genere metroidvania "semplificato".

PRO

  • Idea di fondo originale e interessante
  • Le sessioni con Pac-Man sono le più innovative
  • Accessibile

CONTRO

  • Un po' troppo semplice
  • Nemici mai davvero memorabili
  • Comparto grafico-tecnico non esaltante